Slavi
Popolo dell’ est
Dalle Historiai del greco Erodoto che nel secolo quinto avanti Cristo con le sue storie svelava il mondo antico, di quelle tribù sparse tra il Baltico e i Carpazi fino al fiume Dnepr si sa poco giacchè di traffici con i Greci non ve n’ erano. Muovendo dalle regioni russe della Vistola e Oder già nel secondo millennio giunsero nei territori delle tribù finniche sul Baltico e poi giù nell’ oriente europeo ove sono le prime tracce lasciate dalla Cultura Lausitz, quelle di Koban e di Novočerkassk delle regioni orientali, della Hallstat quando il ferro andava sostituendo il bronzo.
Si sa poi che ad ovest erano in traffici con i vicini Traci bulgari e Celti di Boemia, mentre ad est andavano scontrandosi con i potenti Sarmati e di quell’ epoca sono le Storie narrate nel Libro IV dall’ attento Erodoto. Molto più tardi per i romani tutti i popoli a oriente di quelli Germani si menzionano come Sciti che popolavano la Scythia e così li chiamano Tacito, il Vecchio Plinio e poi Claudio Tolomeo nel secondo secolo che però per primo usa definire Venedi e anche Sclaveni quelle tribù ad ovest del fiume Dnestr che va dai Carpazi al mar Nero.
Queste tribù Sclaveni donde Slavi, di medesimi costumi e lingua poi madre di tutte le altre slave che si parlano dalla Russia ai Balcani, fiorivano di commerci con i popoli di Pannonia e oltre il limes danubiano giunti poi i Goti nel terzo secolo ad essi molti si unirono per avanzare sulle terre dei Celti in Boemia, poi dalle incursioni degli Unni nel quarto secolo alcuni migrarono ad ovest nei territori germanici dell’ Elba.
Di qui trafficavano con Roma imperiale, i popoli del nord come i Sassoni e gli Angli, gli scandinavi Juti, e tutti quelli che andarono avanzando ad ovest dagli Alemanni ai travolgenti Vandali e i bellicosi Burgundi, più tardi giunsero i Longobardi e i potenti Franchi.
Nel mentre le tribù ad est del Dnepr nel secondo secolo andavano ad unirsi a formare l’ alba della nazione slava dominata dai grandi clan patriarcali detentori di ricchezza e potere lasciando le antiche tradizioni comunitarie, commerciando con Daci rumeni, gli Alani mentre premevano i Goti violando i confini del romano impero iniziandone la caduta. Spinti dall’ incontenibile avanzata degli Unni alla fine del quinto secolo, gli slavi dal Danubio, il Reno e il mar Nero andarono ad unirsi con i germani negli attacchi a Roma, intanto i Visigoti erano spinti dagli Unni ad occidente per scontrarsi vittoriosi sulle legioni romane di’ Valente imperatore ad Adrianopoli nel settantotto del secolo terzo.
Il successore Teodosio convertito paladino del Cristianesimo con poderoso esercito di mercenari goti e sarmati soffocava il paganesimo e le prime eresie. Alla sua morte nel quattrocentodieci, ad opera dei Visigoti di Alarico la millenaria sacralità di Roma fu violata con devastante saccheggio e di lì a venire caput mundi non fu più tale tanto che dell’ impero ormai barbaro capitale divenne Ravenna.
L’espansione slava
Dalle cronache imperiali romane si sa che tra steppe del Volga e i monti Urali v’ erano tribù di stirpe sarmata dei Roxolani e degli Alani giunte da est ove s’ erano scontrate con i popoli di Sogdiana la limitrofa Battriana e la Partia, poi furono spinti dai Sarmati nelle steppe dal Dniepr al mar Nero ove assieme a tribù dei Daci contennero l’ avanzata di Roma ad oriente anche dopo le vittorie di Traiano nel secondo secolo, ma travolte cent’ anni dopo dai Goti che andarono a prenderne i territori a loro volta devastati dagli Unni. A questi erano apparentate tribù che da Kazan dominarono il territorio del Volga che poi s’estese come Grande Bulgaria e tale rimase fino al secolo quindici.
