EsplorazioniAsia & Oceania

Odoardo Beccari

Conosco bene Il Borneo che fu terra di avventure appassionando generazioni dai romanzi di Salgari con il suo ciclo malese di Sandokan dalle gesta si svolgevano nella regione del Sarawak con i Tigrotti della Malesia che erano gli Iban costieri qui noti come Dayak, in perenne conflitto con il perfido Rajah Bianco Brooke. Il personaggio del Rajah è reale e tutt’ altro che perfido, un abile avventuriero che giunse con la rotta delle Spezie europea e dal Brunei esplorò le coste del Borneo stabilendosi nel Sarawak fondando Kuching nel 1838 dove riuscì a riunificare le tribù costiere facendone un Regno e ne divenne il primo Rajah, spesso in contrasto con il colonialismo europeo soprattutto britannico che avanzava in tutta l’Asia orientale. Mentre i lettori italiani s’ appassionavano ai personaggi di Salgari in quel lontano e misterioso Borneo, il mondo scientifico europeo cominciò ad interessarsi di quello che doveva essere un ambiente straordinario ricco di specie botaniche e zoologiche sconosciute, dove vivevano popolazioni isolate. Il naturalista fiorentino Odoardo Beccari era giovane amico dello scienziato genovese Giacomo Doria fondatore del Museo di Storia Naturale nella sua città e presidente della Società Geografica all’ epoca impegnata nelle esplorazioni africane, e ne esortato a visitare il britannico Kew Gardens conobbe il botanico Jackson Hooker che ne era direttore, incontrò Charles Darwin e quel Rajah Bianco Brooke.

Alla scoperta del Borneo

Come altri studiosi, esploratori ed avventurieri contemporanei, Odoardo Beccari era un figlio del Risorgimento vissuto più come un’ epopea umana che storica e politica, uno studioso umanista dotato di notevole preparazione scientifica, ma anche capacità letterarie e soprattutto un grande spirito di avventura che caratterizzò tutti i migliori esploratori italiani dell’ epoca. Cominciò subito a descrivere i suoi viaggi e ci racconta che partì per il primo in estremo oriente con una nave britannica il quattro aprile del 1865 da Southampton per Ceylon, dove rimase affascinato dall’ ambiente tropicale, dal monte Samanalakanda noto come il Picco d’ Adamo al massiccio montuoso Pidurutalagala e ne effettuò i rilevamenti, trovando nei giardini di Peradeniya il massimo dell’ esaltazione nella sua passione per la scienza delle piante. Da Ceylon si imbarcò per la Malesia e l’ altra colonia britannica di Singapore fondata nel 1819 da Raffles come base della British East India Company, qui fece rotta per il Sarawak ove era il Regno governato dalla dinastia del leggendario Rajah Bianco Brooke e fu accolto dal nipote Charles nella costiera Kuching, accesso ad una delle più vaste e suggestive foreste del mondo dai segreti che attendendevano di essere svelati, assieme alle tribù isolate che la popolavano. “..nella foresta l’ uomo si sente veramente libero… le cui ombre, sacre alla scienza, tentano lo spirito del credente, quanto quello del filosofo…” scrisse Beccari nella suggestione di quella jungla.

Dai vari viaggi e spedizioni in Borneo che ho traversato da quel Sarawak e il vicino Brunei per il Sabah e l’ interno del Kalimantan, posso testimoniare che le sensazioni e il fascino provati sono ancora identici sbarcando lungo i fiumi la foresta si sente nei versi degli uccelli delle più diverse specie e dei calao sacri alle tribù Dayak, le scimmie animano le fronde dei giganteschi alberi dove spuntano rapidi macachi nemestrina , gibboni hylobates e le curiose nasiche. Tra i rami gli strani petinomys, sorta di scoiattoli che planano tra gli alberi con membrane donate da millenni di evoluzione come i serpenti volanti Chrysopelea. A volte s’ avvicinano i possenti Pongo noti come orangutan e seguendo le battute di caccia delle varie trbù Iban si trovano i cinghiali babyrousa, dalla vegetazione spunta qualche orso malese, ma solo tracce dei pochi rinoceronti sumatriani rimasti. Una fauna unica alla quale corrisponde una flora con strane piante come la grande Rafflesia, la carnivora Nepenthes e le liane strangolatrici che riescono a soffocare alberi giganteschi, felci giganti e un sottobosco dall’ incredibile varietà di specie che genera le forme più strane, naturale sede di spiriti ed entità sovrannaturali per le tribù della giungla. Viaggiando all’ interno del Borneo lo si trova simile dalle esplorazioni di Odoardo Beccari, ma gran parte di quelle piante, fiori ed animali che ho osservato è stato scoperto e descritto da lui assieme alla suggestione della jungla e del suo ambiente grandioso. Ho visitato molte tribù note e meno note dal Brunei e l’ interno del Sarawak per l’ occidentale Sabah e attraverso le regioni del Kalimantan, in alcune zone di difficile accesso la descrizione può essere ancora simile a quella di Beccari, ma è sopita l’ antica bellicosità di temibili guerrieri cacciatori di teste: “… fanno le incursioni, non tanto per acquistar gloria e fare bottino, quanto per procurarsi delle teste questo intento possono raggiungere senza pericolo, trovando gente inerme od assalendo un villaggio all improvviso ed immerso nel sonno e ciò non diminuisce per niente la bravura ai propri occhi o la stima….i titoli aristocratici dei Daiacchi consistono principalmente nel numero di teste ottenuto dal padre o dall’ avo. Non di rado i Daiacchi vanno a caccia per semplice distrazione o per dissapori domestici, precisamente come da noi, per il cattivo umore, si andrebbe a caccia della lepre…. Per i Daiacchi è alle volte un dovere di procurarsi una testa, oltre che per mostrare la propria prodezza, per piacere alle amanti..…”

