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Rajasthan

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Mappa del Rajasthan

Sulle antiche vie dell’Asia ove incrociavano le vie della Seta nel territorio che vide fiorire la civiltà dell’Indo in Pakistan, dalla vecchia Lahore diramava la via dell’India nel Punjab o attraverso il deserto Thar verso il Rajasthan e poi lungo il Gange. Gran parte del popolamento di quest’India settentrionale discende dagli indoeuropei che invasero ed abitarono un immenso territorio e nell’antichità qui dagli indoariani sorse quel pensiero religioso e filosofico diffuso in Sanscrito nei Veda base dell’induismo che poi generò il buddismo, protagonisti della storia asiatica. L’epopea Vedica fondamento dell’India dagli antichi Mahajanapadas al regno Magadha, la straordinaria civiltà indo greca, il raffinato impero Maurya, l’Harsha e il fiorente Gupta, il potente Pala e gli altri nella sua storia millenaria fino alla conquista islamica e il dominio Moghul. Contrastato dal popolo dei Rajput depositario di quell’epopea Vedica e dalla tradizione di stirpe di eroi mitici che si imposero in un mondo dominato dal caos ristabilendo l’ordine e la prosperità. Dall’Afghanistan su quella via dell’India giunsero le incursioni e poi le conquiste di Mahmud Ghazna del Gujarat e Uttar Pradesh a sconvolgere il preislamico lungo medioevo di questi territori e il Rajasthan che a lungo ha contrastato i primi regni islamici e poi l’epoca dei sultanati. Dopo l’invasione del Punjab e Haryana la conquista avanzò su Delhi difesa eroicamente da Prithviraj Chauhan mitico condottiero della stirpe dei Rajput. Ritirati tra i monti Aravalli e nel deserto contro i Moghul dalle fortezze da dove i Rajput alimentarono la leggenda di temibili guerrieri, poi la dinastia Sisodia dalla poderosa cittadella Chittaughar del leggendario Bappa Rawal fondò il regno di Udaipur e la Rathore quello di Jodhpur imponendosi come potenti stati feudali a contrastare i Moghul conservando tradizioni originali rimaste intatte nei secoli a venire. Mentre da Delhi trionfava l’Impero Moghul, quel popolo si raccolse in Rajasthan iniziando l’epopea feudale nel territorio con possenti fortezze a proteggere fiorenti città e affascinanti centri dai favolosi palazzi dalla splendida architettura e raffinati giardini. La storia di questo territorio è scandita dall’aristocratico onore dei Rajput dominatori dalle antiche carovaniere nel deserto del Thar e fondatori di magnifiche città. Pochi luoghi come il Rajasthan evocano leggende e miti letterari di fantastici templi e sette misteriose, residenze principesche e intrighi di palazzo, aristocratici amori e perfidi cortigiani, scaltri funzionari coloniali e avventurieri, battute di caccia alla tigre e ostentazione di ineguagliabili ricchezze. La Terra dei Re Rajput ha sempre esercitato gran fascino di viaggi tra splendide città e affascinanti luoghi, dall’arte che ne cesella palazzi e templi arricchiti dalla splendida pittura e il tradizionale artigianato da cercare nei baazar frequentati da antichi zingari ove risuonava la musica dei menestrelli.La carovaniera controllata dai Rajput entrava nel loro territorio attraverso il deserto del Thar dove sopravvivono i discendenti di antichi clan in sperduti villaggi, povere capanne che contrastano con la ricchezza dei costumi e dei gioielli tramandati per generazioni, le donne avvolte nei sari di variegato cromatismo attorno a pozzi miserabili nell’ambiente ostile del deserto e gli uomini dai grandi turbanti nel nobile portamento degli antenati che scortarono per secoli le carovane arrivate dalle vie dell’Asia e i lontanissimi mercati d’occidente. Jaisalmer emerge dal deserto come miraggio d’una fantastica città fortificata nel Thar, fondata nel medioevo da principi Rajput dalla mitica dinastia della Luna, divenne un importante centro carovaniero dove si incontravano mercanti e