IndiaPopoli Asiatici

India Tribale Orissa

Con la fine dell’ antica  civiltà dell’ Indo e la grande migrazione dei popoli indoariani  nel II millennio a.C., si impose la  prima cultura Vedica fondamento dell’ Induismo, mentre  tribù si rifugiarono tra rilievi e foreste, antenate di alcune nel Madhya Pradesh e le limitrofe regioni centrali, diverse  rimangono depositarie dell’antica cultura preariana  in Orissa, da riscoprire nelle tradizioni e costumi tra gli isolati villaggi.

Popolo Ho

Il popolo degli  Ho è concentrato tra l’ Orissa e il Jharkhand legato da comuni tradizioni e costumi oltre l’  idioma Ho delle lingue Munda, dall’ esistenza fondata sulla caccia e raccolta nelle foreste assieme all’ agricoltura e le risaie  che circondano i villaggi governati da un capo dalle case di fango ove vivono le famiglie dello stesso clan. I cicli agricolo vengono celebrati da feste a volte occasioni per nuovi matrimoni  quando  la famiglia dello sposo paga  il char , seguito poi dalla cerimonia nuziale. Nella tradizione religiosa dalla suprema divinità Singbonga derivano quelle claniche totemiche e gli spiriti che comunicano attraverso le  pratiche sciamaniche, i benigni da venerare  gli altri da  esorcizzare. L’ ombra di una persona ne rappresenta il carattere nella vita e quando muore torna nella sua dimora ove viene raggiunta dalle altre da onorate come antenati, uno spirito può essere  maestro dello sciamano che con le sue pratiche affianca il sacerdote nelle varie cerimonie. Seguono il culto di  Gramadevata   come altre popolazioni con le ritualità nei boschi sacri  Sarna eseguite dal sacerdote Deuri, mentre  altre divinità vengono celebrate dal Deowa. La religiosità legata ai cicli agricoli si traduce nelle cinque feste Parab, in inverno il Mage consacrato a Singbongaa, a primavera il Baba Hermutu, in autunno e comune ad altre popolazioni la festa del racconto  Sohrai seguita dal  Jomnama, animate da canti e danze nell’ akhra  al suono  di tamburi dama e flauti rutu.

