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Sovana

Dell’ antica Suana (Sovana) etrusca le origini si perdono in un migliaio di anni prima da probabili insediamenti Villanoviani nel bacino del Fiora, certo è che nel III sec. a.C. era alleata della vicina Vulci a contenere l’ espansione di Roma, infine presa da Caio Tiberio che ne fece municipium sulla via per l’ Etruria della quale cultura si mantenne fino al I sec. a.C. come testimoniano i sepolcri delle necropoli della zona, tra le quali la celebre Tomba Ildebranda.

Caduto l’ impero romano nel IV sec. giunse il cristianesimo portato da San Mamiliano che ne è patrono, quindi divenne sede vescovile. Anche qui gli Aldobrandeschi fin dal IX secolo estesero il dominio e Sovana divenne fiorente centro di Maremma fino all’ apice con Ildebrando da Soana che salì al al trono di Pietro come Papa Gregorio VII .

Alla sua morte il conflitto tra Papato e Impero travolse anche Sovana fino a subire l’ assedio e la conquista nel 1243 di Federico II, così Guglielmo Aldobrandeschi si rese al presidio imperiale in Maremma . Di li la decadenza della nobile famiglia e i suoi domini fino a cederli agli Orsini e poi giunsero i Senesi a devastare con il sacco di Sovana portando via tutto ciò ch’era prezioso compresa la campana del Duomo a trofeo.

Poco rimase dell’ antico splendore e neanche la comunità monastica dell’Abbazia di Montecalvello portata in città per volere di Papa Alessandro VI riuscì ad alleviarne la decadenza, poi la bolla papale di Innocenzo X abolì anche questa presenza monastica che pur qualcosa aveva portato e di Sovana si perse la storia subendo anche saccheggio e riconquista dagli Orsini. Poi senesi vennero cacciati nel 1555 dai Medici e Cosimo I ordinò a Niccolò IV Orsini di cedere la città, egli fece resistenza e fu assediato nela rocca di Sorano, poi il papato lo costrinse cedere Sovana ai Medici e di lì risorse la nobile Soana. Durò fin che fu flagellata dalla malaria che ne decimò la popolazione e il resto l’ abbandonò assieme a notabili, prelati e lo stesso vescovo Gerolamo Borghesiche nel 1660 trasferì la sede a Pitigliano. Con l’ ascesa dei Lorena al Granducato di Toscana Pietro Leopoldo decretò la fine della comunità assegnata a Sorano.

Vi scese l’ oblio fin quando iniziarono a rinvenirsi resti del suo antichissimo passato che in breve ne rivelò culla della civiltà etrusca in Maremma con la vasta necropoli nel suggestivo ambiente che rimane da millenni. Anche qui la storia si sovrappone e il medioevo si staglia con la rocca aldobrandesca ampliata dal XIII al XVI. secolo, la “via di Mezzo”, taglia il borgo e vi si affacciano gli edifici dell’ epoca aldobrandesca, sulla piazza troneggia il duecentesco Palazzo Pretorio recando sulla facciata le insegne dei capitani, notabili e commissari di Siena e Firenze, da una parte la Loggia del Capitano recante lo stemma dei Medici.

All’ opposto si torna al secolo XIII con l’ austero romanico della chiesa Santa Maria simile agli edifici sacri di Tuscia con tre navate tra colonne ottagonali che sostengono archi rampanti, sulla destra la parete si copre di due affreschi di scuola senese raffiguranti la Madonna con il Bambino in trono tra le sante Barbara e Lucia. La suggestione cromatica continua più in la nelle rappresentazioni di San Mamiliano e San Sebastiano, poi il Crocifisso contornato dai tra i Santi Antonio, Sebastiano, Lorenzo e e Rocco, mentre il ciborio del IX sec.che sovrasta l’ altare ricorda l’ arte romanico bizantina Sant’ Apollinare in Classe di Ravenna.

Sempre nello scrigno della piazza si trova il Palazzo dell’Archivio del XII secolo e variamente rotoccato fino al XVII, poi il cinquecentesco Palazzo Bourbon del Monte accanto alla Porta del Tasso voluta fda Cosimo I. Preseguendo per il duomo si trova la casa ove qui si dice nacque Ildebrando papa Gregorio Vll e ormai fuori dall’ abitato il piccolo concentrato d’ architettura medioevale del duomo che rivela forme di Tuscia con le colonne simili alle chiese di Tuscania, quelle del romanico lucchese negli archi e pisano nella cupola, mentre i capitelli ricordano lo stile detto Sant’ Antimio, infine l’intero complesso ricorda il lontano romanico lombardo.

Cinque scomparti decorati dividono l’abside dalla quale si passa nella cripta ad ellisse divisa da sette colonne. Le tre navate del duomo sono sorrette da colonne a croce con da capitelli decorati, il penultimo a sinistra reca bassorilievi biblici di Abramo e le consorti, Isacco sacrificato, un’ aquila che ghermisce una lepre e un serpente, Daniele nella fossa dei leoni, i Penitenti, Mose che divide le acque, Adamo ed Eva nel paradiso terrestre, e la Consegna delle chiavi.

Sulla a parete destra sta e il sarcofago di S. Mamiliano, decorato nel XV sec. con l’ evangelizzatore di Maremma che dalla natia Palermo venne prima nell’isola del Giglio e poi a Sovana sfuggendo ai Vandali invasori, infine le tavole dipinte da Francesco Vanni raffiguranti l’ Assunzione, un Martirio di San Pietro e una Madonna tra i Santi . Proseguendo da Duomo si trovano resti di mura e di un piccolo tempioin tufo del II sec.a.C. , di qui a Porta S. Croce che lascia il borgo.

Dalla necropoli sono sorte un centinaio di sepolcri monumentali che raccontano magnificamente tutte le varianti dell’ antica architettura funebre etrusca, dalle tombe a tempio ed edicola a quele a dado e a portico,da quelle a nicchia ai loculi, nel gruppo del Poggio di Sopra Ripa si trova la più nota Tomba della Sirena del III sec.a.C. così detta dal fregio sul timpano che ricorda l’ essere mitologico, più probabilmente raffigurante il mostro Scilla.

Sempre ad edicola la Tomba del Tifone del II secolo a.C.nel gruppo di Poggio Stanziale, così chiamata dall’archeologo britannico Dennis, mentre al gruppo di Poggio Prisca appartiene la Grotta Pola dal portico con otto colonne scanalate delle quali ne rimane erta una, che accede all’ampio sepolcro del III sec. a.C. A Poggio Felceto si trova la suggestione monumentale della Tomba lldebranda, il cui nome onora Ildebrando di Soana, si erge sul basamento con a lato la scala che accede alla particolare forma di tempietto ellenistico, il tufo ha lascito poco delle magnifiche decorazioni che doveva avere e che Vitruvio nella sua descrizione aveva solo intraviste già oltraggiate dal tempo, vero sepolcro monumentale con similitudini all’heroon greco del II sec. a.C., ma al contrario di esso qui perfettamente accessibile, poi ripreso dall’ architettura funebre romana.

Di qui il percorso nella soria procede a ritroso cercando ciò che la gente da sempre chiama Cavoni, le antiche vie etrusche dai suggestivi misteri tagliati nel tufo che si percorrono negli antichi silenzi di foresta accompagnati dalla memoria di sacerdoti e pellegrini che vi celebravano riti persi nella storia dell’ antica Maremma.

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