viaggiatori da tutto l’oriente a contrattare merci d’ogni genere arrivate dalle vie dell’Asia per quelle dell’India. Sorse la città nel deserto di splendide residenze dalle raffinate decorazioni, portici che riparano dal sole implacabile e palazzi con terrazze e finestre finamente intarsiate, filigrane di pietra che cesellano magnificamente le facciate di arenaria rossa delle case strette nei vicoli ombreggiati che si aprono improvvisi nelle piazze dai ricchi templi e i baazar. Jaisalmer che ancora svela la sua storia d’antica suggestione sulla carovaniera che passava per Mandawa e Bikaner. La cittadina di Mandawa protetta dal castello dei Marajah con i palazzi magnificamente decorati da Haveli e affrescati nella suggestiva pittura rajasthana a carezzare la vista provata dall’abbacinante luminosità del deserto. Come le altre città carovaniere del Rajasthan anche Bikaner è sorta ai margini del deserto protetta dalla poderosa fortezza di Junagarh, prosperò a lungo con la città e dintorni che si arricchì di templi e palazzi dagli splendidi haveli ad incantare da secoli mercanti e viaggiatori che ne hanno descritto lo splendore dei luoghi nell’atmosfera delle antiche corti dei maharaja, da tempo tradotta in residenze per i più facoltosi nel visitarla, dall’affascinante Laxmini Niwa all’idilliaco Gajner. Emerge il magnifico palazzo di Lalgarh con il museo Sadul di dove diramano antichi quartieri e secolari attrazioni verso Il tempio di Bhandasar consacrato al jainismo e lo Shiv Bari al culto di Shiva a continuare con il mausoleo e crematorio reale Devi Kund e poi perdersi tra colori e suoni dei mercati che attendono in gennaio la grande festa dei camelli. Lasciata Bikaner passando nella natura prorompente del parco Gajner si va per Deshnoke e il suo Karni Mata inquietante tempio dei topi ove s’entra rigorosamente scalzi, a continuare si trova il tempio Shri kolayat fondato sulla filosofia della Sankhya creata dal maestro Kapila e si cercano i cesellati templi del Jainismo. A ritroso nella storia i resti millenari dell’antica Kalibangan e poi la magica Bundi lontana dalle rotte più frequenti e per lunga deviazione Il magnifico ambiente naturale parco di Ranthambore. Dalla cittadella Mehrangarh si stende Jodhpur magnifica nel celeste dei brahmani, l’edificarono i principi Rathore a respingere gli imperiali assedi del Moghul divenendo protezione per le carovane e i villaggi della regione con la possente fortezza Mehrangarh di granitica sicurezza. La città si estese come la si trova nei suoi quartieri coniugando la massiccia forza dei bastioni con la raffinata architettura degli splendidi palazzi finemente decorati, le antiche residenze di notabili e ricchi mercanti che gareggiavano in lusso e splendore fino al mausoleo Jaswant_Thada di Jaswant Singh e il palazzo Bhawan dell’ultimo Maharaja nella perfetta armonia del marmo bianco e l’arenaria rossa e integrato alla splendida architettura di Jodhpur che riesce a trattenere il tempo e la storia tra le sue mura. Passando per Chittaurgarh dalla possente fortezza che da secoli protegge l’antica città, la vicina Udaipur condivise a lungo le ricchezze del traffico carovaniero, l’epopea di Pratap Singh e i fasti dell’apogeo rajasthano, fu l’affascinante città sui laghi del Sole che Sorge dalle insegne del valoroso principe Uda Singh che la fondò sul lago Pichola dopo i duri scontri con i musulmani di Delhi facendone splendida città fortificata dove non avrebbe più dovuto subire sconfitte dai Moghul. Questa affascinante Udaipur che si schiude negli antichi quartieri si lascia scoprire nei suoi luoghi più suggestivi ed attrazioni e monumenti che da secoli incantano i visitatori. Il colle Margi con il memoriale Pratap Smarak domina la città tra gli splendidi laghi, nel Fateh Sagar si erge il moderno osservatorio solare e sul grande Pichola dappertutto la storia ha lasciato la magnificenza dei Maharaja, dal fastoso