Serbia
Il territorio crocevia di quelle che furono le vie balcaniche, fin dal neolitico fu popolato dalle culture Vinča e Starčevo, poi giunse la tribù celtica degli Scordisci tra il Sava e il Danubio, travolti dai romani che ne fecero provincia di Mesia sul limes danubiano tra la Dalmatia di Croazia e Montenegro e la Pannonia verso l’ Ungheria, vi stabilirono via militaris e la flotta Classis Pannonica sul limes da Taurunum né pressi di Singidunum ove sorse poi Belgrado, con basi ad Aquincum, lungo il Sava a Siscia e Sirmio, fino a Castra Regina. Fondando fiorenti città incrociarono le loro strade per l’ est d’Europa e di qui Traiano mosse alla conquista della Dacia in quella che poi fu la Romania. Nelle floride province d’ Illyricum e la Mesia nacquero diversi imperatori, tra i quali CostantinoI il Grande di Naissus, intanto nel romano impero precipitavano le cause del crollo cominciando con la caduta in occidente, mentre dopo Teodosio I ad oriente sorgeva l’ impero bizantino che comprendeva questa Mesia. Dopo le campagne balcaniche nel sesto secolo gli Avari vi dilagarono e poi gli Slavi presero dominio dei Balcani e qui sorse il loro Regnum Rasciae che nel dodicesimo secolo s’estese con Stefano Nemanja alleandosi al Ducatus Venetus della Serenissima contro i bizantini. A metà del trecento Stefano Uroš IV Dušan conquistò parte del despotato d’Epiro di Tessaglia e Grecia del bizantino impero creando il potente despotato di Srpska Despotovina, sconfitto dagli ottomani nella battaglia di Kosovo polje della Piana dei Merli e costretto vassallo dell’impero ottomano, ma rimanendo tenacemente legato alla sua chiesa ortodossa. Questo legame con l’ortodossia e la chiesa serba conservò l’identità nell’ impero e nel cinquecento risorse il patriarcato serbo di Pec favorito da Sokollu Pasha che ne divenne centro di irradiazione, così come altri splendidi monasteri. Nel primo ventennio dell’ ottocento dalla prima e seconda rivolta contro il dominio ottomano sorse il principato Knezvina Srbija e in seguito il regno Kralievina Srbija della dinastia degli Obrenović spodestati poi dai feudatari Karađorđević. Con il pretestuoso attentato di Sarajevo si scatenò la campagna in Serbia e il resto dei Balcani, dilagando la prima prima guerra mondiale e con la dissoluzione ottomana sorse il regno Kraljevina Srba Hrvata Slovenaca che con la dinastia dei Karađorđević dieci anni dopo divenne il regno unito Kraljevina Jugoslavija. Quando anche nei Balcani giunse la seconda guerra vi fu l’ invasione di Jugoslavia delle orde naziste e l ’occupazione delle italiche armate fasciste, creando lo stato indipendente del Nezavisna Drzava Hrvatska fantoccio della Germania e protettorato dell’ Italia fascista, dominato dalle bande Ustascia di Ante Pavelić, protagonisti con i loro alleati di atrocità e deportazioni nell’intera Jugoslavia, oltre alla feroce persecuzione dei Serbi a decine di migliaia sterminati nel campo di Jasenovac. A tanto orrore s’oppose la Resistenza e l’ Esercito di Liberazione guidato da Josip Broz Tito, la vittoria portò alla socialista Narodna Republika Srbija federata alla Socijalisticka Republika Jugoslavija con Tito che ne trovò la via tra i paesi non allineati lontano dalla guerra fredda e quanto andò dividendo il mondo per quarant’anni, armonia di quella Jugoslavia che la ricorda chi c’è stato e a tornarci se ne trovano tanti che la rimpiangono. Giunse poi quell’ autunno delle nazioni in Europa orientale con la dissoluzione dell’ Unione Sovietica e il crollo del muro berlinese, così sono esplose le cause della disgregazione, ben provocate dall’ Europa occidentale e