Storia

Petra: l’antica città della Giordania scavata nella roccia

[blockquote]Viaggiando nel più vicino oriente sono molti i luoghi che rimangono nelle suggestioni della memoria, ma è nel cuore antico della Giordania che forse più di altri è l’incanto a sovrastare il fascino della conoscenza quando s’arriva per la stretta gola che la nasconde al mondo ai cromatismi cesellati nella roccia di Petra.[/blockquote]  

Arabia petrea

Sorgeva all’incrocio delle antiche rotte carovaniere tra l’oriente e il Mediterraneo, la Via dell’ incenso che giungeva da quella che fu chiamata Arabia Felix fiorente tra il meridionale Yemen e l’omanita territorio del Dhofar, quelle orientali che diramavano dalla Via della seta e ad ovest andavano le vie per l’ Egitto. Con la sua assoluta inespugnabilità, la città si arricchì enormemente e si ingrandì con palazzi, templi che furono l’ apogeo dell’ arte nabatea, otre a strade, grandi magazzini, mercati e depositi, divenendo grande centro del traffico carovaniero controllando i transito, l’ afflusso e lo smistamento delle merci. Sorse nel territorio più settentrionale d’ Arabia laddove il deserto va verso il mare, nel primo millennio dominio del Regno florido e potente fondato sull’Ebraismo, che dopo la morte del biblico Salomone si divise a sud in quello Giudeo e a nord nel Mamlekhet Yisra’el di Israele , centro ne era Gerusalemme con il suo venerato tempio.

Assieme a quel popolo ve ne era un’ altro di origine semita, bellicosi allevatori e mercanti che li si conosceva come Nabatei. A lungo furono predoni di carovane, che poi decisero più lucroso trarne costosi pedaggi per transitare nei territori che controllavano. Quando nel 587 a.C. i babilonesi di Nabucodonosor conquistarono la Palestina deportandone gran parte della popolazione e minacciarono il loro territorio, i Nabatei cercarono un nuovo insediamento in una regione lungo il Wadi_Araba nel deserto che era stata popolata dai biblici Edomiti, trovando uno stretto passaggio tra i rilievi rocciosi che portava ad un’ ampia valle nascosta dove si insediarono edificandovi la città variopinta di Raqmu universalmente nota come Petra che divenne scrigno d’ arte nell’antichità.

Diversamente dalle altre potenze dell’antichità la città non ebbe rilevante espansione territoriale per il suo ruolo e spirito fondato sul commercio, all’accumulazione e alla riconversione delle ricchezze, che non permetteva di investire in spedizioni militari, in alleanze con altre città e in colonie. Dopo la prematura morte di Alessandro il suo vasto impero fu suddiviso tra Diadochi in conflitto tra loro e nella spartizione detta Triparadiso, con il territorio dell’Egitto affidato alla sovranità del primo Tolomeo che vi fondò la sua dinastia e nel III secolo a.C., gran parte della Giordania fu conquistata entrando nei domini tolemaici che, tuttavia non riuscì a sottomettere la città ben difesa nel deserto e non vi riuscirono il secolo successivo i Seleucidi che introdussero la cultura dell’ Ellenismo influenzando notevolmente l’ arte nabatea.

Gli invasori ingrandirono l’antica Philadelphia , divenuta poi la capitale giordana Amman, poco a nord fondarono la città di Jerash, destinata a divenire grande centro carovaniero e commerciale, nel frattempo della decadenza tolemaica e poi seleucide in Transgiordania approfittò la città nabatea che ebbe il suo apogeo tra il Il secolo a.C. e il I d.C., lasciando memoria dei nomi e le gesta dei suoi sovrani. Sotto AI-Harit I, che i greci chiamavano Haretas, la città estese maggiormente i suoi traffici, con il successore Al-Harit III detto filohelenio per essere cultore dell’ ellenismo greco e noto come Aretas III, i Nabatei dalla loro città estesero il loro dominio su tutta la Giordania fino alla siriana Damasco e parte dei territori lungo le oasi settentrionali di quella che divenne l’ Arabia saudita, sconfiggendo il sovrano seleucide Antioco_XII.

