CinaAsia Centrale

Xinjiang

Sulla Via della Seta

Dalle regioni dell’ Asia Centrale  tra il Kazakistan, Uzbekistan, Tagjikistan e Kirghizistan, l’ antica Via della seta attraversava il vasto territorio del  Xinjiang per il favoloso Cathay  ove ad oriente si stendeva il Celeste Impero della Cina, superando a nord le Montagne Celesti che si allungate nella maestosa catena del  monti Tien-Shan  dividendo la regione ove a sud si stende il bacino del Tarim in gran parte coperto dal vasto Tǎkèlāmǎgān shām come i cinesi chiamano il deserto di  Taklamakan e a settentrione le immense ed aride steppe  distese nell’ altro bacino di Zungaria. Vi migrarono tribù nomadi  di stirpe turca orientale divenute sedentarie  e rimane  in gran parte popolato dagli Uygur, concentrati fin dall’antichità nelle oasi lungo la Via della Seta. Dall’ antico centro di Kashi, fiorito come la città di  Kashgar, una rotta  attraverso i passi nella catena del Karakorum si collegava al sistema carovaniero per le vie dell’Himalaya che univa le alte valli tra Kashmir, Ladakh, Nepal, Tibet e Sikkim  nelle  regioni dell’ Himalaya adoperata anche dai monaci per la penetrazione del buddismo in Cina. L’altra proseguiva lungo il Taklamakan occidentale verso i monti Tien-Shan e il Kazakistan e, nel vecchio centro  che si estese  divenendo la capitale del Xinjiang  Ürümqi o Urumchi, si ricongiungeva con la diramazione più settentrionale della Via della Seta proveniente dalle fiorenti città di Taskhent, Kivha e Samarcanda in  Uzbekistan. Dopo le antiche migrazioni dalle regioni limitrofe la lunga storia del Xinjiang negli ultimi due millenni segue in gran parte quella del grande popolo degli Uyghur, erano nella confederazione delle tribù di stirpe turca orientale dei Qarluqs  noti ai cinesi come Géluólù e dalla metà del VI secolo per i due successivisi si unirono  nel Khanato di Toquz Oghuz .Dall’ epoca  dividono l’ immenso territorio con la minoranza degli Uzbeki discendenti del Khan Ozbeg che dal territorio che ne prende nome comevi introdusse l’ Islam e dal XIV secolo, dopo le conquiste del grande impero Timuride ,  gli Uyghur hanno conservato l’ ’antica tradizione di agricoltori sedentari, inventori degli ingegnosi canali di irrigazione sotterranei aryk per portare la preziosa acqua nel deserto attorno alle oasi. Dal II secolo a.C. La regione fu a lungo governata dalla  dinastia Han che regnò in Cina  per i successivi, dopo un periodo intermedio dal VII secolo d.C. dalla dinastia Tang e nel 1758  venne conquistata dal nuovo impero del grande Qing fondato nel secolo precedente secolo dalla dinastia mongola tongusa dei Mǎnzú nota in occidente come Manciù. Resosi indipendente con il generale e governatore Yaqub Beg, nel 1878 rientrò nei domini Manciù e ne divenne la frontiera occidentale del Turkestan cinese fino al 1933 quando tornò ad essere indipendente come Sherqiy Türkistan Islam Jumhuriyiti o prima repubblica islamica del Turkestan orientale di breve durata,  con il sostegno sovietico alle forze popolari rivoluzionarie cinesi  fu proclamata nuova repubblica socialista  del Turkestan. Nel 1955 divenne la provincia autonoma del Xinjiang vissuta in pace come la ricordo  nonostante l’ opposizione islamica degli Uygur fino alle prime rivolte di  Ürümqi  nel 2009  che scatenarono il conflitto nella regione tra scontri ed attentati duramente repressi che hanno generato confinamenti e deportazioni in un declino culturale degli Uygur. Le loro forze di opposizione  si sono riunite nel  movimento islamico del Turkestan orientale fondato da integralisti jihadisti uiguri  come partito terrorista dell’ Etim  o East Turkestan Islamic Movement che,  come altri nelle  regioni ad ovest,   attraverso il  Xinjiang cinese ove cerca di imporsi ha preso anche il controllo delle vie della droga in Asia Centrale che da qui ha i suoi devastanti percorsi del narcotraffico  che arrivano in Cina.

