La via della seta
Il tracciato di quel vasto sistema carovaniero che la storia ha consegnato alla leggenda come Via della Seta e le sue diramazioni, ha origini antichissime e fu una delle vie più importanti per la diffusione della civiltà e l’incontro tra popoli lontanissimi fin dal loro affacciarsi alla storia. Le prime furono quelle dei nomadi dell’Asia centrale nelle prime migrazioni, seguiti dalle popolazioni indoeuropee che mossero dagli altipiani iranici per la mitica invasione ad ovest fino al Mediterraneo ed a est nella valle del Gange in India, poi secoli di movimenti, invasioni, migrazioni e traffici tracciarono piste e rotte tra gli estremi dell’Asia mentre vi fiorivano le civiltà, spesso ignorandosi reciprocamente, ma le cui merci circolavano per mare e per terra, alimentando i miti e le leggende sui paesi di provenienza.
La leggendaria spedizione di Alessandro il Grande riunificò e perfezionò il più antico sistema di comunicazioni tra l’occidente e l’oriente, ma il frazionamento del suo impero e la rinascita della potenza persiana divise nuovamente le civiltà ai suoi estremi che, tuttavia continuarono a scambiarsi merci con vari intermediari. La Via della Seta fu ufficialmente aperta nel 74 d.C., ma veniva percorsa regolarmente da almeno due secoli per trasportare le merci di lusso e la preziosa seta cinese verso il territorio del regno ellenistico di Bactriana, sorto sull’antica via percorsa da Alessandro, tra l’Afghanistan e il Pakistan, da dove poi le carovane proseguivano ad occidente attraverso la Persia che fu sempre il grande “mediatore” tra i due estremi del mondo antico.
Tuttavia solo nel primo secolo della nostra si trasformò in un grande sistema carovaniero e divenne la più importante via commerciale del mondo, assieme a quello di rotte marittime della Via delle Spezie tra il sud est asiatico e il Mar Rosso attraverso l’India e l’oceano che la divide dal Golfo Persico e le coste africane.
Il primo settore della più celebre rotta carovaniera della storia partiva da Luoyang, nel cui mercato convergevano prodotti da ogni angolo del Celeste Impero, proseguendo a Chang’an, nota come Xi’an che fu capitale di undici dinastie e fiorita sotto i T’ang nell’ottavo secolo, dove le merci destinate all’esportazione venivano caricate sulle grandi carovane dirette ad ovest nella provincia dello Shaanxi e il fertile bacino dello Huang-Ho fino a Lanzhou sullo Yang-tse-Kiang.
La via della seta entrava poi nell’arido territorio del Gansu stretto tra le montagne e controllato da un’imponente fortezza che chiudeva il passo di Jayuguan alla fine degli oltre seimila chilometri della Grande Muraglia. Il passaggio naturale dello Xexizoulang costeggiava a nord la catena dei Nan Shan lungo il deserto di Ala Shan per circa millequattrocento chilometri fino all’oasi di Dunhuang, grande centro carovaniero che le cronache dinastiche Han del II secolo della nostra era definirono “la porta occidentale dell’impero”.
Qui il grande traffico era controllato da una poderosa guarnigione per sui due passi fortificati di Yumen e Yang-guan.Nota come Shazhou, Dunhuang fu il maggior centro commerciale e culturale cinese dell’ovest, le cui testimonianze sono magnificamente rappresentate dai dipinti rupestri buddisti delle vicine grotte di Mogaku e dalla straordinaria biblioteca di migliaia di testi sacri e profani in sanscrito, cinese, turco uygur e tibetano. Furono raccolti durante sette dinastie dal IV secolo a.C .per oltre un millennio e fu il grande centro di diffusione buddista in Asia centrale, Cina ed Himalaya sulla Via della Seta e le altre diramazioni che penetravano in in un immenso territorio tra l’India e la Cina.
Dopo aver sostato a Dunhuang, le carovane facevano scorte d’acqua nella vicina sorgente di Yueya e procedevano tra le enormi dune del deserto fino all’oasi di Turpan o i Lop Nor, dove la pista si biforcava con la rotta nalu lungo i contrafforti dei monti Astin Tagh e il Quilun, passando per le oasi di Karkan e Hotan e continuando per i centri carovanieri di Yarkand e Kashgar nel Turkestan cinese, la rotta pelu si diramava più a nord lungo le Montagne Celesti Tianshan e Urumqi per poi ricongiungersi a Kashgar, dove giungevano altre carovaniere collegandosi alla Via della Seta.
Una arrivava dalla valle dell’Indo attraverso il Pakistan, a sua volta collegata alla Via dell’India, che passava dal Punjab o dal deserto del Thar provenendo dalla valle del Gange con le sue fiorenti civiltà hindu e i ricchi mercati indiani, l’altra arrivava dal Kashmir e dal sistema carovaniero del Karakorum-Himalaya attraverso Ladakh, Nepal, Sikkim e Buthan a sua volta collegata al Bengala e la rotta della Birmania per lo Yunnan e l’Indocina, nonchè alla foce del Gange i cui porti accoglievano le rotte marittime dal sud est asiatico e da Ceylon.
