La stirpe mongola
Il vasto ed arido altopiano mongolo si stende all’ estremità orientale dell’ Asia Centrale a sud della regione meridionale siberiana russa di Irkutsk dal grande lago Bajkal e ad ovest di quella cinese occidentale del Xinjiang attraverso l’arido Taklamakan che si allunga ad ovest nel deserto del Gobi. Assieme ad altri nell’altopiano, i siti preistorici rinvenuti nel Gobi hanno rivelato il più antico popolamento nel Paleolitico e nella succesiva epoca fu territorio delle tribù definite Proto-Mongole , fin dall’ VIII secolo a.C. per i successivi varie confederazioni tribali si riunirono nei diversi imperi Nomadi delle steppe diffusi in Asia centrale fino ai confini occidentali della Cina e dalla Siberia meridionale nella regione ove iniziò la lunga storia della Mongolia. Dal III secolo a.C. si imposero i nomadi di stirpe altaica riuniti nel popolo Xiongnu, mentre ancor prima iniziò l’ascesa della più potente confederazione dei Donghu che dalla steppe mongole dominarono un vasto territorio fino alla Manciuria e parte della regione nord orientale cinese nei secoli successivi fondando il primo Khaganato di Rouran alla fine del IV secolo che si estese fino alla metà del VI quando venne sconfitto e conquistato dal popolo Göktürk di stirpe turca, dall’ epoca dominante un vasto territorio ove il potente clan Ashina dalla Mongolia ad ovest fondò il grande regno che ne prese nome come Khaganato di Göktürk. Fu poi diviso tra contese dinastiche e guerre civili nel Khaganato di Onoq in Asia Centrale e dalla regione mongola verso i territori dell’ est in quello del Turk orientale, entrato come il resto della regione nei domini imperiali cinesi della dinastia Tang fino all’ inizio del X secolo. Le varie tribù nomadi rimaste in Mongolia vennero poi riunificate dal condottiero Temüjin Borjigin noto come il grande Gengis Khan, quando dall’ inizio del XIII secolo con il suo potente ed invincibile esercito dalle steppe dilagò per tuti i territori limitrofi attraverso le regioni dell’ Asia centrale travolgendo ogni regno fondando il vasto impero Mongol Uls che in breve si estese ad est con l’ altrettanto incontenibile conquista mongola della Cina travolgendone in breve la potenza millenaria.
Sciamanesimo e religioni
Simile a parte delle più antiche popolazioni della Siberia sud occidentale, quella mongola fondava la sua più antica tradizione religiosa e comunitaria sull’antico sciamanesimo del Böö mörgöl dalla ritualità legata al mondo degli spiriti e la natura. Dopo una lunga formazione depositari ne sono coloro conoscono l’ uso della medicina tradizionale, dirigono le cerimonie per la comunità e i riti di guarigione accompagnati da canti e musica sciamanica recitando formule magiche per entrare in contatto con il mondo degli spiriti in uno stato di trance evocata dal ritmo dei tamburi e bevande o effluvi inebrianti che provoca il distacco dell’anima per i viaggi esoterici. I suoi spiriti tutelari, che assumono spesso forme animali, lo assistono e accompagnano nei viaggi più lunghi che attraversano il mondo dei morti e degli spiriti più potenti, dalle pratiche sciamaniche ha anche origine la medicina mongola tradizionale ancora diffusa. Tra le popolazioni mongole e di stirpe turca nella regione sorse la più antica mitologia ove tra le varie divinità e spiriti su tutti stava quella suprema creatrice Ulgen che generò l’ Universo e l’ umanità