Santal

La numerosa popolazione Santal di antica origine indocinese è  migrata  prima degli ariani attraverso l’Assam e il Bengala nell’ altopiano del Chota Nagpur disteso dal Jharkhand all’Orissa nord orientale, con varie comunità nei limitrofi territori legate dalla lingua Santali, come altri idiomi nella regione  parte delle lingue Munda settentrionali, creando poi  la propria scrittura Olchiki . Oltre la mitologia e racconti anche redatti con la recente scrittura, la  cultura ed arte Santal  si esprime nei canti  in onore degli spiriti e legati a vicende guerriere o di caccia, l’ arte tradizionale nei disegni decorativi delle case, la scultura in legno e la gioielleria  in ottone, argento ed oro. I villaggi  sorgono con le case dalle famiglie dello stesso clan, divise in due stanze, una per dormire  con il focolare, l’ altra sacra agli antenati, a fianco la stalla per il bestiame. Al centro del villaggio la casa  del capo Manjhi su una piattaforma ove si tengono le riunioni del consiglio di anziani, ai margini il bosco sacro per i riti cerimoniali. Gli uomini vestono una ridotta tunica  Lengta  decorati con orecchini d’argento, le donne una stoffa bianca alla vita e una alle spalle, decorate da perline, collane, orecchini d’argento anche al naso, bracciali e cavigliere in ottone. La società Santali è fondata su dodici grandi clan totemici patrilineari, a loro volta divisi nei khunti dal comune antenato, nella tradizione religiosa Santal il variegato universo  spirituale è popolato da divinità, spiriti benefici o malvagi che influenzano le comunità  attraverso rituali e pratiche magiche. Su tutte  la divinità  creatrice Thakur Jiu, nota anche Sinbonga dalle vicine popolazioni come gli spiriti  Bonga invocati con le diverse ritualità, offerte e sacrifici di animali, ma anche venerati nelle grandi feste religiose. Sono spiriti degli antenati, dei villaggi e clan, dell’ agricoltura e  le e colline, la casa e la famiglia, alcuni dalle influenze negative, il più potente Maran Buru assieme ad altri risiede nel bosco sacro di ogni villaggio  ove viene venerato nella cerimonia del Jahirstan con sacrifici di animali e nelle feste cerimoniali. Il sacerdote Naeke  presiede i rituali assieme al suo assistente  Kudam  con i sacrifici e offerte agli spiriti benigni, mentre quelli maligni sono esorcizzati dallo sciamano Ojha che si occupa anche di curare le malattie con incantesimi e erbe medicinali, se non vi riesce l’altro sciamano  Janguru individua lo spirito per esorcizzarlo. Sacerdoti e sciamani  presiedono le cerimoni annuali nella festa del Dansae, l’ altra consacrata alla caccia e la foresta è diretta dal sacerdote Dihru. Assieme alle divinità tradizionali alcune sono introdotte dall’ induismo come Rama, Shiva, Kali e Durga venerandole nelle cerimonie delle grandi feste Jatra , Patae e Chata . Le ritualità seguono la vita dalla nascita alla morte, le donne gravide sono soggette a tabù per evitare spiriti maligni, dopo il parto  la casa e il  villaggio  sono considerati impuri e solo poco dopo la nascita o il terzo se è femmina, si celebrano i riti  per togliere l’ impurità, poi quello per  dare nome al neonato maschio dal nonno paterno, il secondo figlio da quello materno e il terzo  dal fratello del nonno paterno,  mentre le femmine dalle nonne nella stessa  sequenza. Con la cerimonia iniziatica  Chacho Chetiar  si entra nella comunità  seguita da quella della marchiatura dei cinque simboli tribali sulle braccia da parte di uno zio materno, mentre nella pubertà le ragazze vengono tatuate su volto. Il matrimonio Bapla si svolge nelle forme del sontuoso  Hapramko e il più  diffuso popolare Kesimek,  celebrati con libagioni, canti e danze, poi  la sposa si trasferisce nella casa del marito,  le donne non hanno diritti di ereditari, i figli condividono la proprietà del padre, mentre Il divorzio è consentito con l’approvazione del consiglio del villaggio. Le anime dei defunti tre generazioni dopo la morte, possono divenire spiriti Bonga con rituali, la sepoltura è riservata solo alle donne morte  ancora gravide e i bambini, mentre gli altri vengono cremati, poi le ossa sono conservate in casa  ritualmente nutrite con offerte,  periodicamente portate su un ruscello sacrificando una capra, poi riportate  al villaggio ove si celebra una festa funebre. Con un altro rito il  defunto  si unisce agli antenati, mentre la  sua ombra vagante va nella dimora dei morti Hanapuri, alcuni possono acquisire i poteri dello spirito e per l’immortalità. Le altre ritualità collettive sono legate ai cicli agricoli, come per altre popolazioni la raccolta del riso in inverno  nella festa del  Sohrai che tra i Santal inizia con il sacrificio di pollame, la decorazione del bestiame  e altri sacrifici consacrati alla divinità a Maran Buru. Segue la cerimonia del toro  e termina con libagioni, canti, danze e le  rappresentazioni Chadar Badar  di burattini, mentre durante il Sohrai  sono permessi liberi rapporti sessuali tra i giovani, seguono le cerimonie per la festa del Baha a primavera sempre tra canti e danze, così come  alla fine dell’ estate nella festa del raccolto Karam  celebrata anche per scacciare gli spiriti maligni.

