In Africa

David Livingstone

Avrei voluto abbracciarlo, ma era un inglese e non sapevo come avrebbe accolto il mio gesto. Feci dunque ciò che l’imbarazzo e il rispetto umano mi suggerivano: mi avvicinai con passo fermo, mi levai il casco e dissi: ‘Il dottor Livingstone, suppongo!’ ‘Sì’, egli rispose con un sorriso gentile, alzando leggermente il berretto..” Così racconta il rude Henry Morton Stanley del suo celebre incontro nello sperduto villaggio tanzaniano di Ujiji con David Livingstone che aveva consacrato l’ intera vita alla conoscenza di terre e popoli ignoti, iniziata con un’ invocazione di fede “Send me anywhere, only go with me. Lay any burden on me, only sustain me. Sever any tie, but the ties that bind me to your service and to your heart.”, ma allo stesso tempo spirito di vero esploratore che tagliava ogni legame, tranne a ciò che considerava missione.

Come di gran parte dei protagonisti delle esplorazioni in tutti i continenti, anche di David Livingstone ho seguito gli itinerari con le indelebili immagini tra i territori del Kafue e del Nsumbu nello Zambia, il tratto dello Zambesi che scorre verso il Mosi-oa-Tunya ove precipitano le cascate Vittoria. Lo Zimbabwe viaggiando tra la regione del Khami e i colli Matobo, per le lagune Mana, le savane del Gonarezhou e il superbo ambiente dello Hwange. La traversata del Botswana dal territorio del Chobe per il Delta Okavango e attraversando il deserto Kalahari tra gli ultimi boscimani, i territori degli Herero che continuano in Namibia dai magnifici ambienti naturali, dall’ Etosha all’ arido Kaokoland, tra le tribù Ovambo e dei fieri Himba, le alte dune del Namib che si stende magnifico per affacciare sulla Skeleton e costa atlantica, procedendo tra gli ambienti naturali, la storia e le varie popolazioni del vasto Sudafrica.

David Livingstone: missionario ed esploratore

Il più celebre esploratore africano David Livingstone nacque da povera famiglia in Scozia nel marzo del 1813, riuscì a studiare fino alla laurea in medicina e pensò di metterla al servizio della London Missionary Society che nel 1840 lo inviò i nei selvaggi territori del Botswana. Sbarcato a Port Elizabeth in Sudafrica nell’ aprile del 1841, impiegò sei mesi per raggiungere l’ isolata comunità di missionari di Kuruman guidata dal compatriota Robert Moffat e trecentocinquanta anime delle quali solo una quarantina convertite, ma grandi spazi della savana, le popolazioni tribali, gli animali e la grandiosità di un ambiente ancora intatto come un Eden che si svelava all’uomo lo affascinò e a settembre con un altro missionario attraversò i territori ignoti del nord per fondare un’altra missione.

Penetrò per trecentoventi chilometri le savane desolate del Botswana ai margini del deserto del Kalahari fino allo sperduto villaggio di Mabotsa ove fondò il suo avamposto di fede proteso verso quei territori ancora ignoti, si rese conto che i suoi sforzi per modificare antichi costumi in una morale troppo distante dalla cultura tribale erano vani e forse fu lui a convertirsi all’ Africa anzichè il contrario, scoprendo il suo innato spirito di esploratore, quasi in contrasto con quello missionario.

Dopo la convalescenza per le ferite riportate nell’attacco di un leone, nel gennaio del 1845 sposò la figlia di Moffat e assieme proseguirono l’ opera missionaria in Botswana nel territorio degli Tswana fondando altri piccoli centri e l’ avamposto di Kolobeng presso la tribù Kwêna Tswana convertendone il capo Sechele.

Si convinse che la penetrazione del cristianesimo sarebbe stata impossibile senza un miglioramento delle condizioni degli indigeni, coniugando l’opera missionaria con la conoscenza di e le tradizioni degli africani. questo gli permise di penetrare dove nessuno si era mai avventurato tra il lago Ngami, le paludi dell’ alto Zambesi nella confluenza del fiume Cuando Linyanti , ove si stende il Chobe attraversato dall’ omonimo fiume, era il territorio dei Makololo, ai margini del deserto e l’arida savana del Kalahari ove trovarono rifugio i nomadi San boscimani.