Parte di queste popolazioni erano ancora poco note o del tutto sconosciute all’ epoca di Beccari, ma egli fu tra i primi a descrivere vita, usi e costumi dei Dayak che hanno influenzato in diversa misura quelli del resto delle popolazioni del Borneo ed ebbe il grande merito di farli conoscere oltre le leggende e i vecchi racconti di avventure. Dal Sarawak continuò nel Sabah con osservazioni e rilevazioni naturalistiche di grande importanza nella foresta ricchissima di specie botaniche e animali endemiche uniche della regione attorno al massiccio del Kinabalu della quale ha lasciato la descrizione della sua scalata e di tutto ciò che andava osservando. Dopo la prima esplorazione del Borneo tornò in Italia consegnando i suoi studi agli istituti scientifici, la gran quantità di reperti naturalistici, botanici e zoologici ai musei e pubblicò i suoi primi diari che ebbero un notevole successo di pubblico.

Nel 1870 assieme all’ esploratore marchese Orazio Antinori, lo scienziato Arturo_Issel e il missionario Giuseppe Sapeto partecipò alla spedizione della Società Geografica italiana assieme all’ armatore Rubattino per l’ acquisto della Baia di Assab, dando inizio alla colonia italiana d’ Eritrea. Dopo la missione, con Sapeto assieme ad Issel e il marchese Antinori raggiunsero Massaua proseguendo per Keren dove incontrarono l’ eploratore Carlo Piaggia, raccolse vari reperti botanici e zoologici con decrizioni ed illustrazioni poi pubblicate nella Relazione sommaria del viaggio nel Mar Rosso dei signori Antinori, Beccari e Issel.

Dal Borneo alla Nuova Guinea

Tornato in patria nel 1871 organizzò una spedizione in Nuova Guinea assieme a Luigi Maria d’ Albertis, che poi fu il primo grande esploratore di quest’ altra terra selvaggia e sconosciuta,presero la via dell’ Indonesia passando per Giava salendo per Sulawesi raggiungendo all’ inzio di dicembre 1872 la costa della Nuova Guinea,mentre si concentrava su importanti osservazioni botaniche e zoologiche sorse incompatibilità con il suo compagno che poi si ammalò e lo lasciò a continuare i rilevamenti scientifici. Rimase in Indonesia all’ epoca colonia olandese per rilevamenti e studi a Giava le settentrionali Sulawesi e da Bali per le isole della Sonda fino al 1876 , raccogliendo importanti dati sulla flora e la fauna ancora poco note. Tornato in Italia, consegnò tutto agli istituti scientifici e ai musei come fece dopo il primo viaggio, quindi ripartì quasi subito per Bombay nel 1877 attraversando l’ intera India settentrionale fino al Bengala imbarcandosi per la Malesia da dove tornò nel Sarawak completando gli studi nella jungla del Borneo e ne divenne uno dei maggiori esperti dell’ epoca, quindi si imbarcò per Padang nel 1878 da dove organizzò una spedizione nell’ interno di Sumatra centrale ed esplorò la regione del massiccio vulcanico di Sinabung per effettuarne tutti i rilevamenti e i consueti studi naturalistici, botanici e zoologici, ma sempre annotando accuratamente ciò che andava visitando anche oltre lo specifico interesse scientifico arricchendo i suoi diari di viaggio, conservati come gli altri nell’ archivio Beccari fiorentino. Il suo lavoro scientifico fu enorme, solo in quell’ ultimo viaggio nel territorio dell’ isola Sumatra riuscì ad individuare e catalogare oltre mille specie botaniche raccogliendole in seimila esemplari, ben cinquecentosei esemplari di uccelli appartenenti a centosettantanove specie diverse delle quali ventiquattro nuove e sconosciute. Nella sua relazione scientifica alla Società Geografica del 1880, l’ elenco di Beccari continua con seicento specie di rettili e ben ottocentonovantotto di coleotteri delle quali catalogò e raccolse 4738 esemplari diversi, assieme a un gran numero di altri insetti, una delle più vaste ed importanti catalogazioni e raccolte di botanica e zoologia dell’ epoca che consacrarono il naturalista fiorentino Odoardo Beccari tra i più grandi esploratori scientifici italiani che ha svelato la straordinaria ricchezza naturale del sud est asiatico . I suoi diari di viaggio Nelle foreste del Borneo oltre ai vasti archivi di studi e reperti, hanno contribuito alla divulgazione geografica e scientifica e, come quelli di molti altri protagonisti delle esplorazioni, ad ispirare chi del viaggio ha fatto ragione di vita, così come nei miei viaggi e spedizioni in Borneo.

© Paolo del Papa: Viaggiatori ed esploratori. Vol. Asia: esploratori italiani, Beccari.

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