Ürümqi

Un tempo nota come Tihwa in pieno deserto ove sullo sfondo troneggiano come miraggi le vette innevate dei Tian-Shan, si è estesa la città di Urumqi  attorno al vecchio  centro che dirama dall’ampia  Piazza del Popolo Xelq Meydin  da dove sulla vicina via Jiefang si apre l’ animato grande Bazaar del Xinjiang e poco oltre  la vecchia moschea Tatar edificata in stile tradizionale bel XIX secolo. Nel centrale parco Hongshan si eleva il colle chiamato la Montagna Rossa  di Hong Shan che domina la città , poco a sud il Renmin Gōngyuán con il parco del Popolo un tempo noto come Janhu , ove il vecchio Tempio del Dragone  ospita un centro culturale. Da Urumqi la via che si collegava con la rotta proveniente da Samarcanda in  Uzbekistan attraversa il vicino deserto per poi arrampicarsi improvvisamente sui contrafforti tra le  Montagne Celesti del Tien-Shan portando da un territorio arido dall’ allucinante desolazione in magnifici boschi e praterie di montagna verso l’ azzurro cristallino del lago Tianchi che riflette il cielo terso coronato dai ghiacciai e i boschi di conifere.  Ne ricordo  gli accampamenti estivi dei nomadi Kazaki con  le loro yurte sulle radure circostanti dall’ ingresso è sempre rivolto al lontano ovest di La Mecca da quando hanno abbracciato l’ Islam, pur conservando le antiche tradizioni e l’ ospitalità nomade con  il capo che  accoglie gli ospiti seduto sui pesanti tappeti attorno al focolare, presenta la famiglia  e latte fermentato kumisy raccontando del suo popolo ad ogni novello Marco Polo che ancora incroci le loro secolari transumanze. La società tradizionale  dei Kazaki è costituita dai nobili Ak-Sujek o ossa bianche che si considerano discendenti di Gengiz Khan e dai sudditi Kara-Sujek o ossa nere, in gran parte  divenuti sedentari oltre confine, le tribù rimaste nomadi sono ancora legate ai loro spostamenti stagionali tra il  limitrofo territorio del Kazakistan e quello cinese occidentale del Xinjiang senza curarsi delle frontiere, ma solo dei tradizionali territori di pascolo, ignorando gli stati e gli imperi che se li sono contesi, che sorgono e rovinano nella storia, mentre loro continuano la loro esistenza da generazioni.

