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Bengala

L’antica via dell’India attraversata l’India del nord per i territori dell’est procede nel Bihar dell’ antico Regno_Magadha e i Purana lo narrano dominio di Chandragupta_Maurya, fiorì con il grande Asoka e Pataliputra fu gran centro dell’ Impero_Gupta, la si trova come Patna che del Bihar è la capitale . Se ne cerca la storia in ciò che rimane nei luoghi e monumenti, dal tempio maestoso Takht Sri Patna Sahib del decimo guru Gobind Singh tra i più sacri ai Sikh, alla grande moschea di Sher Shah Suri fondata dal sovrano afghano Sher_Shah, mentre la maggioranza hindu anima il Patan Devi, il grande Mahavirmandir, il Bharatdesi assieme a vari templi e sacri edifici. A continuare nel passato e cultura del Bihar s’impone Bodhgaya ove Siddhartha Gautama all’ ombra dell’ albero Bodhi ebbe l’ Illuminazione e v’è sorto il tempio Mahabodhi onorato da pellegrini d’ogni parte del buddismo e di qui per tutta questa sacra destinazione diramano i luoghi spirituali nella suggestione della sua storia. Tra affascinanti località e siti archeologici si continua per i magnifici resti di Nalanda con i suoi templi fondato dai Gupta nel quinto secolo, entrando poi nel Jharkhand che s’attraversa per la capitale Ranchi. A Proseguire si trova l’antica Malooti con i suoi templi, fiorita durante la dinastia Pala, vi si diffuse il Buddhismo Vajrayana e poi centro di scuola tantrica , poi ad est la magnifica natura del parco Palamau e la suggestiva riserva di Hazaribagh che proteggono le superbe tigri bengalesi. Attraverso il Bengala_Occidentale si giunge a Bishnupur, ove nacque la musica indiana del Dhrupad, che giace città santa di magnifici templie sacri edifici in terracotta che si lasciano ammirare dai resti dalla fortezza Malla per il cesellato Syama Raya, il grande Madan Mohan, il Jor Bangla di sacre raffigurazioni in terracotta come il Radha Madhava e il Govinda, sulle mura del Sridhara le storie del Ramayana e Mahabharata, il Lalji consacrato a Krishna e il Malleswavar a Shiva, l’ultimo edificato Radha Syama. Verso l’immenso golfo bengalese Pashimbanga s’attraversa il patrimonio naturale del Sundarbans dalle magnifiche foreste per il parco che protegge le superbe tigri e poi la baia ove s’apre il delta del Gange fin qui seguito per il suo lungo corso ove sorge Calcutta. La sua storia inizia come gran porto sulle rotte della Compagnia delle Indie dalla fine del cinquecento poi nel dominio britannico dell’East India Company e quindi gran centro dell’ impero Anglo Indiano, ma anche protagonista del definito Rinascimento culturale bengalese dal settecento con l’illuminato Ram Mohan Roy e culminato con l ’opera del grande Tagore. Un patrimonio culturale e artistico lasciato dai tanti intellettuali nati in questa città , che vi sono morti e quelli che ancora ci vivono, da Gandhi che vi iniziò il suo movimento per l’ Indipendenza all’opera di Tagore, dai maestri Sri Aurobindo, Vivekananda e Ramakrishna che completarono la filosofia dell’antico pensiero indiano, allo studioso Nobel Amartya Sen. Vi ha elaborato l’Economia del Benessere che però sembra lontana in questa metropoli deprimente specchio di tutti i mali e povertà dell’India, tra luride strade maleodoranti si trascinano”corti dei miracoli” devastate nel corpo e nello spirito,la notte le strade sono invase da carnai di miserabili che non hanno giaciglio e alcuni non si svegliano al mattino perchè intanto sono morti di fame. Allucinanti condizioni descritte da Lapierre, indicibili infermità assistite per decenni solo dall’ opera di Madre_Teresa e le sue missionarie. Immensa metropoli in fermento da scoprire dagli animatissimi vecchi ghats d’attracco sull’ Hooghly che qui ramifica nel delta per il caotico ponte Howrah ,mentre milioni di derelitti agonizzano nelle miserie, dall’ Esplanade e l’animatissimo Babughat si va al grande parco di Maidan che si stende dal coloniale Fort William lungo la Jawaharlal Nehru che ostenta le eleganti residenze di Chowringhee e il seguente quartiere Janbazar, Il sontuoso Raj Bhavan dei britannici Vicerè e l’altrettanto Victoria Memorial, di simile fattura il palazzo che ospita l’ Indian Museum dalle magnifiche collezioni, oltre i giardini il quartiere residenziale di Alipore dai clubs esclusivi e fin da quell’ottocento coloniale chi può lo shopping di tradizione lo fa nel New Market. Qui tutte le religioni hanno i loro luoghi di culto e devozione, delle cristiane chiese di va dalla Cattedrale a San Giovanni, dalla consacrata ad Andrea alla Chiesa armena, per le islamiche moschee alla grande Nakhoda e si trova anche l’ebraica Sinagoga, ma dove sfocia il più sacro dei fiumi domina l’induismo e se ne snodano i percorsi tra i templi dal Pareshnath Jain ai Birla Mandir e Thanthania Kalibari, dal Belur Math al Dakshineswar Temple fino all’inquietante Kalighat Temple. Si erge minaccioso il Dakshineswar consacrato alla dea Kali a spartirsi il culto con il Kalighat. I sacrifici umani e la terribile setta dei Thug di memoria salgariana sono raccapriccianti ricorsi, ma la devozione e il culto bengalese della Maa Kali come dea madre kalidurga nella sua spaventosa incarnazione di Durga è ancora vivo tra i diseredati incantati dai brahmani e santoni che ne sono depositari. Al mattino giungono sacerdoti e fedeli che montano un’incontenibile esaltazione nel crescente fanatismo mistico Durga Puja culminando nel sacrificio di capre per placare la sete di sangue della dea nella cerimonia e quando l’altare gronda copioso la folla orante vi attinge sfilando davanti alla statua terrificante di Ma Kali. In questa Calcutta che la si chiama ora Kolkata, grandezza e miseria d’un immenso Paese, terminava la lunghissima via dell’India da altri mondi lontani, da nord giungevano i sentieri dei pellegrini e s’andava per il Sikkim sulle antiche vie dell’Himalaya, poco a sotto nella tribale Orissa o navigando per le remote Andamane. Ad est verso la Terra d’Oro di Birmania e poi l’Indocina , attraverso l’immenso sud_indiano nel Tamil Nadu fino allo Sri lanka sulla leggendaria via delle Spezie.

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