Per cinque anni David Livingstone viaggiò tra le sue missioni e l’ Orange, lontano dagli insediamenti dei coloni olandesi Boeri che contendevano i territori alle popolazioni locali, si spinse lungo il fiume Limpopo e fu pronto ad esplorare l’ interno del vasto territorio. Nel 1849 attraversò il deserto del Kalahari dove riuscivano a sopravvivere solo i Boscimani nomadi San, giunse nell’inesplorata regione che si stende a nord del Kalahari dove scoprì il lago Ngami e le popolazioni locali lo informarono che era collegato ad una lontana regione di grandi fiumi nel cuore del continente.

Continuò nella zona del delta Okavango che si stende con le sue paludi popolate da migliaia di uccelli e isolotti dove sopravvivono isolati da secoli i villaggi dei Kavango e non molto m’è sembrato mutato dalle sue descrizioni, a parte le piste che ho percorso in camion, in quel selvaggio e aridissimo territorio tra le savane del Chobe e l’ arido Kalahari e che attraversò con ben più modesti mezzi nel 1851 fino a raggiungere il maestoso Zambesi che chiamò la Strada di Dio verso la costa dell’ Oceano Indiano che nel suo progetto avrebbe permesso l’accesso del cristianesimo e del commercio.

Risalì il fiume Shire originato dal lago Nyassa ribattezzato Malawi, che occupa gran parte del territorio che poi divenne protettorato britannico Central Africa nel 1891 e chiamato come il lago Malawi, nel 1859 vi fondò una missione che doveva essere il primo centro per contrastare la tratta araba degli schiavi e del suo grande progetto, lasciò che la moglie Mary e i figli avuti nel frattempo tornassero in Sudafrica e si spinse a nord oltre l’affluente dello Zambezi Kurando nella zona di Secheké, poi tornò ad ovest attraverso il Botswana proseguendo tra la Namibia settentrionale e l’ Angola fino all’Atlantico.

Ripercorrendone l’ itinerario ho ritrovato quegli ambienti e le immagini tra il Botswana e la Namibia dal deserto popolato dagli ultimi boscimani che sopravvivono, aridi altipiani rocciosi solcati da magnifiche gole , le variopinte donne Herero di quel popolo che subì un genocidio nella colonia tedesca e i fieri Himba nel territorio del Kaokoland, fino alle alte dune del deserto Namib e poi il Sudafrica da dove nel 1852 rimpatriò la famiglia e tornò in Botswana.

Tornò alla sua missione per spiegare ai capi locali il suo progetto di commerci, con l’accordo che sarebbe tornato con molte merci e armi, gli fu concesso un carico d’avorio, provviste e ventisette portatori per raggiungere la lontanissima costa. Partì nel novembre 1853 per risalire un tratto dello Zambesi scoprendo il lago Dilolo e le sorgenti del Kasai, poi entrò ‘inesplorato bacino degli affluenti e il fiume Congo, molto provato riuscì ad attraversare di nuovo i selvaggi territori continuamente taglieggiato dalle tribù locali lo depredarono di tutto il carico e le bestie, annotando che vi era penetrata la piaga dello schiavismo e che il suo itinerario era già stato percorso dai trafficanti di schiavi.

Dopo sei mesi di stenti per milleseicento chilometri dalla partenza, giunse finalmente sulla costa dell’Atlantico in Angola e venne ospitato da un inglese di Luanda per ristabilirsi, inviando la relazione dell’ impresa “Dr.Livinstone’s expedition to the Zambezi and its tributaries.1858-1864” in Inghilterra, la cui divulgazione lo consacrò tra i più grandi esploratori dell’epoca.

Mosi oa Tunya

Nel 1855 partì per una nuova spedizione con la quale si proponeva di attraversare l’ Africa dall’ Atlantico all’ Oceano Indiano, con una lunga marcia tornò nel territorio del Chobe recando doni, compresa un’ uniforme da ufficiale per il capo Sekeletu che gli fornì cento portatori. All’inizio di novembre del 1855 esplorò in piroga il fiume Cuando Linyanti raggiungendo un territorio dove discese lo Zambesi e dagli indigeni ebbe notizia del leggendario “Fumo Tonante” Mosi-oa-Tunya che cercò seguendone il corso fino alle gole che il diciassette novembre gli rivelarono uno dei più grandiosi spettacoli del continente dove il fiume precipita con fragore di tuono nelle cascate sollevando una vasta cortina di spruzzi che da lontano appare come fumo scaturito dalla gola e tale continua la suggestione che ho provato con quell’ immagine seguendo il medesimo sentiero dell’ esploratore, fino ad andare ad onorarne la statua che qui lo ricorda.