Zungaria

Scendendo dai monti del Tian-Shan  che si allungano ad est verso lo sconfinato deserto del Taklamakan , si incrocia la Peilu Passava, come era nota la diramazione della rotta principale che lungo i contrafforti montuosi, evitava una parte della traversata del deserto e entrandovi si comprendono i timori degli antichi carovanieri, le note impressionate di Marco Polo raccolte nel suo Il Milione e di tutti gli altri mercanti e viaggiatori  europei medioevali che lo hanno affrontato verso il Cathay. Un’ immensa distesa infuocata di allucinante monotonia priva di oasi e ogni segno di vita da attraversare il più rapidamente possibile per non esserne inghiottiti, vi i stende il  territorio centro occidentale  dell’ Aksu  ove si trovava l’ oasi più popolata del Tarim e qui sorse il regno buddista di  Kucha al centro del traffico sulla Via della Seta, incontro tra le limitrofe regioni dell’ Asia Centrale ad ovest  e quelle meridionali. Fu centro della diffusione del buddismo nella regione lasciando i suoi resti nei  monasteri di Ta-mu,  Uch-Turfan, Liun-jo-kan e  Li-po, grandi centri culturali furono gli spettacolari duecentotrentasei templi Kizil , tra i primi complessi sacri buddisti  scavati nella roccia in Cina dal III secolo e magnificamente affrescati,  l’ altro grande tempio di  Kumtura anch’ esso scavato nella roccia delle grotte e nei pressi quello risalente al V secolo  anch’ esso  dal medesimo stile nelle grotte di Kizilgaha, poco distante sorgeva un centro carovaniero della stessa epoca che ha lasciato i suoi resti attorno al tempio di  Subashi. La rotta giungeva poi alle pendici settentrionali dei monti  Kūnlúnshān che si allungano per la catena del Kunlun dove passava la rotta Nulu come diramazione meridionale della Via della seta, attraversando  il bacino della Zungaria per raggiungere il centro carovaniero nell’ oasi di Ho-t’ien ove   dal un antico villaggio  risalente al III secolo a.C.  venne fondata Godaniya che si estese nella città di Hotan nota anche come Khotan. Celebre per il commercio di giada e sete la popolazione dei  Saka di origine iraniana ne fecero la capitale  del loro regno Hvatana Kṣīra buddista di Khotan fiorito a lungo nella regione fino al IX secolo  quando il territorio venne conquistato dal Qarākhāniyān  che vi estese  Khanato islamico del Karakan. L’antica storia di Hotan come frequentato centro sulla Via della Seta ed incontro di culture   è ricordata dai vari siti circostanti nel deserto del Lop Nur,  vicino al centro di Sampul è stata rinvenuta un’antica necropoli  dai sepolcri sorti dal III secolo a.C. al I d.C. con numerosi reperti dell’ arte sogdiana, tessuti in lana, cotone e seta decorati e il grande arazzo di Sampul  con la raffigurazione di un guerriero  ellenistico del periodo battriano, rimasto da  un arazzo molto più grande capolavoro tessile del’ epoca.  A nord est  si trovava l’antico centro di Dāndānwūlǐkè  nell’ oasi ove sorse il sito buddista noto come le case d’avorio di Dandan Oilik fiorito dal VI secolo come centro sul percorso meridionale sula Via della Seta fino al suo abbandono quando vi si estese il  Bod Chen Po con l’ impero del Tibet alla fine  dell’VIII secolo, lasciando i suoi resti come li si trovano.

Lop Nur

Continuando nel territorio sud orientale tra il Taklamakan  e  il deserto del Kumtag, noto come i monti di sabbia Kùmǔtǎgé Shamo , a  duecento chilometri sud ovest di Ürümqi  dall’ antico centro di Yuli sorto in epoca Han  e fiorito nei scoli successivi si estese la città di Ku’erle  nota anche come Korla divenuta la seconda più grande del Xinjiang  da dove si stende verso est l’ altro vasto deserto di Lop   dalla desolata pianura lungo i contrafforti del Kuruk-tagh  ove un tempo splendeva l’ inaridito lago di  Lop_Nur . Nel territorio  dal II millennio migrarono popolazioni di stipe indoeuropea lasciando i loro resti nel deserto ove sono stati rinvenuti sepolcri che vanno dall’epoca della migrazione  quando si diffuse la cultura Qawrighul nella tarda età del bronzo centroaisatica  fino  al I secolo d.C., noti come le mummie del Tarim. Tra le più antiche e meglio conservate nella necropoli di Zaghunluq quella dell’ Ur-David o uomo del  Cherchen con una mummia maschile e tre femminili assieme ad arredi e decorazioni funebri.  Vicino la lago Lop Nur nella  necropoli di Ördek  a Xiaohe si trovano  le tombe dei discendenti si tribù tokari  che dal IV secolo a.C. fondarono la cultura Tocariana  che dominò la regione fino al I secolo d.C. quando dal centro fortificato di Kroraina  si estese il regno cinese occidentale  del  Shanshan. Continuando nella regione rimangono pochi resti dell’epoca tra il lago e il deserto che della  traversata, come in parte ancora lo si trova, la prima descrizione fu data  all’ inizio del V secolo dal monaco buddista Fa-Hien  noto anche come  Faxian nel suo lungo viaggio dalla Cina all’ India aprendo la via seguita dai pellegrini cinesi, mercanti e viaggiatori e assieme alle varie sul Xinjiang un’altra attenta descrizione la si trova nelle note del grande Marco Polo. Nella Zungaria si trovano le comunità più orientali dei Kyrgz che popolano ad est  il limitrofo  territorio che ne prende nome come Kirghizistan , discendenti dalle tribù Qara Qirgiz che invasero l’antico  dominato dal Khaganato degli Uyghur nel nono secolo provenendo dalle steppe del nord, subirono poi per due volte dal 1218  la conquista  dei Mongoli che ne sconvolsero la società trasformandoli da agricoltori sedentari a nomadi. Tra i primi a convertirsi all’islamismo, i loro poemi epici raccontano che furono protagonisti di guerre sante contro gli infedeli della regione e braccio del Profeta nel Turkestan, ma hanno però sempre conservato le antiche tradizioni preislamiche dei loro antenati siberiani e gli sciamani baski hanno spesso maggiore autorità dei mullah musulmani, le tribù tradizionalmente sono divise in ala sinistra So e ala destra On secondo la posizione nella quale erano inquadrate nell’ esercito mongolo ed ognuna è organizzata in clan e stirpi consanguinee dirette dai consigli degli anziani manop.