I Bulgari giunsero al Danubio nel paese che ne prende nome di dove molti seguirono Attila a flagellare l’ ovest a metà del secolo sesto e cinquant’ anni dopo con le tribù dei Gepidi a scontrarsi con Teodorico, spingendosi poi con l’ avanzata degli Ostrogoti in Italia. Le cronache ecclesiali riportano i sermoni di papa Gregorio Magno che li indica a settentrione sotto le Alpi poi travolti dai Longobardi, si sa dalle cronache dell’ impero bizantino che dal loro territorio sul Danubio le incursioni generarono lungo conflitto con Costantinopoli e solo dopo ben venti guerre agli inizi del secolo decimo furono sottomessi dall’ imperatore Basilio.
Così come era accaduto per i Magiari dalle simili lontane origini, anche i Bulgari lasciarono gli antichi culti facendosi cristiani assieme agli slavi di quelle terre prendendone lingua e costumi. Tacito menziona come Suebi quei popoli che stavano sul Suebicum mare Baltico di dove scesero sulle antiche Vie dell’Ambra dal tracciato che poi divenne la Via Baltica nel territorio germanico che ne porta il nome di Svevia e poi assieme agli Alani e Vandali oltre i confini imperiali a prendersi la Gallia.
Ne fa cenno Cassio Dione e Tacito negli Annales racconta che le tribù Frisoni salirono ai freddi territori del mare del Nord ove s’ unirono ai Sassoni avanzando ad occidente poi sottomessi dai Franchi. Nel secolo quinto parte seguirono i Sassoni alla conquista della Britannia, cent’ anni dopo altri dominarono le coste nordiche a formare la Frisia Magna delle mappe medioevali. Dalle foreste di Polonia alle steppe della Russia per secoli le tribù slaviche rimasero pacifiche, poi dalla metà del secondo secolo alcune salirono a nord nei territori dei balti e dei finnici e ad ovest scontrandosi con i Celti.
Nel secolo settimo erano avanzati nei Balcani sottomettendo i Bulgari e le altre popolazioni sulle vie balcaniche, poi per secoli in conflitto perenne con i Turchi che andavano espandendo l’ impero ottomano. Mentre ad occidente gli slavi popolavano i Balcani ad est s’ espandevano dal Danubio e i Carpazi a tutte le immense pianure russe oltre gli Urali fino alla Siberia.
Le fonti
Dunque ciò di più antico cui è dato sapere dell’oriente europeo lo racconta Erodoto che tra la Scizia e la Sarmatia andava narrando le sue Storie ove non appaiono quegli Slavi che tre secoli dopo Tolomeo trova tra le tribù Sarmate, Plinio il Vecchio a settentrione dei Carpazi come Venedi e Cornelio Tacito in De origine et situ Germanorum a descrivere i commerci dei Germani con i popoli baltici tra i quali stavano tali Veneti. Al disgregarsi dell’ impero tribù chiamate Wenden dai Germani e Venedi da Tacito, dominavano dai Carpazi alle Alpi e si sa da Plinio che già nel primo secolo v’ era Tergeste sulla via dei traffici tra est e la pianura Padana dei quali era gran mercato T’rghešte.
