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Sikkim

Il regno del Sikkim

Tra i paesi dell’ Himalaya Il più ridotto territorio del  Sikkim si stende lungo le montagne a sud del Tibet dalla regione più orientale del  Nepal  e verso est fino al regno  del Drago in Bhutan, suggestivi ambienti tra le vallate dominate dalla catena himalayana ove sono sorti centri, città e villaggi circondati da risaie che da secoli hanno modellato i rilievi e ove da generazioni si tramandano antiche tradizioni poi legate alla diffusione del Buddismo nelle dottrine tibetane. Qui l’antico popolo dei Lepcha di stirpe tibeto birmana  nel VI secolo estese il suo territorio e dall’ epoca inizia la lunga storia del Sikkim, poco dopo  il capo Thekung Adek riunificò tutte le tribù e i clan putsho  nominandosi come sovrano Panu  per regnare  su parte del  territorio mentre quello più settentrionale del Limbuwa rimaneva dominio delle tribù Yakthung del popolo  Limbu diviso anch’ esso in clan guidati dagli  Hang che formavano  i dieci governi tribali. Legati tra loro dalla lingua Rong, costumi e tradizioni  dell’ antico politeismo  animista religioso Mun dalle pratiche sciamaniche che ancora rimangono da quando  secondo la tradizione IL guru Rmpoche venerato come Padmasambhava nel IX secolo giunse in questa regione e vi introdusse la dottrina tibetana del  Buddismo , storicamente diffuso più tardi che altre popolazioni convertite integrarono alle antiche tradizioni. Oltre  a quello dei Lepcha e Limbu  nel periodo medioevale si estese il territorio del popolo dei Magar nepalesi  che a lungo governarono i rispettivi domini fino al 1642 quando il lama  Phuntsog  di Namgyal venne consacrato  capo religioso e unico sovrano della regione  come il primo Chogyal dei dodici che si sono succeduti  per oltre tre secoli  nel regno del  Sikkim da lui fondato. Nella regione occidentale  venne esteso un vecchio centro ove sorse la prima capitale nella città di Yuksom con nuovi quartieri, palazzi, chorten e templi buddisti in gran parte conservati come li si trovano, dopo Phuntsog Namgyal  nel 1670  come secondo sovrano Chogyal  salì al trono il figlio Tensung inaugurando un fiorente periodo dopo aver trasferito la capitale da Yuksom a Rabdentse che vi rimase fino alla sua distruzione  nel 1814 dall’incursione del regno nepalese di Gorkha. Nello stesso periodo il regno del Sikkim sostenne l’espansionismo della compagnia britannica East India nella regione con il conflitto combattuto per due anni dal 1814 con la guerra anglo nepalese di Gorkha conclusa nel 1816 con la cessione di territori occidentali ai britannici  e il trattato per la pace ed amicizia di Sugauli. Il Sikkim rimase indipendente fino al 1853 quando  divenne protettorato coloniale del  British Raj e vi rimase fino all’ indipendenza dell’ India nel 1949, il  partito State Congress del Sikkim  sosteneva l’ annessione del nuovo stato indiano, mentre a favore del regno indipendente  vi si opponeva il partito  National  iniziando un movimento sostenitore di un nuovo governo autonomo costituzionale. Represso  nel 1950 dall’ultimo Chogyal e  sovrano Palden Thondup con l’ aiuto dell’ India rimanendone protettorato e vi rimase fino al 1975 quando con un referendum per l’ abolizione della monarchia in Sikkim  il paese divenne  uno stato dell’ unione Indiana.

