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Le vie balcaniche della droga

Sulle Vie Balcaniche, che per secoli hanno collegato i paesi ad ovest del continente con quelli dell’ est europeo , sono transitati migrazioni e commerci, incontri e conflitti tra popoli, dalle sponde orientali dell’ Adriatico ai contesi e travagliati Balcani ove da nord est scendevano i percorsi meridionali della Via Baltica incrociata con quelli orientali della lunga Via slavica che partiva dall’ immenso e a remoto territorio della Russia. Attraverso quelle vecchie vie di migrazioni e commerci Il traffico di eroina asiatica arriva nei mercati europei in gran parte dal devastato Afghanistan dominato dalle bande criminali islamici che controllano la produzione e il commercio della droga così come nel vicino Pakistan, per molto tempo è stata trafficata la materia prima dell’ oppio e si è poi aggiunta una grande produzione locale per l’ esportazione di morfina . Tradizionalmente la via passava attraverso il territorio dell’ Iran dove, nonostante la guerra alla droga e repressione del regime, rimane una criminalità dedita a traffici e riciclaggio, ma il crocevia è sempre stata la Turchia dove il grande traffico è ancora controllato dalla mafia turca. Con il più recente flusso di emigranti che ha aumentato controllo alle frontiere, la droga ha preso una via caucasica controllata mafia cecena Obščina e la criminalità azera come il gruppo dei Lenkarani, ma su tutte la potente organizzazione internazionale della mafia russa Organizacija che controlla ogni attività criminale e traffico anche sulla via che passa per l’ Ucraina, dove il commercio locale e il transito per l’ ovest è controllato dall’ altrettanto potente mafia ucraina, proseguendo per quella che era un’ altra repubblica sovietica divenuta l’ indipendente Moldavia dove, tra miseria e corruzione, è sorto lo stato fantasma della Transnistria centro indisturbato per ogni traffico di armi e droga che da qui si ricongiunge alle vie che attraversano il territorio bulgaro in mano alla mafia bulgara chiamata mutri che, oltre ad assicurare i carichi per l’ ovest europeo, rifornisce anche di armi e droga ai tagliagole islamici dell’isis . Parte transita per quello rumeno divenuto anch’ esso uno dei crocevia internazionali del narcotraffico che arriva da est con laboratori di sostanze chimiche per la sintesi della droga, organizzato dell’ internazionale mafia rumena in competizione con quella turca per il controllo sul traffico verso ovest. Da qui una parte riprende la vecchia rotta balcanica in Grecia dove la criminalità organizzata è divenuta una vera mafia greca diffusa in vari paesi che sul commercio di droga e altre attività spesso collabora con la più potente mafia albanese che controlla gran parte dei traffici internazionali nella regione e radicata nei paesi europei occidentali e gli altri paesi dove tutto passa per le vicende delle mafie balcaniche.

La via croata e slovena

Con la crisi economica e politica recente anche nel territorio della Slovenia passa una ramificazione della rotta balcanica come transito dell’ eroina asiatica per i mercati europei favorito anche qui da una certa corruzione , è aumentato anche lo spaccio e il consumo locale controllato dalla criminalità locale come il transito di emigranti e traffico di esseri umani . Sebbene in misura molto minore del Montenegro anche vicina Croazia ha iniziato la sua speculazione edilizia a volte finanziata dal riciclaggio con la corruzione dilagante, favorendo la mafiosità politica come quella del partito nazionalista dell’ Udz Hrvatska demokratska zajednica, o Unione croata, oltre a proteggere i sanguinari protagonisti dei crimini di guerra sfuggiti ai tribunali internazionali, il corrotto nazionalismo ha favorito la crescita della criminalità organizzata che lucra sul traffico di droga, armi ed esseri umani in florida cooperazione con la mafia serba nota come Naša Stvar.