Jaginwas chiamato dai britannici Lake Palace al cesellato Bagore-Ki-Haveli di ricche decorazioni e i giardini Gulab-bagh della Maharana Sajjan Singh. Baluardo della tradizione hindu dal grande santuario Jagdish con lo splendido tempio dedicato a Vishnu, dopo altri templi lasciando la città con la vista magnifica dal palazzo dei dei Monsoni Ghar Sajjan, nel territorio di Udaipur si percorre una via di santuari dai magnifici templi, alcuni sorti con il jainismo, frequentati da pellegrini e monaci jain. Non distante Eklingji consacrato a Shiva e il vicino Nagda con il Sas Bahu di Vishnu dalle incisioni che raccontano il Ramayana, poi Il santuario Vaishnavita Nathdwara. Più oltre Kesariaji è altro centro sacro al jainismo ove i pellegrini recano come offerta Puja lo zafferano Kesar, quindi il Kankori della setta Vallabha Acharya depositaria della dwarkadhish e il culto Sri Krishna denominazione di Krishna e a continuare i templi del complesso sacro Ranakpur. Procedendo tra i monti Aravalli si trova Ajmer animata dai pellegrini per il santuario islamico del Sufismo indiano fondato nel medioevo dal Khawaja venerabile Moinuddin Chishti che qui riposa bel suo sepolcro Dargah. Dagli affascinanti luoghi di Ajmer pervasi di islamico Sufismo indiano si torna all’induismo nella vicina città santa di Pushkar. Seguendo altri pellegrini per il lago sacro recando le offerte Puja al santuario di Brahma, al tempio della sua sposa Savitri e all’incarnazione di Visnu nel cinghiale Varah, regna la pace che s’anima tra ottobre e novembre nel Kartika lunare con la suggestiva fiera dei cammelli. Quando all’inizio del diciottesimo secolo Amber cominciò la decadenza esclusa dalla rotta commerciale dell’India settentrionale e il saggio Jai Singh II, detto l’astronomo per il suo dilettarsi nella scienza del firmamento, decise una nuova capitale sulla via dei grandi traffici, ma con diverse ispirazioni dalle altre splendide città del Rajasthan. Sorse così Jaipur che s’apre come un Mandala Pithapada nella città vecchia in quartieri ordinati, tra splendidi palazzi s’ergono i templi delle divinità hindu e tutti i luoghi in arenaria rossa d’una raffinata fattura che culmina nel fantastico Palazzo dei Venti Hawa Mahal dalla facciata simile a gigantesco organo producendo un suono irreale che si diffonde leggero tra le vie della città perdendosi nella campagna. Le strade e i mercati animati da suoni e colori della folla mentre tra carretti e mezzi di ogni tipo emergono cammelli montati da Rajput o la sagoma pesante di un elefante. A nord stanno i principeschi palazzi di arenaria rosa e candido marmo decoratissimi che affacciano su corti nascoste profumate e porticati dalle colonne slanciate di marmo cesellato, dove hanno governato e goduto i piaceri della vita con i loro cortigiani. Jaipur è magnifica sintesi dello splendore dei maharaja, ma niente può competere con la geniale magnificenza dell’osservatorio astronomico Jantar Mantar di Jai Singh dagli avanzati strumenti di misurazione astrale yantra, forme e le linee perfette come splendide sculture. Strane costruzioni dedicate all’astronomia, tempio enigmatico consacrato alla purezza delle forme che continua ad incantare i visitatori. La vicina Amber, fondata dai Kachachava del Dhundhar e poi della dinastia Singh, emerge con le possenti fortificazioni sui crinali dei colli quasi ne fossero le naturali propaggini, capolavoro architettonico che si schiude salendo da strette vie ai portali decoratissimi che l’abbandono ha fatto coprire di vegetazione, dall’alto dei bastioni a difesa dalla Delhi islamica dei Moghul, la vista spazia sulla campagna dove i laghetti artificiali si alternano a prati fioriti e boschi popolati di animali che appare come una antica miniatura persiana nella sua perfezione naturale. Dal forte Jaigarh di maestosa imponenza aggraziata dalle decorazioni si domina su di Amber dai magnifici padiglioni e splendidi