EsplorazioniAmeriche

Francisco Pizarro e la conquista del Peru

L’epopea di Francisco Pizarro protagonista della sanguinosa conquista del Tawantinsuyu e del favoloso Perù.

La scoperta del Tawantinsuyu

Dopo la scoperta di Colombo, mentre si susseguivano le esplorazioni e s’ andava delineando la cartografia del Nuovo Mondo, nell’ immenso continente ancora ignoto fioriva la civiltà Inca, dal suo centro nella Valle Sacra con la capitale Cusco sottomise tutte le altre nell’ impero incaico Tawantinsuyu dal Peru creando un vasto sistema attraverso le Vie delle Ande che collegava t tutti gli angoli dell’impero, dall’ Ecuador ai più remoti territori dell’ Argentina. Quella degli Incas era una civiltà ben organizzata, al vertice stava il sovrano Inca, rappresentante in terra delle divinità come il Maestro del Mondo Viracocha, il dio del del Sole Inti e della Terra Pachamama. Al livello più basso stavano i lavoratori puric, ogni dieci formavano una squadra diretta dal Pachaca-Curaca, a loro volta comandati per ogni diecina da un capo villaggio, dieci capi villaggi stavano sotto un Hunn Curaca e la piramide continuava con il sistema decimale passando per i governatori provinciali fino al vertice supremo. Ogni comunità era diretta a un capo Apu Mallku e da un consiglio degli anziani; diversi Aillu formavano un distretto, più distretti un territorio, più territori un Suyu, uno dei quattro Cantoni del Mondo, governato dall’ Adu, il supremo Inca nella sua personificazione del dio solare Inti si onorava con le celebrazioni dell’ Inti Raimi nell’ Ombelico del Mondo, la capitale Qsqo parte della Valle Sacra dal cui grande Tempio del Sole Koricancha partivano le quattro vie orientate verso Chinchay suyu a nord ovest, Antisuyu ad est, Il più piccolo Quntisuyu costiero e il vasto Collasuyo a sud.

Le notizie del ricchissimo impero giunsero agli spagnoli e si diffuse il nuovo mito del ricco e fantastico Perù oltre le terre incognite del Continente, ma non furono navigatori, esploratori o geografi a svelare quanto rimaneva sconosciuto nel Nuovo Mondo America, bensì un manipolo di avventurieri senza scrupoli, tanto rozzi e avidi quanto sanguinari e i conquistadores iniziarono la devastazione del continente. Dopo aver partecipato all’ impresa di Balboa attraversando la jungla panamense per l’oceano Pacifico, Francisco Pizarro strinse il patto scellerato con l’avventuriero Diego de Almagro per spingersi a fil di spada verso lo sconosciuto Perù dove gli indigeni raccontavano di città d’oro e indescrivibili ricchezze. Con la peggiore feccia reclutata in patria i due avventurieri si portarono in Colombia nel territorio del Chocò e navigarono sul rio San Juan razziando villaggi fino alla foce, Almagro tornò reclutando altri ottanta avanzi di galera per proseguire a sud dove trovarono un’armata di diecimila guerrieri a contrastarli, gli uomini ne rimasero impressionati, ma Francisco Pizarro ne ostacolò la fuga facendo ripartire la nave in attesa di rinforzi e le cronache raccontano che affrontò la sua feccia ammutinata tracciando con la spada una linea in terra indicando il sud, tuonò le storiche parole: “Qui il Perù e i suoi tesori,là Panama e l’indigenza,scegliete!Io vado a sud!”.

La conquista dell’ impero incaico

Quando arrivarono i rinforzi alcuni mesi dopo il piccolo esercito di avventurieri, ladri e tagliagole si convinse ai tesori dello sconosciuto Peru, attraversando l’ Ecuador raggiunse Guayaquil apprestandosi a seguire le Vie delle Ande per saccheggiare e distruggere popoli dalla civiltà secolare. Il primo centro raggiunto fu Tumbes circondata da tre ordini di mura che racchiudevano quartieri ordinati, giardini, templi decorati d’oro, la prima di una serie di città che si susseguivano sulle Ande dal settentrionale Ecuador e la vicina Colombia, attraverso il Peru per l’ Argentina e lungo il Cile, in uno stato organizzato dove regnava l’ordine sulle leggi di apparato burocratico avanzatissimo. Rammaricandone la distruzione ne rimase ammirato nelle sue le opere del generoso frate tra i primi cronisti e difensore degli indios de Las Casas: “Non è un dolore da poco constatare come questi inca, pagani e idolatri, abbiano saputo conservare tanto ordine nel governo e la conservazione di territori così immensi, mentre noi che siamo cristiani abbiamo distrutto tanti regni, poiché dovunque sono passati i cristiani …ne consegue che tutto va in rovina.