Droga e riciclaggio in Montenegro

La Republika Crna Gora era federata alla Savezna Jugoslavija per poi staccarsene come Montenegro nel referendum del 2006, il caudillo balcanico Milo Đukanović per venticinque anni ne è stato il padrone, accusato di aver favorito un colossale contrabbando dal Montenegro e controverse relazioni con la mafia locale Crnogorska . A lungo la dilagante ed estesa corruzione, favorita dal potere così a lungo detenuto da Djukanovic, ha visto crescere indisturbata quella potente confraternita mafiosa criminale montenegrina con i suoi lucrosi interessi nei traffici di droga, esseri umani , contrabbando e riciclaggio che ha fatto apparire il paese come sorta di stato mafioso . Il clan dei fratelli Djurasevic assieme a quello dei Drešaj dal traffico di armi hanno costituito uno dei cartelli della droga montenegrini per il controllo della rotta balcanica nella regione, in parte debellato con alcuni arresti, si è rinvigorito con l’ ascesa della potente organizzazione criminale guidata da Mehmed Djokovic, mentre il traffico di armi, contrabbando, gioco d’azzardo, estorsioni e racket sono andati al clan Sekaric che opera liberamente con la sua rete di corruzione di politici e polizia. Per un certo periodo lo spaccio e il traffico di droga in patria e l’ esportazione in Svizzera è stato organizzato dai fratelli Vjeko e Jugoslav Lambulic poi arrestati, favorendo l’ ascesa della banda Barski affiliata ai due cartelli di Bar, uno guidato da Armin Osmanagić, Ljubo Bigović e Saša Boreta, l’ altro dai fratelli Dragoslav e Duško Ivanović, che operano entrambe con i cartelli sudamericani, la mafia serba di Belgrado e quella albanese . Le organizzazioni di Podgorica e i cartelli di Bar sono alleati con l’ altra potente organizzazione Kvartaši che ha il suo centro a Nikšić, mentre l’ eroina albanese è trattata dalla criminalità di Rožaje, l’esportazione in Seria e in vari paesi europei da quella di Berane che tratta anche cocaina sudamericana guidata dai fratelli Rajovic e altri capi locali impegnati in una lunga faida con i rivali fratelli Marsenić. Una buona parte dei proventi dal traffico di droga è stata riciclata nella speculazione edilizia devastando la magnifica costa della rivijera, i monti che la sovrastano e i centri storici in un’orgia di orrendi palazzi, casermoni, agglomerati che deturpano lo spirito oltre la natura che della suggestione che fu è ormai difficile figurare se non chi vi sia stato prima e ne conserva il ricordo. Speculazione e riciclaggio passa spesso attraverso la First Bank montenegrina controllata dalla famiglia di Milo Djukanovic, compresi gli ingenti investimenti dell’ imprenditore e trafficante di droga Darko Šarić divenuto in breve il re della cocaine poi arrestato che aveva un giro di affari di oltre un miliardo si euro. Così quella montenegrina è divenuta una vera economia drogata da riciclaggio e affari loschi, transito di cocaina sudamericana che giunge per rotte marittime e corrieri aerei, eroina asiatica e marjiuana anche con consumo locale, oltre a devastanti droghe sintetiche come Subotex, Skunk, Bensedin e Flormidal, tutto trafficato dalle locali organizzazioni criminali dominate dalla Crnogorska mafija e anche qui assieme la droga transita il traffico di esseri umani per il lavoro forzato e la prostituzione.

Il narcocrocevia bulgaro e rumeno

Quando ancora era la socialista Bulgaria sembra che i servizi segreti del Ccs avevano organizzato un traffico di armi per droga attraverso la società governativa di copertura Kintex, quando è caduto il regime con la rinascita della nuova Bulgaria molti coinvolti in quegli affari si organizzarono nella criminalità di vario tipo favoriti dalla corruzione . Con l’ apertura delle frontiere le attività si estesero nel traffico di esseri umani, armi e droga controllate dalla nuova mafia bulgara alleata a quelle serba, macedone ed albanese, con la presenza della ‘ndrangheta con emissari della cosca dei Vrenna e dell’altro potente clan della ‘ndrina calabrese De Stefano. Il paese è divenuto un altro crocevia per l’ eroina asiatica sulla rotta balcanica e quella caucasica, mentre la cocaina sudamericana giunge nei porti di Burgas e quello controllato dalla criminalità di Varna sul Mar nero, nei laboratori illegali bulgari sono inoltre prodotte metanfetamine di vario genere, psicotropi e psicotici del tipo mdma, una gran quantità e varietà di droghe sintetiche dette designer, allucinogeni e nuovi intrugli simili al devastante flakka che seguono le altre vie per l’ esportazione nei paesi europei. Tornando in quel paese non si ha percezione di tutti quei traffici se non a cercarli seguendone le vie recondite e si viaggia in sicurezza, così come nella vicina Romania che ha vissuto eventi analoghi, dopo la caduta del regime di Ceaușescu è seguito un periodo di caos istituzionale che ha fatto dilagare la corruzione favorendo il diffondersi di un’ agguerrita ed indisturbata criminalità in gran parte concentrata nella capitale Bucarest con bande ben organizzate come quella guidata da Sergiu Băhăian che ha dominato gran parte dei loschi affari prima di essere arrestato. Mentre il paese cercava di risollevarsi con leggi adeguate, molti di quei criminali emigravano e nel frattempo si è estesa la devastante piaga della tossicodipendenza a Bucarest, ma nel resto del paese poco fa pensare che sia un’ altro crocevia nel traffico di droga con laboratori per la sintesi di eroina e riconfezionamento di cocaina con basi di alcuni clan della mafia turca Türk mafyası, decaduti con l’ ascesa di quelli della mafia rumena In competizione con le nuove criminalità organizzate per il controllo del narcotraffico verso i mercati europei.

