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Mentawaii

La popolazione delle Mentawaii è una delle più arcaiche dell’ Indonesia, prima del contatto con i missionari, i Mentawaiani non conosce­vano metalli, agricoltura né forme di artigianato evoluto. Molti di loro continuano tuttora a ignorarli e l’economia si basa quasi esclusivamente su pesca, caccia, baratto e coltivazioni rudimentali nella foresta di taro, banane e sago. Nella caccia adoperano con frecce di legno dalla punta avvelenata dall’ essenza vegetale “antiaris ms­sicaria”. I mentawaiani adoperano la piroga a due bilancieri e vela per la pesca, guerra e per spostarsi da un villaggio al l’ altro, circumnavigando le isole. I villaggi “muara” si trovano in luoghi protetti o nascosti tra la vegetazione presso l’estuario dei fiumi con abitazioni comunitarie e claniche urna, grandi case di legno su pali, senza finestre e tetto a due spioventi di foglie di palma che possono ospitare fino ad una decina di famiglie. Al soffitto è appeso un cestello sacrificale baluan con altre offerte propiziatorie. Possiedono anche altri due tipi di abitazioni: lalep o “case coniugali” e rusuk, provvisorie o per i giovani. La società è organizzata in clan patrilineari residenti nell’urna,al di sopra della comunità “sippe”, non esiste alcun organismo politico e nessun capo. I problemi comuni sono discussi tra tutti i componenti la comunità, compresi donne e bambini. Se qualcuno si trova in disaccordo con le decisioni prese dalla maggioranza, è libero di andar­sene e di costruire altrove la propria abitazione.Non esiste una specializzazione del lavoro e ogni uo­mo sa fare di tutto, la società è priva di classi e le attività umane non hanno come scopo l’ arricchimento del singolo. Il rimata, maestro delle cerimonie del clan, gode di molto rispetto, ma non ha poteri, così come Anche il kerei, o “ l’illuminato “,veggente e guaritore che scaccia i malefici. Il termine moile moile , “piano piano” è la norma che ispira la quotidianità dei mentawaiani per.Il rimata e il kerei svolgono una importante funzione religiosa e sociale, eletti da un consiglio assieme il suonatore del gong cerimoniale bobok-gong, possono deliberare caso di guerra, di reato, di catastrofe o di epidemia. Il rimata, affiancato da uno o più kerei, celebra le cerimonie religiose e i periodi di tabù puneri, espiazioni collettive cui devono partecipare i padri di famiglia ukui.Oltre ai purlen, osservati da tutto il clan, vengono indetti i tabù riservati ai membri di una famiglia. Molti eventi possono determi­nare l’esigenza di iniziare un punen, come la costruzione di un’urna, l’elezione o il decesso di un sacerdote , il diboscamento per le coltivazioni, epidemie, l’uccisione di un animale sacro come scimmia, cervo, tartaruga e altri. Viene proclamato il pantang con riti, danze e sacrifici di animali che prevede l’ isolamento del villaggio dal mondo esterno, l’arresto di ogni attività produttiva, l’imposizione del silenzio, la segregazione nell’urna e l’estensione sessuale. La più importante cerimonia clanica è perù la festa di purificazione pu­hiaidjat, con sacrifici, danze, pantomime dei comporta­menti animali e azioni rituali con cui il kerei libera la comunità da influenze maligne e la protezione degli spiriti benigni. I Mentawaiani vedono nelle pratiche re­ligiose animistiche norme di comportamento, ma non considerano alcuna entità divina a sé stante. Le cose esistenti non hanno solo caratteristiche fisiche, ma anche psichiche e non si pongono in rapporto agli uomini come oggetti, ma come soggetti. Le azioni umane non devono spezzare l’ equilibrio spirituale dato dall’ armonia tra tutti gli esseri esistenti. Quando l’equilibrio è spezzato, un animale sacro è ucciso, il tabù è infranto, l’ uomo si ammala e bisogna rimediare all’ incompatibilità “ta rnuoba i” e all’errore, ricorrendo al kerei che allontani l’ effetto malefico dell ’oggetto offeso. Anime e spiriti sono immortali, alcuni assumono forme particolari e quella umana degli antenati. La sede corporea dell’anima è temporanea, essa vaga, incontra altre anime ed è imprevedibile. Torna nel corpo umano durante il sonno e dà origine ai sogni che richiedono una speciale capacità d’inter­pretazione o divinazione intuitiva. Anche quando l’uomo è sveglio, la sua anima vaga intorno e ciò spiega i cambiamenti di umore. Le anime interagiscono tra loro e possiedono la forza vitale bad­jou che, attraverso invocazioni, comporta­menti e mediazioni, va adattata a quella degli altri esseri e controllata con varie precauzioni. Ne consegue il ri­spetto di ogni forma di vita, condizione necessaria per non danneggiare il badjou che si trova in tutte le parti del corpo, anche nelle più piccole, come le unghie e i capelli. Alla morte dell’uomo l’ anima torna agli antenati che abitano il villaggio dei morti della comunità “laggai sabeu”, situato in una località isolata e disabitata. Si trasforma in uno di loro; da quel momento, è possibile chiedergli aiuto.

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