Salito al trono nabateo il sovrano Al-Harit anch’ egli ellenizzato come Aretas IV dettoil Philopatris, il dominio petreo era ormai divenuto una delle grandi potenze del mondo antico mediorientale, ma già iniziava il suo lento declino che doveva portare alla sua conquista da parte dei romani nel 106, dopo di che divenne la provincia del domino imperiale come Arabia Petraea.

Nel primo periodo della dominazione romana la città petrea riuscì a conservare parte della propria organizzazione e cultura, ma l’instabilità politica e militare in Medio Oriente provocarono la deviazione delle tradizionali rotte carovaniere verso Jerash e poi nella siriana Palmyra come grandi centri su quelle vie. Nel III sec. d.C. le legioni romane si ritirarono e la regione perse l’ultima possibilità commerciale data dalla presenza militare decadendo rapidamente, mentre Jerash e Palmyra diventarono i più importanti centri carovanieri del Medio Oriente. Seguì un progressivo spopolamento della città fino al suo completo abbandono nel VI secolo e i tradizionali territori nabatei entrarono sotto il dominio delle tribù beduine che poi divennero vassalle dei Bizantini.

Dall’ incontenibile espansione militare e religiosa dell’ Islam per i secoli a venire l’antica città nel deserto fu dimenticata sia dagli arabi che dai viaggiatori medioevali europei fino ad essere ritrovata solo nel1812 dall’avventuroso studioso svizzero Burckhardt che la liberò dal’ oblìo svelandone la suggestione dei millenari monumenti scavati nella roccia.

 

Riscoprendo Petra

L’unico ingresso alla città era la stretta gola del Siq facilmente difendibile da qualsiasi attacco e i suoi circa trentamila abitanti erano completamente autosufficienti, anche per questo vi era una città dei morti con le residenze funebri scavate lungo le pareti che circondano la città dei vivi che doveva riprodurre perfettamente: dai semplici sepolcri dei più poveri come lo erano le loro abitazioni in vita, a quelli più sontuosi dei mercanti e funzionari, fino alle tombe reali.

Doveva rappresentare la presenza protettrice e benefica dei defunti sulla popolazione dai più umili fino alla dinastia reale, in un’armonia tra vita e morte che rappresenta uno degli elementi spirituali più caratteristici della cultura nabatea. Gli altri aspetti religiosi erano simili ai culti delle antiche popolazioni d’Arabia vicine con varie divinità e culti astrali tra i quali qui emergeva quello della dea solare Dushara protettrice della fertilità di probabile origine egiziana mentre altre divinità avevano origini assire, siriache, fenice, greche e infine romane, nel grande sincretismo della cultura nabatea.

La sua crescita iniziò dopo la caduta degli achemenidi nel 330 a.C che con il loro impero dominavano il medio oriente dalla Persia , permettendo di estendere il dominio su parte della Giordania tra il mar Morto e il golfo di Aqaba, intensificando il controllo carovaniero e gli scambi commerciali che si rivolsero essenzialmente al mondo mediterraneo. L ‘approvvigionamento d’acqua della città proveniva dal la valle del Wadi Musa che inizia dall’ omonima cittadina vicina, ove scorreva il fiume di Mosè, avvalendosi di una perfezionata rete idrica che raggiungeva le abitazioni e i campi coltivati su terrazze artificiali. La potenza e ricchezza raggiunta è testimoniata dall’elevato livello architettonico e decorativo delle varie costruzioni armonicamente inserite nell’ambiente con un avanzato piano urbanistico di cui rimangono grandiose rovine dei monumenti da percorrere in un suggestivo itinerario in questa indimenticabile Città rosa .