Nel mondo Lepcha

Il popolo dei Lepcha ha convissuto per secoli con i Limbu, Bhutia, comunità di nepalesi e le altre popolazioni del Sikkim legate in parte da comuni tradizioni  fondate sull’   antica religione Mun politeista ed animista dalle pratiche sciamaniche che si è integrata al  Buddismo tibetano dopo la sua diffusione nella regione  con la tradizione Rnyin Ma Pa della scuola  Nyingma in una sintesi con il  culto di  divinità protettrici invocate  dai lama in segrete formule esoteriche trasmesse ai novizi nei monasteri assieme agli antichi testi attribuiti a Padmadambhava e ai suoi discepoli dalla lettura cantilenata durante le lunghe cerimonie nei monasteri accompagnate da trombe e tamburi. Cuore dell’antico territorio tradizionale Lepcha è la suggestiva valle di Dzongu che ricordo dal difficile accesso durante la stagione delle piogge oltre all’ ottenimento di speciali permessi  per questa resctrict area indiana, ma sempre ben accolto nei villaggi tra i rilievi montuosi, in ognuno ospitato nelle abitazioni in bambù Li, in tutti un tempio buddista come centro della vita spirituale e comunitaria, fondata sulla solidarietà dalle  regole ispirate ad una grande libertà e profondo rispetto per il prossimo. Ogni comunità é divisa in vari clan ptso che riuniscono  più famiglie governati collettivamente negando ogni forma di autorità istituita se non quella  spirituale dei lama. Uomini e donne hanno stessi diritti e doveri, nella libertà individuale anche il sesso ne é parte prima e dopo il matrimonio, una moglie può avere rapporti con i fratelli o i parenti stretti del marito e può contrarre un matrimonio poliandrico con cerimonie distanziate di un anno  vivendo assieme, ma i figli dalle varie unioni sono considerati del fratello maggiore e nipoti degli altri. Anche l’ uomo può avere più mogli, ma la donna  ha sempre la sua libertà decisionale ed  è consuetudine  divorziare di comune accordo, conflitti matrimoniali e adulterini sono assenti, così come quelli di proprietà, mentre attività quali furto, violenza o omicidio sono considerate inconcepibili e puniti. La società è  fondata dalla più antica tradizione arricchita ed integrata dal buddismo in  una sintesi che si manifesta nelle cerimonie di nascita e funebri, ogni nascita viene preceduta da pratiche propiziatorie e subito dopo l’evento il neonato viene benedetto dal lama, ricevendo  doni e festeggiamenti mentre il lama consulta gli astri e ne elabora l’oroscopo, infine con la cerimonia dell’imposizione del nome fa parte del clan  ptso e riceve un educazione spirituale e sociale. Fondate sul  Buddismo le pratiche religiose accompagnano l’esistenza al distacco dello spirito con la morte per poi reincarnarsi seguendo il suo Dharma nelle vite  successive fino all’ Illuminazione per entrare nel  Nirvana, quando  si avvicina la fine il lama esegue il rito del phowa staccando un capello da dove deve uscire l’anima nel trapasso per vagare prima di reincarnarsi. Dopo vengono eseguite pratiche magiche e astrologiche per favorire lo spirito verso la nuova vita predestinata fino  alla tradizione del funerale Celeste tibetano con il suo smembramento da dare in pasto ad avvoltoi o quello più diffusi della cremazione, poi  continuano le offerte ad una immagine del defunto che viene bruciata e sostituita da una nuova quotidianamente fino a quando  lo spirito vagante trova una reincarnazione. Oltre agli altri i Lepcha  sono devoti algrande santuario  del buddismo è il venerato monastero Pemayangtse di  Pelling raggiunto attraverso i magnifici paesaggi del Nye Mae El per poi seguire  un lungo tratto nelle suggestive gole del fiume Tiste e riuscirne ove  si erge il monastero e ne ricordo all’ interno monaci riuniti per ripetere le antiche formule tantriche e i sacri testi tramandati dal lama sotto la guida del venerabile Samte Dorje, reincarnazione del fondatore. La musica delle trombe e tamburi accompagnano la cantilena che si diffonde tra le sale del monastero  ove si svelano gli affreschi delle pareti, vicino lo Zangdok Pal Ri che riproduce la dimora celeste di Padmasambhava come fu descritta dalle visioni mistiche di Lhatsun Chempo,  costruito pazientemente dal lama Dungzin Rimpoche.