Tornato in Spagna Francisco Pizarro convinse il sovrano Carlo V ad investirlo nell’impresa per penetrare nel favoloso impero Tawantinsuyu e nel 1531 partì da Panama con i suoi fratelli Pedro e il rude Hernando, centottantatre avventurieri e trentasette cavalli mai visti dagli indios andini figli del sole incaico che ne furono terrorizzati nel primo scontro nella baia di San Mateo dell’ ecuadoriana Esmeraldas. L’anno seguente la feccia di Pizarro marciò agevolmente sulle strade imperiali per entrare nei territori sconosciuti del Peru e la fortuna aiutò gli spagnoli perchè nel frattempo dopo la morte dell’ inca Huayna Capac si era consumata una guerra civile di due anni fino al 1527 tra i due pretendenti al trono Huàscar e il fratello Atahualpa che aveva indebolito l’impero inca e le sue difese. L’ascesa al potere del vittorioso Atahualpa fu segnata dalla notizia dell’ arrivo degli strani uomini barbuti venuti dal mare che avanzavano su animali mai visti e con armi che sputavano fuoco, una descrizione simile al mito dei figli del dio Viracocha che un giorno sarebbero arrivati nel Tahuantinsuyo e ancora una volta la sorte fu favorevole ad un pugno di uomini che potevano essere sbaragliati durante l’ avanzata che fu incontrastata fino a Cajamarca nel fatidico 15 novembre del 1532. Atahualpa li attendeva con la sua corte e migliaia di guerrieri nella piazza della città, il religioso Vicente Valverde, non meno avventuriero di pochi scrupoli dei suoi compagni, si esibì in una breve ed incompresa predica sulla fede e la volontà della chiesa di assegnare alla Spagna quei territori, poi gli porse una Bibbia affermando che vi era racchiusa la parola di Dio. Le cronache raccontano che Atahualpa vi appoggiò l’ orecchio e lo restituì perchè il libro non parlava, la vicenda sarebbe solo singolare se il frate infuriato non avesse dato il segnale atteso dalla feccia nascosta dalla furia sanguinaria che sorprese gli indigeni e ne furono massacrati oltre duemila, come anche De la Vega lo racconta nella sua Historia General del Peru dalle testimonianze di chi era presente.

Il Governatore Pizarro mandò in ambasciata Fra’ Vincente de Valverde, per chiedere ad Atahualpa che in nome di Dio e del Re di Spagna si sottomettesse alla legge del nostro Signore Gesù Cristo e si ponesse al servizio di Sua Maestà il Re …Le mie parole sono le parole che Dio ci ha dato in questo Libro. Pertanto, in nome di Dio e dei Cristiani, ti prego di accoglierli in amicizia, perchè tale è la volontà di Dio, e tale sarà il tuo interesse.Atahualpa chiese che gli fosse mostrato il Libro, e il frate glielo porse chiuso. Il re non sapeva come aprirlo, e Fra’ Vincente stese una mano per mostrarglielo, ma Atahualpa si infuriò e lo colpì. Quindi lo aprì e senza alcun interesse o meraviglia per ciò che conteneva lo gettò via da sé, rosso in volto.Allora Fra’ Vincente si volse verso Pizarro e gridò: Uscite fuori, Cristiani! Colpite questi cani infedeli che rifiutano la Parola di Dio! Avete visto? Il tiranno ha gettato nella polvere il Libro della legge divina! Perchè rimanere in soggezione di questo cane orgoglioso, quando la valle intorno è piena di indiani? Colpitelo, perché io vi assolvo dai vostri peccati!“

