EsplorazioniIn Africa

Le montagne della Luna

“…i Monti della Luna,che alimentano con le loro nevi i laghi, sorgenti del Nilo…”(Tolomeo)

Il mito delle sorgenti

La culla della prima e più longeva civiltà della storia taglia il deserto come una lunga e stretta oasi fino al Mediterraneo, ma è solo l’ultimo tratto dell’infinito corso del Nilo che sorge dalle profondità dell’Africa, dove per millenni le leggende hanno tracciato mappe fantastiche al cui centro sorgevano le mitiche Montagne della Luna.

Gli antichi egizi dovevano l’esistenza al Nilo quale e potente divinità e l’egittologia ha svelato che le iscrizioni fin dalla V dinastia con il faraone Sahura narrano di spedizioni lungo il grande fiume oltre la Nubia cercando la leggendaria Terra di Punt Ta netjer, al Medio Regno risale l’anonimo Racconto del naufrago che parla di Punt, nei regni di Merenra I e il successore Pepi II visse il funzionario Harkhuf e le iscrizioni nella sua tomba raccontano di quattro viaggi lungo il grande fiume riportando molte cose preziose e mai viste come piccoli uomini scuri.

Altri geroglifici dell’epoca di Hatshepsut dicono che la potente regina inviò una spedizione e dopo anni accolse i suoi inviati per quelle terre lontane che tornarono con schiavi, avorio, piume di struzzo, strani animali e piccoli nani neri, portati da terre dove nessuno era mai stato. Rimase a lungo uno di essi che danzò a corte e si trova un pigmeo a raffigurare il dio Bes protettore della famiglia e la danza e la musica.

Molto più tardi i Greci seppero da Omero che le gru all’annunciarsi dell’inverno tornavano alle calde regioni dell’Africa tra i grandi laghi che originavano il Nilo, Eratostene affermò che il grande fiume si alimentava da altri tre, due dei quali sorgevano da laghi ad oriente e il terzo più lungo veniva da altri laghi verso i limiti meridionali del continente. Erodoto nel secondo libro delle sue Historiai descrivendo gli Egizi si perse tra le leggende a cercare la storia del Nilo e nell’apogeo imperiale Nerone inviò una spedizione oltre le terre di Nubia e l’antico regno di Berenice a seguire il corso del ramo più largo del fiume verso occidente fino a immense paludi malsane ed impenetrabili del Sudd, come racconta Seneca nel suo De Nubibus in Naturales Quaestiones dicendo che essi andarono per caput mundi investigandum cercando il caput Nili.

Nel primo secolo il geografo Marino di Tiro raccontò la storia del mercante greco Diogene che si spinse lungo la costa orientale verso la Terra di Punt e sbarcò a Rhapta di dove marciò per venticinque giorni nell’interno fino a due grandi laghi dietro i quali si ergevano imponenti le montagne innevate. Poi il grande Tolomeo viaggiò ascoltando altri racconti e leggende e nella sua Geografia scrisse che al centro dell’immenso continente v’erano sicuramente quei grandi laghi dai quali usciva il fiume che entrava scendendo da monti imbiancati di neve e di ghiacci, dalle vette pallide come Montagne della Luna.

I geografi arabi, che erano attenti alla scienza dei greci, cercarono di immaginare il corso del Nilo proveniente dalla leggendaria regione dei Grandi Laghi e quando furono padroni del fiume fino alla Nubia cominciarono a risalirlo per cercare avorio e schiavi, oltre l’antico regno di Kush e più a sud in terre etiopiche il cristiano Axum, ma si arrestarono alle impenetrabili paludi del Sudd trovate dalla spedizione dei romani, attorno correvano le gazzelle e il Nilo Bianco si chiamò Bahr alGhazal.

Essi partirono anche dalla costa come fece il greco Diogene e penetrarono la savana ad occidente aprendo le piste dell’avorio e degli schiavi e dalle tribù di neri nilocamiti seppero di quei laghi e delle montagne Messozi Ia Muezi dalle vette pallide come la luna, ma le cronache si confusero con le leggende e per secoli le storie del cuore dell’Africa divennero mirabilie come le tante che incantarono signori e cortigiani tra l’Europa e l’Oriente.

La via del Nilo

Attraverso l’Egitto millenario il fiume Nilo scorre lungo le più grandiose eredità di granito della storia verso i confini più meridionali dell’Impero e continua a Wadi Halfa oltre la seconda cateratta nel “Paese dei Neri” bilâd as-sûdân in Nubia ove sorgeva l’antico regno Kushita e poi i reami cristiani di Nobazia, di Alodia e quello Makuria che riuscì a resistere all’avanzata islamica. Poi il fiume torna a stringersi scorrendo da sud ovest in una grande ansa alimentata dall’Atbara, il “Fiume Nero” Bahr Es Sauda proveniente dagli altipiani etiopici e qui si stende Jaziret El Merwe, dove si estese la civiltà Meroitica.