La droga e la minaccia islamista in Macedonia

Percorrendo la lunga via balcanica s’incontra quella che era la piccola ed affascinate Macedonia , divenuta lo stato della Republika Makedonija pacificamente separata dalla nuova Jugoslavia mentre le altre regioni erano sconvolte dalle devastanti guerre jugoslave, un tempo considerata un’ oasi di pace incastrata ad ovest tra l’Albania e il Montenegro, a nord con la Serbia e il Kosovo, ad est con la Bulgaria e a sud con la Grecia. E’ stata poi governata da Nikola Gruevski dal 2006 per dieci anni a capo del del partito di destra Vmro Dpmne , costretto finalmente a dimettersi e condannato per corruzione. Per quel lungo periodo l’ autoritari e corrotto regime di Gruevsky, con l’ appartato repressivo di suo cugino Sašo Mijalkov posto a capo dei servizi segreti Ubk, il paese si è ammorbato di corruzione, criminalità e traffici illegali, a partire da quello di armi dello Skopjegate e il saccheggio di centinaia di preziose icone nelle piccole chiese rurali vendute nel mercato internazionale. E’ divenuta poi una nuova via di emigrazione clandestina e traffico di esseri umani , tutto controllato dalle organizzazioni criminali della mafia macedone che vi ha aperto la rotta balcanica delle droghe. Nel frattempo anche qui è giunto il jihadismo completato dal sinistro e criminale islamismo dell’ isis balcanico inserendosi nella comunità musulmana e i mai sopiti conflitti etnici, con episodi di odiosa intolleranza islamica che infiamma la violenza religiosa per futili motivi presi a pretesto di offese ai musulmani e gravi eventi come la strage di Smilijkovo . Da tempo non è più solo una minaccia questo jihadismo balcanico che controlla anche i più nefandi traffici nel suo territorio , compresi quelli di armi e droga, oltre alla fucina bosniaca la criminalità islamica più prossima alla macedone è quella albanese e l’accanito radicalismo del vicino Kosovo, nella regione con lo scontro tra etnie e infiltrazioni jihadiste che la infiammano, anche con campi di addestramento per sanguinari mujaheddin da esportazione e terroristi con vere roccaforti dell’ isis, qui come altrove finanziati e sostenuti dai sauditi per realizzare il loro perverso sogno di un Balkanistan nel cuore europeo