L’ inca Atahualpa fu rinchiuso in una stanza che più tardi offrì di riempire d’ oro in cambio della sua liberazione, in breve da ogni parte dell’impero arrivarono quintali di oggetti d’oro subito fusi in lingotti dagli eccitati spagnoli che ebbero conferma delle favolose ricchezze del Perù: un imperatore si era fidato di un porcaro ignorante e sanguinario e fu strangolato, ma sepolto “cristianamente”. Dopo la strage di Cajamarca l’ incontenibile conquista proseguì nella capitale Cuzco nel novembre 1533, difesa dal condottiero inca Quizquiz che non riuscì a resistere all’ attacco dei conquistadores di Pizarro che aveva preso il Peru e i cuore del vasto impero incaico con la sua Valle Sacra. Il dominio spagnolo approfittò dei contrasti tra la nobiltà curaca e l’ appoggio dei discendenti di alcuni popoli e regni sottomessi nell’espansione incaica, come il settentrionale Chimù conquistata cinquanta anni prima da Tùpac Yupanqui, gli Huari costieri discendenti dalla civiltà Moche e la più meridionale Nazca, il popolo Chachapoyas della selva alta amazzonica, i Lambayeque Sican e gli eredi boliviani di Tiahuanaco. Venne nominato reggente Tupac Huallpa Yupanqui che rappresentava pienamente gli interessi degli invasori, a cui seguì Manco Inca Yupanqui, il primo dei sovrani dinastici di Vilcabamba che si consideravano legittimi eredi di Huayna Càpac spodestati dal defunto Atahualpa, che tuttavia cercarono di mantenere una certa indipendenza. Francisco Pizarro era il vero padrone di quello che Vicereame peruviano nel 1542, assieme ai suoi fratelli Hernando che ne fu luogotenente, Juan e il minore Gonzalo, l’ esercizio del potere in un così vasto territorio necessitava una nuova capitale sul mare e nel gennaio 1535 fu inaugurata la Ciudad de los Reyes con il porto di Callao sul Pacifico, poi chiamata Fiore giallo Lima in lingua aymara.

Diego de Almagro

Mentre i suoi fratelli Gonzalo e il più giovane Juan si opponevano ad Almagro nel governare la città di Cuzco, per sedare il nascente conflitto Francisco Pizarro incaricò il contestato Diego de Almagro per una temeraria spedizione attraverso le Ande alla prima scoperta dei territori remoti del Cile. Raggiunse la costiera regione di Copiapò e si trovò l’ immenso deserto di Atacama, per aggirarlo e inviò più a sud Gòmez_de_Alvarado che giunse sul rio Maule nella regione andina di Siete Tazas dove gli spagnoli furono attaccati dagli indigeni Mapuche e dopo un successivo duro scontro a Reynoguèlèn, che fu il primo della lunga guerra araucana, così dalla regione andina dell’ Aconcagua la spedizione ritornò rinunciando a quel primo tentativo di conquista del Cile ritentata con successo nel 1540 da Pedro de Valdivia.

Nel frattempo Manco Inca guidò una rivolta e dal maggio del 1536 per dieci mesi vi fu l’ assedio della vecchia capitale, Juan Pizarro rimase ucciso nell’ assalto alla fortezza di Sacsayhuamàn che venne conquistata, suo fratello Hernando affrontò i rivoltosi nella battaglia di Ollantaytambo con trenta archibugieri e settanta cavalieri spagnoli assieme a migliaia di alleati indigeni Chachapoyas amazzonici, Huanca andini e Cañari, dopo iniziali successi i rivoltosi vennero sconfitti e Manco Yupanqui si rifugiò nell’ inaccessibile Vilcabamba dove fondò un piccolo regno sopravvissuto fino al successore Tùpac_Amaru, sconfitto ed ucciso nel 1572. Per primi le vicende della rivolta e ciò che ne seguì furono raccontate da Pedro Pizarro cugino di Francisco nella sua Relación del descubrimiento Y conquista de los Reynos del Perúe e da Titu Cusi Yupanqui, figlio successore del rivoltoso Manco Inca, che nel 1570 redasse la Relación de la conquista del Perú y hechos del Inca Manco II e anche della conquista dell’ impero incaico scrisse la storia Garcilaso de La Vega nel suo Comentarios Reales de los Incas.

Ammazzavano, ardevano e facevano perire sulle graticole gli indiani, quando non li gettavano in pasto ai cani feroci: per poi opprimere, vessare e torturare i superstiti nelle miniere e con altri lavori, fino alla consumazione e all’annientamento di tutti quegli sciagurati innocenti

Al ritorno dalla spedizione cilena ed intervenuto a sconfiggere la rivolta, Almagro decise di riprendere sotto il suo controllo Cuzco ostacolato da Hernando e il fratello Gonzalo Pizarro che fece imprigionare, scatenando la prima guerra civile tra i conquistadores, dopo un duro scontro ad Abancay che vide prevalere Diego de Almagro, il conflitto si concluse nella battaglia di Las_Salinas nel 1538 dove i due fratelli Pizarro assieme ad Alonso de Alvarado ebbero la vittoria su Almagro e il suo aiutante Rodrigo Orgóñez che rimase ucciso. Nonostante gli accordi per la resa e la promessa di esser giudicato e trattato onorevolmente, l’ infido nemico Hernando_Pizarro fece giustiziare ed umiliare Diego de Almagro esponendone la testa mozzata in piazza.