gli Stati Uniti del primo Bush e Clinton, che hanno portato alla sanguinosa sequenza delle devastanti guerre jugoslave. A cominciare dall’indipendenza della Slovenia al più sanguinoso conflitto in Croazia nella rat u Hrvatskoj, protagonisti i serbi Milan Martić in sodalizio con Slobodan Milošević e il criminale Goran Hadzic presidente dell’enclave serba di Krajina, croati il caudillo Tudman con i suoi generali Ante Gotovina e Mladen Markac nell’ operazione detta Tempesta contro i Serbi, così come i macellai di Medak. Dalle violenze tra croati e musulmiani agli orrori della guerra in Bosnia con il tragico assedio di Sarajevo e il massacro di Srebrenica dove Il croato Ratko Mladic guidava i militi della Vojska Republike Srpske assieme ai paramilitari del serbo Željko Ražnatović noto come la tigre. Serbi bosniaci erano Ratko Mladić e gli altri dal boia da Radovan Karadžić a Vojislav Šešelj, da Stojan Župljanin a Stanislav Galić, il presidente della Srpska repubblica e Momčilo Krajišnik suo ministro, Milan Lukić e la Biljana Plavšić. Serbo croato Goran Hadžić come Milan Babić presidente della Repubblica Krajina e leader della Srpska, mentre Kosovaro era Rahim Ademi dell’esercito croato. Con l’accordo di Dayton terminarono le guerre jugoslave e ne vennero i paesi che si sono spartiti la Jugoslavia, dalla disintegrazione e le guerre di Jugoslavia ne sono venuti la Macedonia detta Fyrom, dalla sua tragedia la Bosna i Hercegovina, la tranquilla Slovenia e la frequentata Croazia, nella nuova Repubblica Jugoslavia con presidente Milošević rimase la Serbia con la Voivodina, il Kosovo e il Montenegro che se ne rese poi indipendente con referendum. Però quel Kosovo dalla complicata storia reclamò indipendenza scatenando la guerra kosovara con relativi relativi crimini, per quelle ed altre imputazioni Il premier serbo Zoran Đinđić ha consegnato Slobodan Milošević al Tribunale internazionale e processato poi morendo in detenzione misteriosamente. In verità quelle vicende precipitarono con disinformazione celandone la vera storia a cominciare dalla pretestuosa strage Racak, che di causa umanitaria Clinton pensò cosa buona imbastirci una rapida guerra assieme alla congrega della Nato e l’aggregato l’ italico pupazzetto D’Alema. Così fu la pomposa operazione Allied Force a bombardare quel paese e la sua Belgrado con l’odiosa enfasi di quel crimine Nato per il Kosovo, giacchè conosceva le atrocità, i massacri e truculenze dei protetti separatisti albanesi e le loro formazioni dell’Ushtria Clirimtare e Kosoves Uck, guidate da leaders ora accusati per crimini che tutti sapevano, a cominciare dal sanguinario Ramush Haradinaj in un osceno processo senza testimoni essendo considerato dall’ ipocrita Tribunale internazionale troppo potente per condannarlo. Ne risulta estremismo ilsamico in crescita e gran parte dei protetti Ushtria Çlirimtare e Kosovës che lucrano con la mafia Kosovara legata a quella albanese in droga, armi e traffico di organi, mentre il paese è sempre più serbatoio di estremisti islamici e nonostante l’accordo con la Serbia, dall’odioso pogrom anti cristiano continuano le violenze e la persecuzione, oltre al lungo elenco si chiese e monasteri ditrutti o profanati in questo Kosovo crocifisso. Intanto in Serbia sembra sottile la linea tra criminalita e politica e non sorprendono le accuse al premier Ivica Dačić in odor di mafia che qui la si chiama Nasa Stvar la potente mafia serba che non si fa problemi d’etnia e religione a trafficare con la Kosovara e l’ albanese, ma almeno ad andarci in giro sembra scomparsa quella criminalità a Belgrado d’una decina d’anni fa.