Khond

Con comunità anche nelle limitrofe regioni,  i Khond in Orissa popolano le foreste delle colline Niyamgiri ove alcune tribù sono note come Dangaria, il territorio ha garantito l’ isolamento che per secoli ha preservato la vita tradizionale dei Maliah Kond , mentre i Khond delle pianure hanno avuto relazione  con i popoli oriya adottandone alcune tradizioni induiste. Oltre la raccolta e caccia nella foresta praticano l’ agricoltura nel tradizionale sistema Podu bruciando la vegetazione per i campi da coltivare ove sorgono i villaggi dalle semplici abitazioni disposte su due file lungo la via che li attraversa chiusa alle estremità da palizzate. Le semplici capanne dall’ unica stanza condivisa con il bestiame dall’ arredamento essenziale e stuoie ospitano i genitori con figli piccoli che poco più grandi vanno nel dormitorio comune del villaggio  in promiscuità che favorisce in sesso prematrimoniale. Gli antichi costumi si manifestano anche nell’ aspetto con gli uomini che indossano un lungo e stretto panno avvolto alla vita, decorati da bracciali ed orecchini, i lunghi capelli raccolti in un nodo,  le donne solo una corta gonna e il busto scoperto, decorate da orecchini, collane, bracciali e cavigliere con braccia e gambe tatuate. La società Khond è fondata su clan esogami guidati da un anziano e con l’ autorità di un  capo Pradhan, le  famiglie dello stesso villaggio sono divise dal loro totem ancestrale  come l’ albero  Kadam, il cavallo Hikoka  o l’ uccello Kelka.  Le donne  si occupano delle varie attività  e l’ educazione dei giovani, sempre consultate per le decisioni e  anche se la famiglia  e patrilineare hanno diritto di scegliere il marito  ed  ereditare disponendo di beni propri. I matrimoni avvengono anche fuori del clan pagando il prezzo della sposa, è consentito  il divorzio e  nuove unioni anche per vedove o vedovi, mentre non sono mai considerati  illegittimi i nati dalle relazioni  che  ereditano dai padri adottivi. La tradizione religiosa Khond si fonda sull’ animismo e gli spiriti della natura ove il Sole è venerato  come la suprema divinità Bura Pennu creatrice, la consorte  Tari Pennu è la Madre terra, che poi ha generato anche  spiriti malvagi, emanazioni del supremo Bura sono tutte le altre divinità  Pennu, da propiziare con sacrifici di animali officiati dai sacerdoti che in passato prevedevano quelli umani nelle cerimonie del Meriah. Dalle relazioni delle comunità nelle pianure con le induiste  ne ha adottato diverse  divinità come Kali e Durga  venerate in varie ritualità con il sacrificio di animali. La società tribale è  scandita dai riti di passaggio, iniziando dalla nascita, per il primo parto si sacrifica un maiale agli spiriti degli antenati e  alla nascita con una punta di una freccia viene reciso il cordone ombelicale se il figlio è maschio, mentre la placenta è seppellita  vicino la casa. I rituali continuano spalmando sul neonato olio per un mese, poi  vengono recitati i nomi degli antenati  sventolando foglie e quando il bambino ne tocca una lo spirito di quello che si sta nominando entra in lui e ne viene assegnato il nome. Oltre le altre ritualità iniziatiche senza particolari cerimonie, l’ultimo passaggio è quello della morte ritenuta causata dagli spiriti maligni, seguita dai riti funebri con la cremazione salvo i defunti per epidemie, donne morte di parto e i neonati che vengono seppelliti, mentre vengono sacrificati bufali e maiali, concludendo con banchetti e danze. La cultura tradizionale si esprime anche nei canti e le danze per le feste cerimoniali, da quelle per i giovani a quelle che ricordano la guerra e la caccia, altre rituali nelle feste Jatr celebrate  per eventi e  cicli agricoli, sempre accompagnate da sacrifici di animali, mentre quello di bufali ha sostituito i sacrifici umani nel  Meriah di primavera. Dopo secoli di isolamento le risorse minerarie nei colli Niyamgiri, hanno attirato multinazionali che rischiano di devastare i i territori tribali, la compagnia britannica  Vedanta ha costruito una grande raffineria di bauxite minacciando le  comunità Dongria che cercano di resistere alla peggiore calamità nella loro lunga storia.

Bhunjia

La popolazione dei Bhunjia di origine dravidica  è divisa nella tribù Chaukhutia sull’ altopiano di Sunabeda  e la  Chinda nelle limitrofe pianure ove ha più contatti con altre popolazioni,   tra i campi sorgono isolati  villaggi con semplici capanne governati da un consiglio di anziani nella  società  fondata su clan e famiglie patriarcali monogame con restrizioni per le donne che vestono  variopinti sari decorati, ornate da gioielli e monili, collane, braccialetti, orecchini e cavigliere, mentre gli uomini semplici tuniche e camice di stoffe colorate. I matrimoni esogami  avvengono all’ interno delle comunità claniche  Markam e Netam, ma non consentiti tra esse, mentre lo sono con i Gond,  tra cugini e delle vedove con congiunti del marito defunto. Tra i Chaukhutia la proposta di matrimonio è portata dai due rappresentanti  Nai e Dhimar  assieme ad offerte e la cerimonia è celebrata poi  dal sacerdote  Dinwari , mentre per le ragazze rimaste nubili viene celebrata la ritualità Kand Byah attorno a una freccia e viene donata all’uomo designato a portarla, tra i Chinda la sposa va con il marito e torna con lui a casa genitori per alcuni giorni, mentre tra i  Chaukhutia deve  rimanere con i suoceri.  Dalle relazioni con il popolo  Gond hanno assimilato tradizioni e simili divinità, tra le altre il culto per SunadeiBudharaja, venerati nelle cerimonie dal sacerdote Pujari`, oltre le altre per i raccolti, la protezione dei villaggi con offerte nel mese di Chaitra, agli spiriti sono evocati  da pratiche sciamaniche, le malattie provocate da incantesimi  da esorcizzare e curare  con ferri arroventati sulle  parti del corpo malate.

