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Etruschi

Le fonti storiche sulla civiltà etrusca sono basate su testi greci e romani, che rimasero per secoli, fino alle ricerche archeologiche moderne che ne hanno ristretto l’ attendibilità, pervasa di miti e leggende. Le interpretazioni classiche raccontano di un popolo arrivato in Italia dalla regione turca della Lidia fuggendo da una terribile carestia , guidata dal grande condottiero Tirreno, fatta coincidere con la sconfitta di Troia. Fu la tesi elaborata e diffusa da Erodoto, mentre Dionigi Alicarnasso affermava invece che gli Etruschi erano un popolo italico e Livio ne individuò le origini nordiche, testimoniate dai Reti e altre popolazioni delle Alpi che discendevano dalla prima migrazione. Gli studi moderni hanno datato all’ VII secolo a.C. il consolidamento in primo nucleo di civiltà italica di questa popolazione venuta dall’ Asia Minore, che si era sovrapposta alla cultura autoctona detta “Villanoviana” dai numerosi resti rinvenuti nel territorio di Villanova vicino a Bologna. Del resto nel Libro X, cap. XXXIII Livio affermò la fondazione etrusca di Bologna o Felsinea e altre città tra Emilia e Lombardia come Modena, Piacenza, Ravenna, Spina e Mantova. La ricerca archeologica e storiografica moderna ha rivelato poi che invece tali centri erano preesistenti e fiorivano già nel I millennio a.C. , formando un vasto bacino culturale basato su commercio, metallurgia, artigianato evoluto , scambi con le popolazioni vicine e rapporti con altre settentrionali oltre le Alpi e mediterranee con i centri costieri adriatici di Spina e Adria. Tale bacino di civiltà fu più verosimilmente sviluppato dagli insediamenti delle popolazioni che vivevano in grandi villaggi su palafitte nella regione costiera e palustre del Veneto fin dal XIII secolo a.C. Solo novecento anni più tardi i celtici Galli Boi, affermarono di aver fondato la già antica città di Bologna che ribattezzarono Bonomia, da cui deriva il nome attuale, così fecero i Romani addirittura oltre un millennio più tardi della fondazione villanoviana, mentre non vi avevano che stabilito una colonia nel 189 a. C. Di particolare interesse divulgativo appare la precisazione storica, in tempi di rozze pretese di una “Padania Celtica”Circa la più verosimile origina degli Etruschi si può affermare che entrambe le e versioni orientale e italica, dal punto di vista culturale se non antropologico, possono accordarsi con il fatto che tale civiltà sia stata un’ evoluzione della Villanoviana con elementi dal vicino oriente giunti dai contatti esistenti nei secoli precedenti, ma il dibattito è ancora aperto.E’ stato invece a lungo un mistero la rapida affermazione nella regione alpina e nella Padania della popolazione palafitticole tra il XVII e il XV secolo a.C. e la repentina scomparsa attorno al XIII secolo a.C. Era ritenuta erroneamente originaria dell’ Europa Centrale, mentre lo era invece della regione danubiana tra Jugoslavia e Bulgaria, probabilmente la arrivata precedentemente dall’ Asia Minore attraverso la Tracia almeno due millenni prima del sorgere della civiltà etrusca. Era la cosiddetta popolazione dei “Campi di urne”, per i propri usi cerimoniali e funebri, che giunse nella regione delle Alpi insediandosi nelle valli e poi nella pianura padana, da dove continuò la discesa in Italia Centrale insediandosi anche in Toscana, Umbria e Lazio tra l’ XI e il X secolo a.C. Proprio nella zona del Palatino a Roma sono stati ritrovati resti di sepolture di corpi inceneriti e elementi di pratiche funebri tipiche di quel popolo e ignote agli italici Latini della regione, databili tra l’ XI e il XV secolo a.C., queste ultime sposterebbe addirittura di cinquecento anni addietro l’ arrivo della cultura dei “Campi di Urne” nel Lazio. Gli Etruschi sarebbero dunque il risultato di popoli migrati dal vicino oriente con popolazioni