MessicoAmericaAmerica CentraleCulturePopoliPopoli Americani

Peyote

L’ allucinogeno degli spiriti

Tra monti e i deserti settentrionali del Messico cresce un piccolo cactus carnoso privo di spine dalle potenti propietà allucinogene da sempre note tra le popolazioni del Messico precolombiano, ma la grande diffusione in tutto il territorio del loro vasto impero fu tra gli Aztechi che ne fecero largo uso come peyotl o pane degli dei in gran parte delle cerimonie e da quella denominazione nella loro lingua nahuatl deriva il nome peyote. Nel cactus la sostanza psicotica del peyotl è nelle piccole escrescenze peyote drogadai toni verdi e blu tradizionalmente chiamate botones che vengono consumati freschi o seccati contenenti l’alcaloide della mescalina dagli effetti psichedelici con sapore molto amaro e a volte vengono ridotti in infusi o mescolati ad alimenti dolcificanti, ma l’ uso tradizionale è per masticazione sempre dagli effetti variabili dalla quantità di mescalina contenuta nel peyote raccolto e dalla personalità psichica del consumatore. Le prime notizie furono date da cronisti spagnoli nel XVI secolo che ne parlano come di una pianta dalle propietà diaboliche, poi il medico reale e botanico Francisco Hernàndez fu inviato dal sovrano Filippo II ad esplorare i domini coloniali per trovare propietà curative delle piante in vari territori nel vicereame della Nuova Spagna, in quella che fu la prima missione naturalistica e botanica nella storia del Nuovo Mondo, svelando un gran quantità di nuove piante. Nella sua spedizione Hernàndez studiò le propietà del cactus peyote e lo classificò come pianta medicamentosa chiamandolo Peyote Zacatencis, conservando la denominazione indigena originale di Peyotl , ma il Virreinato de Nueva España tentò di estirparne l’uso religioso e cerimoniale tra gli Aztechi e proibendolo nella ritualità tra tutte le popolazioni indigene con scarsi risultati, così le cerimonie del Peyotl sono sopravvissute ad ogni persecuzione nella tradizione di quei popoli tra i territori nordamericani e messicani, intimamente legate ai riti sciamanici. La descrizione botanica risale al 1845 classificando quel cactus della famiglia delle cactacee come Echinocactus Williamisii e in seguito Anhoalonium Lewini, appartenente al genere Lophaphora del tipo Williamsii, dalla Lophophor williamsii si ricava l’ allucinogeno della Mescalina estraendola dal fiore del cactus peyote chiamato bottone di mescal. Tradizionalmente consumati crudi o cotti dalle popolazioni indigene, dagli estratti ridotti in polvere se ne trae la sostanza come droga, mentre dai semi della Sophora secundiflora chiamati anch’ essi mescal fin dall’ antichità gli indigeni nordamericani ricavavano un infuso allucinogeno per i riti sciamanici di vario genere come nel più recente iculto del Mescalbean. Oltre al peyote sono varie le specie botaniche che contengono sostanze dagli effetti allucinogeni adoperate tradizionalmente dalle popolazioni indigene americane, come i cactus Echinopsis del genere Pachanoi e Trichocereusche che crescono per tutta la regione andina centro settentrionale dall’ antico uso sciamanico e rituale oltre che curativo tra le popolazioni indigene, ach’ essi contenenti mescalina e sostanze psicotiche chiamati San Pedro. Di altre specie botaniche la pianta dalle Canyon Barrancasostanze psicoattive Salvia divinorum nota come o Ska o Maria Pastora che cresce nella messicana Sierra Mazateca e almeno ottanta varietà di funghi allucinogeni del genere Psilocybe come il potente teonanacatl adoperati nelle ritualità sciamaniche di varie popolazioni anche in altri continenti fin da epoche remote. Vi sono sostanze psichedeliche presenti in natura ma modificate in laboratorio, tra le varie la Dietilammide dell’acido lisergico nota come Lsd e quelle completamte sintetiche ottenute da manipolazioni chimiche come la sintesi della fenciclidina che la trasforma in Ketamina ed altre sostanze psicoattive dai simili effetti delle amfetamine, metamfetamine e l’Mdma nel’ ordine delle fenetilamine. Naturali o sintetici gli allucinogeni,diversamente dalle altre droghe, non hanno elevata tossicità, ma imprevedibili e spesso pericolosi effetti psichici dovuti al tipo di principio attivo e il dosaggio assunto, lo stato psicologico e la sensibilità agli stimoli oltre che situazione e luogo di assunzione, sempre in presenza di altri per un’ assistenza in situazioni che possono divenire incontrollabili o di grande pericolosità per se o altri di chi le usa.