Albania centro del narcotraffico balcanico

albania droga narcotrafficoCon le sule lunghe coste affacciate sul l’Adriatico, la regione è stata sempre transito di commerci criminali e droga per il resto dell’Europa, divenendone crocevia con la potente mafia albanese ramificata all’ estero come cardine delle organizzazioni criminali in tutto il mondo, dominata da quattro grandi clan con una ventina di famiglie che controllano anche la tratta di esseri umani, il traffico di organi di serbi emarginati e rapiti nel Kosovo , prostituzione, ricatti, rapine e il riciclaggio di denaro. Inoltre prima e dopo la Guerra civile nel 1997, si sono organizzate agguerrite bande criminali come quella di Çole che ha dominato la zona di Valona , rivale della Gaxhai negli anni novanta e la potente diffusa in tutto il paese di Pusi i Mezinit, oltre a rapine, rapimenti e traffici di droga una gran quantità di armi venne fornita le alle famigerate milizie Uck che si scatenarono prima nella guerriglia e poi nella guerra in Kosovo, continuando ad alimentare il terrorismo islamico nella regione. L’ Albania è il paese europeo più povero dominato dalla dilagante corruzione che favorisce ogni genere di traffico e quello della droga è uno dei più lucrosi della criminalità organizzata assieme alla tratta di esseri umani, armi, contrabbando e riciclaggio di denaro, anche come fonte di finanziamento del terrorismo internazionale. Oltre ad essere crocevia della droga sulla rotta balcanica dell’ eroina, produce cannabis e droghe sintetiche per il consumo locale e l’ esportazione, sempre controllato da bande criminali con diverse che oltre al traffico di droga, da un po’ si sono convertite al jihadismo sanguinari dell’ isis. Su tutto domina la mafia albanese , dalla gerarchia ispirata all’ antico codice Kanun che regolava famiglie e clan e quello dell’ onore personale Besa, in breve si è diffusa nel mondo dai tratti simili alla potente e feroce ndrangheta calabrese che ne è alleata in molti affari criminali, nel traffico di eroina asiatica ed altre droghe, compresa la cocaina proveniente dai paesi latino americani per i mercati europei in una devastante alleanza con la n’drangheta, i cartelli del narcotraffico della Colombia e quelli più recenti arrivati a dominare il traffico internazionale dal Messico.

Kosovo centro di ogni traffico

I lucrosi traffici della mafia albanese con le estensioni internazionali e la centralità del suo territorio ha favorito organizzazioni in stati mafia tra i paesi vicini, ma vero e proprio lo è divenuto il territorio del Kosovo come statarello creato e dominato dal potere dei militi Uck , millantato esercito di liberazione finanziati dal crimine organizzato con l’ incondizionato appoggio dei servizi segreti occidentali prima e durante la guerra in Kosovo che le forze ribelli hanno vinto solo con l’ aggressione della Nato e i bombardamenti nella sconsiderata operazione Allied Force , permettendo l’ indipendenza di quello che è divenuto un vero e proprio stato mafioso nel cuore europeo con l’ aiuto e la benedizione della Nato. Uno stato dalla dilagante corruzione dominato dalla criminalità kosovara in gran parte controllata dai militi liberatori del famigerato Uck che hanno distrutto l’ antico patrimonio culturale serbo in Kosovo , ne è seguita l’ emarginazione e persecuzione dei Serbi rimasti nel territorio, molti rapiti ed uccisi per il traffico di organi. Con buona pace della Nato e i paesi occidentali che hanno difeso la minoranza albanese musulmana, mentre i loro miliziani facevano scempio di serbi, il Kosovo è divenuto anche indisturbato rifugio dei macellai islamici dell’ isis, dove le reti terroriste si incrociano con quelle della droga, armi, riciclaggio e traffici di ogni genere compreso quello di esseri umani. L’affare più lucroso per il nuovo stato è la droga, ogni mese tonnellate di eroina afghana vengono trattate dai clan kosovari, sulla rotta dei Balcani di provenienza caucasica o turca, mentre carichi di cocaina arrivano dalla Grecia o la Bulgaria e la marijuana dall’Albania meridionale. narcotraffico kosovoNei laboratori kosovari sono riconfezionate eroina e cocaina, prodotte altre droghe sintetiche e dai loro centri i carichi prendono la via per l’ Italia partendo dal porto albanese di Durazzo, mentre verso il nord Europa passano per la costa croata. Con il lucrosi traffici l’ Uck sembra voglia destabilizzare la regine balcanica per penetrare nei paesi europei anche con l’immigrazione favorita dal permanente status dei kosovari come rifugiati. Anche il presidente in carica dal 2015 nel Kosovo Hashim Thaçi, che fu un capo dell’ Uck, è considerato un boss implicato nel traffico di droga e armi con il clan mafioso nella regione centrale di Drenica che controlla i traffici tra Montenegro e Macedonia. Un altro clan controlla la regione montuosa settentrionale di Dukagjin identificata anche con quella di Metohija, che ha come referente l’ accusato per crimini di guerra e divenuto primo ministro Haradinaj, nella regione meridionale il clan guidato da Rustem Mustafi che fu anche lui capo dell’ uck dedito al traffico di droga. Così il narcostato mafioso kosovaro è un altro regalo della stolta ed ipocrita esportazione di democrazia che ha generato i suoi mostri in tutto il mondo.