Viaggio
Da sempre crocevia tra l’occidente e l’est d’Europa, anche in questa Serbia la storia la si percorre per la sua geografia che ora s’incastra tra Croazia e Montenegro ad ovest, l’ Ungheria a settentrione, a sud la Macedonia, a est la Bulgaria e la Romania di dove passava la via Slavica. Un tempo accedeva all’Adriatico attraverso il Montenegro che s’è reso indipendente, ma navigando sul fiume per il Danubio s’arriva al mar Nero, sicchè è terra di fiumi con il maestoso Dunav che l’attraversa per seicento chilometri dai confini con la Croazia e l’Ungheria fino a quelli con Romania. Ricevendo acque dal Tisa e il Tamis, dal Sava e il Velika Morava, mentre l’impetuoso Drina scorre dal Montenegro e dal suo simbolico ponte innalzato da Sokollu Pascha presso Višegrad, raccontato nel Na Drini Cuprija, epico romanzo Ponte sulla Drina di Ivo Andrić. Gran parte della storia scorre anche tra le montagne e i centri con zone protette e parchi nazionali, dai settentrionali Deliblatska e Fruška Gora in Voivodina al Đerdap in Serbia Centrale, dal parco nazionale tra le suggestive montagne del Tara planina al Šar planina parte in Kosovo. Dall’ occidentale Maljen con il centro di Divčibare alla montagna di Rudnik, mentre ad est verso la Bulgaria nella zona di knjazevac svrljig e la città omonima, dai Carpazi Serbi s’erge il massiccio di Stara Planina dai magnifici percorsi. Scendendo a sud est tra i monti di Gramada, il Vardenik e Cemenik, si stende l’altopiano Vlasina ove emerge il lago di Vlasinko jezero, continuando il maestoso Kopaonik con il suo parco e il monte Goč , mentre da Ivanjica si raggiunge il Golija e l’omonima riserva Golija. Verso il Tara bosniaco la montagna di Tara sovrasta il lago di Perucacko jezero e racchiude il suo parco nazionale, a sud ovest da Nova Varos si va al monte di Zlatar e dalle Alpi Dinariche sorge il massiccio di Zlatibor, verso la Macedonia si trovano i monti di Brezovica Šara con il suggestivo parco Sar Planina .Venendo dal nord della Croazia s’entra nella regione di Vojvodina ove sorge il suo capoluogo a Novi Sad d’ antichissimo popolamento, come raccontano i resti preistorici a Petrovaradino, di origini sicuramente celtiche erano gli Scordisci che vi giunsero nel quarto secolo fortificandola e anch’essa travolta dall’impero divenendo centro della romana Pannonia e poi della provincia Mesia e ne rimangono i ricordi di quella Cusum ove sorge la poderosa fortezza, devastata dagli Unni, ma risorta con i bizantini come Petrovaradin. A lungo conteso con Avari e Bulgari, anche qui giunsero gli Slavi nel dominio del medievale regno d’ Ungheria, nel cinquecento travolti dall’ espansione balcanica dell’impero ottomano. Dopo quasi due secoli la guerra austro turca la consegnò al dominio asburgico che della città fortificata di Petrovaradin fece la più poderosa della Serbia così come la si vede a dominare magnificamente il Danubio. Dalle suggestive immagini della cittadella di Petrovaradinska si scende nella nella città di Novi Sad per un percorso culturale da piazza trg Slobode e Vladičin al palazzo municipale e quello vescovile, tra le eleganti vie zmaj jovina e la dunavska per l’ asburgico liberty della Vojvodanska banka, tra le chiese e l’ architettura religiosa, dall’ebraica Sinagoga alla cattolica crkva imena Marijinog e l’ortodossa cattedrale Svetog velikomucenika Georgija.