italiche, confermato anche da molti elementi delle culture Tracia e Micenea che a est si erano sviluppati in quella Pre Ellenica fiorita tra il X e l’ VIII sec.a.C. Gli Etruschi dunque erano quei Tirreni originari della regione mediterranea dell’ Egeo , come testimonierebbe anche un’ iscrizione in lingua pre ellenica di ceppo Fenicio arcaico, molto simile alla lingua etrusca, rinvenuta a Lemno, isola della regione greca Tracia.Qui si era sviluppata una delle più antiche civiltà della storia, precedente alla Sumerica , testimoniato anche dal recente rinvenimento di tavolette iscritte, sigilli di varia origine Egizia, Babilonese e Sumera, e probabilmente la scrittura sumera ebbe origine proprio in questa regione. Continuando con le ipotesi da qui poi i Fenici trassero l’ invenzione dell’ alfabeto quale evoluzione della scrittura tracia-sumera, esempio ne sarebbe la lettera N tracia, uguale in tutte le scritture dell’ antichità: sumera, egiziana, greca, etrusca e latina. Il ritrovamento di queste tavolette iscritte rivoluzionerebbe la teoria dell’ origine esclusivamente sumera della scrittura. Dunque la Tracia greca sarebbe la vera culla della civiltà mediterranea e antecedente alla sumera, la sua popolazione fondò la civiltà cretese che fiorì un millennio prima di quella greca micenea, fondò Troia e tutto ciò che precede la civiltà greca. Il culto del toro e i riti della tauromachia cretesi avevano origine tracia, così come le divinità elleniche a cominciare da Zeus che in lingua tracia significa Dio, Dioniso Nysos significa Giovane, Apollo, la dea della fertilità Cibele, rappresentata due millenni prima che in Grecia dalle statuette tracce dai seni enormi. Poi il culto di Orfeo, l’ Olimpo residenza divina, gran parte della religione e mitologia greca aveva origine nell’ antica civiltà della Tracia. Omero, racconta del leggendario sovrano di Tracia Reso dal prezioso cocchio e la splendida armatura d’ oro che montava il “cavallo più bello del mondo”, memoria poetica di quell’ antica civiltà ancora presente nella tradizione e miti greci ai tempi di Omero. L’ Età dell’ Oro tracia cantata da Omero del resto è testimoniata dai ritrovamenti a Varna di numerosi oggetti in oro massiccio, compresi monili e maschere funebri simili a quelle rinvenute a Micene e Troia, ma risalenti a un millennio prima di quelli. Anche in epoca romana l’ oro della Tracia era leggendario e ancora si scavava nelle sue ormai millenarie miniere. Nonostante l’ oblio greco, Erodoto nel 470 a.C. tentò di ricostruire quell’ antica civiltà scomparsa parlando di un’ elevata organizzazione sociale, stato florido, grandi villaggi con belle case abitate da un ricco popolo che chiama Antichi Peoni, abitante la regione del lago Prasia, l’ attuale Takiros, in Tracia.Dei grandi villaggi traci raccontati da Erodoto ne sono stati scoperti trecento cinquanta, tutti risalenti al IV millennio a.C. e identici ai villaggi palafitticoli delle valli alpine, il Veneto e la Padania, la cultura Villanoviana originata da quella dei Campi delle Urne che, a sua volta, discendeva dall’ antichissima civiltà Tracia.Dalle popolazioni villanoviane discendono le basi della civiltà etrusca, superiore a tutte le altre culture italiche che ad esse si impose agevolmente sia militarmente che culturalmente dal VII al II secolo a.C., con la massima fioritura nel VI secolo anche attraverso un patto di alleanza con la potentissima Cartagine che assicurò agli Etruschi il dominio del Tirreno. Estesero il dominio anche su Roma con la dinastia dei Tarquini, dominando l’ intero territorio dei Latini in Italia centrale e più a sud fino a Capua, a nord in tutta la valle padana fondando città e centri commerciali. Il dominio di Roma era fondamentale, infatti con la cacciata dei Tarquini nel 509 a.C. cominciò la decadenza provocata anche dall’ antagonismo con la crescente potenza di Roma repubblicana .Anche la supremazia marittima nel Tirreno subì un irreversibile colpo con la sconfitta e la distruzione della flotta etrusca ad opera di quella di Siracusa nel 474 a.C. Trenta anni più tardi il centro etrusco più meridionale di Capua venne conquistato dai Sanniti e da quel 423 a.C, la decadenza fu sempre più rapida e definitiva con l’ invasione dei Galli dai quali li etruschi non furono in gradi di difendere i territori settentrionali con la mancanza di un vero potere centrale e di un esercito organizzato, dovuto anche alla tradizionale società chiusa e decentrata.Il colpo decisivo giunse da Roma che ricacciò l’ invasione dei Galli e approfittò dalla decadenza etrusca conquistandone i territori con la guerra iniziata nel 358 e terminata vittoriosamente nel 351, continuando l’ incontenibile conquista Roma sbaragliò le armate etrusche ad Arezzo, Cortona e Perugina nel 310. Trenta anni più tardi i romani si allearono con le città etrusche di Volsini, Arezzo, Perugia, Vulci, Rusellae, Vetulonia e Populonia e segnò la fine dell’ Etruria che fu interamente conquistata da Roma. Tuttavia la sua cultura superiore sopravvisse e influenzò notevolmente i conquistatori, ma una società pragmatica come quella romana prendeva ciò che gli era più utile dalle culture degli sconfitti, in questo caso la lingua non lo era e se ne perse rapidamente l’ uso, il significato, le origini. Era una lingua diversa da tutte le altre dell’ epoca, ancor più dal greco e il latino, pertanto se ne persero anche riferimenti traducibili, assieme alla mancanza di testi letterari, epici o anche solo amministrativi, divenne e rimase misteriosa. Non vi è stata una Tavola di Rosetta, come per l’ egiziano che, attraverso la traduzione greca permise di decifrare i geroglifici o come per altre lingue delle quali si sono trovati i riferimenti traducibili da altri idiomi noti. Della lingua etrusca rimangono circa diecimila testi in gran parte brevi ed epigrafici, troppo semplici per tentare di ricostruirne significati attraverso riferimenti correnti, il vocabolario che se ne ricava è appena di duecento parole dalle quali è impossibile dedurre le basi sintattiche e grammaticali. Solo qualcosa di simile alla tavola di Rosetta per l’ egiziano, con un testo in lingua nota e uno in etrusco uguale potrebbe permettere di svelare il mistero di qusta lingua. Gli Etruschi si ostinarono sempre ad usare l’ antico alfabeto Fenicio 1 arcaico di origine tracia portato dalla Lidia Egea conosciuto solo da loro, ma anche da quelle parti era stato definitivamente sostituito dal Fenicio 2, rivelatosi infinitamente più adatto alla letteratura e quanto la scrittura poteva esprimere e d evoluto nel greco poi giunto in Italia con le colonie della Magna Grecia. Dal 280 a.C. poi, con la definitiva dominazione romana l’ etrusco cominciò ad essere dimenticato dagli stessi etruschi per il latino e Rona stessa ne decretò definitivamente la fine impedendo anche ogni traduzione in latino. Come per la lingua, la pur splendida e affascinate civiltà etrusca, si rivelò poco pratica anche con il calendario, continuando ad adoperare quello ormai arcaico e dimenticato lunare di origine mesopotamica, usato nell’ originaria Lidia ormai un millennio prima. Ovviamente in Italia centrale la durata del giorno, i cicli e le stagioni erano diverse da quelli della Mesopotamia e ciò creava una gran confusione soprattutto nell’ agricoltura, oltre che nella vita quotidiana. Parte dei grossolani errori dovuti all’ uso del calendario mesopotamico furono ripresi anche da quello romano antico di Numa e solo sette secoli dopo nel 49 a.C. Giulio Cesare, nella summa della praticità romana, introdusse il calendario solare sostituendo definitivamente quello lunare. Due secoli dopo arrivò il calcolo dell’ Anno Giuliano, perfezionato poi nel 1582 da Papa Gregorio.

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