Medio Oriente

Iraq

“Dall’antica Mesopotamia, attraverso la storia millenaria dell’Iraq, tra perduti siti archeologici e antiche città, tra popoli e culture secolari fino alle devastazioni della guerra e gli orrori dell’isis.”

Una storia antica

Sul territorio dell’Iraq si stendeva l’antica Mesopotamia, culla di una delle prime civiltà fondata dai Sumeri fin dal IV millennio, continuata dalle altre che ne trassero origine fino ai Babilonesi e i contemporanei Assiri, qui fu inventata la scrittura e qui incrociarono le prime vie di commerci e culture che sorsero tra l’Anatolia, e gli altopiani della Persia ad est, ad occidente la Siria e la vicina Giordania attraverso il Sinai fino all’Egitto. Per millenni al centro del mondo antico, vi transitarono poi altri commerci, armate e migrazioni dal vicino oriente, lasciando inestimabili patrimoni nei grandi siti archeologici in tutto il vasto territorio dell’irachena Mesopotamia. Chi ne ha ripercorso la storia millenaria ricorda l’incanto emanato dai resti delle maestose ziggurat, i suggestivi templi e palazzi dalle magnifiche decorazioni, preziosi reperti e un’arte che ha inseguito la bellezza per millenni fino ad essere devastati in breve dalla guerra in Iraq e la successiva sanguinaria furia islamica che ha celebrato il suo coranico odio per la cultura con l’isis distruggendo e saccheggiando quel patrimonio così come ha violato la ricchezza delle antiche città di questo martoriato paese sorte in seguito nella lunga storia irachena. Ho cercato di raccontare altrove la storia di quell’antica Mesopotamia dalla sua cultura neolitica alla prima grande civiltà dai Sumeri passando per le dinastie di Akkad e di Elam fino al potente impero fondato dai Babilonesi e l’ultimo dominio degli Assiri che ne vide il tramonto. Furono poi gli iranici Medi che ne conquistarono il territorio, travolti anch’essi dagli Achemenidi a metà del VI secolo a.C. che dalla Persia fondarono un vasto impero impero esteso ad occidente dalla Siria al millenario Egitto, ad oriente fino al remoto Afghanistan e la regione occidentale del Pakistan, al centro il mesopotamico territorio iracheno che tornò ad essere incrocio di commerci e culture di quel vasto dominio per oltre due secoli, fino all’incontenibile invasione macedone di Alessandro Magno. Dopo la sua morte il nuovo impero fu spartito nei vari regni che furono detti ellenisti tra oriente ed occidente e di nuovo l’antica Mesopotamia risorse nel potente e raffinato dominio Seleucide ereditato da quello Arsacide dei Parti, poi entrato nel rifondato impero persiano dei Sasanidi in un vasto territorio ove, da quell’epoca fino al medioevo, giungevano le Vie della seta. Nel IV secolo le tribù arabe al-Munādhira migrarono nella regione centro meridionale fondando la dinastia dei Lakhmidi vassalli dei persiani Sasanidi, per tre secoli governarono il territorio dalla capitale Al-Hira che resero splendida di giardini, mercati, quartieri e palazzi, divenne un grande centro culturale ove venne perfezionato l’alfabeto_arabo e vi sorse una delle più antiche comunità cristiane, poco distante venne edificata la sontuosa reggia di Khawarnaq celebrata da viaggiatori e poeti. Nello stesso periodo tra la Siria e il territorio della Giordania dominò l’altra dinastia araba dei Ghassanidi divenuti vassalli dei Bizantini che vi diffusero il cristianesimo, utilizzati contro l’espansione sasanide attraverso i vicini Lakhmidi con lunghi conflitti tra le due dinastie arabe fino alla guerra persiana scatenata che dal 572 per diciotto anni vide le armate bizantine e sasanidi contendersi il vicino oriente travolto poco dopo dalla conquista islamica.

La conquista islamica

Da quel VII secolo ogni retaggio culturale mesopotamico si perse così come quello persiano ed ellenistico con l’imposizione del nuovo ordine dell’Islam, dopo il primo califfato degli Omayyadi che aveva la sua capitale nell’antica Damasco la successiva dinastia degli Abbasidi, che regnò tra il 750 il 1258, la trasferì a Baghdad facendone la più splendida città del califfato, grande centro culturale ed artistico che ebbe il suo apogeo nell’VIII secolo con Hārūn al-Rashīd che, mentre estendeva l’impero l’arricchì di nuovi quartieri, palazzi e moschee decantata nelle Mille e una notte che in Iraq ambientava molte delle sue storie. Fu ammirata e raccontata nel medioevo da mercanti e viaggiatori e continuò a fiorire fino a quando venne devastata dai mongoli Hulagu Khan nel 1258 e con la conquista di Baghdad terminò anche il potere Abbasside. Dopo la conquista mongola entrò nel regno ilkhanide fondato da Hülegü fino alla metà del XIV secolo, fu poi nel breve dominio mongolo degli jalayridi fino ad essere preso dai turchi Ak Koyunlu e conteso con l’altra confederazione dei Kara Koyunlu che si spartivano l’impero fondato da Tamerlano noto come Timuride. Dal 1508 per sedici anni venne governato dalla dinastia persiana dei Safavidi ed infine Baghdad e il resto del territorio iracheno fu conquistato dal potente impero turco Devlet-i ʿAliyye-i ʿOsmâniyye fondato dagli Ottomani che lo divise nelle quattro province eyalets di Baghdad, Shahrizor, Bassora e Mosul, dominandolo per i successivi sei secoli. Nel suo periodo ommayade e il successivo abbasside l’Iraq fu al centro del vasto califfato con splendide città ove moschee, mederse, scuole ed università diffondevano il sapere arabo, era il paese delle Alf layla wa layla dove erano ambientate gran parte delle sue favole, nelle corti nasceva parte della letteratura che gli arabi esercitavano liberamente, così come la scienza nella medicina, matematica, astronomia e geografia che, assieme all’arte irachena medievale, ne fecero un tollerante ambiente culturale per l’epoca, un paese ammirato e descritto da mercanti illuminati e viaggiatori nel medioevo, così lontano dal devastante e rozzo morbo islamico che l’ha contaminato.