assieme alla Madre Terra Esege Malan, fonte della conoscenza sciamanica. Tra le sue prime creazioni generò la divinità che si ribellò e confinato agli inferi come il dio del male Erlik assieme ai suoi nove malvagi figli chiamati Karaoğlanlar, signori degli spiriti maligni da esorcizzare con le pratiche sciamaniche, mentre divinità femminile del fuoco Od iyesi era anche la dea dei matrimoni che perpetuano l’ umanità. Assieme alla mitologia, lo sciamanesimo venne poi integrato nel Tengrismo diffuso tra le popolazioni mongole di stirpe turco orientale fondata sulla divinità suprema Tengri creatore dell’ universo emanatore degli spiriti superiori, i Bōxoldoy inferiori e tutti gli altri anche maligni che popolano il mondo regnato assieme alla Madre Terra Umay. Successivamente anche Il Tengrismo si integrò alla diffusione del buddismo in Mongolia iniziata dal XIII secolo e completata nel XVI con il Khan Altan della potente tribù dei Tumed, che dalla più sud orientale regione del Tibet tra la sua e le altre tribù mongole ne diffuse la scuola lamaista tibetana del Buddismo ove lungo rimasero antichi culti che ancora sopravvivono nelle comunità mongole e siberiane. L’universo degli spiriti benevoli, tutti gli altri culti e cerimonie buddiste mongole sono associate alla setta dei Berretti Bianchi tibetani con il cosìdetto sciamanesimo Giallo che persegue l’armonia religiosa, mentre le entità nefaste e gli spiriti maligni sono evocati dalle pratiche dello sciamanesimo Nero. Con i suoi primi missionari attraverso la Persia la cristiana chiesa di Oriente scismatica giunse nelle steppe mongole fin dall’ VIII secolo diffondendo tra lacune tribù il Nestorianesimo e sembra che diversi del clan di Gengis Khan compresa la madre ne fossero praticanti. Dall’ epoca è rimasta nei secoli l’ antica tradizione religiosa e la spiritualità in Mongolia tra lo sciamanesimo integrato nel Tengrismo e il Buddismo tibetano come fondamento in gran parte della tradizionale cultura in Mongolia, assieme all’ arte e la letteratura nata dall’ inizio del vasto impero nel 1204 quando la tradizione orale fu trasformata con l’ introduzione di un proprio alfabeto originando i diversi sistemi di scrittura in Mongolia. L’ antico patrimonio rimane dai quartieri popolari nelle città ai centri e villaggi delle varie etnie di stirpe mongola, tra i nomadi e seminomadi che continuano la loro secolare esistenza negli accampamenti di gher come sono chiamate le loro yurte, ove in ricordo delle gesta del venerato Gengis Khan vi si celebrano competizioni a cavallo, tiro con l’arco e lotta nelle feste del Naadam.
L’ impero mongolo
Con il suo genio strategico e l’ invincibile cavalleria Gengis Khan sbaragliò armate, regni secolari e città imponendo le leggi della steppa in gran parte dell’ Asia dalle coste del Pacifico ai confini dell’ atterrita Europa, l’Asia Centrale all’ inizio del XIII secolo come gran parte delle regioni limitrofe il territorio fu travolto dall’ incontenibile conquista dei Mongoli , dalle catena dell’ Hindu Kush e il Karakorum ove si aprono gli aridi altipiani dell’Afghanistan sfiorando le propaggini del Pamir, attraverso il Kirghizistan ove la dinastia turca dei Qarakhānidi dal IX secolo aveva fondato il Khanato di Karakhan poi islamizzato ed esteso fino al Kazakistan e l’ antica regione della Sogdiana ove si estende il territorio del Tagjikistan , avanzando attraverso la terra