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Punjab

Sull’antica via dell’India dal Pakistan passando da Lahore s’entra nel Punjab, regione dei cinque fiumi sorgenti dall’Himalaya, il Ravi affluente dell’Indo s’unisce al Chenab e il Jhelum per entrare nel Sutlej che sorge ne’ pressi del sacro monte Kailash scorrendo dai Vindhya sotto l’Hindu Kush sfociando a Karachi e nel Punjab indiano a Firozpur vi affluisce il Beas dall’ Himachal Pradesh. La storia del Punjab risale all’ antica civilta dell’Indo e alle fonti dell’ induismo giacchè qui furono redatti i Veda e le Upanishad nonché molti dei Purana e qui si vuole che il saggio venerabile Valmiki scrisse il Ramyana.Narra il Mahabharata degli epici scontri nella guerra Kurukshetra e poi la storia che vi furono respinte le armate di Alessandro, a seguire le vicende dell’India dal periodo tardo medievale al dominio Moghul, dalla Compagnia delle Indie alla colonia britannica che ne fece provincia fino all’odierno Punjab.Tra i cinque fiumi si stendono i vari distretti, a est i territori del Jalandhar e il Nawanshahr, il distretto di Kapurthala e dell’ Hoshiarpur fino alla regione ove sorge Chandigarh, passando per villaggi Punjabi Rajputs. Ad ovest da Wagah sul confine con il Pakistan a destra del Beas, si stende la regione Majha tra il distretto della vecchia città Gurdaspur e la vicina Batala ,più sotto il distretto della nobile Amritsar nel cuore della popolazione dei Sikh. Dal Pakistan la Gran Trunk road porta a Wagah sulla frontiera ove quando in pace si fa la cerimonia dell’alza bandiera da entrambe le parti. Ci arrivai su quella via in una crisi del lungo conflitto e le problematiche frontiere stavano chiudendo, da attraversare con la folla variopinta e vociante di locale punjabi, pakistano urdu ed indiano hindi che s’incrociava a tornarsene nei rispettivi territori. Dalla spartizione dell’ impero Anglo Indiano dopo la colonia di conflitti indo pakistani ce ne sono stati diversi e da allora tornando da quelle parti ho incrociato quello del Siachen e poi del Kashmir, seguiti da assurdi conflitti che continuano con grandi spese mentre è ancora devastata da miseria e povertà parte della popolazione. Miserie e splendori di questo immenso paese dall’ antichità per tutta la sua storia, così che Chandigarh doveva essere la città bella, sito ideale nel grande progetto urbanistico di Le Corbusier,ma qui siamo nel territorio del Punjab sferzato dal monsone che addensa d’umidità ogni cosa e la gente che ci vive, in maggioranza Punjabi, ha antica storia dalla cultura e condizioni di vita ben diverse da quel tentativo che s’è alla lunga trascurato e sempre più s’accomuna agli attuali problemi e urbana povertà di tante altre città. Però anche questa Chandigarh ha il fascino decadente di luoghi e monumenti , tra i magnifici giardini si va dallo Zakir Hussain paradiso delle rose al lago Sukhna ove affaccia il giardino delle sculture Rock Garden creato dal fantasioso Nek Chand. Le geometrie del Campidoglio e l’ Alta Corte, i musei e le ricche collezioni d’arte e archeologia della Galleria Nazionale . La storia del Punjab s’accompagna al Sikhismo fin dalle sue origini alla fine del quattrocento durante l’impero fiorente dei Moghul il cui grande sovrano Akbar concesse ai Sikh di quel territorio la regione di Amritsar che ne divenne il centro culturale e religioso. Il Sikh è discepolo sishiya delle dottrine dei maestri dettate dal Guru fondatore Nanak nel sacro libro Guru Granth Sahib , tentando un originale sincretismo con proprietà dell’ induismo nella concezione del Karma, le filosofie dalle Darshanas e le similitudini con il movimento devozionale Bhakti, accogliendo alcune riflessioni del buddismo, cercando le poche comunanze con l’islam ed incontri con il cristianesimo,l’ebraismo e le altre religioni. Ben presto sorsero intolleranze tra Islam e Sikhismo e nel seicento con Aurangzeb iniziarono le persecuzioni originando una lunga storia di conflitti cominciata conil nono Guru designato Tegh_Bahadur e poi la sfida Zafamama del successore decimo Guru Gobind Singh fondò la confraternita guerriera della Khalsa scontrandosi a Chamkaur e da allora le confederazioni dei fieri guerrieri Sikh si sono battuti per il loro territorio. Dopo i conflitti con i Moghul all’ arrivo dell’East India Company e l’ascesa del colonialismo britannico iniziarono le ostilità per il dominio del Punjab e infuriarono le guerre Sikh a metà dell’ottocento, alla prima guerra Anglo Sikh culminata nello scontro ad Aliwal, ne seguì presto una seconda portando alla sconfitta di Gujrat e la definitiva a Chillianwallah con l’annessione del Punjab all’ impero Anglo Indiano. Tenacemente legati all’indipendenza hanno dato il loro contributo negli anni della lotta movimenti contro il dominio britannico fino alla partizione e alla Repubblica indiana, proseguendo le rivendicazioni con il movimento Khalistan da sempre in conflitto che ancora continua. Mi sono trovato lì prima del tragico epilogo della rivolta guidata da Jarnail Singh Bhindranwale che ci lasciò la vita, asserragliati a difendere l’ Akal Takht di quell’ Harmandir Sahib come chiamano il loro gran Tempio. Parevano usciti da illustrazioni di Kipling quei puri Khalsa posando fieri sotto i turbanti , armati di spade kirpan e lance, accampati in quella notte con le le famiglie al seguito, vegliando in canti Shabad, rimangono stampati negli scatti che ben gradivano , poi travolti dall’ attacco che i militari hanno chiamata operazione Blue Star. La ricordo tempo prima in epoca più pacifica Amristar questa città sacra al popolo dei fieri Sikh che qui hanno il loro centro con i più importanti templi Gurdwara e suggestivi luoghi. Dal Mata consacrato alla Grande Madre nella forma Devi Lai ove si invoca la fertilità e si prega tra suggestivi percorsi riflessi dagli specchi del Sheesh Mahal, al palazzo e il museo del leggendario Ranjit Singh a poco fuori il tempio Ram Tirth che ospita grandi cerimonie dopo le celebrazioni del Diwali.Dal Khadur Sahib dove il secondo Guru Angad propagato il messaggio di Dio all’elegante Manji e Il magnifico Akal Takht Sahib sede suprema dell’autorità religiosa Sikh che fronteggia il Tempio d’Oro, culla della cultura Sikh dalla filosofia che ha cercato intenti e convivenza con altre religioni. Nei Gurdwara ove hanno predicato venerabili santi si leggono cesellati i termini religiosi nell’ alfabeto gurmukhi.Libero popolo, solo tra loro in India v’è ugualianza delle donne, tutto regolato dal codice Rehat Maryada e nel simbolo del Khanda si purifica la confraternita dei Khalsa, barbuti sotto i turbanti e inseparabili spade kirpan agitate nella danza gatka a celebrare suggestive cerimonie e scintillanti feste, scandite dai culti tradizionali accompagnati dai canti Shabad .Tutti partecipano ai principi , condivisi valori e sentite usanze codificati dai precetti nell’ universo di vita dei Sikh che si lascia continuando ad est per l’India del nord.

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