Dall’indipendenza alle guerre

Durante la prima guerra mondiale il territorio dell’Iraq fu teatro della rivolta araba contro il secolare dominio ottomano e alla fine del conflitto fu occupato dai britannici che non mantennero l’accordo di crearvi uno stato arabo indipendente e nel 1920 il popolo insorse con la grande rivolta irachena celebrata come al-Thawra al-ʿIrāqiyya al-Kubrā che pose fine al mandato britannico. L’anno dopo venne proclamato l’indipendente Regno iracheno della dinastia hashemita che governò il paese con i tre Re dell’Iraq succeduti al trono fino al 1958. All’inizio della seconda guerra mondiale il regno si schierò con la Germania nazista, ma nel 1941 la breve guerra detta anglo irachena fece cadere il governo filo nazista e ristabilito il potere del primo ministro al-Saʿīd che governò il regno con il sovrano Fayṣal II, fino al colpo di stato guidato dal generale Qasim nel 1958. Dopo la cruenta rivolta militare e lo sterminio della famiglia reale venne proclamata la repubblica e salì al potere il generale Kassem che mutò la politica filoccidentale stabilendo relazioni con l’Unione Sovietica in piena guerra fredda. La multinazionale occidentale Iraq Petroleum fin dalla scoperta di immensi giacimenti nel 1925 ha tenuto il monopolio del petrolio iracheno, associandosi poi con le altre grandi multinazionali petrolifere che dominano il mercato, nel 1972 l’estrazione fu nazionalizzata dalla compagnia Iraq Oil e questo paese fu ancor più oggetto delle brame multinazionali a dispetto di colpi di stato, regimi e quanto vi accadeva nella capitalista ipocrisia occidentale. Dei presidenti_iracheni i primi quattro Muḥammad Najīb al-Rubāʿī, ʿAbd al-Salām ʿĀref, Abd al-Raḥmān al-Bazzāz eʿAbd al-Raḥmān ʿĀref aderivano al partito arabo dell’Unione Socialista, intanto da una scissione del Partito Baʿth Arabo Socialista nel 1966 venne fondato l’iracheno Ba’th e ne era membro il presidente Aḥmad Ḥasan al-Bakr che governò dal 1968 per undici anni fino alla presa del potere di Saddām Ḥusayn che inaugurò il suo regime. Assetati di petrolio e ricchi affari l’occidente e gli Stati Uniti non lo ritenevano tale, al contrario come utile baluardo mediorientale hanno riempito gli arsenali di Saddam che al’epoca non era ritenuto feroce dittatore, ma prezioso alleato nell’inutile e sanguinosa guerra_all’Iran durata otto devastanti anni con un milione di morti, mentre con il disgustoso Irangate la cricca di Ronald Regan vendeva di nascosto altre armi ai nemici iraniani a finanziare la criminale guerriglia dei contras per abbattere i comunisti del democratico governo in Nicaragua.

Religioni e conflitti

Iraq Kadhimain_ moscheaDopo la prima guerra mondiale la storia irachena è stata un susseguirsi di divisioni etniche e religiose che hanno attraversato il secolo, ma che hanno origini più antiche e solo conoscendo popolazione, storia e cultura di questo paese si può capire il presente, ho letto e ascoltato troppe inutili ignoranti banalità da ridicoli esperti che hanno ridotto la riflessione storica a idiozie da salotto. In Iraq è sorta una tra le più antiche comunità di cristiani, prima della catastrofe contava oltre un milione e mezzo di fedeli sempre tollerati nei secoli e rispettati sotto il regime di Saddam, fino ad essere letteralmente decimati dai massacri, persecuzioni e fuga dagli islamici orrori, così come le minoranze dei fedeli Yarsan, Mandei, Shabak e gli Yazidi, dopo l’ipocrita e devastante guerra seguita dal fondamentalismo sanguinario e il dilagare dell’isis. Il resto della popolazione ha vissuto la secolare divisione e conflitti tra sunniti e sciiti con oltre il sessanta per cento di fede sciita e oltre il trenta sunnita, in essi vanno cercate le origini degli eventi politici, storici e culturali che hanno scandito i recente passato e il presente. Parte della popolazione musulmana di fede Sciita alla fine degli anni settanta aderì al partito religioso Da’wa fondato nel 1957 dall’imam Baqir al-Sadr in opposizione ai governi troppo aperti all’occidente che voleva abbattere per un regime teocratico islamico, giustiziato nel 1980 da Ṣaddām Ḥusayn che dichiarò il partito fuorilegge. In esilio venne costituito l’al-Majlis al-aʿlā al-islāmī al-ʿirāqī, il Supremo Consiglio Islamico Iracheno noto anche come il partito dell’Isci , fondato dell’ayatollah Baqir al-Hakim figlio di Mohsin al-Hakim e allievo di Muhammad Baqir al-Sadr e poi da guidato da Muhammad Baqir al-Hakim, ispirato dalla rivoluzione islamica di Khomeyni che nel frattempo ava preso il potere in Iran. Con l’inutile e devastante guerra che si scatenò tra Iraq e Iran nel 1980 il partito degli sciiti iracheni si separò dall’influenza iraniana e, dopo la caduta del regime di Ṣaddām Ḥusayn l’ayatollah Muqtada al-Sadr ha rifondato il movimento sadrista Tayyar al-Sadri per la creazione di una società regolata dalle leggi islamiche e costumi tribali, ispiratore delle sanguinarie brigate paramilitari islamiche del Jaysh al-Mahdi protagoniste dal 2004 del conflitto armato contro la coalizione guidata dagli Usa nell’occupazione dell’Iraq.