Se dunque la città poi divenuta Trieste deriva dallo slavo, tribù di quel popolo vi erano da lungo tempo così come lo conferma la Geografia tolemaica e i documenti posteri come la Tabula Peutingeriana , abitanti Vened nelle regioni italiche del nord est, apparentati con i popoli del Baltico che il Periplus Marciani chiama Golfo Venedico e quelli dei Carpazi nominati Monti Venedici. Nel De origine actibusque Getarum , lo storico Jordanes cercando le origini della sua stirpe gotica, trova diffuse notizie sui costumi di questi Slavi e narrando le gesta del sovrano Ermanarico dice che tra i corsi del Danubio Istro “..si trova la Dacia.. su una regione immensa si è insediata la numerosissima tribù dei Venedi… hanno i nomi di Sclavini ed Anti…”
Dice che il territorio dei menzionati Sclaveni e gli Anti ch’erano Slavi discendenti dai Sarmati, andava dai Carpazi al Danastrum Dnestr verso il Dnepr e dalla Viscla Vistola al Ponto Mar Nero e così conferma Procopio di Cesarea nella guerra Gotica dicendo che nel suo sesto secolo gli slavi Anti dominavano tra il Danubio e Dneper fino al Don e il mar d’ Azov, raccontandoi costumi di quei popoli di lingua proto slava. Già le cronache Strategikon dell’ imperatore Maurizio temevano dei Venedi e Anti minacciosi sui confini dell’impero d’ Oriente a stento contenuti dalle armate bizantine mentre conquistavano parte dei Balcani e a est il territorio di Kyev per farne dominio. Anche dagli scritti di Procopio e di Jordanes si deve la conoscenza di quel popolo:“… molto simili di vita e di costumi e sono molto liberi, non sottostarebbero a qualsiasi schiavitù… numerosi e resistenti alle fatiche..accoglienti verso gli ospiti.”
Dopo lo sgretolamento del Khanato dei loro gran nemici Cazari Kuzarim convertiti da tempo all’ ebraismo, i mercanti arabi andarono trafficando sempre più ad est del germanico limes Saxoniae ove vivevano gli Slavi e i vicini Balti oltre i Carpazi per il Ponto Mar Nero e lungo i fiumi nelle immense pianure dell’est e degli arabi che ne scrivono restano le cronache di viaggi e i trattati dei geografi . Si trovano nella Saqaliba sui commerci e schiavi in terre slave di Ibn al-Faqih, nella”Faccia dell Terra” Surat al’-Ard di Ibn Hawqal, i “Limiti del Mondo” Hudud al’-alam forse scritto dal persiano Saʿya bin Farīghūn e del geografo al-Istakhri è la redazione nel secolo decimo del Libro delle Vie e degli Stati ove racconta delle fiorenti regioni di Kujaba Kyev, as-Slauija Novogorod e al-Arsanija Rjazan’: “…Soltanto essi stessi scendono lungo il fiume per trafficare, ma non svelano a nessuno da dove vengono, delle loro merci e di dove le prelevano, né permettono ad alcuno di accompagnarli nella loro terra.. trafficano con i Cazari, con l’Impero Romano e con i Bulgari …”
Contemporanea è la cronaca di Ibn Rusté sul territorio as-Saqalibat gran centro per i traffci di schiavi slavi Le Cronache della Terra Russa redatte come Se pověsti vremjanĭnychŭ lětŭ e scritte nel Monastero delle Grotte Pechersk Lavrain a Kiev nella Rus’ da abili amanuensi e perfezionate da Nicone il Grande nel secolo undicesimo, sono fonte più feconda per le origini e l’ espansione dei popoli Slavi da quelli occidentali al vasto dominio incontrastato sulle pianure e i vasti territori della Russia, mentre Igor’ di Kiev per le sue guerre d’ espansione a metà del secolo decimo adoperava mercenari Variaghi nella Rus’.
Sul finire del secolo decimo gli slavi Volyniani, Dulebes e Buzhani popolavano il territorio tra i Carpazi e il Bug bielorusso, nella regione del Volga i Radimici e Vjatici, verso la Dvina i Dregovici e Krivici, nella regione di Novogorod gli Sloveni, in quella di di Rus’ Kyev dominata dai Variaghi norreni i Poljani , più a meridione gli Hutsuls, i Tiverzi e gli Ulici, mentre tra il Pripjat e il Dneper i Drevljani, tra gli Slavi orientali i Vyatchi e alcuni antenati di quelli che poi furono i Cosacchi, si trovano menzionati nel Pŭlku Igorevě noto come il Cantare delle gesta di Igor così come altri le menzionano Cronache dellla Terra Russa nelle Se pověsti vremjanĭnychŭ lětŭ.
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Fonti