Popoli del Sikkim

Oltre al più numeroso dei Lepcha  nei  loro villaggi tra le risaie,  centri e cittadine, tra gli altri popoli tradizionali del  Sikkim praticanti  delle scuole lamaiste  Nyingma e Kagyu, sono  i Bhutia di origine tibetana, mentre di  tibeto-nepalese sono  gli  Yakthung meglio noti come Limbu che, diversamente dagli altri, praticano culti legati alla tradizione mitologica dei testi  Thungsap e Peysap  del  Mundhum di antiche  origini spirituali legate anche a  pratiche sciamaniche, infine comunità nepalesi in gran parte induiste di  Gurkha assieme a Sherpa e Tamang.  In diversi villaggi sono mantenute le  antiche tradizioni sciamaniche n nelle pratiche dei Jhakri con i rituali per favorire i raccolti, le cerimonie funebri e matrimoni, oltre alla cura degli infermi e la comunicazione con gli spiriti dei defunti, integrate nelle tradizioni  Yungdrung del Bon e il buddismo tibetano, in parte simili  alle ritualità  del popolo dei Rai noti anche come Khambu nelle cerimonie dei sacerdoti sciamanici Nakchhong. Nel suggestivo territorio della foresta  popolato da uccelli e una ricca fauna endemica, la storia dei Lepcha e Bhutia si ritrova nel e venerato e  sito di Kabi Lungchok ove le due popolazioni stabilirono un trattato di fratellanza che ha lasciato i suoi resti con al centro la  pietra  della fratellanza e attorno le grandi statue dei fratelli di sangue che hanno condiviso il trattato e ogni anno vi si tengono cerimonie rituali che lo ricordano,  non distante  da uno più antico   all’inizio del XVIII secolo venne riscostruito il monastero di Phodong in stile tibetano dalle pareti affrescate. Nel Sikkim  indipendente il Buddismo di tradizioni tibetane è stata a lungo la  religione ufficiale con i suoi stupa, chorten e monasteri , divenuto poi stato indiano gran parte  della popolazione pratica l’  Induismo,  nei vari templi e santuari, anch’ essi da ricercare tra centri, città e villaggi in un affascinante itinerario.

Yuksom e Pelling

Di difficile accesso dal Nepal Il distretto del Sikkim occidentale si stende lungo il confine tra le montagne ove nel 1642venne fondata la prima capitale del regno a Yuksom e nel 1701 vi venne edificato  il primo grande e venerato monastero di  Dubdi in stile tradizionale tibetano su due piani  con una torre e la cupola dorata Gyaltshen a campana, all’ interno decorato  due navate laterali dove ospitano rari manoscritti e  testi rituali. Da esso inizia il  circuito dei  pellegrinaggi buddisti passando per  la città di Pelling dai vari edifici storici e religiosi, tra gli altri su un colle sempre in stile tibetano secolo sorge il  monastero di Sanga Choeling fondato nel XVII secolo, sempre dal simile stile poco fuori dalla città allo stesso periodo risale l’altro grande monastero di Pemayangtse  che si erge su un colle con lo sfondo delle montagne innevate,  tra i più venerati in Sikkim del Buddismo tibetano venne fondato dal lama Lhatsun Chempo nel 1647,come altri nella regione nell’ ordine e Nyingma derivato della scuola tantrica Vajrayana del  Guru Rimpoche venerato come  Padmasambhava. Edificato su tre piani dalle pareti affrescate e decorazioni, tra le altre statue ospita quelle di Padmasambahva e le  sue due consorti, nella sala del tempio centrale Lakhang rappresentato nella sua forma irata come Dorje Bhurpa Vjarakila con più teste e braccia. il monastero di Pemayangtse con i suoi templi è uno dei grandi centri di pellegrinaggi nella regione e dai giardini con le residenze monastiche  affaccia sui resti del palazzo reale e alcuni chorten della seconda capitale Rabdentse distrutta dai nepalesi nel 1814. La via dei pellegrinaggi passa per il sacro luogo ove la dea Sita lasciò le sue impronte nello sperone roccioso  del Rani Dhunga venerato come Sita Paila, poco a nord ovest oltre il ponte Singshore,  le cascate di Kanchenjungha e Changey , splende il  lago Khecheopalri sacro ai buddisti nei loro pellegrinaggi  continuando per l’altro sacro lago Kuthok con il chorten di Norbugang edificato nel 1642.La via termina  ove sul colle  tra i fiumi Rathong chu e Rangit  nel medesimo stile tibetano e fondato nello stesso periodo  degli altri si erge il monastero di  Tashiding tra  la  piazza del mercato  Sinek nell’ omonimo centro con il gompa  Sinolochu da dove si accede attraverso una via con le sacre pietre Mani, bandiere e  ruote di preghiera ove si apre l’ ingresso che porta agli splendidi edifici tibetani finemente decorati del Tashiding con il grande gompa  Chogyal Lhakhang,, quattro chorten e la sala di preghiere  Tsenkhang fino al Lhakhang consacrato al Guru Rinpoche con nei pressi la scuola e gli alloggi monastici, ogni anno vi si tengono la grandi cerimonie del Bhumchu tibetano consacrata a Padmasambhava con l’ esposizione del vaso contenente la sacra acqua da lui lasciata custodito nel monastero.