Monasteri
Della grande arte bizantina quei canoni sia architettonici, che artistici in generale e la pittura in particolare, ispirano ma con caratteristiche originali in Serbia, che ne fanno tra i suoi tesori nelle chiese e i monasteri racchiudono gli inestimabili patrimoni dell’ architettura, l’arte e pittura serba, da scoprire in un affascinate percorso nell’arte serba tra le sue chiese e monasteri. Dalla città di Novi Sad a sud attraverso il Bačka si va nel suggestivo territorio del parco di Fruška Gora ove sorsero magnifici monasteri tra il quattrocento e il settecento quando nella minaccia dell’espansione ottomana il centro della cultura serba si spostò da queste parti. Dei trentacinque protagonisti di quell’epoca ne rimangono sedici, molti furono danneggiati dai criminali bombardamenti dell’operazione Nato nella stupida guerra del Kosovo. Sulle pendici meridionali del monte che sovrasta Fruška Gora, vicino Irig, si trova lo splendido monastero di Krusedol immerso nel suo parco, fondato nel cinquecento sotto il despotato serbo di Dorde Brankovic. Tra i più suggestivi il restaurato di Staro Hopovo con la chiesa Sv.Panteleimon e San Nicholas, più oltre il monastero di Grgeteg consacrato alle reliquie di sv.Nikolaj, di qui nell’affascinante fruskogorski manastiri per il monastero di Beocin, quindi Jazak consacrato alla Presentazione di Maria. Tra Sisatovac e Divos si trova quello femminile di Petkovica con la chiesa svete Petke che leggenda vuole edificato dalla santificata Jelena vedova del despota Stefan Stiljanovic, dal non lontano Sisatovac si va a Rakovac vicino il centro omonimo , mentre nella pittoresca valle Šumadija sulla riva del Rakovica se ne sta il complesso monastico di Rakovica. Ne’ pressi dell’antico centro Vrdnik si trova Velika o Mala Remeta , quindi quello di Vrdnik noto Ravanica, procendo ad ovest della Fruska Gora nella nella zona di Vrdnika si trova il monastero femminile di Privina glava e la sua chiesa affrescata. Attraverso la regione della Serbia centrale in Centralna Srbjia si trova il territorio che chiamano valle dei re ove sorge il monastero di Studenica nei pressi della la città di Kraljevo, fondato nel dodicesimo secolo da Stefano Nemanja in un suggestivo ambiente, per la sua storia e importanza culturale, l’intero complesso del monastero con le chiese Reale e della Vergine, è altro splendido patrimonio e scrigno d’ arte medievale dai magnifici affreschi che rendono indimenticabili le immagini di questo manastir Studenica. Continuando nel distretto di Zlatibor si trova Mileševa ad est di Prijepolje, ove sorge Il monastero di Mileševa edificato da Stefano Vladislav I a metà del secolo tredicesimo, che ancora incanta con le sue immagini. Qui il figlio di Stefano Prvovenčani Vladislav da Tărnovo fece traslare le spoglie dello zio Sava di Serbia beatificato come sveti Sava e il monastero divenne centro di pellegrinaggio legato al culto del santo tra i più importanti delle tradizioni religiose nella chiesa ortodossa serba.In magnifica posizione nella suggestiva omonima regione sorgono i monasteri di Ovčar e Kablar dal quattordicesimo secolo, molti edificati da monaci greci fuggiti dalle incursioni ottomane, degli oltre trecento ne rimangono dieci del Sacro Monte presso la diga sul Zapadna Morava. Nella regione Velika Morava nell’ultimo trentennio del trecento fiorì il principato Moravico fondato da Lazar Hrebeljanovic divenuto poi Srpska Despotovina e da allora sorsero i monasteri all’apice dell’arte e l’ architettura Morava. Il superbo monastero di Manasija lo edificò agli inizi del quattrocento Stefan Lazarevi ch’era principe della Srpska Despotovina e ne fece tempio votivo fortificato da mura e undici torri, altro magnifico esempio dell’ architettura ed arte morava che ne fa protetto patrimonio. Tra i suggestivi monti