EsplorazioniAmeriche

Barolomeo de Las Casas

“…Queste persone non sono esperti di combattimenti, come sua Maestà potrà verificare osservando i sette che abbiamo catturato per portarli via con noi ..Sono tanto pacifici che basterebbero una cinquantina di uomini per controllare l’intera popolazione in modo da fargli fare quello che si vuole.”

Scriveva Colombo il 14 ottobre 1402 nel suo Diario di bordo, poco dopo la scoperta di Cristoforo Colombo iniziarono le esplorazioni che aggiornavano la cartografia del Nuovo Mondo America se ne cominciò la colonizzazione , nel Consejo de Indias alla Junta de Valladolid, il buon frate Tomas Ortiz concludeva così la sua relazione sugli indigeni Caribe :

“Mangiano carne umana..vanno in giro nudi e senza vergogna. Stupidi asini, non pensano due volte a uccudere se stessi e gli altri…infidi, crudeli, vendicativi, stregoni negromanti, vigliacchi e sporchi come maiali. Mangiano pidocchi, ragni e vermi vivi….Dio mai creò gente più viziosa e bestiale.”

con gran soddisfazione della cattolicissima Spagna e dei suoi coloni che non ebbero scrupoli a trattare la “gente viziosa e bestiale”come tale inaugurando l’ olocausto dell’ America indigena.

Il popolo Taino abitava quelle terre da millenni, venivano dal continente e appartenevano al gruppo Arawak, agricoltori di patate, mais e tabacco con le proprietà in comune e villaggi ben ordinati nella foresta governati dai capi caciques e consigli degli anziani. Diverse isole caraibiche furono invase nel X secolo d.C. da tribù di abili navigatori e guerrieri Caribe dalle coste brasiliane e colonizzarono il ventaglio di isole dalla Guyana venezuelana e Trinidad alle grandi Cuba, Santo Domingo e la vicina Portorico, sottomettendo i Taino con i quali avevano in comune l’organizzazione sociale ed agricola, ma imposero costumi magico religiosi diversi, tra i quali la pratica del cannibalismo rituale per impossessarsi dell'”energia vitale”degli avversari uccisi.

Dopo i viaggi di Cristoforo Colombo la regina Isabela emanò un proclama per ispirare le nuove colonie trattando con rispetto gli indigeni sottomessi, in caso contrario potevano essere usati tutti i mezzi:

“…Comandiamo che nessuno osi arrestare o catturare qualsivoglia indiano e portarlo nel mio regno o in altra parte,nè arrechi danno alla sua persona o ai suoi beni…Poichè in alcune isole vi sono cannibali, onde meglio servire Dio e me e garantire ai vassalli pace e tranquillità,se gli indigeni rifiutassero di dare il benvenuto….s’autorizza….a catturarli, portarli altrove, venderli e utilizzarli come si volglia, senza incorrere in penalità….”

Per la colonizzazione del Nuovo Mondo i conquistadores spagnoli trovarono più sbrigativo considerare cannibali selvaggi che rifiutavano la sottomissione anche le tribù più pacifiche e si scatenarono nelle razzie, lo schiavismo e il genocidio, confortati dall’unica parte del proclama che presero in esame. All’arrivo di Colombo nel 1492 le isole dei Caraibi erano popolate da otto milioni di indigeni, tra Arawak e le numerose comunità Taino, pochi decenni dopo erano ridotti a qualche migliaio di derelitti in via di estinzione, tra Santo Domingo e l’ intera Hispaniola erano oltre un milione e dieci anni dopo, quando vi giunse il nobile umanista sivigliano Bartolomè de Las Casas, erano ridotti a sessantamila.

L’ autorevole teologo e storico Juan Ginés de Sepùlveda li definiva humuncoli, selvaggi, immorali e dediti al cannibalismo, da considerare al pari di bestie da soma.

Gli spagnoli hanno un diritto perfetto per governare questi barbari del Nuovo Mondo e delle isole adiacenti, che in prudenza, abilità, virtù e umanità sono inferiori agli spagnoli come adulti e donne; Perché esiste tra i due una grande differenza tra le razze selvagge e crudele e la più misericordiosa, tra le più intemperate e quelle moderate e temperate, e, forse, anche tra gli scimmie e gli uomini.

Espose la sua opera in vari scritti come Descubrimiento de los selvajes del 1548 e soprattutto Democrate secundo, o las justas causas de la guerra, entrando in acceso confronto con Bartolomè de Las Casas, nel frattempo incaricato dal sovrano dell’ Impero spagnolo Carlo V di scrivere una raccolta delle note sulle condizioni di quegli indigeni e nel 1542 uscì la Brevisima Relacìon de la destruccìon de las Indias.

La sua accurata Relazione e gli orrori del genocidio che descrive favorì l’emanazione delle Leyes Nuevas

che tentavano di migliorare le condizioni indigene e lo sfruttamento nelle encomiendas coloniali e che vennero adottate nel Vicereame sorto in Peru da Blasco Núñez Vela, provocando la rivolta di Gonzalo fratello minore di Francisco Pizarro. Le nuove Leggi risultarono poco efficaci anche nel vicereame della Nuova Spagna, sorto dopo l’ altrettanto sanguinosa conquista del precolombiano Messico da parte di Hernàn Cortès e in tutti i territori della colonizzazione spagnola del Nuovo Mondo America.