Munda

Dei vari popoli di stirpe Munda  diffusi tra le regioni centrale e orientali, fa parte e ne prende nome la popolazione tribale dei Munda dal Bengala occidentale all’ altopiano  Chota Nagpur nel Jharkhand fino Orissa settentrionale, legati  da storia, cultura, tradizioni, e i diletti della lingua Mundari. Oltre la raccolta e la caccia nella foresta  praticavano un’ agricoltura itinerante, convertiti a quella sedentaria  nei campi e le risaie  attorno i villaggi con le capanne dai semplici arredi e utensili, le famiglie più agiate ne hanno tre o quattro su un cortile e un recinto per gli animali. Una separata ospita il dormitorio dei giovani ove vengono educati, al centro del villaggio lo spazio per le riunioni  akhra, ai margini  il bosco sacro Sarna  e il cimitero clanico Sasan ove dopo la cremazione sono sepolte le ossa sotto lastre di pietra. Gli uomini indossano il perizoma botoi e una stoffa sulle spalle, a volte turbanti colorati per le feste, le donne una stoffa attorno alla vita e le spalle, ma ornate da orecchini, bracciali, cavigliere ed anelli ai  piedi, con  viso, braccia, schiena, mani e piedi  tatuati. La società Munda  è fondata sui vari  clan totemici  kili, riferiti ad animali mitici come il serpente Nag o la tigre  Bagh, dai matrimoni  permessi solo al di fuori del lignaggio, i Clan  riuniscono le famiglie endogame con le unioni all’interno della comunità nei matrimoni in genere monogami. Come per altre società tribali le ragazze hanno libertà nei rapporti prematrimoniali e spesso alloggiano nei dormitori misti per i giovani, anche se combinati i matrimoni  richiedono il consenso degli sposi e le famiglie con la  cerimonia del fidanzamento  Lota-pani e  il pagamento della sposa Dali Takka che precede il matrimonio dalle elaborate cerimonie che hanno sintetizzato le tradizionali con quelle induiste, consentendo il divorzio e la  nuova unione della vedova anche con i congiunti del marito defunto. Le donne sposate fuori del clan non possono ereditare, sono regolate da vari tabù ed escluse da molti  rituali, nel Jharkhand a volte funestata anche da accuse di stregoneria nei confronti di vedove.  Tra i vari rituali   Munda la maternità è celebrata con riti ed offerte alla divinità Garasi Bonga protettrice, al parto i riti di purificazione della madre, del neonato e della casa seguiti dalla cerimonia sakhi per dare nome al bambino. La cultura  tribale si esprime anche nella mitologia Munda e la  tradizione orale, così come la musica con vari strumenti a corda, flauti di bambù e tamburi che accompagnano i canti e le  danze nelle cerimonie delle grandi feste Mundi  e le  Parab diffuse tra le altre popolazioni come quella del  Karam consacrata alla divinità Karam-Devta, la primavera è celebrata nella  Baha con il rituale dei fiori  kula, alla divinità Singbonga  è consacrata la Mago Parab  e i raccolti sono celebrati nella festa del Sohrai in autunno. Nella tradizione religiosa Munda  dalle varie divinità e spiriti della natura, è venerato come essere supremo Singbonga, le altre  proteggono il villaggio,  le famiglie  e l’ agricoltura con le cerimonie eseguite dai sacerdoti Pahan nel bosco sacro Sarna. Proprie sono le ritualità consacrate alle divinità della famiglia e gli antenati celebrate nella stanza dell’ ading, quelle ad altre divinità locali e spiriti benevoli, altri malvagi da placare con le pratiche sciamaniche  che esorcizzano anche magia nera e stregoneria.