Kucaj a Ravanica si trova altro mirabile esempio dell’arte morava nel trecentesco monastir di Ravanica anch’esso dotazione di Lazar il santo . Nella zona di Krusevac ciò che resta del monastero di Kalenić con la sua chiesa di Maria e poco a sud sotto il monte Jastreba nel villaggio omonimo si trova il monastero Naupara. La chiesa di Lazarica si considera tra le migliori dello stile Moravska, fondata dal beato e santificato principe Lazar di Hrebeljanović morto nell’epica battaglia della Piana dei Merli contro gli ottomani e qui le spoglie ne sono reliquia assieme a quelle della figlia Jelania . Sulla via transromanica che giungeva dal resto d’Europa attraverso la Croazia e la Slovenia, presso la città di Kraljevo s’ammira il duecentesco monastero di Žiča ispirato dal beatificato Sava di Serbia, altro notevole esempio dell’architettura e arte morava nell’aspetto di questo manastir Zica. Procedendo nella regione di Raska al centro del medievale Regnum Rasciae si trova il monastero di Sopocani, magnificamente edificato nella seconda metà del duecento sotto Stefano Uroš I, con la chiesa consacrata alla Trinità e dall’Interno superbamente affrescato, questo monastero è a ragione altro patrimonio tra i vari della Serbia .Verso la Macedonia tra i monti Kozjak si erge il monastero di Prohor Pčinjski che tradizione vuole edificato dal basileus del bizantino impero Diogene nel secolo undicesimo. Il territorio d Kosovo e Metohija dalla complessa storia aveva un’anima nei suoi monasteri che vivono una situazione drammatica in mano ai rozzi ex capi dell’Uck e quelli che erano i separatisti tanto protetti dalla Nato, in anni di violenze contro cristiani e Serbi . Era fondamentale Eparchia della chiesa ortodossa che ha lasciato un patrimonio con i monasteri ora a rischio con profanazioni continue e barricati, vagamente difesi e in cerca di protezione di quelli che rimangono da distruzioni e dissacrazioni. I raggiungibili sono protetti e amministrati dall’missione unmik, visitabili solo accompagnati da militi del Kosovo Force. Nel martoriato Kosovo vicino Peć sorge il monastero di Visoki Decani con la sua chiesa di grande rilievo storico, oltre che culturale ed artistico, fondato dal sovrano Stefan Dečanski nel trecento, che poi divenne il beato e santo Stefano, ampliato dal figlio Stefan Dušan, tra i maggiori della chiesa Ortodossa Serba e importante centro spirituale della sua storia, altro patrimonio unesco per i suoi spledidi affreschi e dipinti, culla dell’ortodossia anch’esso minacciato e assediato. Poco distante v’era la paleocristiana Sopinae sempre vicino Pec che fu centro della Serbia medievale e vi sorse Il patriarcato con il magnifico monastero di Pec e continua ad incantare con le sue immagini. A Gračanica vicino Pristina nel trecento Stefan Milutin fece edificare il monastero di Gracanica come estensione del Dečani, anch’esso un patrimonio in pericolo, dai suggestivi convento e chiesa del Gracanica ove tra magnifici affreschi splendono quelli della Dormizione .Verso Kosovska Mitrovica si trova il monastero di Banjska, tra i Sanctus Serbia fondato nel medievale regno di Stefan Uros Milutin, di grande interesse il complesso ebanjska dell’antico monastero è anch’esso amministrato dall’unmik e visitabile con il Kosovo Force , così come a Prizren la chiesa di Nostra Signora Ljevis. Poco distante si trova presso l’antica Prizren quello che era magnifico il monastero trecentesco consacrato agli Arcangeli di Manastir Sveti Arhandeli voluto da Stefan Uroš IV Dušan che qui ha il suo venerato sepolcro, se ne ammira ciò che rimane, era cinto da mura con quartieri residenziali attorno alla chiesa e la cappella di San Nicola affrescate, un’antica biblioteca e Il refettorio decorato, collegato da una via a Višegrad e da un ponte sul Bistrica alla fortezza di Prizren.