degli Uzbeki nella limitrofa storica Battriana che ne prende nome come Uzbekistan. Più a sud ovest fino alle sponde del Mar Caspio l’altra storica regione del Turkmenistan, le armate mongole continuarono ad avanzare nella regione dell’ antica Persia ove dominava l’ ultimo e potente impero iranico islamizzato del Khwarezm dal 1219 per tre anni conquistandone i vasti territori con l’invasione della Corasmia. I Mongoli dilagarono ad ovest tra i califfati islamici fino alla regione mediorientale ove il il Khan Hülegü guidò le sue armate in medio oriente travolgendo gran parte del vasto califfato arabo degli Abbasidi conquistando e devastando la capitale Baghdad nel 1258 ponendo fine alla dinasti con l’ esecuzione dell’ ultimo califfo al-Mustaʿṣim. Verso occidente quell’ ormai incontenibile espansione avanzò con l’ invasione dell’ Europa orientale, travolgendone i regni cristiani, iniziata dopo aver sconfitto i nomadi turchi kipčak o Cumani occidentali nel 1223, il condottiero Sübügätäi noto alle cronache come Subutai continuò nel territorio russo assieme all’ armata dell’ altro generale Jebe, nella regione attraversata dal fiume Volga con l’ invasione della Bulghar e l’ omonimo regno , poi completata dall’ altro possente esercito guidato da Batu il conquistatore con l’ assedio e la conquista della città Bilar che venne devastata come l’antica capitale fiorita dalla sua fondazione nell’ VIII secolo Bolghar. Il nipote di Gengis Khan, ormai celebrato come Batu Khan, passò nuovamente gli Urali nel 1238 con la sua armata attaccando le medioevali città dell’ Anello d’ Oro di Russia nel principato di Vladimir-Suzdal devastandole fino a conquistarne e la capitale. Più a sud ovest dal 1239 conquistando e distruggendo altre città avanzarono in quello che fu il territorio della Rus’di Kiev invadendo parte della regione che si stendeva ad est dell’Ucraina, l’anno dopo invase il il principato Rus’kaya Zemlja di Rutenia esteso dal mar Baltico al Caspio e alla fine del 1240 assediò la stessa Kiev massacrando la popolazione dopo averla presa. A nord ovest le orde di Batu Khan presero altre città completando la conquista con la definitiva l’ invasione mongola della Rus’. Gli altri principati divisi tra loro nel resto del territorio non riuscirono a contenere l’ ormai inarrestabile invasione della Russia mentre gran parte delle città venivano distrutte ed incendiate con gli abitanti massacrati avanzando nella terra di Novgorod. Con il suo possente ed invincibile esercito nella regione conquistata Batu Khan stabilì la sua capitale sul medio corso del Volga a Saraj da dove nel 1241 fondò il Khanato di Kipchak che estese il vasto dominio che fu detto dell’ Orda d’Oro sottomettendo anche tutti i gli altri territori e principati russi non conquistati come sorta di vassalli sottoposti ad ingenti tributi. Dall’ Asia ai confini orientali europei Il più vasto impero della storia fondato dall’ invincibile Gengis Khan , venerato come una divinità dalla sua scomparsa, venne spartito tra i figli e condottieri del suo clan facendosi ammaliare dallo splendore delle antiche e raffinate culture araba, persiana e cinese e dopo aver completato la conquista della Cina dei Song travolgendone la dinastia, dal 1279 per quasi un secolo si estese il dominio Yuáncháo con la dinastia Yuan fondata nel 1260 dal grande condottiero divenuto il supremo Khangan dei Mongoli come Kublai Khan.