I popoli del peyote

Oltre al popolo Mexica, come si definivano gli Aztechi e gli altri sottomessi nel loro impero, gli usi religiosi, cerimoniali e sciamanici di guarigione del peyotl risalgono alla più antica storia del continentediffuso tra le popolazioni indigene che occupavano i territori nordamericani del sud ovest le comunità tribali chiamate dagli spagnoli Pueblo per i loro villaggi, discendenti dall’ antico Popolo Ancestrale degli Anasazi. Dalla cultura e tradizioni simili ai Pueblo il popolo dei Navajo tra yaquil’ Utah meridionale, l’ Arizona e il Nex Mexico,i Wixarika o Huicholes della Sierra Madre occidentale messicana di simile stirpe e tradizioni dei vicini Rarámuri, come si definiscono i Tarahumara e tra loro ne ho trovata la suggestione di quelle cerimonie. Tra i Tarahumara dell’ antica cultura Raràmuri , il culto del peyote è fondamento della cultura tradizionale e le pratiche sciamaniche si sono conservate anche nel sincretismo dell’ antico animismo religioso con il cattolicesimo che identifica divinità e spiriti con la Trinità e i santi cristiani, così come i vicini Huicholes che mantengono quel culto sciamanico fondato sull’ uso del peyote che nell’ idioma di quella regione è chiamato Hìkuri per comunicare con gli spiriti e le divinità, come medicina e viatico della caccia, simile alla ritualità dei vicini Macurawe o Guarijío, che hanno conservato anch’ essi la cosmologia e mitologia tradizionale così come il popolo degli Yo’emem meglio noti come Yaqui che popolano la regione tra il Messico settentrionale, il Sonora sudorientale e più recentemente l’ Arizona. Tradizioni religiose e ritualità simili alle popolazioni dell’ ovest messicano nel più meridionale stato di Nayarit, oltre gli abitanti della montagna o Tēpēhuanih come si definiscono i Tepehuán in lingua Nahuatl, il più antico popolo dei Náayerite chiamati anche Cora che, come le altre popolazioni indigene, hanno sincretizzato con il cattolicesimo le antiche divinità. Il creatore Taya’u, rappresentato nel Sole e il Fuoco, è identificato con quello cristiano e Cristo celebrato nella Semana Santa della Pasqua, la Madre Terra della fertilità Tat’í con la Madonna e la divinità protettrice Tahá Surav éh a San Michele, mentre i riti propiziatori consacrati alla divinità solare Thoakamota erano tradizionalmente tenuti sulla Mesa del Nayar. L’ uso rituale del peyote si diffuse poi più a nord tra altre tribù, tra le varie il Popolo del lupo come si definiscono i Tonkawa che un tempo popolavano un vasto territorio dall’ Oklahoma al Texas, ma soprattutto tra le popolazioni migrate dal nord di cultura e lingua Athabaska che giunsero nel XV secolo giunsero come i fieri e bellicosi Tin-ne-ah , guerrieri e razziatori chiamati nemici o Apache dagli altri indigeni del sud ovest e dai Pueblo, tra loro divisi in grandi tribù e bande di guerrieri che si imposero tra quei vasti territori e le regioni e settentrionali messicane noti come Apache . Furono tra i primi praticanti della religione del Cactus Divino con l’ uso del Peyotl nelle regioni a nord del territorio messicano e che lo introdussero alle popolazioni migrate dalle grandi pianure come i Kiowa e la nazione dei Nermurnuh o Veri Uomini meglio noti come Comanche. Usato per secoli nelle pratiche sciamaniche di guarigione, solo molto più tardi venne usato in quelle religiose come parte di una rinascita della spiritualità indigena nelle cerimonie del Peyotl, divenuta la sacra medicina che, oltre alle infermità fisiche e spirituali, coinvolge la comunità nel rivendicare lacactus cultura tradizionale, come nelle cerimonie Wiwanyag Wachipi con la Danza del_sole che, anche senza l’ uso di allucinogeni suscita mistico coinvolgimento o le più recenti fondate come culti millenaristi delle Nanissáanah che invocano gli spiriti nella Ghost dance. Tra quei movimenti indigeni alla fine del XIX secolo il culto del peyote si diffuse anche tra alcune popolazioni nordamericane come identificazione culturale della Nac o Native American Church nella fusione sincretica tra le antiche religioni indigene e il cristianesimo, dove il peyote è considerato un sacramento identificato con il Cristo Rosso che rappresenta la salvezza dell’anima, originando la religione del Peyotismo. Il peyote e simili fuori dall’ uso tradizionale e cerimoniale indigeno, può essere una pericolosa droga piscotica dal consumo diffuso dalla fine degli anni sessanta con motivazioni psudo spirituali in voga all’ epoca dopo la divulgazione del libro Las enseñanzas di Don Juan o A scuola dello stregone che, dopo la sua esperienza con gli indigeni Yaqui, fu pubblicato da Carlos_Castaneda inaugurando involontariamente una sorta di mito liberatorio, diffuso nella beat generation prima e nel movimenti hippy poi, nel’ uso degli allucinogeni.

