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Peru Paracas

Viaggiando in Peru per i grandiosi resti lasciati dalle più affascinanti civiltà precolombiane in Sud America, nella suggestione dei magnifici ambienti naturali, rimane indelebile la memoria dell’ arido deserto costiero che si allunga sull’ oceano ove emergono piccole oasi e lagune periodiche, al largo isolette tra le onde ricche di pesci, crostacei e delfini, popolate da uccelli d’ ogni specie che traggono vita dal mare, colonie di foche, otarie e leoni marini. Si trova scendendo per la regione costiera meridionale di Ica dal deserto affacciato sul Pacifico con l’ ampia baia di Pisco che continua nella sua all’estremità meridionale per quella magnifica di Paracas ove si allunga splendidamente la natura ricca di storia nell’ omonima penisola, dietro dalle dune come un miraggio attorno alla sua laguna appare l’ oasi di Huacachina e tra le onde dell’ oceano poco al largo emergono popolate da una gran varietà di fauna marina le isole Ballestas. Un magnifico santuario della natura che ha visto fiorire antiche culture e divenuto la suggestiva riserva di Paracas a proteggerlo.Simbolo ne è diventato il grande ed enigmatico disegno tracciato indelebile sulla costa desertica chiamato Candelabro dagli spagnoli per la sua misteriosa somiglianza a quello che ritenevano simbolo della cattolica Santa Trinità, dal IV secolo a.C. fino al V secolo d.C. questa regione costiera fu dominata dalla potente e raffinata Cultura Paracas, fiorita con un vasto e perfezionato sistema di irrigazione agricola e il controllo delle acque, rimasta poco nota fino agli anni venti del secolo scorso quando con gli scavi di Cerro Colorado e la vasta necropoli di Warikayan, si rivelò come tra le più evolute culture precolombiane peruviane studiati dall’archeologo Julio C.Tello.

La cultura di Paracs

Gran parte della cultura Paracas fu influenzata da quella di Chavìn nella tradizione religiosa, con centri cerimoniali ove la potente casta sacerdotale esercitava un oppressivo potere teocratico, assieme alla casta della nobiltà guerriera erano depositari dei segreti astrali per determinare i cicli agricoli, il controllo delle acque e un avanzato sistema di irrigazione, mantenendo il dominio religioso, politico e tecnologico. Dalla religione di Chavìn ne era ispirata la divinità suprema Kon rappresentato come felino spesso in volo dai contorni umani a volte circondato da da danzatori in estasi, variamente raffigurato nei preziosi tessuti e in ceramiche policrome, lo affiancava il dio della terra, la notte e dei terremoti Pachacamac con la consorte Urpayhuachac dominatrice dei mari e delle acque venerata come Grande Madre. Oltre che alle divinità molte cerimonie erano dedicate al culto dei morti nel mantenere le tradizioni e i rituali con offerte e corredi funebri sempre più ricchi nelle decorazioni e i raffinati tessuti che avvolgevano le mummie rinvenute nei sepolcri delle necropoli, l’ archeologo peruviano Julio Cèsar Tello che ne indagò i resti distinse due periodi nella storia di Paracas dal tipo di sepolture. Il primo detto Paracas Cavernas dai sepolcri rinvenuti a Cerro Colorado sotto la sabbia con mummie avvolte in tessuti meno elaborati di quelli del periodo successivo, con attorno semplici corredi funerari ed offerte di cibi vegetali di una popolazione contadina dominata dalle caste sacerdotale e nobiltà guerriera che avevano il loro centro nel villaggio fortificato di Tajahuana eretto su un colle con attorno altri villaggi di semplici abitazioni, la divinità centrale di questo primo periodo era rappresentata da un essere oculare privo di corpo con solo occhi e bocca. Nel periodo successivo definito Paracas Necropolis la divinità fu raffigurata dall’ aspetto feroce che impugnava un coltello e una testa tagliata, manifestazione di un più grande potere sacerdotale e della casta di nobili guerrieri con sepolcri più elaborati in pietre cementate da fango calcareo sotto tetti sostenuti da ossa di balena huarango, offerte e più ricchi corredi funerari in oro e ceramiche attorno alle mummie avvolte in tessuti finemente decorati. Nella necropoli vennero rinvenuti vari sepolcri con grandi camere funerarie sotterranee che potevano contenere una quarantina mummie dai crani deformi , ognuno probabilmente con i defunti di una potente famiglia o o clan, tra i corredi funerari le mummie legate per tenerle in posizione con ornamenti ed avvolte in diversi tessuti finemente decorati. Nel secondo periodo del Paracas Necropolis fu perfezionato il procedimento di mummificazione asportando tutti gli organi interni per introdurvi calce, catrame, polvere della pianta muña, sale e peperoncino macinati, dopo averle affumicate per ridurne le dimensioni venivano poste sedute in un cesto ed avvolte in vari tessuti ricamati e riccamente decorati raggiungendo un elevato livello estetico espressione dell’ arte di quella cultura come Mantas Paracas.