Kangchenjunga

Nel territorio parte del definito sacro paesaggio dell’ Himalaya tra grandiosi scenari che dalle montagne  si stende verso nord nel distretto del Sikkim settentrionale  più vasto e meno popolato, sul confine nepalese ad ovest si erge il maestoso massiccio del Kangchenjunga che con la sua più alta vetta di 8.586 metri è la terza al mondo, avvolto nelle leggende come dimora della divinità Dzö-nga che si manifesta nello Yeti  chiamato dalle popolazioni locali Meh-Teh. Considerato sacro al buddismo Buddismo tibetano alle sue pendici  si trova  una delle nascoste valli Beyul che dona l’ immortalità, secondo la tradizione celata e protetta dalle divinità per volere del  venerato Padmasambhava e all’inizio del XVIII  vi venne edificato il gompa esteso nel monastero di  Tholung raggiungibile per un lungo percorso a piedi. Attorno al Kangchenjunga  attraverso il passo del  Goecha La , da dove si può giungere al campo base, lungo il grande  ghiacciaio del Zemu con un’ affascinante itinerario nel suggestivo,  in parte protetto dal vasto parco nazionale del Khangchendzonga. Per il suo magnifico territorio dichiarato patrimonio naturalistico mondiale Unesco, ospita una ricca fauna endemica con oltre cinquecento specie di uccelli e varie di mammiferi come asini  e ovini  ribetani cervi muschiati,  gli orsi nero e bradipo himalayani,  leopardi delle nevi e varie altre specie rare, estesa nella limitrofa riserva del Fambong Lho e continuando  oltre il confine nepalese nella vasta riserva che ne prende nome come parco del Kanchenjunga, mentre poco  a nord  oltre quello tibetano per  splendide vallate nella vicina riserva tibetana di  Qomolangma.

Namchi e Pakyong

Sempre lungo il confine nepalese per la catena del Singalila verso il Bengala occidentale la splendida flora endemica è protetta dalla riserva dei rododendri Varsey, scendendo a sud ovest attraverso il santuario faunistico di Maenam  dalla flora celebre per le piante medicinali, si entra nel distretto del Sikkim meridionale  per il territorio disteso tra i vari villaggi e poco oltre una comunità tibetana si trova la cittadina di Ravangla ove per celebrare la nascita di Gautama nel 2006 è stato edificato il parco del Buddha attorno la grande statua dell’ Illuminato e nel quartiere Kewzing, consacrato all’ antico culto himalayano il monastero Bon di Yung Dung, poco fuori da un più antico sito dall’ordine buddista della scuola Kagyu tibetana è stato ricostruito e il nuovo monastero di Ralang  Continuando tra i villaggi si stendono le grandi piantagioni di tè del Temi  sui rilievi ondulati in un suggestivo territorio per giungere al capoluogo del distretto nella città di Namchi con i suoi  nuovi chorten e gompa oltre templi hindu divenuto un centro di pellegrinaggi  nel colle di Samdruptse  ove si erge la più grande statua che raffigura il venerato Padmasambhava. Oltre il colle di Tendong circondato dalla foresta  poco fuori dalla città si trova il monastero di Ngadak anch’esso meta di pellegrinaggi  e nei pressi del villaggio di Barfung il gompa Doling. Da Namchi e il suo territorio si continua nel distretto più orientale del Sikkim che dal 2021  a sud est è stato diviso nell’altro  distretto  di  Pakyong tra le valli  ove dalle sorgenti nell’  Himalaya orientale scorre il fiume Teesta, seguendone il corso  ove si incrocia con l’ altro fiume Rangpo ne prende nome la cittadina di Rangpo e continuando su una sponda sorgeva l’ antico centro di commerci  esteso nella città di Rorathang che del suo passato oltre alcuni edifici conserva l’animato  mercato settimanale dell’ Haat baazar. Ad est si accede al territorio protetto dalla riserva del Pangolakha tra le omonime montagne popolata da una ricca fauna endemica che continua tra laghi, cascate, villaggi e gompa nell’altrettanto suggestivo territorio dell’Aritar limitrofo,  tra le montagne  himalayane è arroccato il villaggio di Dzuluk ove transitava l’ antica via  per il Tibet dal Sikkim orientale, sempre lungo il Rangpo da un altro antico mercato sulla rotta commerciale con il Tibet si è estesa la città di Rongli e continuando  si trova il capoluogo del distretto nella città che ne prende nome come  Pakyong.