Tra i Tarahumara

Ho cercato le antiche tradizioni della cultura Raràmuri dei Tarahumara con le cerimonie legate al ciclo agricolo che, nel sincretismo con il cristianesimo, si sono adattate alle festività cattoliche come quelle consacrate ai culti mariani della Candelora e la Virgèn de Guadalupe, quelli che celebrano il Redentore con il Natale, Capodanno, Epifania dove le danze di Matachines ricordano la continuità della vita sulla terra. Nella Semana Santa della Pasqua le celebrazioni sono ispirate ai racconti evangelici dei primi missionari rappresentati nelle processioni danzanti dei Farisei recanti drappi bianchi come malvagi assieme i Chabochis bianchi e meticci giudati dal traditore di Giuda, alla fine sconfitti dai soldati di drappi rossi che recano le immagini dei santi e i pascoleros con campanelle alle caviglie che eseguono la danza della gioia Pascol accompagnati da flauti e violini. Nella danza sacra Yúmari o Awirachi si celebra la più antica cultura indigena e la cosmologia Raràmuri che rappresenta la nefasta morte del Sole per esorcizzare la siccità e le epidemie, mentre il cimento della palla di radici Rarajipari celebra la corsa che tra i Tarahumara e i vicini Guarijío è rappresentazione dell’ antica tradizione tribale di resistenza con lunghe gare che a volte durano giorni e notti senza sosta, chiamati Piè Veloce come il popolo di più abili e resistenti corridori al mondo.