Kashgar

Attraverso il deserto e l’ arido altopiano la via del Xinjiang continua per  l’ antica Kashi  che ha percorso la storia della regione sulla Via della Seta come il fiorente centro che si è esteso nella città di Kashgar come la si trova, nel vecchio centro diramano i quartieri dalla  grande moschea di Id Kah edificata nel 1442, tra edifici, gli animati bazar e il frequentato mercato dei cammelli, a cercarla si ritrova parte dell’ antica atmosfera. A nord est dal centro si erge il mausoleo di Khoja completato nel 1640 in stile islamico del Tukerstan cinese  sul sepolcro di Muhammad Yusuf  tra i venerati maestri Sufi della confraternita  Naqshbandiyya  e suo diffusore nel Xinjiang, venne poi esteso accogliendo il sepolcro del figlio suo successore Afaq Khoja , dalla raffinata facciata tra due minareti e splendidamente decorato da maioliche dall’ epoca ha accolto le tombe dell’ intera  dinastia Khoja. Assieme ad altri centri  che più lo affasciarono venne anch’ essa descritta da Marco Polo nel suo viaggio come “ anticamente reame; aguale è al Grande Kane; e adorano Malcometto. Ell’à molte città e castella, e la magiore è Casciar; e sono tra greco e levante. È vivono di mercatantia e d’arti”.  Kasghar è sempre stato crocevia dei percorsi che diramano sulla Via della Seta, una oltre il passo di  Irkeštam verso sud ovest la   collega alla valle di Aaij e il limitrofo territorio del  Kirghizistan, un’altra supera la catena e l’ altopiano del Pamir salendo per il passo Kulma ad oltre quattromila metri scendendo per le valli del Tagjikistan, poco prima si ricongiungeva all’altra rotta che  valicava i passi del Pamir nel territorio dell’Afghanistan ove si estendeva la regione meridionale della Bactriana, mentre la vertiginosa strada del  Karakorum  è stata aperta sull’ antica carovaniera che sale tra le montagne dell’omonima  maestosa catena  per il passo del Khunjerab collegando il Xinjiang al territorio settentrionale del Pakistan.