Gangtok

Da un piccolo villaggio con la costruzione del monastero di Enchey nel 1840 per l’ ordine buddista tibetano  Nyingma si estese il centro divenuto la città di Gangtok durante il protettorato britannico nel regno del Sikkim,  alla fine del XIX secolo da Tumlong vi  venne spostata la capitale e vi rimase per tutto il periodo dell’ indipendenza del Sikkim  continuando ad esserne capitale dopo  il 1975 quando divenne uno  federato  indiano. Divenuto anche grande centro di pellegrinaggi hindu e buddisti, oltre il più vecchio tempio induista di  Thakurbari fondato nel 1935 e il Ganesh Tok,  lasciando il centro verso la parte superiore della città si trovano gli edifici dell’ altro grande  tempio hindu di  Hanuman Tok edificato nel 1952 consacrato all’ omonima  e venerata divinità dalle sembianze di scimmia e protettore della saggezza Hanuman. Costruito dall’ ordine  Nyingma nel 1945 e consacrato a Padmasambhava  il candido stupa Do-drul  si erge tra i due chorten e il Lakahang con le statue del venerato Guru Rinpoche, vicino il monastero altre grandi  raffigurazioni di Padmasambhava. Più in basso, edificato nello stile tradizionale, l’ istituto Namgyal di tibetologia è stato aperto nel 1958 per preservare cultura, tradizioni ed arte tibetana  poco fuori si trova  il centro di  Sa-ngor  come unico monastero edificato dall’ordine Sakya del buddismo tibetano nella regione. A nord-est della centrale ed animata piazza del mercato su un colle dalla sua prima fondazione del XIX secolo  nel 1909 venne ricostruito il grande  monastero di Enchey nello stile di pagoda con una splendente cupola dorata dai pilastri scolpiti gli interni  e finemente decorasti da arredi sacri, statue e raffigurazioni del Buddha , Padmasambhava, Loki Sharia e altre divinità con al centro la sala delle preghiere affrescata, ospita una gran varietà di maschere rituali adoperate nelle danze durante le grandi cerimonie annuali. Tra tutti i grandi centri di pellegrinaggi buddisti poco fuori dalla città si erge il e venerato  monastero di Rumtek come il più grande del Sikkim dal lignaggio buddista   Kagyu  tibetano  della scuola  Karma  aperto nel 1966 nel più tradizionale e sontuoso  stile tibetano dalla facciata splendidamente decorata con gli interni ricchi  di affreschi, dipinti, statue ed arredi sacri ove si tengono le quotidiane preghiere e cerimonie dei lama in un’ atmosfera di suggestiva spiritualità tra fedeli e pellegrini. Lasciata la città per risalire tra le montagne  splende il lago Tsomgo dai magnifici cromatismi cangianti con le stagioni sacro all’induismo e  buddismo ove ogni anno in estate si riuniscono fedeli e pellegrini nelle cerimonie del Purnima diffuso nella regione consacrato ai vari saggi Guru che hanno seguito il percorso spirituale del  Karma Yoga e da qui si stende il suggestivo territorio tra una ricca flora e fauna endemica di montagna protetto dalla riserva alpina di  Kyongnosla.