La narcomafia della Serbia

La Serbia è stata sconvolta dalla pomposa ed ipocrita operazione Allied Force per bombardare un paese con l’odiosa enfasi di quel crimine della Nato intervenendo indebitamente in quella che fu definita la guerra in Kosovo, sapendo delle atrocità, massacri e truculenze dei protetti separatisti albanesi e le loro formazioni Uck guidate da capi poi accusati per crimini che tutti conoscevano. Dall’ epoca è cresciuto il crimine serbo iniziato con le bande organizzate dai peggiori militanti nella guerra come il comandante Željko Ražnatović detto Arkan spietato capo della Srpska dobrovoljačka gar con le sue Tigri di paramilitari durante gli orrori delle guerre che hanno devastato la Jugoslavia serba e le efferatezze consumate nel territorio della Bosnia , assieme ad alcuni suoi ufficiali come Milorad Ulemek detto il legionario Legija, ed altri che si sono macchiati di crimini di guerra militando nelle forze speciali dell’ Jso ed era un paramilitare anche Zvezdan Jovanović detto Zmija il serpente. Nel territorio della capitale il clan di Zemun con bande guidate da sicari come Sretko Kalinić, nel quartiere Dorćol con la sua banda di etnia Rom Džamba , in altre zone tra gli altri regnavano le organizzazioni guidate da Đorđe Božović con il suo amico e compagno di crimini ed Ljubomir Magaš, a sud l’ incontrastato boss della città di Nis Kanjevac poi ucciso. Questi ed altri capi con le loro sempre più floride attività criminali in breve hanno controllato i loro territori per i loro loschi affari favoriti dalla dilagante corruzione compreso il più lucroso traffico di droga, ben presto organizzato dalla potente Srpska mafija, la mafia derba diffusa nei Balcani e molti paesi europei come Nasa stvar, mentre altri emigrati hanno esteso la loro rete criminale in Scandinavia. Il paese è divenuto crocevia del narcotraffico balcanico scatenando anche una guerra di mafie tra quella serba e la montenegrina, mentre altre potenti organizzazioni internazionali vi hanno stabilito le loro basi come la potente ’ndrangheta calabrese, alcuni clan della la mafia bulgara mutri e la Rossiyskaya mafiya della RussIa, internazionalizzata in Europa e in Italia con la fratellanza Solncevo. La mafia serba assieme alla montenegrina Crnogorska, forte della temibile esperienza paramilitare l’ organizzazione internazionale, oltre agli altri traffici controlla anche le rotte marittime della cocaina sudamericana che riforniscono la ‘ndrangheta e la distribuzione nei paesi europei.

Narcotraffico e jihad in Bosnia

La Bosnia è divenuta l’ indipendente Bosna i Hercegovina dopo la devastante guerra bosniaca che con i suoi orrori sconvolse gli antichi equilibri con l’arrivo di mujahidin arabi, terroristi dalla Cecenia e psicopatici Talebani dall’Afghanistan che si affiancarono Armija Bosne. Così anche qui quel ch’era una pacifica e secolare convivenza tra i musulmani locali Bosnjac e gli altri s’è avvelenata dal morbo wahabita , dappertutto sorgono nuove moschee e centri per la diffusione del fondamentalismo, trasformando il paesaggio e la cultura di quel paese assieme alle ong islamiche, anche qui con copiosi finanziamenti sauditi per la diffusione del loro tetro whhabismo, altre oscure organizzazioni salafite e i più recenti centri dell’ islam turco. Assieme a molti dei combattenti della passata guerra rimasti di stretta osservanza whhabita, quelli bosniaci dominano ormai parte del paese dedicandosi anche al traffico di armi e droga con le organizzazioni terroriste del sedicente stato islamico . Venendo qui a farne inchiesta dalla Sarajevo la musulmana per il resto del territorio si nota crescere il pericolo del radicalismo come pericoloso focolaio che si rifornirebbe da arsenale balcanico aleggiando lo spettro del terrorismo con reclutatori anche in Italia. Lasciando le città per i centri della jihad bosniaca verso il nord est dove è avanzato il tetro islamismo più radicale, si trovano villaggi dove sventolano sinistre le nere bandiere dell’isis , nel distretto di Brčko centro ne è quello di Gornja Maca dalla comunità colma di fanatici che assicurano esserne diverse di simili e molte altre lo saranno. Intanto come l’ Albania e il Kosovo Il paese è divenuto centrale nella via balcanica per il traffico di droga e transito di Jihadisti.

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