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Grenada

Dopo la scoperta del Paradiso, nel 1498 Colombo fece il suo terzo viaggio su quelle prime rotte dei Caraibi per il Nuovo Mondo cercando il continente America e incrociò Grenada, piccolo paradiso coperto di jungla e profumato di spezie, dove termina l’ arco delle Piccole Antille. I primi a tentare di colonizzarla furono gli inglesi nel 1609, ma i guerrieri Caribe li fecero desistere, così come accadde ai francesi tra il 1637 e il 1650, ma non era concepibile che pochi indiani bellicosi impedivano la conquista dell’ultima delle Antille e un contingente francese nel 1651 sbarcò contro I Caribe che si fecero massacrare combattendo e gli ultimi sopravvissuti si gettarono dalla scogliera di Leapers hill per non arrendersi. La storia racconta poi che Grenada rimase per un secolo colonia francese fin quando gli inglesi la presero nel 1762 nelle dette Sopravento delle Indie Occidentali Britanniche trent’anni dopo ifrancesi Victor Hugues e Julien_Fedon riconquistarono l’ isola per qualche mese fin quando dopo le truppe di sua maestà britannica sterminarono gli invasori. La colonia inglese prosperò con la canna da zucchero anche qui sfruttando gli gli schiavi importati dall’Africa con la tratta negriera, ma quando fu abolita la schiavitù nel 1834 i coloni lasciarono la canna e cominciarono a coltivare le preziose spezie che profumano l’isola da centocinquanta anni.

Grenada è la più “intima” delle British West Indies, di turisti ne arrivano parecchi, ma i vecchi ritmi non si lasciano sconvolgere più di tanto, qui di giorno la gente è pigra e annoiata e di notte o nelle feste si sveglia tornando all’ Africa di dove venivano gli antenati schiavi che n’è rimasta qualche brandello di tradizione nel vudù e nei ritmi di musica e danze ora scandite dal reggae e innaffiate di rum che anche qui è tanto importante che ci ha fatto una specie di Ministry of rum. Il piccolo aeroporto fu risistemato dopo the invasion come qui la chiamano chi se la ricorda dopo trent’anni l’ operazione Urgent_Fury, che d’urgente non aveva nulla ma di furioso parecchio. All’ epoca c’era Reagan che mal sopportava il governo socialista di Maurice Bishop e con la sua deposizione da parte del più estremista Austin arrivò l’occasione per l’ intervento militare dei marines a riportare violentemente la “libertà” e la pax americana in nome del libero mercato che da quelle parti una Cuba era già troppo. Triste memoria di un’invasione con i bolscevichi caraibici eliminati in un paio di giorni, ma a lungo abitanti rimasero molto arrabbiati con i bianchi. La prima volta che ci andai si incontravano quasi solo tipi dalle voluminose crocchie di capelli intrecciati che ringhiavano contro tutti, quando ci sono tornato i rastafar c’erano ancora, ma invece di ciondolare arrabbiati, facevano i taxisti o lavoravano negli alberghi, alcuni con i loro business in ristoranti, locali e altre attività, così Grenada è tornata pacifica e tranquilla più di prima. L’ unico rasta ancora imbestialito per la guerra d’Etiopia contro il loro mito Hailè Selassiè pareva il taxista, impegnando nella discussione più bizzarra del mio girovagare tra le Antille. Al mattino presto seminando decibel di reggae dalla radio per le strade semideserte, l’ alternativa tra musica afro a tutto volume o le filippiche rasta, ma poi messi d’ accordo cominciò a raccontare la storia di Grenada e del resto del mondo afroamericano a modo suo.

La capitale St.George è un piccolo gioiello coloniale da tre secoli con le casette colorate arrampicate sulla collina che domina il porticciolo difeso dalle fortezze di Frederick e Matthew che si fronteggiano dai due colli ai lati della cittadina, vicino a uno c’è il monumento colorato che ricorda the slavery time, come spiegava ringhioso il rasta rasta mentre s’ abbandonava alle storie allucinanti tramandate in famiglia di neri ch’erano gli schiavi portati dall’Africa all’ epoca della tratta negriera nelle Antille. Qualche altra scultura contemporanea ne ricorda l’ epoca nel curioso Underwater Sculpture Park sott’acqua. A St.George nel vecchio quartiere di Bay Town la piazzetta del mercato quotidianamente celebra una sinfonia di suoni, colori ed odori tutti caraibici, dall’ altra parte le strette vie infilano nel piccolo porto dove i vecchi pescherecci colorati si affiancano ai velieri, i panfili e piccoli bastimenti da carico che arrivano altre isole delle Antille.Marinai, turisti e strani personaggi bevono e vociano nelle vecchie osterie a mescolare lingue e storie diverse, a sera si va per un sabato tutto afro all’ Old Sugar Mill, dove gli stranieri sono rari e la gente si scatenan nelle danze e divertimenti di varia natura annaffiati da rum e voglia di vivere tutta caraibica.Girare per Grenada si fa presto, il monte di St.Catherine domina il territorio di fitta vegetazione solcato da fiumi che volte precipitano in piccole cascate aprendosi negli spazi di piantagioni e campi di spezie che lo profumano attraverso le cittadine coloniali di Hillsborough e Grenville, poi la Sauteurs di triste memoria dalla cui scogliera di Leapers si gettarono i valori guerrieri Caribe scontrandosi con i francesi.

Qui stavano da secoli e chiamavano la loro isola Camahogne gli indigeni Arawak e Caribe, poi giunti gli spagnoli che cominciarono a sterminarli la battezzarono come la città andalusa e tale rimase con i britannici che rimpiazzarono quell’antico popolo con gli schiavi dall’Africa la cui discendenza popola l’ isola assieme ai più tardi arrivati dalle altre colonie del britannico impero in Asia e pochi bianchi, da un po’ molti dicono se ne sono andati a cercar fortuna altrove anche nelle vicine Barbados e Trinidad. Attorno il magnifico ventaglio delle isole che le si chiamano Grenadine spartite tra Grenada e la vicina Saint Vincent, ci si perde navigando in questo splendore tra il blu del cielo che si riflette nel mare che rimanda cromatismi d’azzurro e smeraldo a contrastare i candidi bagliori delle spiagge tra Carriacou e la Petite Martinique, per poi passare alle piccole Ronde e Caille island continuando per la Diamond, la Frigate e Saline island ch’erano incrociate per le Sopravento dalle rotte dei Caraibi .

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