Dalle cascate poi battezzate Vittoria, ove giunse quasi stroncato dagli stenti e le febbri, continuò lungo i fiume che lasciò per evitare la grande ansa scorrendo ad ovest e non potè rendersi conto che lo Zambesi ha l’insormontabile ostacolo delle rapide Quebrabasa per la navigazione, entrò in Mozambico stremato dalle febbri e si fermò in un centro portoghese sul fiume nel marzo del 1856 per ristabilirsi. Ripartì in piroga con otto portatori attraversando le malsane paludi occidentali dello Zambesi per discendere gli ultimi quattrocento chilometri verso la savana inondabile e il delta sulla costa del Mozambico nei pressi di Quelimane, dove giunse il venti maggio 1856.

Con la sua straordinaria impresa aveva seguito e tracciato il corso completo del grande fiume ed aveva compiuto per la prima volta la traversata africana tra i due oceani e in Inghilterra ebbe i meritati onori dal governo e dall’autorevole Royal Geographical Society, mentre la bigotta London Missionary Society lo sconfessava ritenendo che non avesse svolto l’ opera missionaria ,in vertità aveva fatto di tutto meno che evangelizzare gli africani per fortuna sua e della geografia, ma la pubblicazione del “Missionary Travels and Researches” ebbe un grande successo editoriale e alimentò la leggenda del grande esploratore missionario che non si curò di sfatare.

Cercatore di fiumi

Nel 1859 era nuovamente sullo Zambesi assieme al naturalista John Kirk per esplorare l’intero corso del fiume e tracciare una rotta di penetrazione commerciale britannica, ma le insuperabili rapide di Qubrabasa infransero ogni progetto, tentò con l’ affluente Shire, trovando anch’esso impraticabile per le rapide e decise di esplorare i territori ignoti che si stendono a nord del fiume. Raggiunse il grande lago Nyassa e fece arrivare sette missionari per iniziare la sua opera, ma la regione era sconvolta da conflitti tribali e frequentata da negrieri che non tolleravano intrusioni , dopo la morte di tre degli inviati della Missionary Society londinese si rese conto che anche qui non avrebbe potuto realizzare il progetto e continuò le sue esplorazioni.

Assieme alla moglie seguì ancora lo Zambesi ed esplorò il lago Nyassa chiamato poi Malawi , come il paese che in gran parte lo ospita confinante con il Mozambico, si avventurò nelle ignote regioni limitrofe in un anno di stenti e febbri e nell’ aprile del 1862 David Livingstone seppellì la consorte vicino il corso dello Shire lasciando la tomba nel villaggio di Chupanga, solo e lacerato dalla perdita armò il piccolo battello Lady Niassa completando l’esplorazione dello Zambezi e il Ruvuma fino al 1863, quando tornò in Inghilterra con un nuovo grande progetto.

Voleva esplorare lo spartiacque tra i laghi Nyassa Malawi e Tanganyka per scoprire il mistero delle sorgenti del Nilo che appassionava i geografi di tutto il mondo, convinto che lo Zambesi ne fosse il corso più meridionale, si propose di risalirlo e completare l’esplorazione dell’intero fiume. Nel 1865 era a Zanzibar finanziato dalla Royal Geographical Society, vagheggiando tra i testi antichi di Erodoto e le leggende tribali, nell’aprile del 1866 raggiunse la regione di Ruvuma per proseguire in Malawi ad ovest del Nyassa alla ricerca del lago Bangweulu, da dove sgorga il fiume Luapula e dalle sue paludi lo Chambezi che gli indigeni confondevano raccontando che uno scorreva a settentrione e che David Livingstone pensò essere il Nilo.

L’eco delle sue imprese lo aveva consacrato come il più grande esploratore britannico, con le pubblicazioni di Missionary Travels and Researches in South Africa by David Livingstone, il successivo A Popular Account of Dr. Livingstone’s Expedition to the Zambesi e la postuma biografia The Personal Life of David Livingstone scritta da William Garden Blaikie.