La questione Kurda

Durante la guerra tra Iran e Iraq, nella regione del Kurdistan era stato messo fuorilegge l’indipendentista Pārtī Dīmūkrātī Kūrdistān fondato nel 1946 da Mustafa Barzani che per anni aveva condotto la lotta di liberazione, con tutti i membri perseguitati ed espulsi i resti del Partito Democratico operava in clandestinità con la guida del figlio del fondatore Mas’ud. Dal fronte della resistenza kurda si scisse lo Yeketî Niştîmanî Kurdistan fondato nel 1975 da Jalal Talabani come Unione Patriottica del Kurdistan meglio nota come UPK che iniziò a negoziare l’autonomia con il governo di Saddam che così cercava di dividere il fronte curdo. Nel 1988, con gli arsenali riempiti dagli alleati Stati Uniti per la guerra contro l’Iran, il buon Saddam pensò di scatenare indisturbato il generale al-Majid nel cruento attacco al Kurdistan culminato nel genocidio di Anfal e l’uso di gas con armi chimiche che hanno sterminato la popolazione di Halabja, così passando all’infamia della storia come Ali Hassan al-Majid il chimico. Del resto Ronald Regan aveva messo l’Iran nella lista delle forze del male da distruggere e la resistenza dei Kurdi entrava in quella dei terroristi da combattere, con buona pace della Turchia ed Iraq fidi alleati dell’ipocrisia a stelle e strisce. Così è stata liquidata la guerra e le feroci repressioni nel Kurdistan contro un popolo Kurdo che da sempre reclama autonomi a con le formazioni di ispiarazione socialista del PDK Pārtī Dīmūkrātī Kūrdistān e il patriotico UPK Yeketî Niştîmanî Kurdistan.

La prima Guerra del Golfo

Il regime di Saddam riuscì a bilanciare i conflitti tra sciti e sunniti, represse ogni opposizione a cominciare dai pericolosi comunisti, così come i dissidenti di ogni sorta compresi quelli del suo partito Baath che ancora credevano ad una resurrezione araba socialista, aveva piegato la liberazione del Kurdistan nel sangue e con l’inutile guerra all’Iran aveva cercato di soddisfare i desideri statunitensi nel colpire quel paese che poteva ostacolare il controllo occidentale sulla regione mediorientale e i lucrosi giacimenti petroliferi. Era libero e incontrastato nella sua dittatura circondato dai fedeli appartenenti ai clan della sua regione natale di Tikrit, la benevolenza occidentale e la smisurata ricchezza che derivava dai giacimenti petroliferi venerati dalle multinazionali. Iraq guerra DesertS torm1991Per la lunga guerra con l’Iran gli avevano riempito gli arsenali e si trovava con un’enorme esercito da mantenere, oltre che un immenso costo per le perdite e un enorme indebitamento, giacchè gran parte degli armamenti e la spinta a quella disastrosa guerra venivano dagli Stati Uniti, pensò di invadere il Kuwait nel 1990 a risarcimento della sua opera. Non pensava alle alchimie per i poteri in occidente e proprio il suoi sostenitori nella guerra all’Iran l’ostacolarono scatenando la prima guerra del Golfo che doveva assicurare il controllo sulle risorse petrolifere voluta dal presidente Bush, padre di quell’altro George W. Bush che nel 2003 con la sua sciagurata guerra in Iraq ha completato la devastazione di questo paese e il completo squilibrio mediorientale. Dopo la sconsiderata invasione del Kuwait nel 1990 e la sconfitta in quella prima guerra del Golfo pomposamente chiamata desert storm, sebbene rimasto alla guida del governo il potere di Saddam Hussein sembrava precario ai libertari Kurdi e i settari sciiti che, pensando ad un appoggio statunitense, si ribellarono scatenando un conflitto contro il regime. Essendo più realista e pragmatico del suo piscolabile figliolo, Bush non fornì le risorse che si aspettavano gli insorti e l’esercito di Saddam li sbaragliò massacrandoli, attaccando anche i santuari sciiti di Karbala e Najaf, oltre a devastare le paludi dello Shatt al-‘Arab dove si erano rifugiati i ribelli. Le fazioni sciite e il partito Da’wa furono ridotte alla clandestinità alimentando il secolare odio con i sunniti. Alla rivolta si unirono i movimenti di liberazione del Kurdistan che furono anch’essi sconfitti, dopo la conquista della capitale Kirkuk, nel ricordo delle stragi precedenti la popolazione cercò di rifugiarsi a decine migliaia come profughi, così al regime venne imposto un accordo firmato a Washington stabilendo una no-fly zone in Kurdistan e una sua autonomia, così come alle minoranze etniche e religiose dei caldei, assiri, yazidi e cristiani. Sebbene così limitato il potere di Saddam continuò con al sua rete di accordi tribali soffocando ogni altra rivolta.