Il fiume volge ancora ad occidente attraverso la regione che prese nome dal sultanato del Sennar fiorito per trecento anni dal XVI secolo, verso gli altipiani etiopici dalla sua sorgente nel lago Tana. A sua volta da sud riceve le acque dal Didessa che con il Nilo e il Sobat forma come una gigantesca isola il Jaziret Es Sennar, poi si apre nelle immense paludi alimentate dal “Fiume delle Gazzelle”Bahr alGhazal e il “Fiume delle Giraffe” Bhar Es Siraf che scorrono da est.

Più a sud la via del Nilo verso Rejaf scende tra strette gole come il “Fiume della Montagna” Bahr el-Gebel giungendo dal lago Alberto in cui si immette Kyoga, dove entra dalle cascate di Ripon dopo l’uscita dal lago Vittoria Ukerewe alimentato dal Kagera che scende da ovest vicino al lago Kivu, sgorgando dai monti Messozi Ia Muezi che Tolomeo chiamò Montagne della Luna.

Alla ricerca delle sorgenti del Nilo

Nel XVIII secolo si sapeva che nella “Proboscide d’Elefante” al-Khartum, convergevano il Nilo Bianco proveniente da territori ignoti e il Nilo Azzurro Bahr el- Azraq che scorreva dall’Etiopia e nel 1768 lo scozzese James Bruce lo risalì fino alle sorgenti nei pressi del lago Tana vicino a Gondar in Etiopia. Tornato a Khartoum notò che il Nilo Bianco an-Nil al-Abyad era più largo ed era il ramo maggiore del fiume, le cui sorgenti si perdevano nei lontani territori inesplorati dell’Africa centrale.

La Royal Geographical Society di Londra per oltre mezzo secolo finanziò le grandi spedizioni alla ricerca delle Sorgenti del Nilo e i suoi inviati penetrarono le profondità dell’Africa in una delle più tenaci ed avventurose epopee nella storia delle esplorazioni. Furono quei territori dove David Livingstone ci si perse e Henry Morton Stanley che andò a cercarlo trovandolo ad Ujiji vicino al lago Tanganica e poi in aiuto di Emin Pasha scoprendo il Ruwenzori e il lago Eduardo.

Ci si avvicinarono i coniugi Florence e Samuel Baker e la prima spedizione con Richard Francis Burton di John Hanning Speke che pensò poi aver trovato le sorgenti nella seconda con Augustus Grant tra gli immissari del lago Vittoria. I britannici e gli altri che seguirono tracciarono i primi itinerari nel cuore ignoto del continente e furono giustamente consegnati alla storia, ma altri viaggiatori, avventurieri ed esploratori affrontarono quei territori privi di mezzi e clamore, riuscendo ad eguagliare quelle straordinarie imprese. In gran parte furono esploratori italiani delusi da quel Risorgimento per il quale avevano combattuto in patria e andarono a cercare “altri risorgimenti” laddove le potenze europee finanziavano costose esplorazioni per la loro espansione coloniale.

Furono molti gli italiani nel profondo Sudan e tra quelli che cercarono le leggendarie sorgenti, da Giovanni Miani che fu il primo ad intuire la via migliore dalle coste dell’Africa orientale a Carlo Piaggia che quasi le raggiunse da solo due anni prima di Richard Burton e John Hanning Speke, poi il grande Romolo Gessi che andava esplorando mentre combatteva i trafficanti di schiavi.

Come in tutti gli altri continenti ho cercato di seguire le vie di esploratori e viaggiatori anche in quegli immensi ed affascinanti territori d’Africa, trovando i grandiosi ambienti dei grandi parchi e le popolazioni nilocamite descritte nei loro diari, dai fieri maasai ai più isolati turkana. Cercando le immagini di un’altra Africa nei lunghi itinerari dalla Nubia al profondo Sudan e attraverso l’Etiopia, risalendo la via del Nilo per i territori dei Nilocamiti, ove si stendono i grandi Parchi africani dalle suggestive immagini tra Kenia e Tanzania, scendendo per il lago Vittoria, da ovest per le sponde dei laghi Alberto ed Edoardo seguendo poi la via dell’Ituri con gli ultimi pigmei M’buti fino al lago Kivu e lungo fiume Ruzizi verso il lago Tanganica, attraverso le foreste dell’Uganda per il Congo e laddove sorgono le Montagne della Luna.

©Paolo del Papa da: Viaggiatori ed esploratori. Vol. Africa:Le montagne della Luna

Photo gallery: Africa South East

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