Darjeeling

Tra le montagne himalayane orientali si aprirono le vie per i commerci sul percorso che dal Tibet vi passava per la regione nord orientale indiana attraverso  la valle del Chumbi  con i suoi centri e villaggi che si stende al sud dell’ altopiano tibetano ove per l’alto passo himalayano Nathu La, proveniente da Gangtok  la via collega la regione al Bengala Occidentale  per la città di  Kalimpong  e il suo territorio parte dell’autonoma regione indiana del  Gorkhaland ove si allunga il territorio bengalese occidentale nel suo più settentrionale  distretto di Darjeeling . Legata a quella  del Sikkim con il suo territorio la storia di  Darjeeling iniziò durante la colonia britannica nel XIX secolo quando nel 1841 Archibald Campbell vi fondò le grandi  piantagioni del pregiato tè Darjeeling che ancora si stendono ordinate sui colli in un affascinate paesaggio ove da uno dei fiorenti centri  commerciali si è estesa la citta Darjeeling che prende nome dalla regione. Dalla città bengalese nord occidentale di Siliguri vi si arriva salendo attraverso suggestivi paesaggi, piantagioni, centri e villaggi con la vecchia ferrovia dell’Himalayan a scartamento ridotto aperta nel 1881, in un affascinate itinerario con i vagoni dell’ epoca e la locomotiva a vapore dichiarato patrimonio culturale Unesco . L’ Induismo e il buddismo Vajrayāna assieme ad atre tradizioni sono fondamento  culturale di  Darjeeling che oltre ai vari e frequentati templi si manifesta nelle grandi cerimonie e feste religiose diffuse in Sikkim e Bengala, tra le altre il Tihar che si celebra per cinque giorni in autunno simile al Diwali induista indiano, così come le celebrazioni del Dol Purnima sono parte della grande festa della primavera praticata dalla tradizione induista nell’ Holi che continuano con le altre feste primaverili del Rama Navami per celebrare la discesa di Vishnu come emanazione di Rama. I buddisti celebrano Il capodanno tibetano  Losar tra febbraio e marzo e la nascita di  Siddhartha Gautama  con la festa del Jaymti   in primavera, dalle antiche tradizioni sciamaniche poi integrate al buddismo , il popolo Rai dei Khambu due volte all’anno in primavera ed autunno celebrano il Sakela con le danze rituali nei costumi tradizionali, simile alle cerimonie  delle altre popolazioni di stirpe sino tibetane  Kirati. Comune a tutti d’ ogni fede con le varie manifestazioni tradizionali, culturali ed artistiche  si tiene l’animato carnevale di Darjeeling per dieci giorni in inverno  per rappresentare il patrimonio culturale di tutte le popolazioni della regione. Lo storico centro coloniale dirama  ove affacciano gli edifici e palazzi vittoriani nella piazza Chowrasta e da dove si incrociano i viali Nehru e Bhanubhakta Sarani, si sale sul colle dell’  Osservatorio dalla vista con sulla città e le cime innevate con il massiccio del  Kanchenjunga,  vi si trovava il monastero  buddista   Dorje-Ling distrutto dai nepalesi nel 1788 e ricostruito  come monastero  di Bhutia nell’omonimo  vicino centro. Al suo posto nello stesso periodo venne edificato Il grande tempio hindù di Mahakal con le bandierine di preghiera e campane sulla via che sale al santuario centrale consacrato a Shiva ove si ergono tre lingam dorati che rappresentano le divinità Brahma, Vishnu e Maheswar.  Vi si trovano anche statue di divinità buddiste, un candido  chorten  tibetano con le reliquie del lama  Dorjey Rinzing fondatore dell’ antico monastero  e il tempio è venerato dai fedeli di entrambe le religioni con sacerdoti hindu e lama che vi officiano le cerimonie assieme,  mentre dal santuario diramano altri templi minori consacrati a varie divinità hindu. Oltre ai templi  centri di pellegrinaggi hindu e buddisti sul colle dell’Osservatorio, sono sorti diversi gompa del buddismo tibetano, poco fuori dalla città il Yiga Choeling con il monastero di  Ghum fondato nel  1850  ed esteso all’ inizio del XX secolo come centro della scuola Gelug dallo stile e decorazioni tradizionali con all’ interno  la venerata grande statua del Buddah Maitreya  nei pressi Il monastero di Samten Choeling dal medesimo stile con una vasta biblioteca di testi sacri ed oltre un centinaio di volumi del  canone l buddista  tibetano Kangyur. Tra gli altri Nel 1914 venne edificato il monastero Mag-Dhog Yolmowa di Aloobari consacrato al Buddha Gautama e Padmasambhava con diverse rappresentazioni all’ interno e affreschi sulle mura  e che conserva anch’ esso antichi manoscritti sacri,  sull’ omonimo colle è stato fondato nel 1959 il centro per i rifugiati tibetani di Lebong che ospita le famiglie depositarie delle tradizioni ed artigianato  e a rappresentare l’armonia tra popoli e religioni nel 1992 tra i colli di Jalapaharè stata edificata la grande e candida Pagoda della Pace di Darjeeling. Alla sua  estremità meridionale qui termina l’ itinerario nel  Sikkim o vi inizia seguendolo a ritroso , ad ovest si può continuare in  Nepal attraverso la suggestione dell’ Himalaya tra centri, città, villaggi ove sono sorti templi hindu e santuari buddisti, mentre ad est  sempre tra maestosi scenari si ritrova l’antica cultura e le tradizioni buddiste nei palazzi e monasteri  nel regno del Drago in Bhutan.


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