La caduta di Saddam e l’invasione

Dopo gli inattesi attentati islamici dell’11 settembre nel 2001 che sconvolsero gli Stati Uniti, la cricca petrolifera pensò bene di alimentare l’idiozia congenita del presidente fantoccio George W. Bush che, anziché cercare di estirpare all’origine il terrorismo di Al’Qaida, se la prese con l’Iraq che, sebbene ancora governato da un dittatore sanguinario, rimaneva baluardo contro il violento integralismo islamico che così poteva uscire dalle sue fogne ove la storia lo avrebbe costretto se non si fosse aperto quel vaso di Pandora di orrori e devastazioni. Pensando di poter controllare la regione e le sue riserve petrolifere, la cricca di affaristi e petrolieri trovarono in Bush Junior il loro paladino che sarebbe stato solo un povero idiota messo a guidare la più grande potenza del mondo, ma invece fu uno stolto criminale che ha aperto una delle più grandi crisi mondiali della storia moderna con le trame per la sua scellerata guerra in Iraq. Mentre nel 2001 era iniziata la lunga guerra ai talebani, che sembra essere senza fine nel devastato Afghanistan, per accaparrarsi la posizione strategica e il petrolio iracheno la banda dell’amministrazione Bush giustificò l’aggressione all’Iraq con la nascente guerra al terrorismo, l’unica attività nefanda che non si poteva accusare alla dittatura di Saddam così come il possesso delle fantasiose armi chimiche e varie biologiche per distruzione di massa, una vergognosa menzogna che scatenarono quella guerra illegale. Oltre alle false prove sulle armi di distruzione di massa chimiche e biologiche, se ne cercarono anche su quelle nucleari e dai servizi segreti italiani in epoca berlusconiana furono rivelati falsi documenti che attestavano l’acquisto iracheno di uranio in Niger, altro tragico inganno per giustificare l’invasione passato alla storia delle nefandezze statunitensi e dei degni alleati come Nigergate. Tra le false e disgustose giustificazioni per l’invasione emerse poi quella tutta a stelle e strisce degli Usa si elevavano ad esportatori di democrazia in ogni parte del mondo a loro invisa, osannata e seguita dagli altri paesi occidentali fu quella guerra di Bush a precipitare il mondo nell’incubo degli orrori islamisti. Dopo la rapida vittoria nel marzo del 2003 con la caduta del regime di Saddam e l’occupazione statunitense dell’Iraq, si sono scatenati gli eventi che hanno destabilizzato l’intero medioriente, lo smantellamento dell’apparato statale del Ba’th, l’epurazione di tutti i funzionari e gli ufficiali dello sconfitto esercito, portarono migliaia di ba’htisti alla successiva adesione di quello che sarebbe divenuto il mostruoso isis. Intanto abbattuto il potere sunnita gli sciiti si organizzarono nelle brigate Jaysh al-Mahdi di armati fondate nel 2003 dall’imam al-Ṣadr contro le forze statunitensi con la coalizione che occupavano l’Iraq, per tre anni seguirono violenti scontri fino al loro scioglimento. In quella situazione l’incapacità degli occupanti nel comprendere cosa avevano scatenato si dedicò ad una generica repressione di insorti, oppositori o presunti tali alimentando ancor più il malcontento della popolazione tra arresti e delazioni di opposte fazioni riempiendo campi e carceri sottoposti ad interrogatori e violenze dei militari e agenti della Cia come i prigionieri nel carcere di Abu Ghraib, mentre i gruppi integralisti islamici si organizzavano finanziati dai sauditi. La promessa di una ricostruzione disattesa ha inoltre provocato miseria nella popolazione aggiunta a violenza quotidiana di bande criminali che sarebbero andate poi a mililtare con i tagliagole dell’isis, anni di guerriglia irachena tra fazioni alimentata dal sanguinoso conflitto tra sunniti organizzati nel loro esercito islamico e le formazioni armate degli sciiti, rapiti migliaia di iracheni e ostaggi stranieri inaugurando il coranico orrore di sgozzamenti e decapitazioni filmati, una situazione incontrollata che nel 2014 portò alla spaventosa ultima guerra irachena e il sorgere dell’orrore islamico con le violente vicende dell’isis .

Lo stato islamico

In gran parte dei paesi dell’ovest asiatico il morbo integralista islamico era contenuto proprio da quei regimi ove, da questo Iraq alla vicina Siria, il meridionale Yemen e l’occidentale Libia, quella sciagurata dottrina ha favorito le millantate primavere arabe fucina di criminali e tagliagole coranici. Fu infatti ciò che venne da quella guerra a dare linfa all’orrore islamico, a cominciare dai conflitti secolari tra la minoranza sunnita alla maggioranza sciita, che erano sedati dal regime di Saddam, abituati a risolvere le loro medioevali dispute con il coranico uso della violenza, così come quella dei clan tribali, etnici e religiosi che hanno generato il mostro sorto dal fondamentalismo ispiratore del violento e il sanguinario Takfirismo che si propone di sterminare infedeli a apostati. Nel fervore della santa guerra Jihād per consumarne le violenze e dominare con la Shari’a dalle oscure leggi, da quella guerra è nata Al-Qaida in Iraq e l’altrettanto ciriminale Tawhid al-Jihad qui fondato dal tagliagole giordano al-Zarqawi, mentre dalle osannate rivolte contro il regime in Siria sono venuti fuori bande di assassini come l’al-Nusra. Si è poi organizzato il mostruoso stato islamico al-Dawla al-Islāmiyya noto come il sinistro isis proclamato nel 2014 dal boia al-Baghdadi che da qui hanno sparso il terrore nel mondo con quelli che sono i quotidiani attentati islamici. Mentre gli Stati Uniti continuano a blaterare di guerra al terorrismo, i suoi fidi alleati dall’Arabia Saudita, patria dell’oscuro wahhabismo integralista li ispira e li finanziano. Iraq guerra Baghdad sitruzioniDai salafiti dell’Ansar al-Sharia della penisola arabica in Yemen, seguendo la geografia del terrore l’Al-Murabitun che infesta il nord Africa come le bande musulmane che devastano la Libia, i sanguinari criminali di al-Qa’ida nella regione del sahel e in Mali assieme ai vari gruppi jihadisti che terrorizzano il territorio fino alla Mauritania, gli spietati miliziani di Boko_Haram dalla Nigeria seminano il terrore lungo il Niger e sul Golfo di Guinea, gli Al-Shabaab che dai orrori in Somalia dilagano nei paesi limitrofi. Ma sono qui le origini dell’infernale stato islamico con gli orrori del suo sedicente califfato che ha steso il terrore dell’isis tra il territorio iracheno e la Siria con massacri, stragi, esecuzioni pubbliche, torture, leggi bestiali imposte con la violenza e donne ridotte ad oggetti, veri genocidi. Come per l’antico popolo degli Yazidi di origine kurda con lingua e religione propria, seguaci del Yazidismo che vivevano pacificamente tra i monti del Sinjar e la regione del Nineveh, nei pressi di Ain Sifni si trovava il loro santuario Lalish. Definti Adoratori di Stana dall’’intolleranza islamica, gli Yazidi sono sopravvissuti per secoli fino all’arrivo dei macellai dell’isis. Oltre cinquemila massacrati, bruciati vivi, torturati, crocefissi e sepolti vivi, a migliaia schiavizzati, donne stuprate e vendute, il resto che è riuscito a sfuggire dal mostruoso genocidio Yazidia, porta indelebile la memoria di famigliari di ogni età sterminati brutalmente dai salafiti musulmani e i segni delle violenze di questo olocausto islamico degli Yazidi. Si è aggiunto alla strage di cristiani e tutti coloro che giudicano infedeli o che solo non rispettano la loro oscura shari’a di rozze leggi imposte con la violenza. Mentre si consumavano questi ed altri orrori dell’isis gli Stati uniti e i loro ipocriti alleati occidentali ancora blateravano delle primavere arabe che hanno scatenato gli integralisti e millantavano l’esportazione di democrazia, salvo che nel prezioso alleato e fornitore di petrolio saudita dal cupo regime islamico che da sempre ha ispirato e finanziato quei movimenti sanguinari. Dall’ignavo ed ipocrita occidente finalmente si decise l’intervento militare contro l’isis per contribuire a sottrarre dal suo sanguinario dominio i territori che stava devastando, ma se sembra qui ormai sconfitto, il morbo islamico è uscito dal un vaso di Pandora aperto dall’ignavia occidentale guidata dall’affaristica arroganza statunitense. E’dilagato nel mondo e ne segnerà il futuro, monito a chi pontifica nella sua ignoranza che non si tratta di scontro tra civiltà, ma gli scontri tra civiltà hanno percorso e modellato la storia nel bene e nel male, penso di conoscere quel mondo per dire che questo è uno scontro tra la civiltà e la negazione di essa emersa da un oscuro passato con le sue medioevali leggi coraniche.