La fine di Francisco Pizarro

Il conquistatore Pizarro era ormai padrone del Tahuantinsuyo incaico dall’ Ecuador agli altipiani della Bolivia, lungo il Cile e i territori dell’ Argentina che governava dal Perù con autorità e violenze sugli indios andini, particolarmente con quelli di Vilcabamba e i ribelli Manco Inca, riuscì a catturarne la spesa e sorella

Cura Ocllo facendola torturare a morte assieme a sedici capi bruciati vivi. Dei suoi ed altri crimini dei conquistadores tra i primi a farne denucia fu Bartolomè de Las_Casas con i suoi De thesauris in Peru e la celebra Brevisima Relaciòn de la destrucción de las Indias. Per controllare le vie delle Ande, il vasto territorio del Perù e le regioni più popolate dagli indios vennero edificati centri come Trujillo nel 1534 sulla costa settentrionale dei Moche nei pressi dell’antica Chan Chan, poco dopo nel vicino Lambayeque Santa María de los Valles de Chiclayo, a sud Santísima Trinidad de Huancayo e nel 1540 Arequipa fondata da Manuel_de_Carbajal. Nel frattempo Pizarro si stabilì nella sua nuova capitale Lima, ove giunsero i seguaci sopravvissuti di Almagro, sottoposti ad ogni sorta di angherie e ridotti in miseria, chiesero l’ intervento del sovrano spagnolo Carlo V che per ristabilire l’ ordine inviò Cristòbal Vaca de Castro. Mentre in realtà stava arrivando, si diffuse prima la notizia che era naufragato e poi che fosse stato fatto uccidere da Pizarro e stessa sorte sarebbe toccata ai seguaci di Almagro che decisero di attaccare il governatore nel suo palazzo il26 luglio 1541. Pizarro ne fu sorpreso, ma da rude combattente com’ era attese gli insorti assieme al fratellastro Francisco Martìn_de_Alcantara e il capitano Francisco de Chaves che fu il primo ad essere ucciso seguito dal vecchio conquistador che si difese fino a soccombere con il fratellastro e due servi, alla notizia si diffuse la rivolta guidata dal capitano Juan de Rada e l’ abile ufficiale artigliere Pedro de Candia che con i suo cannoni portò la vittoria agli insorti, il potere fu preso dal figlio di Diego chiamato el mozo Almagro subito nominato governatore.

Le guerre tra i conquistadores

Dopo la morte di Pizarro proseguirono le guerre civili tra i conquistadores quando venne nominato Blasco Núñez Vela per portare ed applicare le Leyes Nuevas che dovevano regolare le Encomiendas spagnole nella colonia della Nuova Spagna e nel meridionale Vicereame peruviano, ma giunto alla capitale Lima nel 1544 si rese conto che tali leggi erano ostacolate dalla cricca dominante e dal governatore Vaca_de_Castro che sostituì fecendolo arrestare e deportare in patria. Lo spodestato e deportato Gonzalo Pizarro tornò nel vicereame e in Ecuador sconfisse Núñez Vela nella battaglia di Añaquito giustiziandolo, nel 1547 fu nominato nuovo governatore Pedro de la Gasca che inviò un contingente guidato da Diego Centeno sconfitto e giustiziato dal Diavolo delle Ande Francisco de Carvajal nella battaglia di Huarina. L’ anno dopo vicino la città di Cuzco nei pressi dell’ antica fortezza di Sacsayhuamàn vi fu lo scontro risolutivo a Jaquijahuana dove vennero sconfitti Gonzalo e il suo fido de_Carvajal che furono decapitati, ponendo fine all’ epopea di Francisco Pizarro protagonista della sanguinosa conquista del Tawantinsuyu e del favoloso Perù.

© Paolo del Papa Viaggiatori ed esploratori. Vol. America:La conquista del Peru.

Photo gallery: Vie Nuovo Mondo | Peru Bolivia

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