Pax Mongolica
Dall’ organizzazione data da Genghis Khan al suo immenso dominio si estese l’ intera successiva società con amministratori regionali che governavano il vasto impero Mongolo dalla Cina ai territorio occidentali ove dallo sciamanesimo tradizionale e il buddismo d’ ogni dottrina all’islamismo e il cristianesimo tutte le religioni praticate nei suoi territori erano ammesse e protette mentre, terminate le guerre di conquista e i conflitti, dominava con quella che fu detta la Pax Mongolica che, oltre permettere gli scambi culturali e commerciali tra le diverse regioni, garantiva la sicurezza dei viaggiatori che potevano transitare liberamente sull’antica Via della seta e le sue diramazioni. Dalle sponde del Mediterraneo Il percorso principale raggiungeva il territorio dell’ antica Persia entrato nel dominio mongolo così come varie regioni dell’ Asia centrale che attraversava per continuare negli gli altipiani e il deserto del Gobi fino all’antica capitale mongola Karakorum fondata da Gengis Khan, procedendo ad est per attraversare il Xinjiang nella regione occidentale cinese da dove si apriva il ricco e favoloso Cathay, raggiunto dai più intrepidi mercanti, missionari e viaggiatori europei medioevali in Asia. Tra i vari più noti il missionario francescano Giovanni Pian del Carpine venne inviato in quelle terre dal papa Innocenzo IV per recare una lettera pontificia al Gran Khan Güyük nel timore di una minaccia per la cristianità occidentale e vi rimase per due anni dal 1246, al ritorno raccontò quel che aveva visto e conosciuto nella sua Historia Mongalorum. Il frate fiammingo Guglielmo di Rubruck nel 1253 fu inviato dal sovrano francese Luigi IX e dopo un lungo viaggio in un anno raggiunse la capitale mongola di Karakorum osservando vita e costumi di quella gente descritti al ritorno assieme al viaggio nel suo Itinerarium. Nel 1289 pontefice Nicola IV incaricò francescano Giovanni Montecorvino di fondare missioni in quelle lontane terre d’ oriente accompagnato dal mercante genovese Pietro di Lucalongo e il frate domenicano Nicola da Pistoia, attraversate le steppe mongole fondò la prima missione cattolica nella capitale Khanbaliq alla fine del XIII secolo in quel regno del Gran Khan Kublai fondatore della-dinastia Yuan in Cina che accolse gli atri viaggiatori dell’ epoca. Nel frattempo il giovane Marco , rampollo della famiglia Polo arricchita nei commerci con l’ oriente, assieme al padre Niccolò e lo zio Matteo, nel 1271 si avventurò nel lungo viaggio su uno dei percorsi sulla Via della seta annotando ambienti, popolazioni e costumi, fino alle ricche terre del lontano Cathay, accolto nella ricca e leggendaria corte del Gran Khan Kublai .Vi rimase al suo servizio per diciassette anni visitando gran parte dei territori imperiali annotando ogni cosa sui popoli incontrati con le diverse culture e costumi. Con un altro lungo viaggio nel 1295 fece ritorno nella sua Venezia partecipando poi alla guerra contro Genova e catturato fece trascrivere i racconti a Rustichello da Pisa in prigione pubblicando poi il suo Il Milione come tra le più vaste dettagliate e complete narrazioni di viaggio medioevali che lo consegnò alla storia come il grande Marco Polo . Il secolo successivo per relazionare sulle missioni in asia il papato nel 1318 inviò il francescano Odorico da Pordenone che seguì il percorso fino alla Persia ove si imbarcò seguendo una delle antiche rotte sulle Vie delle Spezie per il porto di Bombay attraversando l’ India fino al Bengala seguendo poi le rotte dei mercanti indiani per passare nella Terra d’ Oro di Birmania ove una delle Vie delle Spezie continuava lungo le coste della Malesia per incrociare Giava e Sumatra sulle rotte dell’ lindonesia da dove tornò nella penisola malese per continuare attraverso le terre dell’ Indocina raggiungendo il porto di Canton. Da qui le città cinesi della dinastia mongola Yuan per giungere alla splendida Khanbaliq nel 1323 ove era salito al trono il Gran Khan Temür nipote di Kublai . Rimase un po’ a corte annotando ciò che gli sembrava rilevante e a tre anni dalla partenza tornò seguendo le vie dell’ Himalaya da dove continuò ad occidente per uno dei percorsi sulla Via della Seta, giunto a Padova nel 1330 dettò con dovizia del suo viaggio al confratello Guglielmo di Solagna la sua Relatio sul Mirabilibus Orientalum Tatarorum dalle ampie note sul vero Catai.