Turpan

Attraverso il deserto del Taklamakan lungo le sue oasi la grande rotta carovaniera giungeva nell’ infuocata depressione di Turfan dalle allucinanti escursioni termiche tra l’ estate torrida il gelido ove nell’ omonima oasi la cultura di Tokhar, sorta dalle origini indoeuropee  e l’influenza  cinese, fondò uno dei suoi centri  carovanieri  divenuto la fiorente città di Turpan come una delle soste più frequentate sulla  Via della seta del Turkestan cinese nell’ oasi tra i campi  irrigati dall’ antico sistema idrico dei Kerez che attraverso i condotti sotterranei aryk riesce a convogliare le scarse acque piovane e di piccole sorgenti sotterranee nella profondità dei campi coltivati come nella vicina valle dell’ Uva .Nonostante la successiva  penetrazione islamica tra gli Uygur di Turpan il buddismo sopravvisse fino al quindicesimo secolo  quando vi fu la completa conversione celebrata nella moschea tra le più antiche del Turkestan che ha lasciato i suoi resti con il  più tardo  minareto di Emin innalzato nel 1778 e nel vecchio centro gli edifici tradizionali affacciano sulle vie animate da mercati e bazaar. Il territorio venne popolato dalle tribù degli Gūsh  fin dal I millennio a.C. che più tardi si riunirono nel  loro regno di Jushi e poco ad ovest di Turpan fondarono la loro capitale  fiorita dal I secolo a.C.  fino alla metà del V d.C. lasciando i suoi resti nel sito di  Jiaohe che emerge dal deserto, continuando sulle piste che serpeggiano tra dune gigantesche e fantastiche formazioni rocciose, sono disseminate le rovine delle antiche culture che si sono succedute nella regione. Ad una trentina di chilometri sud est da Turpan a Idykut-schari  si stendono i resti dell’ antica Gaochang , nota agli Uyghur come Qara-hoja centro di un altro regno sino-indoeuropeo del cui splendore parlano le cronache T’ang del nono secolo, a lungo frequentato centro sulla  Via della Seta, venne devastato nei conflitti del XIV secolo e ne rimangono le rovine di vari edifici con i quartieri che diramano dal palazzo centrale, poco distante nell’arida  pianura di Qarachar i resti dell’  Āsītǎnà Gǔmù con centinaia di sepolcri che hanno conservato  oggetti preziosi e sete nella necropoli di Astana sorti dal IV all’ VIII secolo.

Taklamakhan

Sfiorando l’ impressionante Montagna fiammeggiante di  Huo-yan-shan, che appare come un incendio di arenaria rossa nell’ abbacinante uniformità del deserto, si raggiunge una piccola oasi nel fondo di una stretta gola dominata da gigantesche dune ove,  nel fianco della gola si aprono le suggestive grotte di  Bezeklik affrescate dai monaci  tra il V e il XIV secolo dopo la più antica  diffusione del buddismo nella regione. Iniziato fin dalla fine del I secolo Tra l’Asia Centrale e la Cina, seguendone i percorsi  la penetrazione  del  buddismo sulla Via della Seta,a sud ovest giunse sulle rotte  carovaniere fino al teritorio dell’ Afghanistan  ove tra gli altri siti nell’ omonima valle rimasero per secoli le suggestive statue colossali scavate nella roccia con in Budda di Bamiyan distrutte dalla criminale furia iconoclasta islamica. Sulle vie dell’ est  attraverso il Xinjiang nelle  scuole Nikāya e del  Mahāyāna si si diffuse in buddismo in  Cina e attraverso i percorsi per le alte valli tra le maestose catene montuose  nelle regioni dell’ Himalaya.  L’ antica via nel deserto è seguita dalla Nánjiāng tiělù , come è nota la ferrovia  del  Xinjiang che la ricordo percorsa all’ epoca  da un treno affollato di contadini, commercianti, funzionari ed operai, tra famiglie e lavoratori uygur, kirghisi, uzbeki, cinesi e altre razze che si parlano nelle varie lingue e dialetti, dal turco al mandarino, capitava  qualche russo della comunità rimasta nel Xinjiang dall’ epoca zarista felice di parlare nella sua lingua originale ad un raro viaggiatore europeo, convinto che il russo sia lingua naturalmente più comprensibile che l’uygur o il cinese. All’ alba il treno si arresta nella stazione di Liuyan in pieno deserto per far scendere qualche passeggero e proseguire sull’ unica via che punta dritta verso l’ orizzonte piatto e sconfinato della pianura desertica dove pascolano i cammelli e che fu la carovaniera principale della via della seta verso il leggendario centro di Dunhuang.