Attraverso l’Iraq

In tanta devastazione si perde la memoria di ciò che fu e se ne contano i resti in un itinerario che percorre questo paese, tra le rovine di quel che resta degli antichi siti e le città che ne hanno percorsa la storia, negli echi della guerra e l’islamica furia criminale. Dal settentrionale Kurdistan al meridionale Shatt al-‘Arab, dalle montagne del nord lungo il Tigri e l’Eufrate al Golfo Persico tra quella che fu l’antica Mesopotamia e i successivi millenni travolti dalla storia.

Nel conteso Kurdistan

In Kurdistan nei pressi del confine con la Turchia di Ibrahim Khalil si trova la più settentrionale Zakho attraversata dal fiume Khabur ove all’inizio del II secolo d.C. i romani costruirono il ponte di Delal che troneggia da secoli nella città, ad est oltre Kishani e la cascata di Sharanish i resti della fortezza romana di Singara che fu baluardo nelle guerre partiche e contro i persiani sasanidi nel IV secolo d.C. Passando per Dahuk scendendo poco a sud sotto i monti Zagros si giunge a Kirkuk ove da un più antico sito gli Assiri nel IX secolo a.C. edificarono Arrapha, il centro più antico della successiva città araba è dominato dalla medievale Cittadella di Kirkuk e si snoda tra edifici, palazzi e moschee e sotto una, che fu chiesa cristiana e prima sinagoga ebraica, la tradizione vuole vi sia la tomba del biblico profeta Daniele venerato dalle tre religioni. In epoca moderna è divenuto florido centro per l’estrazione petrolifera e dopo la guerra con la disfatta dello stato islamico nella regione Kirkuk è tornato ad essere conteso tra l’autonomia Kurda e il governo iracheno. Nell’epopea di Gilgameš i Sumeri chiamavano Zamua il territorio dove sorgeva il Monte Nisir che accolse l’arca dopo il Diluvio Universale, abitato dal popolo Lullutu, conquistato nell’VIII secolo a.C. dagli Assiri in epoca sasanide era chiamato Shahrizor, poi preso nel califfato. Durante il lungo dominio ottomano nel XVIII secolo venne fondata Sulaymaniyah dal governatore mamelucco georgiano Biiyiik Siileyman Pasha, all’epoca risalgono i più vecchi edifici, palazzi e moschee del centro sulle vie che diramano dalla grande moschea e quello che era l’animatissimo vasto baazar. Continuando nella regione curda del Shahrizor si trova Il sito akkadico di Bakr Awa risalente al III millennio che fu abitato fino all’epoca sasanide e in quella araba venne fondata Halabja come centro commerciale per tutto il periodo ottomano, popolato dai Kurdi è divenuta tristemente nota per la strage dell’attacco chimico repressivo di Saddam nel 1988. Sempre nel Karkuk lungo il fiume Tigri a Yorghan Tepe sorgeva l’antica città accadica di Nuzi, fondata alla fine del III millennio che nei successivi fu nei domini assiri nella valle del fiume Diyala si trova Ba’quba e poco distante sul colle Tell Asma i resti della sumerica Eshnunna che fu poi babilonese come la vicina Khafajah, mentre quelli dell’antica Kurruhanni fiorita a metà del II millennio si trovano nel sito di Tell al-Fakhar . Continuando lungo il Tigri l’antica Kar-Tukulti-Ninurta fu una delle prime capitali degli Assiri, nella fertile pianura del fiume Zāb el-Kebīr si trova Erbil che fu il centro sumero di Urbillum, la città assira Arba-iluove ove era il grande santuario di Mishtar, in epoca ellenistica fu Arbela e poco distante a Gaugamela le armate persiane di Dario III furono travolte da Alessandro Magno che ne invase l’impero.