Saora

Il popolo Saora o Sora, come altre nella regione sono anch’ essi  di antica stirpe Munda , oltre che nei limitrofi territori dell’Andhra Pradesh,  in Orissa popolano i distretti di Koraput e Ganjam  e  diverse comunità di Lanjia Sora le foreste  tra i colli  nel distretto di Gajapati , altre  dei  Sarda Kapu le foreste di pianura, recentemente alcune migrate tra le popolazioni dell’ Assam nelle piantagioni di tè come braccianti, altre come lavoratori più a nord nell’ Arunachal . Nelle zone più isolate del loro territorio rimangono  con l’ antica cultura  che li lega altri assieme alla lingua Sora associata ai vari idiomi meridionali  Munda. Le comunità delle pianure sono agricoltori nelle risaie, sui colli praticano il Podu tagliando e bruciando la foresta, coloro che non possiedono terre sono occupati come braccianti riuniti negli onsir, altri generi vengono acquistati nei mercati settimanali oltre  il bestiame e i bufali per i sacrifici, commerciando spezie  e prodotti della foresta. I villaggi  sono divisi nei quartieri  longlong  ognuno con le famiglie estese  birinda  dello stesso lignaggio dalle case in pietra con un’ unica stanza, spesso  unite da una  veranda, mentre  una separata o’onsing ospita i bambini ove vengono educati. Le  Birinda sostituiscono i clan con i discendenti da comuni antenati, patrilineari ed esogame ove gli uomini rimangono e le donne si allontanano con il matrimonio, governati dai capi Gomango ereditari, assistiti dai messaggeri  Mondal, Raito e Barik mentre l’autorità religiosa ì affidata ai Buya. Tra le comunità delle colline nello stesso  lignaggio  i cugini figli dello zio paterno  sono considerati fratelli e sorelle, gli altri incrociati maschi  marongger e femmine maronsel  non possono sposarsi tra loro  fino alla terza generazione, mentre tra quelle delle pianure il mama è sia  fratello della madre che il  suocero . La famiglia ospita anche i genitori anziani e i fratelli non sposati, nella diffusa poligamia  le mogli vivono assieme e se in conflitto vanno in case separate, gran parte delle attività non hanno distinzioni di genere, le pratiche sciamaniche spesso affidate a donne che comunicano con spiriti ed antenati  attraverso rituali in trance Prima delle unioni le giovani sono libere nelle relazioni poi si celebra il matrimonio sidrung  pagando la sposa, ma è diffuso il dari  per libera scelta senza pagamento, i più benestanti praticano la poligamia con la seconda moglie aliboj spesso sorella minore della prima, il divorzio à consentito  e se il marito muore  la moglie può sposare suo fratello minore erisij. I figli sono  legati alla madre nell’ infanzia per poi essere assunti nel lignaggio del marito dopo aver ricevuto ritualmente il nome di un antenato patrilineare, quando si sposa va nella propria casa, il  più giovane rimane con i genitori e ne eredita i beni poi divisi  tra i suoi figli. In mancanza  ereditati dai cugini più prossimi  o ceduti al fratello della moglie, una donna può anche avere i campi, forniti dai fratelli e come  keruru  non va al marito, ma ereditato dalle figlie. Oltre le altre tradizioni la cultura Sora si esprime nell’arte orafa  in oro ed argento, i dipinti murali per onorare gli spiriti, racconti e miti con narrazioni e canti,  le cerimonie accompagnate da canti e danze rituali nei cicli agricoli, per venerare le divinità e spiriti  così come i riti funebri. Nella  tradizione religiosa Sora  dagli spiriti  creatori kintung deriva l’ origine del mondo,  gli altri  spiriti e divinità  che comunicano attraverso le pratiche sciamaniche  in gran parte delle donne. Come spiriti sonum e prima di divenire  antenati da venerare, la sofferenza per la privazione della vita va nella memoria di  coloro che hanno conosciuto  da esorcizzare con il sacrificio di un animale.  Durante i rituali funebri lo spirito del defunto comunica con i vivi fino al completamento, viene poi onorato con una lapide e sacrificando un bufalo, ricordato nelle feste per tre anni, poi un’ altra cerimonia celebra la trasmissione del suo nome ad un neonato.

Kora

Anch’ essi di antica origine e stirpe comune a quella dei Munda, e diffuse nel  Bengala occidentale, oltre che  nel Jharkhand,  in Orissa si trovano  le  varie comunità dei Kora noti anche come Kuda Dhangar, che qui si considerano parte dei clan Suryavansi divisi per lignaggi patriarcali simili ai Gotra induisti. Popolano villaggi tra le foreste nei pressi di colli da dove scorrono  ruscelli,  in gran parte induisti  conservano alcune tradizioni  animiste e la ì società clanica che riunisce le famiglie nei villaggi governati dal tradizionale  Panchayat indiano con il consiglio di anziani diretto da  un capo Majhi e l’ assistente Parmanik  peri il rispetto delle consuetudini tribali. La famiglia patrilineare è fondamento della società dai matrimoni proibiti nello stesso  Gotra, di solito monogami è ammessa la poligamia così come l’ unione tra cugini, delle vedove con congiunti del defunto e divorziati, le cerimonie seguono le tradizioni induiste, mentre in Orissa sono più diffuse quelle Munda.