La cerimonia del peyote

Non sono stato a scuola dallo Stregone come il buon Carlos Castaneda che ha raccontato a modo suo miti, leggende e la cerimonie del peyote tra i Yoem Vatwe o Yaqui nella regione di Sonora, appresi da quella gente Huicholnegli insegnamenti dello sciamano Don Juan, ma ho cercato anch’ io di saperne qualcosa tra le montagne e i profondi canyon nella Sierra messicana occidentale che ne ha preso il nome cercandone i racconti dai Tarahumara.Narrata da uno sciamano di questa Sierra Madre la cerimonia del peyote è l’ Hikuli dai quattro volti che percepisce la in sette dimensioni, associato al grande spirito che sta accanto al Padre Sole, per cercarlo si viaggia oltre i colli della sierra a sud est nel deserto, dove si trova quando i peyoteros lo sentono cantare, dopo raccolta tornati al villaggio i botones di peyote sono posti su coperte bagnate di sangue per poi conservarli accuratamente essiccati fino a quando le donne le macinano in un metate per farne un denso liquido ocra. Attorno a un grande fuoco dalle legna arse rivolte ad est lo sciamano seduto ad ovest del falò traccia un cerchio disegnando al centro il simbolo del mondo e una croce per mettervi il peyote e coprirlo con una zucca capovolta che amplifica la musica emanata dallo spirito dell’ hikuli, con un copricapo di piume che infonde allo sciamano la saggezza degli uccelli e impedisce ai venti malvagi di entrare nella cerchia di fuoco distribuisce il peyote agli uomini e donne vestiti di bianco che scalzi iniziano una danza fino all’alba e quando sorge il sole rivolti ad est salutano con le braccia l’ hikuli dello spirito che era sceso tra loro .L’ uso cerimoniale del peyotl, come anche qui molti continuano a chiamare nell’ antica lingua il peyote, assieme al sincretismo con il cattolicesmo della religione tradizionale, da Hikuli è stato anch’ esso cristianizzato presso gli indigeni della sierra convertiti ed è divenuto Santo Nino del Peyotl, ma nella loro cultura Raràmuri ne rimane l’ antica origine mitologica come la pianta Juculì che il Padre Sole Ono Rugame ha lasciato agli uomini per comunicare con le divinità e gli spiriti quando lasciò il mondo. Per i Tarahumara il peyote è la prodigiosa pianta con la sua anima Iwigla che canta e parla mentre cresce lasciandosi riconoscere dai cercatori peyoteros, a sentirli alcuni giurano di averci conversato durante il trasporto dopo la raccolta, sempre preceduta da astinenze e riti di purificazione per entrare nelle zone sacre dove cresce e che solo i grandi sciamani conoscono. Durante la raccolta gli sciamani e gli assistenti peyoteros consumano piccole quantità di peyote fresco con grandi bevute di tesgüino attorno ad un piccola croce ed un fuoco eseguendo il dutuburi e altre danze sacre, poi tornano al villaggio per vendere una parte del raccolto festeggiati da tutta la comunità. Peyote allIl peyote acquista le sue piene propietà con l’essiccazione che precede la sua consacrazione in una grotta segreta e da quel momento poù essere utilizzata solo dagli sciamani, in quel periodo al peyote vengono offerti cibo, bevande e tabacco, mentre acquista le sue propietà allucinogene e magiche che potrebbero provocare anche la morte a coloro che lo toccano senza esserne iniziati. Quando è pronto all’uso cerimoniale o curativo viene sacrificata una vacca e si celebra una festa con libagioni e bevute di tesgüino che precedono le danze sacre del dutuburi attorno a tre croci in uno spiazzo sacro e alle cerimonie più rilevanti partecipano anche i danzatori sacri iniziati Matachines. Poco distante vengono piantate altre due croci dedicate a Dio e al peyote, davanti viene posto il vaso che lo contiene, vengono portati pezzi il bue sacrificato e destinato ai peyoteros, mentre nella ritualità curativa si assume nella danza sciamanica del peyote Jíkuri sepawáame o Raspa jícuri dove lo sciamano attraverso le visioni comunica con gli spiriti per trovare i rimedi all’ infermità. Le cerimonie collettive sono accompagnate dalla danza hikuli nawakebo attorno al fuoco che precede l’ingerimento dell’allucinogeno accompagnato dal tesguino, è raro venirne ammessi, ma se si riesce a trovare la fiducia dello sciamano per cercare le mistiche dimensioni dell’ Hikuli con la sua guida, produce visioni come luci e colori, fino a vere allucinazioni che iniziano con un grande benessere, estrema sensibilità e rilassamento che favorisce la coscienza introspettiva, dopo circa tre ore possono iniziare le visioni cromatiche e geometriche che, a seconda della disponibilità e la percezione possono trasformarsi in immagini fantastiche. Nel frattempo tutti formano un circolo al centro dove lo sciamano ritma con il suo bastone sul vaso del peyote e la danza ricomincia a coppie che alternano il Duturbi con il Matachine fino all’alba quando l’effetto allucinogeno svanisce e, dopo che tutti hanno mangiato e bevuto tesguino, lo sciamano cura gli infermi colpendoli leggermente sul capo con il suo bastone sacro e a ciascuno propina i rimedi alla propria malattia. Infine con movimenti esoterici rivolge il suo magico bastone al sole che alza per tre volte, mentre tutti lavano volto e mani per purificarsi, poi la luce si spande sulle montagne penetrandone le gole e gli anfratti nascosti, mentre la Barranca del Cobre si apre magnificamente al nuovo giorno assieme agli altri canyon della Sierra Madre che si sveglia mentre gli spiriti evocati si dissolvono nei loro eterei rifugi assieme alle visioni del peyote lasciate nel silenzio del suo canto “Lì sono andato sulla scala blu del cielo/ Lì sono andato dove sbocciano le rose, dove parlano le rose.. dove appaiono gli dei sulla scala blu del cielo…Non ho sentito nulla. Silenzio, silenzio”.

Articoli Affini

Ti interessa?
Close
Back to top button