Lungo il Tigri

Seguendo a sud il corso del Tigri, la cittadella ellenistica di Birtha divenne una poderosa fortezza romana conquistata dai Sasanidi nel IV secolo e rifondata dagli arabi ne medioevo, poco distante venne edificata Tikrit. La città divenne il maggior centro cristiano in Iraq con la chiesa consacrata a San Ahoadamah dell’VII secolo, nota come la splendida da chiesa verde per le preziose maioliche, devastata nel 1089 venne ricostruita poco dopo e protetta dal condottiero curdo Ṣalāḥ al-Dīn al-Ayyūbi meglio noto come Saladino che qui ebbe i natali nel 1137. Accanto al santuario cristiano ne venne costruito uno islamico che accoglieva le tombe di asceti murābiṭ e illustri musulmani medioevali con la moschea Al-Arbaïn, la chiesa e la comunità cristiana è sempre stata rispettata dal medioevo fino al regime di Saddam nato anche lui a Tikrit, nel 2014 quando le sanguinarie milizie dell’isis che non rispettavano niente e nessuno ha distrutto entrambe i santuari. Ad ovest sulla riva sinistra del Tigri sorgeva Ninuwa che alla fine del II millennio divenne residenza reale come Ninive, circondata dalle poderose mura di Sennacherib nel VI secolo a.C. che racchiudeva quartieri, palazzi e templi. Assurbanipal vi fece costruire il sontuoso decorato con sua Biblioteca Reale che ha svelato migliaia di testi su tavolette cuneiformi. Il vasto sito di Ninive si stende con altri resti tra colle di Quyunjik con la cittadella e quello di Nebi Yunus di epoca neoassira. I magnifici resti dell’antica Ninive sono sopravvissuti nei secoli fino a quando le bande islamiche dell’isis nel 2015 ne ha distrutte le antiche mura e i monumenti del sito, per poi devastare il museo Mosul. Davanti nel VII secolo gli OmayyadI fondarono la città di Mosul come capitale della regione al-Giazīra, che continuò a fiorire sotto la successiva dinastia Abbasside, dal IX secolo governata dai vassalli Hamdanidi e poi dagli gli Uqailidi. Presa nel dominio Selgiuchide nel XII secolo venne arricchita di altri quartieri per tutto il successivo periodo della dinastia Ayyubide fondata da Saladino fino alla conquista mongola e i successori timuridi. Nel XVI secolo fu presa dai persiani Safavidi ed infine dai turchi Ottomani che la occuparono fino alla caduta del loro impero con la prima guerra mondiale. Nell’animata città irachena rimasero i quartieri medioevali fino all’epoca di Saddam con le sue tre grandi moschee, la più antica omayyade e il santuario sciita di Shaikh as-Shatt del XII secolo contemporaneo a quello di Nabī Girgīs e i mausolei di di ‛Awn ad-dīn, Pangiāh ‛Alī e dell’imām Yāḥyā. Oltre molte chiese cristiane sorte nel medioevo e sempre rispettate, al XIII secolo risalgono il palazzo dei sultani Qar Sarāy, i mausolei di Pangiāh ‛Alī e di ‛Awn ad-dīn a questa e la successiva epoca ottomana altri palazzi, edifici e moschee, quelli che erano gli animati baazar e i mercati affacciati sulle vecchie vie del centro. Secoli di storia brutalmente travolti nel 2014 dal devastante arrivo dei tagliagole islamici dell’isis che, oltre alle inaudite violenze sulla popolazione, si sono accaniti su quel patrimonio culturale distruggendo tutto ciò che potevano lasciando rovine e disperazione. A un anno di terrore e distruzioni ne sono seguiti altri due di violenti scontri con l’esercito iracheno e i peshmerga curdi finalmente liberando la città dalla feccia islamica che prima di fuggire ha distrutto la moschea di Mūr ad-dīn assurta a simbolo del loro sanguinario e bestiale califfato. Poco a sud la città di Baiji, nel territorio ove si trovavano le raffinerie petrolifere, fu presa anch’essa dai criminali dell’isis consumandovi le loro nefandezze coraniche e dal dicembre del 2014 per otto mesi sono infuriati i violenti scontri attorno e nel centro della devasta Baiji per riconquistarla. Ad est sul fiume Diyala Ba’quba fu un centro carovaniero sulla via della seta che veniva dal persiano Khorasan, nei pressi sul colle Tell Asma si trovano i resti della sumerica Eshnunna che fiorì in epoca babilonese come la vicina Khafajah, nella stessa zona il sito di Tell al-Fakhar con i resti dell’antica Kurruhanni del II millennio, sulla sponda sinistra del Tigri Kar-Tukulti-Ninurta che fu una delle prime capitali assire. Oltre il sito neolitico di Umm Dabaghiya sulla riva orientale dl Tigri nel VI secolo a.C. sorse la cittadella fortificata di Sur-marrati e nel IX secolo vi fu edificata Samarra dal califfo Al-Mu’tasimche per breve fu capitale degli Abbassidi arricchita di quartieri, palazzi, monumenti e moschee fu la splendida Samarra che aveva lasciato a suo simbolo la Masjid Jami nota come la grande Moschea_Venerdì dal suggestivo minareto Malwiyya che si ergeva con forma conica a spirale ad imitare la biblica Torre di Babele, bombardata nel 2005 durante la guerra, vi era il venerato santuario sciita Al-Askari con la grande moschea Masjid al-askari dalla cupola ricoperta da lastre d’oro, altro gioiello perduto distrutto dalla bande islamiche di al-Qaida. Seguendo il fiume Tigri sulla sponda sinistra in periodo ellenistico Seleuco I Nicatore fondò la sua capitale Seleucia nel 312 a.C. e in quello partico sull’altra sponda davanti il sito di Seleucia sorse la capitale dell’impero Arsacide Ctesifonte che continuò a fiorire in epoca sasanide come grande centro sulla Via della seta, poco distante nel 762 il califfo Abbasside Al Mansùr trasferì la capitale della precedente dinastia Ommayade da Damasco fondando Baghdad