Bonda

Le comunità tribali dei  Bonda popolano le foreste tra i rilievi   del distretto di Malkangiri nell’Orissa  sudoccidentale ove sono rimasti a lungo isolati conservando l’ antica cultura e tradizioni che li legano assieme ai dialetti della comune lingua Bondo dalla simile origine degli idiomi Munda meridionali. Cacciatori e raccoglitori nella foresta  assieme all’ agricoltura essenziale abbattendo e bruciando la vegetazione e le risaie su terrazze per le colline con i villaggi dalle capanne che ospitano le famiglie dello stesso clan con al centro la piattaforma in pietra Sindibor, ai giovani sono riservati i dormitori femminili ingersin e quelli maschili selani ove vengono educati riunendosi assieme in libertà  e dove nascono le unioni. Governati dal capo naiko  assistito dal guardiano del villaggio bariko e un consiglio di anziani, mentre la ritualità cerimoniale è affidata al sacerdote  sisa, l’ affiliazione  il soru lega i membri di un particolare villaggio, il  kuda  diversi clan patrilineari esogami e il bonso  nelle divisioni totemiche del cobra  ontal e la tigre killo. Il lavoro è condiviso con le donne che si occupano anche dei bambini, la tessitura e  varie attività domestiche, possono anche diagnosticare le malattie, ma non curarle, mentre gli uomini cacciano, offrono sacrifici, curano malattie, fabbricano strumenti  per la musica che accompagna le cerimonie. Con la sua diffusione l’induismo Vaisnavita  ha  aggiunto divinità alle tradizionali anche nelle cerimonie, ma  rimane la divinità solare suprema  Mahaprabhu, emanazioni ne sono quelle della natura e le sue manifestazioni, altre  dimorano in alberi e rocce nei santuari di pietra  con il più venerato  Sindibor per le cerimonie più rilevanti, mentre lo sciamano cerca ed esorcizza gli spiriti malvagi o dei defunti che se offesi possono provocare eventi negativi e infermità. Dopo la morte lo spirito  sairem vaga fino ai riti del gunum, mentre l’ anima jiwo sale alla dimora  del dio Mahaprabhu rimanendovi fino alla sua reincarnazione, le cerimonie  sono officiate dai sacerdoti con rituali magici nelle capanne sacre ed  altari decorati per le le cerimonie di famiglia, matrimoniali  e funebri. Al  sisa , che conserva il tamburo sacro kinding-sagar sonor, sono  affidati i riti e sacrifici nelle feste cerimoniali, mentre lo sciamano  dissari è depositario per la conoscenza di divinità e spiriti, esorcizza quelli maligni, comunica con gli altri in stato di trance  e cura le malattie. I cicli agricoli sono accompagnati dalle feste religiose, tra le altre  la  Sume Gelirak  a gennaio  per la raccolta del riso, ad aprile  la Giag-gige  per i lavori nei campi,  seguita a luglio dalla festa del Gersum-gige ed agosto per la raccolta del mais, per quella del miglio la festa Dassera in ottobre e subito dopo la Gewursung, sempre con la costruzione di carri, capanne sacre e ed altari, offerte, la ritualità sacrificale, il cerimoniale e le danze al suono di tamburi, gong, corni e flauti e accompagnate  da canti.