La fine dell’impero
Dopo la divisione dell’ immenso impero mongolo nei vari grandi domini, nel XIV secolo fu riunito nel nuovo vasto impero Timuride fondato dal condottiero turco mongolo Tīmūr Barlas noto in occidente come il grande conquistatore Tamerlano, esteso dall’Asia centrale al Medio Oriente e ad est fino all’ India settentrionale che aveva il suo centro in Uzbekistan con la splendida capitale Samarcanda da dove la cultura ed architettura timuride si estese nei domini sull’ antica Sogdiana in Tagjikistan e nella regione più occidentale che si stende fino al Mar Caspio nel Turkmenistan. Con la spartizione del vasto impero timuride nei territori orientali Ẓahīr al-Dīn Muḥammad noto come Babur discendente di Tamerlano, fu il capostipite della dinastia turco mongola anch’ essa islamizzata dei Moghul che dall’ inizio del XVI secolo estesero i domini del loro impero in India fiorito nei decenni successivi con l’ ascesa al trono del Gran Moghul come prese titolo il sovrano Akbar. Agli ultimi discendenti del clan di Gengis Khan rimase la regione mongola con l’ antica capitale Karakorum in continui conflitti tra loro, mentre in Cina decadeva anche l’ impero degli Yuan fondato da Kublai Khan che nel 1368 ne vennero scacciati dalla dinastia Ming tornando ad essere il Celeste Impero cinese. Dal XV secolo sull’altipiano mongolo si impose il potente clan dei Borjigin e come discendente della dinastia Yuan fondata da Kublai Khan nel 1479 salì al trono Dayan Khan che regnò per quasi un trentennio sulla regione assieme alla sua consorte Mandukhai. dopo aver sconfitto l’ altro potente clan mongolo occidentale degli Oirat che si erano ribellati al suo potere e spinti ad ovest, nel 1495 estesero il regno nei territori dominati dai khan Ujiyed e Fuyu della stirpe Kharchin divenuti vassalli della nuova dinastia cinese dei Ming. Mentre ad ovest il Khanato Kipchak dell’ Orda d’oro dal 1480 iniziava a decadere, erede del potere mongolo rimaneva il regno di Dayan che minacciava la Cina della dinastia Ming con continue incursioni, fino ad invaderne il territorio nel 1517. I mongoli vennero poi respinti, ma continuarono a minacciare la Cina dei Ming vincendo sull’ armata dell’ mperatore Zhengde nel 1542 per conquistarne i territori tra Hami e Turpan nella regione occidentale del Xinjiang ristabilendo i domini dell’ ultimo impero mongolo dalla regione siberiana meridionale di Irkutsk e il lago Bajkal a nord e attraverso gli altipiani mongoli ad est oltre i monti Altai fino alla Manciuria.Ereditato dai successori di Dayan Khan e Mandukhai il regno fu dilaniato da rivolte e dopo aver sconfitto quella dei mongoli Barga del Bajkal i domini vennero divisi continuando fino all’ inizio del XVII secolo con il regno del khan Ligdan che sua morte nel 1634 venne ereditato dal figlio ed ultimo della dinastia Yuan settentrionale Ejei Khan che lasciò gran parte di quel che restava dell’ ultimo impero mongolo alla nuova dinastia mancese dei Qing. Dall’ epoca quel che rimase delle orde che dominarono il mondo con il loro impero mongolo per quasi due secoli, abbandonarono tutto e tornarono alle loro steppe a nord della Grande Muraglia e ripresero ad allevare cavalli, capre e cammelli nei loro villaggi di yurte, spostandosi con i pascoli e ascoltando gli sciamani nei loro territori dove attendono il ritorno del grande Khan. Tra le popolazioni in varie regioni dell’ Asia centrale si trovano i discendenti degli antichi invasori mongoli, anche se in gran parte islamizzati conservano diverse antiche tradizioni, più ad occidente il popolo dei Kalmyk di stirpe mongola discendenti da una delle grandi trIbù degli Oirad che si spostarono dalle steppe cinesi occidentali e la Mongolia al territorio del Kazakistan da dove raggiunsero ad ovest verso i confini orientali europei la regione che prese nome come Kalmykia ove rimane come l’ enclave buddista lamaista mongolo più occidentale. Gran parte dei discendenti di Gengis Khan popolano il paese che ne prende nome come Mongolia, assieme alle antiche tradizioni sciamaniche e buddiste lo celebrano come eroe mitico nei vari templi e il grande mausoleo del Khan completato nel 1956 la Xinjie nella regione della Mongolia interna cinese ove si stende lo storico altopiano dell’Ordos.