Belgrado
Alla confluenza del Sava con il Danubio che qui diventa Dunav, nel sobborgo di Vinca fin dal sesto millennio a Vinca Belo Brdo sorse l’ antico insediamento della cultura preistorica nota di Vinča che di qui lungo il gran fiume andava fino in Romania ad estendere quella civiltà di Vinca che apparteneva alla cultura Starčevo e n’era centro tra la Macedonia e l’Ungheria ed a est in Romania fino alla Moldavia e la remota Ucraina. Di tutti i resti che la ricordano affascina la sua scrittura Vinča che nelle rinvenute tavolette di Tărtăria in Romania da molti si ritiene tra le più antiche del mondo, cosi’ come l’origine remota di questa città di Belgrado.Dagli Starčevo forse discese il popolo dei Mesi che andarono confondendosi con gli Scordisci giunti con le spedizioni celtiche nei Balcani e loro trovarono i romani sul Danubio che qui fondarono Singidunum sulla via militaris nel cuore della Mesia verso il limes danubiano, base della flotta Classis Pannonica e della legio IIII Flavia Felix con la sua fortezza che ne rimangono i resti nel Kalemegdan della vecchia Stari Grad. Fu poi nell’ impero bizantino e nel sesto secolo presa dagli Avari e poi Magiari e Bulgari finchè gli Slavi presero dominio dei territori balcanici e vi fondarono la città bianca Beograd, centro del Regnum Rasciae che divenne il potente despotato di Srpska Despotovina, sconfitto dagli ottomani nella battaglia di Kosovo polje e costretto al vassallaggio dell’impero ottomano, ma qui più che altrove legato alla chiesa ortodossa e alla fiera identità serba. Sconvolta, devastata e ricostruita più volte, tra la metà del seicento al settecento vi si alternò il domino ottomano e degli Asburgo, a metà dell’ ottocento divenne capitale del principato Knezevina Srbija e da allora lo fu di tutti gli stati che susseguirono la sua storia e il resto della Serbia. I monti Kosmaj immersi nella natura declinano per il parco del monte Avala a nord est e all’opposto l’altro spazio verde del Topčider di dove si scende alla confluenza dei due fiumi del Sava e il Danubio con l’isola della guerra di Veliko Ratno Ostrovo e l’Ada Ciganlija, il Sava s’attraversa per il ponte Branko e il Gazela most che collega Novi Beograd alle zone del centro di Belgrado. La città con i comuni s’estende suddivisa in vari distretti e periferie tra Cukarica e Novi Beograd passando per Rakovica e Palilula, a sud est del centro Zvezdara, sull’omonimo colle Vracar e su un altro a nord Vozdovac, ma l’antico cuore è nello spazio verde del Kalemegdan. Fu castrum della Legio IIII Flavia Felix di dove sorse Singidunum e ne’ secoli possente cittadella con la porta che accede ai luoghi da scoprire con la loro storia racchiusi nel parco che cinge la fortezza ove svettano le immagini dell’ asburgica torre dell’orologio settecentesca di Sahat Kula che ne è quasi simbolo, appartata l’antica chiesa consacrata alla alla Natività di sva crkve Ruzice e dicasi di acque miracolose la vicina chiesa di Crkva Svete Petke. Dal Kalemegdan proseguendo sulla Gracanicka s’entra nel quartiere di Kosančićev Venac con la residenza principesca del palazzo Ljubica e sul colle lungo il Sava s’ erge la cattedrale di Saborna crkva Sv.Arhangela Mihail. Di qui s’apre la vecchia Stari Grad verso la piazza repubblica di Trg_Republike con il vicino Museo nazionale di dove iniziare altro percorso nella nella storia che si ritrova anche nelle mostre dei musei della città, poco distante per la Kolarceva si trova piazza di Terazije che l’ elegante via di Ulica Knez Mihailova collega al parco Kalemegdan e per la Sremska si va al quartiere di Zeleni Venac e a Novi Beograd. Il quartiere di Zemun è il più esteso alla confluenza del Sava nel Danubio con la cattolica Kapela Svetog Roka e il vecchio municipio nel palazzo Stari Dvor davanti il nuovo Novi Dvor, più oltre la chiesa consacrata all’Ascensione di crkva sv.Vaznesenja. Sulla Francuska passando per il teatro nazionale si trova la cattedrale di Alexander Nevsky e d’altra parte il vecchio e pittoresco quartiere di Skadarlija, procedendo in quello di Terazije a piazza Nikola Pasić si trova il Parlamento Narodina skupstina Republike Srbije. Ove affaccia l’ università di Universitet Beogradu in piazza Studentski Trg il museo etnografico e lasciando Terazije poco a sud piazza_Slavija sull’altura di Vracar ove tra gli edifici ottocenteschi troneggia la nazionale narodna banka Srbije e a Savski Venac il Complesso_Reale di Kraljevski dvor. Per altre chiese e templi nel parco Tasmajdan al venerato san Marco è consacrata la chiesa di crkva Svetog Marka vicino al palazzo del Parlamento. A rappresentare altre fedi sono la sinagoga aschekenazita di Sukkat Shalom o Kosmajska e nel quartiere Dorćol si trova quella sefardita, poco distante Bajrakli è la moschea cinquecentesca di Bajrakli dzamija. Da Terazije e piazza Slavija sulla lunga kralja milana, ove s’erge il Beograđanka che compete modernità alla torre Genex, verso Vracar si trova Il più grande tempio dell’ ortodossia_serba nella maestosa cattedrale di Hram svetog San Save. Poi storia di Belgrado e la Serbia continua verso il periferico Savski Venac sul colle di Dedinje nel Topčider con il suo parco e s’arriva a Kuća Cveća ove riposano le spoglie del maresciallo Tito da molti qui onorato che ne rimane simbolo della perduta Jugoslavia.