Paraja

Dalla simile stirpe e cultura dei Bonda, le tribù Paraja In Orissa si concentrano nella regione montuosa del Malkangiri,  raccoglitori e cacciatori nella foresta praticano un’ agricoltura itinerante e con il sistema podu disboscando e bruciando la vegetazione, mentre i prodotti vengono scambiati con il tradizionale binnimoy protha nei mercati settimanali locali. Essenziali anche nell’abbigliamento, gli uomini solo con un pezzo di stoffa, le fasce  ornaghboh , i bracciali sungrai, collane thangimali , orecchini unsurul e anelli sanbah,  le donne Il ridotto  ringa che copre la vita, il busto con perline colorate e il capo rasato ornato dalle fasce turuba e lobeda,  decorate da vistosi anelli di metallo khagla sul collo e collane di perline Mali, sia uomini che donne portano  gli orecchini in ottone limbi e anelli alle dita orti. I villaggi riuniscono le famiglie in un solo clan nelle semplici capanne, separate dalle altre quelle  che ospitano i dormitori per le ragazze dhangdi e per i giovani  dhangda ove vengono educati e si intrattengono tra loro nei Basa tra canti e danze anche occasioni per le future unioni, al centro la casa del capo  Munda Dand davanti  lo spazio Berna Munda tra lastre di pietra  ove si riunisce gli anziani, mentre il vicino Nissan Munda si trova la residenza delle  divinità Hundi Debta. Il villaggio è governato da un  capo gauntia assistito dai messaggeri challan   con il consiglio degli anziani, mentre il barik ne porta i messaggi altri villaggi, gli  auspici sono interpretati dal disari  e la ritualità cerimoniale dal  sacerdote jani, più villaggi vicini si riuniscono in consigli guidati da un capo ereditario naik per le controversie.  Nella famiglia vige una forma di matriarcato che assegna alle donne un ruolo privilegiato anche nelle usanze matrimoniali unendosi con ragazzi molto più giovani. I matrimoni sono combinati pagando il prezzo della sposa  Gining , senza particolari cerimonie, è consentito  il divorzio Lung Sisi e  nei casi di adulterio il marito viene risarcito. Come la società anche la religione à simile alle altre trbù  Bonda, ma non influenzata dall’ induismo, mantenendo le divinità e spiriti emanazioni del supremo  Mahāprabhu, celebrano anch’ essi alcune feste religiose come la Patkhanda Yatra, mentre fondamentale è il culto degli antenati iniziando con le cerimonie funebri. La morte come  mora è  da  celebrare nella  ritualità Gaitang con il sacrificio di un bovino prima della cremazione, mentre vengono sepolte le donne defunte gravide, i bambini e le vittime di epidemie, i riti sono preceduti dal purificatorio sanakama seguito dal più sontuoso badakama osservando vari tabù.

Gadaba

Le comunità Gadaba dell’ Orissa sono concentrate nei distretti di Koraput,  Nabarangpur e  Malkangiri, divisi nelle tre tribù  Bada, Halar e Pareng , oltre che da storia, tradizioni  legati dalla  lingua Gutob di origine Munda  e l’ abbigliamento con gli uomini che  indossano solo un pezzo di stoffa languti, le donne una tunica kereng dalle strisce rosse, blu e bianche, decorate con perline ai capelli, vistosi orecchini in ottone e collane d’argento. Tradizionalmente agricoltori, oltre alla   raccolta, la caccia e la pesca  nella foresta, allevano  bovini e maiali anche per i sacrifici alla divinità Vanadevata, mentre i cani sono tenuti per  allontanare  gli spiriti maligni. Nei villaggi le capanne ospitano le famiglie dello steso clan con i figli fino alla pubertà, poi  una casa comune è riservata alle ragazze nubili ed una ai giovani non sposati, una  ospita il capo aniziano Naik dalla carica ereditaria assistito dal Chalan,  con davanti una piattaforma di pietra ove si tengono le riunioni dei capi famiglia. Il matrimonio è negoziato nei mercati o nelle feste che riuniscono diverse comunità, con la fuga rituale dei fidanzati  che poi tornano per sposarsi con cerimoniali essenziali. La tradizione religiosa è fondata sul culto degli spiriti ed antenati, varie divinità e la suprema Thakurani,  venerate con ritualità sacrificali di animali  ed offerte officiate dal sacerdote Dissari così come le cerimonie nei cicli agricoli. Si riuniscono nelle grandi feste Parab come la Bandapana, Dussehra, Push e Chaita accompagnate da musica, canti e danze, altre celebrano i raccolti con i riti della puja e  sacrifici nelle feste Porop del  Bandha Pond e Choith, nella più animata grande del  Chaitra Parba gli uomini vanno a caccia, al ritorno festeggiano con libagioni e danze e tra le varie  quella Dhemsa delle donne con canti al suono di grandi tamburi.