Tra gli ultimi nomadi
Parte di quell’ antico popolo continua la sua esistenza tra le steppe nei villaggi ed accampamenti di yurte che sorgono come ampie tende rotonde di feltro chiamate tradizionalmente gher, a sinistra vi è lo spazio maschile e a destra quello femminile con al centro il focolare, per letti piccole impalcature con pellicce d’inverno e coperte ricamate d’estate, da una parte le casse dipinte per gli oggetti, i preziosi, le statuette di Budda e amuleti vari. Alcune comunità sono diventate sedentarie, le altre dal vasto altopiano della Mongolia continuano a muoversi alla ricerca di pascoli invernali a nord verso i contrafforti degli Altaj meridionali o a sud verso quelli che si allungano dalla catena Da Hinggan con tutte le loro cose caricate su carri trainati da cavalli e cammelli, per poi tornare all’altipiano erboso in estate, ma sempre entro gli antichi confini tribali. Dall’ allevamento traggono gli alimenti grigi invernali di carni e quelli bianchi di latticini più estivi che da sempre rappresentano la tradizionale cucina dei mongoli, come parte dell’ abbigliamento in lana e tessuti spesso decorati e la tipica tunica colorata Deel indossata nei giorni feriali e nei giorni speciali. Hanno anche conservato in parte l’ antica organizzazione tribale clanica con le tradizioni religiose fondate sullo sciamanesimo, il Tengrismo e il buddismo lamaista, con la sua integrazione al Tengrismo nel pantheon dello scimanesimo mongolo dal XIII secolo si trovano novantanove divinità Tngri più potenti ed altre e divise tra benevoli e malvage dell’ est e dell’ ovest con al vertice la suprema divinità creatrice Qormusta. Il budismo lamaista fu introdotto dal santuario tibetano di Sakya fin dall’ epoca di Kublai Khan poi seguito nella dottrina Modello di virtù del Gelug o la scuola dei Berretti Gialli. I contatti commerciali e gli scambi religiosi tra i Mongoli e il Tibet si servirono di un’ altra rotta carovaniera che, da quella tra le steppe del nord e il Gansu, procedeva attraverso gli alti passi tra le montagne nella regione dell’ Himalaya ove tra santuari e mercati si incontravano pellegrini, nomadi e mercanti. Tra le antiche tradizioni animiste sciamaniche e il buddismo lamaista si venerano varie propie divinità come Sagaan Ubgen custode della vita e della longevità oltre che protettore della fertilità e la scuola buddista del Gelug nella tradizione mongola si è integrata allo sciamanesimo Giallo che assieme tra gli altri spiriti ed entità tradizionali nei riti della fertilità invocano la divinità Dayan Deerh dell’ antica mitologia, mentre meno influenzato dal buddismo è il diverso e a volte opposto allo sciamanesimo Nero del Khar talynkh con le pratiche accompagnate da canti e suoni che attraverso la trance entrano in contatto con i potenti spiriti degli antenati Ongon. Un sincretismo spirituale che si manifesta negli altari in pietre dei santuari Ovoo come siti per i culti delle antiche divinità celesti e gli spiriti celebrati dagli anziani e sciamani ove si tengono anche le cerimonie buddiste, si tramandano riti e misteriose formule magiche, assieme ai mantra buddisti, scandite dall’ esoterico ritmo del tamburo. Nell’ antica tradizione astrologica sciamani e lama interpretano l’ influsso astrale per ogni avvenimento, tutto regolato dall’immutabilità dei cicli di sessanta anni le misure del tempo sono associate ai cinque elementi dell’universo, interrogando gli astri e gli spiriti per decifrare quando Gengis Khan tornerà sulla terra per riunificare le tribù e guidare i mongoli alla nuova conquista del mondo.