Dunhuang

Da sempre  annunciata ai viaggiatori  dalla piccola oasi tra le dune ove splende il  Lago della luna crescente  di  Yueyaquan,  ove le vecchie storie raccontano che di notte riflette la luce della luna come un tenue faro per le carovane provate dal deserto, nell’ antichità era nota come Shazhou e le cronache dinastiche Han del II secolo a.C. la definivano  la porta occidentale dell’ impero, divenuta la città di Dunhuang distesa per la sua oasi come l’ ultima per le carovane verso ovest prima che l’antica via diramasse in due direzioni per aggirare il centro più arido del  deserto   Taklamakan. E’ circondata da un mare di alte dune come  un’ impossibile oasi verde persa nell’immensità del deserto dove i cammellieri da generazioni sanno trovare i passaggi giungendo da est e da ovest, per secoli  fu al centro del traffico carovaniero attraverso i due passaggi obbligati a Yumen e Yangguan e poco distante durante la dinastia Han che regnò dal 206 a.C. per i successivi quattro secoli, nei pressi di Jiayuguan, come estensione occidentale della Grande Muraglia cinese nota come la lunga  Chànghèng , contro le incursioni dei nomadi  venne eretta la poderosa   fortezza sul Passo della Porta di Giada di Yumen con i suoi  suggestivi resti che emergono  dalla sabbia. Fu tra i più importanti centri buddisti per la diffusione della dottrina dell’ Illuminato in Asia Centrale ricordato a Dunhuang  dalla Báimǎ Si o Paima szu  nota come la pagoda del Cavallo Bianco  che si erge candida dagli interni decorati costruita per ricordare il bianco  cavallo Tianliu del venerato monaco Kumārajīva  usato nei suoi viaggi nella regione come grande diffusore del buddismo con i suoi testi nell’ antico regno di Kucha. Poco  a sud est nella suggestione del deserto si aprono le mògāo kū come sono note le magnifiche  grotte di Mogao ove sono stati scavati quasi cinquecento templi dalla metà del IV secolo  e splendidamente affrescate dichiarate patrimonio culturale mondiale Unesco, le più antiche risalgono al 336., le altre furono scavate e decorate nei secoli  successivi raffigurando  mirabilmente tutto il pantheon buddista, ritratti e storie delle varie epoche dinastiche dipinti nei vari stili della grande arte rupestre cinese. Mentre i  templi di Mogao si andavano scoprendo sempre più nello splendido patrimonio come lo si trova,  all’inizio del secolo scorso il venerabile monaco cinese  Wang Yuanlu  che ne era custode trovò una grotta esplorata nel 1907  dall’ archeologo britannico di origine ungherese  Aurel Stein , rinvenendo  cinquantamila manoscritti redatti in sanscrito, cinese, uygur, tibetano e lingue locali per sette dinastie: preghiere, divinazioni, cronache, stime di carovane, contratti commerciali, studi astronomici e geografici, noti come i manoscritti di Dunhuang , un’enorme e preziosa fonte storica e culturale conservata e studiata dall’  istituto creato dal governo rivoluzionario appena insediatosi e da Zhou En Lai in persona nel 1950.