Baghdad

La nuova capitale Baghdad fu edificata sulla riva destra del Tigri e chiamata città della pace Madinat el Salaam, poco fuori rimase il tempio neobabilonese di Tell Harmall e la ziggurat cassita di Aqarquf. Dalla pianta rotonda al centro era il palazzo imperiale della porta d’oro Bab al Dhahab, da dove diramavano gli eleganti quartieri e i canali con il maggiore che collegava il Tigri all’Eufrate. Raggiunse l’apogeo con l’illuminato e colto califfo Harun al-Rashid , dopo essere stata spostata a Samarra nell’863, vi tornò la capitale alla fine dell’XI secolo estendendola sulla riva sinistra del fiume con nuovi quartieri in una cittadella fortificata. Baghdad divenne scrigno di raffinata architettura e arte islamica medievale arricchita di sontuosi palazzi, moschee e monumenti, descritta dai viaggiatori nel medioevo come splendida, venne in parte distrutta dai mongoli di Hulagu Khan nel 1268 con il devastante assedio e la presa_di_Baghdad, ricostruita e di nuovo conquistata dalle armate timuridi di Tamerlano nel 1401 ed infine parte dell’impero ottomano percorrendo poi la successiva storia irachena. Con l’indipendenza dell’Iraq Baghdad fu capitale del regno hashemita e della successiva repubblica irachena estendendosi dall’antico centro medioevale, in una vertiginosa crescita con le ricchezze delle risorse petrolifere. Cinque grandi ponti legano le due sponde del Tigri e sulla riva destra si è estesa come moderna metropoli dalla prestigiosa università, palazzi amministrativi, ferrovia, aeroporto internazionale, quartieri residenziali, parchi e servizi. Era meta di affari e turismo internazionale, al centro la grande piazza Midan al Firdùss dove troneggiava la grande statua di Saddam e la città moderna si estendeva tra centri commerciali, alberghi e locali che animavano la metropoli con sette milioni di abitanti. Dell’antica città rimanevano i vecchi edifici, il Suq al Ghazal dominato dall’alto minareto, i resti del grande palazzo abbasside Mustansiriyya del XIII secolo con LA madrasa e una delle più antiche università medioevali. Iraq guerra civileTra le varie moschee di Baghdad che hanno percorso la storia di questa città nell’antico quartiere di Al-Rusafa si trova Al-Khulafa fondata all’inizio del IX secolo, vicino la porta Bab al-Sheikh il mausoleo di Qadir Gilani con la moschea nella piazza Kilani, il mausoleo di Umar Suhrawardi del XII secolo, l’austera moschea di Zumurrud Khatun anch’essa di epoca abbasside così come quella di Al-Ahmadiya. Continuando sulla via Al Rasheed al primo periodo ottomano risale quella di Al-Sarai edificata alla fine del XIII secolo, al successivo risale la Murjan, a metà del XVII secolo la moschea Al-Wazeer edificata dal vizir ottomano Hasan Pasha, mentre l’altro governatore turco Dawud Pasha all’inizioo del XIX secolo fece costruire la Haydar Khana e verso la sponda del Tigri le madrase di Al-Asifyah attorno l’omonima moschea. Proseguendo per la zona est del centro nel distretto Al-A’zamiyya si trova la grande moschea sunnita di Abu_Hanifa medievale e nel periferico quartiere settentrionale di Al-Kazimiyya sorge il grande e venerato santuario sciita Al-Kadhimiya. Quella che era una delle più moderne metropoli mediorientali con il suo antico centro, gla antichi palazzi, le moschee, i musei e il suo patrimonio culturale è andato in parte distrutto a cominciare dal 2003 con la battaglia di Baghdad che, invece di liberarla come il resto del paese ponendo definitivamente fine al regime di Saddam, l’ha trasformata negli anni successivi in un inferno di scontri armati, conflitti tra fazioni, miseria, violenze e attentati.

Lungo l’Eufrate

Ad est di Baghdad sull’Eufrate Falluja in epoca babilonese aveva un comunità ebraica che diffuse in giudaismo nella regione, divenne poi importante centro dell’islamismo sunnita con centinaia di moschee, durante la guerra irachena era considerata un base degli insorti e alla fine del 2004 vi su scatenò la battaglia di_Falluja tra le truppe della coalizione guidate dagli Usa egli insorti iracheni durata un mese, lo scontro venne chiamato dagli americani operazione phanton fury, e tale fu per il loro impiego di armi chimiche, napalm e fosforo bianco con un drammatico bilancio di vittime civili. Nel 2014 la martoriata città venne presa dalle sanguinarie milizie daesh dello stato islamico che la tennero nel terrore delle loro leggi coraniche, tra stragi e esecuzioni pubbliche per oltre due anni fino alla liberazione dall’isis. Nella regione occidentale di al-Anbar sulle sponde dell’Eufrate venne fondata nel XIX secolo al-Ramadi per rendere sedentarie le tribù nomadi Dulaym, teatro della prima guerra mondiale nella sconfitta dell’impero ottomano, anche qui dal maggio del 2015 per sei mesi è infuriata la battaglia di Ramadi per riconquistare la città all’orrore dello stato islamico. Verso il confine con la Siria, sulla via tra tra la prima capitale del califfato Ommayade di Damasco e quella successiva Abbaside di Baghdad, lungo l’Eufrate le carovane sostavano nel grande caravanserraglio del centro di Al-Qa’im , stato anch’esso teatro della guerra irachena e i successivi scontri con le milizie dell’isis che anche qui hanno scatenato il loro sanguinario furore islamico prima di essere sconfitte. Seguendo il ramo occidentale dell’Eufrate si entra nel governatorato muḥāfaẓah di Bābil per la città di Al-Hilla che fu fondata nel XII secolo sul fiume davanti il più antico centro medievale di Al-Jamiayn del X secolo, come santuario sciita sulla via del pellegrinaggio verso la città santa di Kufa. Nei pressi il resti di quella che fu la favolosa Babilonia, splendida capitale della civiltà Babilonesi che è fiorita per secoli nel periodo degli Assiri fino a quello persiano. Per secoli centro della cultura e l’arte mesopotamica ha lasciato i suoi resti con quella che era la grande Ziggurat iniziata nel II millennio chimata Etemenanki nel periodo babilonese, da dove diramavano edifici, palazzi e templi, il santuario di Esagila consacrato a Marduk e rivestito d’oro, la sontuosa Porta Ishtar finemente decorata da splendidi rilievi, la leggendaria Galleria Eufrate di Semiramide andata perduta, le poderose mura babilonesi che cingevano la città, così come i favolosi Giardini pensili, erano celebrati tra le meraviglie del mondo antico. In questo sito di Babilonia per secoli sempre rispettato, nel 2003 l’esercito Usa, con l’idiozia belligerante ispirata dall’altrettanto demente presidente che lo aveva inviato, ne ha fatta una base militare danneggiandolo seriamente. La via che lo attraversa è stata spianata, così come l’area tra il Teatro Greco e il Museo di Hammurabi, ad ovest un bunker di cemento, dappertutto s ampi fossati e profonde trincee, con barriere e fili spinati, alcuni campi sono stati minati, attorno la ziggurat di Etemenanki trincee e barriere, ceramiche e mattoni con iscrizioni cuneiformi dispersi e sbriciolati, i lastricati millenari e le vie del sito completamente rovinati dai cingoli dei blindati.