Nel luglio del 1868 lo raggiunse scoprendo solo una grande palude malsana, allo stremo fu costretto ad unirsi a negrieri arabi che lo introdussero nell’allucinante mondo delle razzie e dello schiavismo annotandone gli orrori poi descritti nel suo The Last journals. In questo periodo viaggiò negli ignoti territori tra i laghi Bangweulu, il malawiano Nyassa, il tanzaniano Tanganyka e verso il Mweru, arrivando a nel Congo orientale sul fiume Lualaba nel 1870, credendo fosse il corso nilotico più meridionale tentò di raggiungerlo invano da solo per sei mesi, colpito da infezioni ai piedi che lo costrinsero ad una lunga degenza, ritentò l’anno successivo seguendo una carovana la di negrieri arabi per il villaggio di Nyangwe sul Lualaba. Arrivò nel luglio del 1871, ma rinunciò all’esplorazione del fiume sconvolto da uno spaventoso massacro di quattrocento indigeni da parte degli schiavisti che aggiunse ulteriore disgusto per la sinistra e sanguinaria compagnia e la lasciò proseguendo con pochi portatori per le coste occidentali del Tanganyka fino al villaggio di Ujiji dove si fermò per riprendersi dagli stenti.

Dr.Livingstone I presume

Durante la lunga spedizione le sue notizie erano sempre più rade, in una lettera arrivata alla figlia Agnese a Londra del giugno 1868 annunciava che dal lago Bangweulu voleva provare le leggendarie sorgenti nilotiche tra il decimo e il tredicesimo grado di latitudine sud dove l’ aveva ubicato l’antico geografo Tolomeo, quindi seguirne l’intero corso e compiere la grande traversata da sud a nord del continente. La lettera successiva fu inviata da Ujiji nel maggio del 1869, dopo di che si diffuse il mistero della scomparsa di Livingstone, attirando l’attenzione del mondo e dell’inviato del New York Herald Henry Morton Stanley che partì alla ricerca. David Livingstone era partito quattro anni prima da Mikindani sulla costa attraversando le savane della Tanzania fino all’ impenetrabile foresta pluviale dove aveva proseguito in un ambiente inviolato e l’ostilità delle tribù locali, accompagnato da pochi uomini stanchi e dai fidi Tciuma e Siusi che lo avevano seguito nei due precedenti viaggi.

Aveva continuato tra stenti e febbri attraverso la selvaggia regione Kasonso che esplorò tra gli affluenti dello Chambezi per cercare Inesistenti passaggi verso il Nilo meridionale. Sfinito raggiunse il lago Nyassa con un pugno di uomini e decise di navigarvi ostacolato da mercanti e negrieri arabi, così costretto a proseguire a piedi raggiungendo Pamalombe da dove attraversare il massiccio di Mulanje procedendo nell’ altipiano Nyika e il più settentrionale Zomba per il lago Tanganyka, nel territorio delle tribù guerriere Maasai. I negrieri della zona fecero credere ad un attacco degli indigeni e quasi tutti gli uomini fuggirono, raccontando al ritorno a Zanzibar di essere stati assaliti e che l’esploratore era morto, mentre invece procedeva con i pochi rimasti verso il Tanganyka scoprendo che lo Chambezi è immissario del Congo, esausto e minato delle febbri arrivò ad Ujiji il 23 ottobre 1871, alla fine del mese le vite del missionario David Livingstone e l’avventuriero Henry Morton Stanley vi si incrociarono con il leggendario incontro di cui racconta Stanley: “ camminai decisamente verso di lui, mi tolsi il cappello, e dissi: “Dr.Livingstone, I presume?”. Così tutto avvenne in una surreale atmosfera dal britannico formalismo e la frase “ Dr.Livingstone I presume” fece il giro del mondo, scolpita nella storia delle esplorazioni africane.

Assieme esplorarono il lago per quattro mesi, Stanley cercò di convincerlo invano a tornare con lui, ma David Livingstone era deciso nel continuarle esplorazioni, gli consegnò al il suo diario con l’accordo di inviargli uomini e si lasciarono il quattordici marzo del 1872. Proseguì da solo verso il lago Bangweulu per esplorarne le paludi dello Chambezi ad oriente arrivando nel gennaio del 1873 per cercare le leggendarie sorgenti nilotiche, ma sfinito dalla dissenteria fu costretto a raggiungere in fin di vita il villaggio di Citambo dove terminò il suo ultimo viaggio spegnendosi il primo maggio. I fedeli portatori lo trasportarono attraverso le savane che aveva tanto amato sulla costa e da Zanzibar navigò in patria per essere sepolto con gli onori di stato e nella commozione popolare tra i grandi d’ Inghilterra nella cattedrale di Westminster il 18 aprile 1874.

  Estratto da: Paolo del Papa Viaggiatori ed esploratori. Vol. Africa:Africa Australia.Livingstone © Photo gallery: Africa South East

Articoli Affini

Ti interessa?
Close
Back to top button