palazzi che furono residenze dei nobili alla corte dei maharaja i cui sepolcri attendono ancora offerte votive nella più distante necropoli di Gathor. Nel vicino tempio di Surya all’equinozio di primavera i Rajput ricordano le origini divine degli antenati e la discendenza solare della dinastia Kachachawa con cerimonie che culminano in una lunga processione tra danze accompagnate dai menestrelli per portare le statue delle divinità a Jaipur La Rossa. Deviando più a est nel magnifico ambiente naturale parco di Ranthambore, da Amber l’antica via usciva dal Rajastan hindu per entrare nei territori poi dominati dall’Islam Moghul che edificò la città della Vittoria di Fatehpur Sikri per il trionfo di Akbar il Grande sultano di Ahmedabad nel Gujarat e divenne il centro dell’impero fino al 1588 quando fu sostituita con Lahore, tre anni dopo fu abbandonata per un lunga siccità e in pochi lustri gli edifici imperiali andarono in rovina facendone una città morta come la si vede entrando dal portale Buland Darwaza. Il grande Akbar la volle splendida di palazzi e luoghi, che ne evocano antichi racconti di lussuosi edifici e mercati attorno alla grande Jami Masjid, il Mausoleo Diwan-i-Aam del venerabile Moinuddin Chishti. Il sultano e la corte se ne stava spesso Palazzo dei Sogni Khwabgah e concedeva le udienze nel Diwan-i-Khas, si godeva la vita nel palazzo del piacere Panch Mahal che fu harem associato al Jodha Bai e al vicino Hawa Mahal e poi perdersi tra le antiche mura a cercarne la memoria degli splendidi edifici sacri e profani. Lasciando il patrimonio dei magnifici resti che furono città della Vittoria si esce dal Rajasthan sull’antica via che da Fatehpur Sikri attraversa i territori dell’Hindustan islamico villaggi fino al fiume Jumna ove sorge Agra. Dopo la Fatehpur Sikri del grande Akbar fu capitale Moghul protetta dal poderoso Forte Rosso e la sua cittadella che si confonde tra hindu e islamico anticipando la fusione di stili della grande architettura_Moghul. Salendo per la via degli elefanti s’apre con la magnificenza della reggia nel sontuoso Jahangir, da una parte il palazzo privato Khas Mahal in marmo cesellato di Shah Jahan e più oltre le suggestioni nel palazzo degli specchi Shish Mahal, oltre la porta del leone gli ospiti erano accolti nel lusso del Diwan-i-khas e le si tenevano nel Diwan-i-am che non è da meno per i ricchi decori. Uscendo dal patrimonio artistico del forte, si passa dalla torre Musamman Burj per la moschea grande Moti masjid e vicino la minore Nagina masjid, mentre appare dove l’arte ed architettura dei Moghul raggiunse la perfezione nello splendore del Taj Mahal. Il Gran Mogol sovrano Shah Jahan chiamò artisti da tutto il mondo per rendere omaggio alla sua amatissima sposa defunta Mumtaz Mahal, le cronache raccontano confuse che il disegno di tale meraviglia dell’architettura Moghul fu di Ustad Ahmad Lahauri o forse l’ottomano turco Ustad Isa, ma sembra certo che Geronimo Veroneo fu l’architetto di genio italiano che vi concorse. Di sicuro furono chiamati artisti d’ogni angolo dell’Impero, marmisti ottomani, maestri calligrafi arabi e persiani, decoratori veneziani e orafi francesi ad impreziosire questo Sacrario d’Amore capolavoro dell’arte Moghul. Il patrimonio del Taji Mahal appare magnifico di candido marmo su una piattaforma di granito rosa lungo il Jumna, sul lato occidentale spicca rossa d’arenaria la moschea a contrasto delle bianche architetture dei padiglioni, attorno giardini animati da uccelli e scoiattoli che si inseguono tra gli alberi. Tra le meraviglie del mondo, poema d’amore scritto con il marmo per vent’anni fino alla deposizione dell’amata consorte Mumtaz nel sarcofago all’interno del ricchissimo Mausoleo ottagonale e separato da una balaustra d’oro e pietre preziose, meta del quotidiano omaggio di migliaia di visitatori di tutto il mondo.


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