 

Templi e tombe di Petra

Subito dopo la strettissima gola del Siq si apre nella suggestione delle sue immagini ed appare la facciata ellenistica scavata nell’arenaria rossa dell’ El Khazneh conosciuto come il Tesoro che fu probabilmente un tempo conscrato originariamente ad di Iside ove sostavano coloro che transitavano per ringraziare gli dei.petra giordania foto

Oltre il tempio la gola si restringe nuovamente per poi riaprirsi nella splendida vallata ove sorge la città dalle pareti rocciose mirabilmente scavate con centinaia di abitazioni, tombe e templi, spesso dalle facciate decorate, le più antiche con elementi egizi e persiani, la maggior parte ellenistici, mentre nelle più recenti sono evidenti elementi romani e in alcune arabi.

Sotto la necropoli si trova il Teatro romano anch’ esso scavato nella roccia quasi ne fosse parte con le gradinate che ne seguono il naturale pendio davanti la scena costruita, in trentatré emicicli concentrici sembra che poteva accogliere fino a diecimila spettatori. Da qui salendo sul colle jebel Madbah si arriva sull’ altura detta del Sacrificio ove si erge il tempio al-Madhba tra due obelischi scavati nella roccia e ai lati le canalizzazioni ove scorreva il sangue degli animali sacrificati.

Nell’armonioso e suggestivo insieme urbanistico e architettonico della città, l’aspetto più singolare è rappresentato dalla grande quantità di sepolcri nelle zone abitative, dovuto al particolare culto funebre che nell’ antica concezione ogni essere umano possiede più anime, delle quali una rimane vicino ai vivi per proteggerli e pertanto il corpo deve venire conservato in sepolcri che riproducono l’abitazione in vita.

A lato della città sulla parete del colle jebel al-Khubtha si trovano le tombe più importanti magnificamente scavate nella roccia la prima in alto sul lato del monte è la Tomba Urna ritenuta la tomba di MalIchus II defunto nel 70 dC., ma probabilmente è dell’ ultimo dei sovrani Harithat che regnarono sui nabatei Aretas IV. Lungo il lato del cortile anteriore una linea di colonne erose porta alla camera principale, al di sopra altre tre camere di sepoltura .

Lungo la parete posteriore i resti di abside costruiti quando la tomba fu trasformata in una chiesa 447 dC, come appare da un’iscrizione nella parete posteriore. Accanto si trova un piccolo sepolcro noto come la Tomba di seta che splende i arenaria rossa, poco distante la grande Tomba Corinzia di stile ellenistico che prende nome dai capitelli delle colonne, procedendo si trova la Tomba del Palazzo che riproduce un edificio romano di tre piani con la parte superiore a sinistra costruita sul resto scavato nella roccia.

Riccamente decorata da motivi ellenistici simili a quelli del grande Khazneh, affaccia su un ampio cortile e dalle dimensioni e decorazioni era probabilmente adoperata per cerimonie funebri reali, Medesimo stile è il sepolcro romano di Sextius del I secolo dedicato all governatore romano Sextius Fiorentinus con l’ iscrizione all’ ingresso che ne celebra le gesta.

Proseguendo nella città per l’ ampia e suggestiva via colonnata oltre la Porta di Traiano si accede all’ area sacra con il grande Tempio consacrato a Dushara e tutte le divinità dei nabatei come il Qasr al-Bint. Dal centro della città a nord ovest si sale per un percorso con ottocento gradini per giungere al suggestivo al-Deir scavato nella roccia noto come il Monastero dalla magnifica facciata ellenistica terminato nel I secolo a.C. che doveva essere sepolcro reale di Obodas I

[blockquote author=”Goethe”]Dall’alto lo sguardo spazia sul deserto e questa Petra che s’ incastona nella valle, preziosa nella sua arte e di suggestivi cromatismi cangianti con l’ andare del sole, dal tenue rosa dell’ alba al rosso del tramonto, indimenticabile magia di un luogo che mi ha sempre ricordato ciò che scrisse Goethe Le pietre sono maestri muti, esse fanno ammutolire l’osservatore, e il meglio che si impara da loro non si può comunicare.[/blockquote]


©Paolo Del Papa.

Itinerari Medio Oriente, Giordania, Petra

Vie della Soria. Vol.Asia.Via dell’ Incenso.


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