Juang

Il popolo degli  Juang in Orissa è diviso nelle tribù Thaniya concentrate  nelle foreste tra i colli  Gonsaika nel  distretto di Keonjhar e le Bhagudiya migrate vicine pianure del  Dhenkanal, legate da storia cultura e tradizioni oltre l’  idioma Juang con i dialetti  kolarian  delle lingue Munda, tradizionalmente raccoglitori e cacciatori nella foresta  praticano l’ agricoltura nei campi attorno ai villaggi chiamati Nagam, Boita o Dehuri dalle case che riuniscono le famiglie patrilineari  con al centro quella comune per i giovani Majang ove vengono educati davanti lo spazio cerimoniale per le danze. La società è divisa in clan totemici esogami parte dei più grandi Kutumba  e Bandhu, governata dal sistema del Panchayat indiano e ogni villaggio dal capo Pradhan, le famiglie sono monogame, ma è consentita la  poligamia. Nei  matrimoni sono ammessi il  levirato con la vedova che deve sposare il fratello o il parente più prossimo al marito e il primogenito considerato figlio del defunto,  il sororato con il vedovo che può sposare la sorella della moglie defunta. Tra i vari riti un marito pratica il Sajana dal nome della pianta per un infuso alla moglie assieme a talismani per renderla fertile, mentre le donne gravide devono rispettare alcuni tabù. Ai culti delle varie divinità celebrano le cerimonie  del  villaggio Gramashree e le grandi feste del Dharam Devta e Basumata,  consacrate ai cicli agricoli  e oltre alle loro ne venerano alcune induiste con offerte tra canti e danze.

Koya

Diffusi nell’ Andhra Pradesh, molte comunità tribali dei  Koya  popolano l’ Orissa, dalla simile storia, cultura e la lingua  Koya di origine dravidica centrale simile al Gondi che ne conferma l’ origine derivata dall’estesa stirpe tribale dei Gond. I villaggi più grandi sorgono nelle pianure fluviali, gli altri  tra le foreste  dei rilievi con capanne di fango dai tetti di paglia, una stanza per dormire,  l’altra con il focolare  e accanto lo spazio riservato agli antenati, dall’ arredamento essenziale ove  è consentito l’ingresso solo ai parenti, mentre nella  veranda sono ammessi gli ospiti.  Le famiglie dai vincoli di lignaggio  sono fondamento della società egualitaria con poche differenze di rango, governati  da un consiglio che riunisce i capi famiglia e gli  anziani, l’ unione di più villaggi è governata  da un consiglio con  l’autorità di un capo. A loro volta le famiglie  appartengono a una delle cinque fratrie patrilineari esogame gotram, associate al proprio territorio sacro e le sue divinità che ogni cinque anni sono portate in processione. Oltre il lignaggio locale del villaggio  dal medesimo antenato, la comunità ne  contiene gli altri tre ereditari ed endogami dei fabbri, i depositari della tradizione orale e quelli delle onoranze funebri, i riti sacrificali, governo, agricoltura, caccia sono riservati agli uomini, le altre attività alle donne, ma entrambe crescono ed educano i  figli e condividono il lavoro. Le fratrie gotram e i lignaggi sono esogami, diffuso il matrimonio tra cugini incrociati, ma le ragazze sono libere di scegliere, la  poligamia è limitata ai benestanti, è consentita la nuova unione della vedova anche con un marito di altra famiglia. Gran parte dei matrimoni vengono combinati  precocemente con residenza patrilocale, Il divorzio e il nuovo matrimonio sono frequenti con un risarcimento alla famiglia del coniuge. L’ autorità  è maschile, ma alla moglie o madre vedova compete quella sul lavoro delle donne e l’ educazione dei bambini, quando il padre è anziano o muore  il figlio maggiore ne assume il ruolo, se troppo giovane  va temporaneamente  al  fratello maggiore del padre. L’eredità è divisa  tra gli eredi maschi e una parte alla dote delle figlie, un fratello  continua a vivere con la madre vedova e i suoi figli celibi, mentre  gli altri sposati  vanno in nuove abitazioni. Nella  tradizione religiosa  dalle varie divinità e spiriti,  dalla più potente Madre  derivano le altre femminili dei lignaggi e le fratrie, quelle maschili sono spiriti della natura e degli antenati, da invocare nelle cerimonie con offerte e sacrifici officiate dai  sacerdoti, mentre gli sciamani interpretano gli spiriti e ne prescrivono i sacrifici per placarli,  divinità e spiriti consumano l’ essenza dei sacrifici e ne lasciano la sostanza consacrata per i banchetti rituali nelle cerimonie con canti e danze  che culminano nella  Bijapandu del mese Chaitra.


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