Il generoso Bartolomeo si oppose in tutti i modi alle violenze sugli indigeni e alle condizioni nelle quali i coloni figli della cattolicissima Spagna li avevano ridotti, prese gli ordini sacerdotali nel 1510 e partecipò alla spedizione di Diego Velasquez de Cuèlar nell’ isola di Cuba per mettere in atto il progetto di creare una colonia indipendente di indigeni dove avrebbero avuto protezione, ma i suoi sforzi furono vani e tre anni dopo tornò in Spagna per pubblicare le sue cronache a favore dei nativi e divulgare la conoscenza dei loro usi e costumi, ottenendo appoggi a corte e la protezione del potente cardinale Francisco Jiménez de Cisneros. Nominato “Procuratore e protettore generale degli indiani”, Bartolomè de Las Casas tornò nelle colonie caraibiche con l’incarico ufficiale e un atto nel quale si legge:

“…Poichè lavorerete per il benessere dei corpi e delle anime,sia degli spagnoli che degli indiani,vi ordiniamo di recarvi alle Indie, Espagnola, Cuba, Portorico, Giamaica e nel continente e di dare consigli sul modo in cui gli spagnoli devono trattare gli indiani e di operare per la salvezza dell’anima degli uni e degli altri…..”

Egli viaggiò in lungo e in largo nelle colonie, visitò villaggi e tribù per apprenderne la cultura e le lingue, capì che queste popolazioni non potevano sopportare i lavori pesanti e lo sfruttamento a cui erano sottoposte e che la schiavitù significava sterminarli tutti, ma nonostante l’incarico ufficiale fu osteggiato in tutti i modi dagli spagnoli, la colonia indigena libera che stava creando a Santo Domingo era oggetto di continui soprusi e violenze,tanto che gli indios si rivoltarono distruggendola e tornando alla foresta.

Bartolomeo pensò che l’unica soluzione poteva essere quella di importare braccianti ed operai dalla Spagna per sottrarre gli indigeni alla schiavitù e tornò in madre patria con tali propositi, ma anche questo progetto fallì per l’opposizione dei propietari terrieri che non potevano accettare di fornire i loro servi della gleba per le colonie. Fallito il tentativo fu il primo a pensare di importare schiavi neri dall’ Africa, molto più robusti ed adatti al lavoro degli indigeni che ne morivano, forse pensando che comunque la tratta e l’ uso degli schiavi africani era cosa ormai consolidata e in tal modo poteva salvare gli indios da una sorte che li stava sterminando, non avrebbe mai pensato che purtroppo il suggerimento fu seguito qualche tempo dopo in dimensioni “bibliche” originando un’altra vergognosa epopea della vecchia e cristiana Europa.

Vanificato ogni tentativo, il tenace Bartolomè de Las Casas ritornò nei Caraibi e decise di denunciare la situazione scrivendo la “Brevísima relación de la destruccòn de las Indias“ che provocò il risentimento di coloni e governatori,nominando i responsabili e specificando i fatti: “Vostra altezza troverà che non c’è stato un singolo governatore che abbia obbedito alle leggi di Dio e del re e che non sia stato distruttore, ladro e ingiusto assassino…”

Oltre che la Relaciòn sui misfatti contro gli indigeni e il De_thesauris, le coraggiose denunce furono presentate anche nella controversia di Valladolid provocarono la reazione della potente casta dei conquistadores che stava arricchendo enormemente l’ impero spagnolo e gli fu ordinato di desistere rinchiudendosi in monastero, dove continuò con i suoi scritti che denunciavano la spaventosa condizione degli indigeni e la storia delle colonie, provocando ancora scalpore e risentimenti con le sue cronache e la monumentale Historia de las indias, nelle proteste inviate a Carlo dai suoi ormai accerrimi nemici si legge:

“Siamo stupefatti, o principe invitto, che una materia tanto antica come la schiavitù ,iniziata dai vostri nonni,presa in considerazione da tante buone e chiare menti,venga avversata da un frate ignorante empio, invidioso, vanaglorioso, mestatore, attaccabrighe,espulso da ogni parte delle Indie.”

Il coraggio di questo nobile paladino nella questione degli indigeni e loro tenace difensore, dopo quasi quaranta anni, riuscì a sopravvalere sugli avidi e sanguinari avversari, nel 1542 vennero promulgate le Leyes Nuevas dove l’ opera di Barolomè de Las Casas fece riconoscere i diritti umani degli indigeni, egli venne onorato con la nomina a vescovo del Chiapas e parte del vicino Guatemala alla quale ben presto rinunciò per ritirarsi ai suoi studi nel convento domenicano di Madrid, ma le notizie dal Nuovo Mondo turbarono il suo ritiro, perchè le Leggi per le quali si era battuto per tutta la vita non venivano applicate nelle colonie spagnole d’ America .

Al contrario iniziava il genocidio di buona parte di quella popolazione indigena e i sopravvissuti continuavano a rimanere sottomessi e al loro posto cominciavano ad arrivare a migliaia schiavi africani con la Tratta atlantica , Bartolomè de Las Casas morì amareggiato in patria nel 1566, fu il primo a difendere dalla sopraffazione e la sottomissione dell’ America indigena , non riuscì nel suo generoso progetto, ma è entrato nella storia, mentre gli arroganti coloni e governatori con i quali aveva avuto a che fare rimangono anonimi schiavisti e manigoldi, ma qualcuno è ricordato nei suoi scritti ad eterna infamia.

“..Tutta questa gente di ogni genere fu creata da Dio senza malvagità e senza doppiezze..”

© Paolo del Papa Viaggiatori ed esploratori. Vol. America:Bartolomeo de Las Casas.

Photo gallery: New World Routes | America Latina

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