Gansu

Procedendo ad est  nella provincia del Gansu il paesaggio comincia a cambiare lentamente come i volti che si incontrano e i duri tratti delle genti dell’ Asia centrale si mescolano sempre di più a quelli cinesi, come la lingua, le scritte, gli abiti e il cibo. La rotta continua mantenendo sulla sinistra l’ arida distesa lunare del deserto Alashan che si allunga dal Gobi , a destra le sagome scure dei monti Nan Shan noti anche come Qilian Shan, entrando in quello che è definito il corridoio del Gansu o Hexi che per millequattrocento chilometri collega i deserti dell’ ovest al fertile bacino del mitico Fiume Giallo  che scorre come il lungo  Huang Ho . Il  corridoio del Gansu è sempre stato il passaggio naturale nel Xinjiang  cinese  dalle regioni dell’ Asia Centrale  per il Celeste Impero  e tutte le dinastie se lo sono conteso, era dominato dalla poderosa fortezza che chiudeva il passo di Jiayuguan ove terminavano ad ovest  gli oltre seimila chilometri della Grande Muraglia,  da essa la vista si perde lungo l’ interminabile serpeggiare delle mura tra gli aridi colli della regione dominata dalle vette innevate dei monti Qilian . Il paesaggio lunare si trasforma in ordinate coltivazioni che si alternano a piccoli villaggi  continuando lungo il corso dello  Huang Ho ove sulla sponda si stendeva il territorio a lungo popolato dalle comunità dei Qiang occidentali  che fin dal  VI secolo a.C.  ospitava un antico centro del regno cinese Qin  esteso nella città di Jincheng,  capitale della provincia del Gansu con la dinastia imperiale    Han che le cronache dicono fondata nell’ 81 a.C. come la città dorata, dall’ epoca fiorita per secoli  sulla Via della seta seguendone la storia  ed estesa fino a divenire la grande città di Lanzhou come la si trova. A lungo transito di merci, popoli e culture verso il Celeste impero come secolare incontro tra l’est e l’ovest del leggendario Cathay e crocevia degli altri percorsi di mercanti, viaggiatori e pellegrini verso le vie dell’  Himalaya,  ne conserva la storica memoria nei territori che la circondano, dal tempio sulla montagna della Pagoda Bianca Baita si domina l’intera città con i suoi quartieri musulmani concentrati sulla riva destra del fiume separati da quelli cinesi,  templi buddisti, pagode taoiste e moschee musulmane  che si spartiscono da secoli le anime degli abitanti. Sotto il monte della Pagoda Bianca  sul fiume Giallo  nel 1907 vene aperto Il ponte in ferro di Zhongsan  quando regnava l’ Imperatore Guangxu della Dinastia Qing  collegando le due sponde della città ove alcune piazze si confondono di suq islamico e mercato cinese tra volti, abiti, merci e odori diversi dell’Asia musulmana e la Cina, qui la Via della seta dell‘ovest si congiungeva a quella dell’ est e due mondi convivono nella comune origine del commercio e lo scambio in un equilibrio raccontato da Marco Polo e che incantò tutti gli  altri  viaggiatori, mercanti e missionari  europei medioevali in Asia. Lasciata la città lungo il fiume si aprono le monumentali  grotte con il tempio buddista di Bingling che si  stende dal IV secolo su  trentaquattro grandi cavità e una gran quantità di nicchie riccamente decorate da statue e figure di terracotta raffiguranti l’ Illuminato e  Bodhisattva, note come le mille grotte di  Bingling  in un suggestivo scenario mistico dominato dalla  gigantesca e venerata statua  che rappresenta il Maitreya come incarnazione dell’Illuminato nella  Benevolenza. Scendendo a sud ovest per la contea di Xiahe  nel Gansu  meridionale il territorio del  Sangqu  si stende verso la regione himalayana del Qinghai e seguendo  l’affluente del Fiume Giallo,   che qui  scorre come Daxia nell’ omonima provincia,  sul monte del Drago che lo  domina si trova il grande monastero buddista tibetano di Labrang  dai tetti dorati e le facciate  in stile indo tibetano come il grande stupa dagli interni finemente decorati ove troneggiava un’ alta statua dorata del  Buddha  circondata da altre nelle nicchie. Più volte al centro di vicende belliche nella regione e restaurato il suggestivo monastero di Labrang come lo si trova venne fondato nel 1709 dal  venerato monaco  Ngawang Tsondru  e primo Jamyang Zhèpa nella regione fuori dal Tibet ove si estese la dottina Sangs rgyas kyi bstan pa del buddismo tibetano e da qui attraverso il Qinghai correva la via di pellegrini e mercanti per il  Tibet .

A Lanzhou termina la lunga via del Xinjiang dall’ Asia centrale ed inizia quella del Gansu ove il percorso sulla

Via della seta si incrociava con  quelli tra le alte valli per i paesi nella regione dell’ Himalaya e ad est continuava oltre il Fiume Giallo verso il favoloso  Cathay  e le altre vaste regioni della Cina ove proseguire il lungo itinerario sulle antiche vie di mercanti e viaggiatori che più di ogni altro Marco Polo ci ha raccontato

“ E ’n questa provincia à giambellotti assai e drappi d’oro e di seta; e quivi nasce molte spezie che mai non furo vedute in queste contrade. E ànno li piú savi incantatori e astorlogi che siano in quello paese, ch’egli fanno tali cose per opere di diavoli che non si vuole contare in questo libro, però che troppo se ne maraviglierebbero le persone…” Marco Polo
 

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