Fiji
Antiche leggende raccontano che popoli dalla pelle scura lasciarono l’Asia orientale per sfidare l’oceano con le loro piroghe a bilanciere e si sparsero tra le isole che si inseguono a manciate disperse e a grappoli massicci nell’immensa area del Pacifico tra l’Indonesia e la Polinesia e che qualcuno chiamò Melanesia,le “Isole Nere”. La storia,che insegue sempre il mito e lo conferma,precisa che nel I millennio prima di Cristo gli antenati dei melanesiani sono migrati seguendo le correnti di sud est portando con loro le piante di taro e di igname per coltivarle nelle fertili isole coralline che popolarono l’una dopo l’altra spingendosi nell’ignoto, così come avevano fatto altri popoli di pelle più chiara nell’altra metà dell’oceano chiamata Polinesia.Sul confine tra la Polinesia e la Melanesia antichi vulcani hanno steso uno stretto arco di trecentoventi isole dalle più grandi Viti Levu e Vanua Levu alle piccole Lau che si inseguono protese a levante tra gli atolli corallini,incrociate dalla rotta di Abel Tasman nel 1643 e poi da Cook nel 1774 che vi trovarono villaggi fortificati da secoli dilaniati in guerre tribali per il predominio dei dan discendenti da antenati guerrieri venuti su grandi piroghe dalle più lontane “isole nere” melanesiane. Alle Fiji gli europei non furono accolti da piroghe fiorite,canti e donne danzanti ai banchetti di benvenuto di popolazioni facili da sopraffare,ma da fieri guerrieri che li affrontavano con micidiali lance e pesanti mazze da combattimento e si cibavano dei nemici uccisi per assorbirne l’energia vitale e divenire più forti e combattivi.In perenne conflitto tra loro le tribù subirono comunque la sopraffazione dei bianchi che li istigarono allo scontro fornendo loro le più micidiali armi da fuoco fino a che non riuscirono più a sopportare i nuovi massacri e si pacificarono ritirandosi nelle zone più isolate e cominciò il periodo delle grandi piantagioni di zucchero e cotone con la tratta degli schiavi,poi sua maestà britannica decise di mettere ordine abolendo la schiavitù e prese possesso delle Fiji togliendole agli avventurieri e i trafficanti. Fin dal primo consolato nel i 857,gli inglesi favorirono una massiccia immigrazione di indiani e cinesi per le piantagioni e arrivarono altri costumi,tradizioni e divinità che si affiancarono a quelle dei bianchi,ma i fijiani riuscirono a mantenere parte della loro antica cultura che è sopravvissuta nei villaggi con le sue cerimonie, i riti, le danze.Ogni villaggio è costituito dalle famiglie appartenenti allo stesso clan,il cui capo discende da uno degli antenati mitici giunti nelle isole in epoche remote attraverso l’oceano,un tempo l’autorità veniva esercitata da un grande capo che dominava su clan e villaggi,al quale si dovevano tributi e guerrieri per combattere gli altri capi e dominare su territori sempre più vasti,si circondavano di corti con dignitari,condottieri,consiglieri e sacerdoti, piccoli regni bellicosi in perenne lotta tra loro.Dell’antica società rimane l’organizzazione dei villaggi in famiglie appartenenti allo stesso dan con la terra in comune,al centro dei quali vi è la grande” capanna degli uomini” dove i maschi iniziati apprendono dagli anziani le antiche leggi degli antenati e attorno alle quali avvengono le grandi cerimonie precedute da offerte alle divinità e alla preparazione della “kava”,la bevanda rituale in ogni rito,poi vengono sacrificati maiali e iniziano le danze “metaboulè” descritte anche da Cook. Accompagnate da cori e tamburi di tronchi cavi,iniziano le donne con le antiche acconciature,poi i guerrieri inebriati dalla kava si muovono freneticamente nelle danze che precedevano i combattimenti,infine gli iniziati camminano sui carboni ardenti in una trance che un tempo li metteva in comunicazione con gli spiriti e gli antenati.