Le carovaniere del Turkestan e del Karakorum procedevano assieme attraverso il passo Kunjeerab per le valli pakistane di Swat ed Hunza, a Taxila incrociava la rotta per la Valle dell’Indo e la via dell’India, procedendo attraverso il Baluchistan o l’ Hindo Kush, a seconda delle stagioni e delle vicende locali, entrando nel regno di Bactriana in Afghanistan per il centro di Balkh fondato da Alessandro il Grande, Khandar e Kabul, quindi Bamyan, il punto più occidentale raggiunto dal buddismo che vi ha lasciato le due statue colossali dell’ “Illuminato” scavate nella roccia, poi l’oasi dei laghi Band-A’Mir e gli altipiani desertici verso l’Iran su diverse rotte.
La più antica risaliva al periodo Achmenide e si ricollegava alla Grande Strada Persiana percorsa da Alessandro, attraversava il Pamir e raggiungeva l’oasi di Merv da dove continuava agevolmente per le città e i centri carovanieri persiani. In alcuni periodi, se il clima e le vicende politiche locali lo rendevano necessario, era seguito un percorso alternativo che dall’oasi di Turpan procedeva nel deserto Takla Mahakan fino ad Urumqi, risalendo i monti Tianshan per attraversare Khazakistan e giungere in Uzbekistan ai grandi centri di Tashkent e Samarcanda, superando poi il fiume Oxus ricollegandosi alla rotta principale per Merv.
L’itinerario in Persia seguiva l’antica Via Imperiale degli Achmenidi, perfezionatata da Alessandro il Grande e dai successivi imperi dei Parti, Sasanidi e musulmani, giungendo nell’Anatolia orientale, a lungo qui la rotta fu controllata dalle tribù della regione e dai Turchi che vi edificarno la cittadella fortificata di Isack Pasha sul confine persiano. Attraversata l’Armenia e la Cappaddocia il tratto più occidentale della via della seta arrivava ai porti di Trebisonda sul Mar Nero da dove proseguiva per Costantinopoli, o quello di Antiochia su Mediterraneo, dove le merci erano smistate e imbarcate per i mercati europei.
Una diramazione andava a sud attraverso la Siria per il centro di Palmyra, procedendo in Giordania a Jerash e Petra e in Palestina a Gerusalemme. fino ai porti del Mediterraneo, oppure continuava attraverso il Sinai per l’Egitto. In questa regione si incrociava con l’antica Via dell’Incenso proveniente dallo Yemen attraverso l’Arabia e con la biblica Via dei Re che collegava l’Egitto alla Mesopotamia attraverso il Sinai, la Palestina e la Siria che, a sua volta, raccordava le rotte marittime del Mar Rosso nei cui porti sbarcavano le merci provenienti dall’India sulla Via delle Spezie.
Le cronache delle grandi civiltà cinese, persiana e indiana ci raccontano di mercanti, viaggiatori e pellegrini che percorsero le varie rotte del grande sistema carovaniero in Asia, gli Arabi ne fecero oggetto della prima grande letteratura fantastica di viaggio con le loro mirabilia e la storia di Sindabad il Marinaio nelle Mille e una notte, poi i loro mercanti, geografi e cronisti furono più precisi nel delineare gli itinerari e i paesi d’oriente che visitavano, ma i soli che erano costretti a percorrere interamente le antiche vie tra il Mediterraneo e il lontano est erano gli europei, anch’essi mercanti o missionari, per loro il lungo viaggio iniziava da Costantinopoli o i porti del vicino oriente e procedevano tra paesi e genti diverse dall’Anatolia alla Persia, dal Pakistan all’India o il Turkestan fino al leggendario Cathay, oltre cui gli antichi dicevano esservi il paradiso.
A cavallo, su carri trainati da buoi, cammelli, yak e a piedi, soli o seguendo carovane, lentamente, osservando e annotando tutto ciò che vedevano sulle carovaniere d’oriente. La storia ha impolverato le vecchie cronache di viaggi, avventure e mirabilia, pochi hanno ripercorso alcune di quelle antiche rotte anche nei tempi moderni, nessuno le ha raccontate tutte cercando di ritrovare luoghi, genti e atmosfere di quegli antichi viaggiatori dall’Anatolia all’India e la Cina, oltre la quale si è scoperto che non c’è il paradiso, ma in mezzo continua ad esservi il viaggio, che prova lo spirito e lo rinvigorisce, che abbandona l’arroganza e avvicina al mondo.
Questa è la mia filosofia di tutti i miei itinerari sulle vie della Seta e tutti gli altri in Asia e nel resto del mondo, rivivendo parte di quelle indimenticabili sensazioni tra paesaggi, culture e popoli diversi, che ci hanno affascinati dalle vecchie cronache dei mercanti, geografi e avventurieri sulle Vie della Storia.
© Paolo del Papa estratto da : Le vie della Storia. Vol. Asia: Le vie della Seta.
Photo gallery: Asia Silk Roads | Asia Central