I santuari sciiti

Per gli sciiti Kerbela è il venerato Meshhed Ḥusain, luogo del martirio ove il nipote di Maometto Al-Husayn ibn Ali nel 680 venne ucciso con la sua famiglia e i seguaci in quello che viene ricordato come l’eccidio di Kerbela. Sulla tomba del martire sorse una prima moschea quattro anni dopo e ampliata nel 749 poi distrutta dai sunniti, quella che si vede fu ricostruita nell’XI secolo con l’aggiunta della grande cupola nel XIV. E’sempre stato uno dei luoghi più venerati dagli sciiti animato dai grandi pellegrinaggi con migliaia di fedeli che si recano al santuario Husayn. Si erge imponente con la cupola e i tetti dei minareti coperti d’oro, all’interno sotto una cupola decorata da piastre d’argento il sepolcro ricoperto d’oro e argento, davanti la grande moschea con il santuario di Al Abbas con il sepolcro di Hadrat Abbas, fido fratellastro di Husayn, anch’esso decorato d’oro, argento e preziosi. Dall’epoca del primo califfato fino al regime di Saddam i sunniti hanno considerato Kerbala e gli altri santuari degli sciiti come minaccia cercando di impedire i pellegrinaggi e li hanno più volte devastati, ma poi sempre ricostruiti. Durante la rivolta della città nel 1991 fu devastata e distrutte una trentina di moschee con varie mederse, anche dopo la caduta di Saddam, Kerbala è rimasto centro di conflitti e il grande pellegrinaggio del 2004 venne funestato da attentati sunniti che hanno ucciso e ferito centinaia di fedeli inermi. L’altro grande santuario sciita si trova a Najaf, fondata nell’VIII secolo dal califfo Harun al-Rashid, nota come Mashhad’Alī per essere nei pressi del sepolcro di Ali ibn Abi Talib genero e cugino del Profeta, venerato nel grande santuario con la moschea consacrata all’Imam’Ali anch’essa oggetto di pellegrinaggi da tutto il mondo sciita, ma anche centro per la partenza dei sunniti iracheni nel loro pellegrinaggio hajj alla Mecca. Oltre alle altre moschee, santuari e scuole religiose che lo circondano, il santuario si erge con la grande cupola placcata d’oro, due minareti anch’essi coperti da lamine d’oro, dal portale si accede all’interno con pareti e soffitto ricoperti da maioliche, piastrelle di vetro e d’argento. Per secoli i pellegrini più ricchi l’hanno riempito di tesori saccheggiati dai sunniti wahhābīti all’inizio del XIX secolo, il resto danneggiato durante i conflitti religiosi e civili fino alla guerra irachena. Fuori dalle mura della città vecchia, si trova uno dei più grandi cimiteri del mondo nella Valle della Pace Wadi-us-Salaam con migliaia di tombe dove gli sciiti da secoli vengono sepolti nella convinzione che esserlo ad Al-Najaf assicura l’ingresso nel paradiso islamico della Janna. Poco distante si trova Kufa sorta nella prima metà del VII secolo, fu uno dei centri da dove le armate islamiche conquistarono la Persia sasanide, per i successivi tre secoli continuò ad essere grande centro culturale del califfato legato ai devoti alla dinastia Alide dai quali nacque la grande scissione dottrinale e politica dello Sciismo e la città ne divenne uno dei centri più importanti e luogo di pellegrinaggio con la grande moschea Kufa Masjid al-Kūfa al-Muʿaẓẓam e il venerato mausoleo con il sepolcro di ibn’Aqil.

Verso lo Shatt al-‘Arab

Nella regione meridionale si trovano i siti archeologici del distretto di Thi-Qar dove sorgevano i primi centri e le altre città dei Sumeri, capoluogo ne è la moderna Nassiriya fondata nel 1872 dallo sceicco delle tribù al-Muntafiq Nāṣir al-Saʿdūn, base del contingente italiano della coalizione durante la guerra nella missione Iraq chiamata antica Babilonia che nel novembre 2003 venne coinvolto nei devastanti attentati di Nassiriya. Ove confluiscono il Tigri e l’Eufrate per sfociare con lo Shatt al-‘Arab nel Golfo Persico nella prima metà del VII secolo venne edificata Bassora ove nel 656 fu combattuta la battaglia del cammello o dell’al-jamal durante il primo grande conflitto dinastico del califfato noto come Ali-Mu’awiya, iniziato con l’assassinio di ʿUthmān b. ʿAffān e le rivolte contro il successore ʿAlī b. Abī Tālib che finì con la sua morte. Due secoli dopo la battaglia di Bassora la città dall’869 fu teatro per quattordici anni la rivolta degli schiavi Zanj di origine africana, intanto la città divenne uno dei grandi centri del califfato in Iraq con il suo porto per le rotte marittime arabe sulla Via delle spezie, visitata e descritta da mercanti e viaggiatori nel medioevo, già nel XIV secolo dell’antica città ricca di moschee, giardini e palazzi rimase poco dopo secoli di coflitti e l’invasione mongola, tanto che il grande viaggiatore arabo Ibn Battuta la trovò desolata. Poco a sud nel XVI secolo venne fondata l’ottomana Az-Zubayr che in epoca moderna fu anch’essa centro della regione ove sorsero le grandi raffinerie petrolifere irachene che l’arricchirono e teatro delle guerre che l’hanno devastata. Del suo glorioso passato a Bassora rimaneva la grande moschea sunnita dell’Imam Ali con la sua medersa e la scuola di diritto, ridotta ad un cumulo di rovine nel 2007 dagli sciiti come rappresaglia alla distruzione del loro santuario a Samarra, il resto della città era stato devastato durante la guerra tra Iraq ed Iran e le successive due guerre del golfo.

Sulle sponde dello Shatt al-‘Arab l’Iraq s’affaccia sui lembi d’oceano che s’insinuano nel golfo ove lo sguardo si perde nell’indeciso orizzonte assieme alla sua storia e solo quando si contempla la storia per formarsi su di essa si ha il senso di essere parte dell’umanità.

© Paolo del Papa

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