Signori della costa e il deserto

La regione desertica ove fiorì quella cultura è tra più aride della costa peruviana, priva di piogge e dai fiumi spesso periodici, ma coloro che la popolarono riuscirono a dominare il deserto trasformandone diverse parti in rigogliose vallate con avanzati sistemi di irrigazione incanalando le scarse acque superficiali e sotterranee, fertilizzando la terra con gli escrementi degli uccelli guano in gran parte tratto al largo della costa di Pisco nelle isole Ballestas. Come parte della loro cultura le capacità agricole di Paracas dopo il declino, furono ereditate una bellicosa popolazione che si diceva discendere mitologicamente dai giaguari, dalla tradizione religiosa basata sul culto della divinità giaguaro Chinchay o Cinca, migrata nel territorio di Chincha Alta dall’ undicesimo secolo ove fondarono l’ omonima cultura di Chincha perfezionando il sistema di irrigazione e l’ uso del wanu, che gli spagnoli chiamarono guano, ricavato dalle grandi colonie uccelli marini proveniente dagli isolotti guaneras poco al largo della costa che, con le isole Ballestas ne presero nome come Chinchas. La popolazione di Paracas, oltre che dall’ agricoltura intensiva traeva risorse dal mare con la pesca, divenendo anche abili navigatori per i loro commerci con altri popoli costieri, mentre aprivano vie per le regioni montuose scambiando cotone, sale e prodotti marini con lana e tinture delle popolazioni andine e verso la foresta ove si procuravano foglie di coca, piante e piume per decorare tessuti preziosi e cerimoniali. Perfezionarono la medicina tradizionale con l’ uso di piante ottenute dagli scambi e divennero esperti in operazioni chirurgiche, particolarmente nella trapanazione cranica per curare fratture, infezioni e tumori, praticata con coltelli in oro ed argento o di ossidiana tumisi, nei casi di malattie mentali probabilmente accompagnata da ritualità per far uscire spiriti malvagi dalla testa, adoperando la masticazione della coca come anestetico e la bevanda alcolica chicha de jora tratta dal mais per il dolore e prevenire le infezioni, mentre non è ancora nota la causa della vistosa deformazione cranica di numerosi teschi Paracas rinvenuti nelle sepolture. Come parte della cultura Paracas, da quella di Chavìn è influenzata anche l’ arte ispirata a remi mitologici e religiosi, la ceramica in forma sferica e scultorea con due tubi e un ponte decorata da raffigurazioni di felini, serpenti, pesci ed uccelli nel periodo di Paracas Cavernas, nel successivo Necropolis divenuta policroma su varie forme in vasi, piatti, recipienti e vasi globulari con doppia punta verticale uniti da un collo a ponte, alcuni scultorei con figure umane simili ai cuchimilcos della successiva cultura costiera di Chancay. Tra tutte le espressioni artistiche raggiunsero il più elevato livello estetico nel raffinato e prezioso tessuto Paracas in lane di vicuña e alpaca, cotone, filati vari e piumati policromi dai disegni geometrici, antropomorfi e animali dai vari colori sgargianti. I grandi centri di Cerro Colorado e la necropoli sorsero sul sito della locale cultura Topará dai resti spesso confusi con la Paracas che ne occupò il territorio, come quelli di Jayhuay nella valle de Topará, Chongos nel territorio del fiume Pisco, i centri cerimoniali di Huaca Soto e Huaca Santa Rosa nella valle del Chincha e altri fondati dalla cultura di Topará poi presi nei domini Paracas. Si estesero a nord sulla valle del Cañete ad est verso la valle del Llauca nel territorio di Yauca della regione di Arequipa, a sud nella regione con al centro la città di Pisco attraversato dall’ omonimo fiume, il limitrofo territorio costiero dove sorse Ica, lasciandone i resti a Peña Vajahuana e la Huaca Rosa, l’ intera valle popolata fin dal neolitico peruviano che prende nome dalla città Palpa fino al Rio Grande e l’ intera regione di Chincha. Con la decadenza della cultura Paracas, che si legò alla Toparà nel suo ultimo periodo fino al V secolo d.C., nel territorio limitrofo fiorì l’altra civiltà costiera di Nazca, mentre sulla costa settentrionale iniziò la sua ascesa la cultura Moche dal primo secolo d.C. che la dominò per secoli, seguita poi da quella Chimù travolta dall’ incontenibile espansione dell’ impero incaico.

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