Via balcanica
Lasciando Belgrado nel territorio del Podunavlje in magnifica posizione sul Danubio si trova la fortezza di Smederevo innalzata da Đurađ Branković nel quattrocento e di quella che era la possente cittadella rimangono i suggestivi resti a patrimonio dell’epoca del Despotato di Serbia. Ad est nel Branicevo ove il Mlava confluisce nel Danubio vicino Požarevac, a Kostolac si va a ritroso nella storia con il sito di Viminacium ove accampava la legio scythica e che con Adriano fu municipium, elevata poi da Gordiano III a fiorente capitale di Mesia con la sua zecca. Tra gli sparsi rinvenimenti s’è trovato anche un più antico cimitero di mammut e un po’ ci si perde a cercare le immagini del vasto sito archeologico di questo Viminacijum. Continuando per la Serbia centrale s’apre la valle di Morava e verso il Pomoravlje nel Paracin despotovac si trova lo splendido monastero di Manasija, più ad ovest nel Sumadija la città di Kragujevac. Procedendo a meridione vicino l’antica Kursumlija si trovano le suggestive formazioni rocciose di DJavolja Varos, poi verso la Macedonia l’ottomana Vranje e ad est lungo le montagne della Stara Planina si trova il tradizionale centro della città di Pirot. Nel distretto omonimo sul fiume Nisava la città di Niš, antico centro citato da Tolomeo nella sua Geografia, presa dai romani con la guerra contro i Dardani che ne fecero la fiorente Naissus, nel 268 qui Gallieno fermò i Goti che avevano invaso la Pannonia con la battaglia di Naisso e durante la tetrarchia Diocleziana da Costanzo Cloro e Flavia Giulia Elena nacque Flavius Valerius Costantinus che fu Costantino I. Poco distante dalla città e le terme di Niska Banja si trovano i i resti della sua città di Mediana ove sorgeva la splendida villa imperiale dai con pavimenti a mosaico, meravigliosi affreschi e statue, circondata da ricche residenze, terme e molti edifici e se ne ammira ci ciò che rimane in questo sito di medijana. Nel secolo quinto lo storico Prisco di Panion ne racconta la devastazione dagli Unni di Attila, intanto s’erano insediati anche qui gli Slavi e nel nono secolo giunsero i Bulgari rimanendovi fino alla presa del regno magiaro d’ Ungheria nell’undicesimo, dopo la riconquista bizantina di Manuele Comneno, al fine del dodicesimo secolo Stefan Nemanja la prese nel suo Regnum Rasciae e poi seguì la storia degli altri territori divenendo centro della Serbia ottomana. Di quella rimane l’animata via Kazandzijsko e la moschea Islam Aga sulla Milojka Leschjanina, oltre la macabra torre detta dei teschi di Cele Kula sorta dopo la prima rivolta serba ad inizi ottocento e sconfitta nella battaglia di Cegar, qui Stevan Sindjelik si immolò con i suoi facendo esplodere la polveriera travolgendo i soldati turchi e a vendetta il vizir Hurshid Pasha con le teste dei serbi e ne fece torre di teschi. Di questa Nis la storia della città è racchiusa nella sua fortezza e cittadella di Niskatvrdjava con la porta principale sul Nisava, mentre dalla settentrionale s’entrava venendo da Belgrado e dall’altra Stambol s’andava a Costantinopoli, Nel parco della cittadelLa fortificata dall’antico lapidarium romano si percorrono i secoli nei suoi luoghi e monumenti. E’ in questa Nis e dintorni che incrociavano le vie balcaniche a legare l’occidente e l’est d’Europa, dal nord la romana Mesia prima e la Serbia medievale poi, da sud ovest la Macedonia, ad est la Romania ove incrociava la Via Slavica e la Bulgaria verso Costantinopoli ch’era la porta dell’Asia.