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Vie Balcaniche

Delle tante vie della storia che ho ripercorso in tutti i continenti, quelle dell’ovest collegavano l’ occidente all’est d’Europa, e tra esse la balcanica ha visto secoli di migrazioni e commerci, incontri e conflitti tra popoli e culture diverse, dalle sponde orientali dell’ Adriatico lungo il Danubio e l’intera penisola dei travagliati Balcani. In Slovenia transitavano le romane di Noricum che a nord incrociavano quelle baltiche e dell’Ambra dalla Lituania attraverso la Polonia e la Slovacchia, lungo le coste della Croazia passavano molte delle antiche rotte mediterranee e parte della colonizzazione greca, vi sorse l’ Illiria che divenne la romana Illyricum e poi la fiorente Albania Veneta della Serenissima. Dal Montenegro e l’ antica terra d’ Albania attraverso la Macedonia s’andava nel territorio tra il Sava e il Danubio popolato fin dal neolitico dalle culture dei Vinča e dei Starčevo, poi dalla tribù celtica degli Scordisci, travolti dai romani che ne fecero provincia di Mesia sul limes danubiano tra Dalmatia di Croazia e la Pannonia verso l’ Ungheria. Fondando fiorenti città tracciarono le strade per l’ est d’Europa e di qui Traiano mosse alla conquista della Dacia in quella che poi fu la Romania, dove nei secoli a venire passava la via slavica che procedeva attraverso la Moldavia e l’ Ucraina per la remota Russia. Fin dall’ alba medievale furono gli Slavi protagonisti di quella storia e con l’ invasione che portò alla dominazione turca erano con i bizantini prima e gli asburgo poi a contrastala fino alle guerre balcaniche, sempre il loro cristianesimo dell’ortodossia bulgara e serba ne è stata identità fronteggiando a lungo l’ espansione islamica, ma in molti luoghi ne è rimasta l’ eredità ottomana. Ad est il territorio popolato dai traci divenne provincia romana in seguito dominato dai Bulgari che ne fecero regno e poi potente impero Vtoro balgarsko carstvo ne venne la formazione del popolo protagonista della storia di Bulgaria di dove quelle vie dall’ Europa procedevano per Costantinopoli e attraverso l’ Anatolia a collegarsi con le vie dell’ Asia.

Croazia

La Slavonia fu a lungo provincia romana , nel settimo secolo vi giunsero gli gli slavi e nel decimo entrò nel regno croato fondato fino alla sua presa dal regno d’ Ungheria, nel 1526 invasa dai turchi lo invasero e fu nei domini ottomani. Dopo la guerra austro turca al fine del seicento i la regione andò agli Asburgo che poi ne fecero reame Szlavònorszag e dopo la prima guerra divenne parte del regno Kraljevina . Con l’espansione nazista fu parte del Nezavisna , protettorato dell’ Italia fascista dominato dai sanguinari ustascia, dopo la liberazione fu della socialista Jugoslavia e poi Croazia della quale Zagabria è capitale. La città si scopre dal donji grad, salendo poi per la città alta di Medveshak si trova il muzej nel seicentesco Convento delle Clarisse, passando per la torre Lotrscak si va per la chiesa di S.Caterina e l’altra consacrata a S.Marco, nell’ elegante piazza Preradovic l’imponente ottocentesca Katedrala consacrata alla Trasfigurazione di culto serbo ortodosso. Il vecchio ed animato mercato dolac poco distante l’asburgica piazza Jelacic con il pomposo cambio della guardia quotidiano, nel quartiere Kaptol s’ergono di neogotico croato le guglie della medievale cattedrale Zagrebacka . Lungo l’ Aleja si trova il monumentale cimitero di Mirogoj e di qui a salire per i resti imponenti del castello della medievale Medvedgrad che domina la città. Attraversata l’ Istria che era collegata alle vie delle Alpi e la romana Postumia, dal territorio del Quarnaro si scende nella regione Zadar che più a sud affaccia sull’ arcipelago zaratino. Zara si lascia scoprire nelle mura che ne racchiudono la cultura , antica città romana ne conserva i resti del foro e nel museo, scrigno prezioso d’ arte medievale tra le chiese, la magnifica Katedrala consacrata a S. Anastasia la vicina Sv.Sime consacrata al patrono A continuare nell’ antico centro che dirama tra le piazze del popolo e dei cinque pozzi, dal poderoso forte ne’ pressi della cinqucentesca porta e il vecchio arsenale di dove si lascia Zara sulla penisola Puntamika passanodo per Diklo e da Petrcane per lo splendido arcipelago. Di fronte l’isola di Ugljan poco a ovest Molat, a sud la piccola Rava oltre la quale si stende la grande Dugi Otok con la magnifica baia Saharun.. Davanti la suggestiva natura delle Kornati con il parco che si stende sulle isole . Vicino Murter che fronteggia la costa di candida roccia nel blu del mare cristallino dell’ insenatura litoranea di Sibenik ove sorse l’ antica città di Sebenico . La cultura di questo patrimonio si trova dalla piazza Ivana PavlaII nell’isolotto del magnifico centro medievale difronte l’ isola Bua. La riviera di Trogir s’allunga sulla costa centrale per Spalato adagiata in magnifica posizione nella penisola di polutok Marjan davanti le isole di Brac e Hvar. Fu tra le colonie greche come Aspalathos, i romani vi fondarono la vicina Salona che dette i natali a Diocleziano e qui al fine del terzo secolo edificò il suo grandioso palazzo fondando la ricca e fiorente Spalatum. Sulla splenda Makarska dominate dal Biokovo con il suo parco per Brela si prosegue a Baska Voda poi Promajna, il porto di Tucepi e l’affollata Podgora,. Dall’ antico centro di Igrane e il vicino Zivogosce a Drvenik ove imbarcarsi per la vicina isola Hvar, continuando sul litorale si trova Brist e poi Gradac . Poco al largo Brac che fu la veneta Brazza. Ad un braccio di mare l’ isola di Hvar era l’antica Lesina e ne rimangono le memorie nella citta che fu Lèsina, di dove si va per la vicina Jelsa e la nobile Cittavecchia divenuta patrimonio. Davanti lo splendido arcipelago con Badija dall’antico monastero e l’ isola Korcula antica Curzola con la sontuosa città e la sua storia, per attraversare l’ isola fino a Vela Luka e la vicina Prigradica . Proseguendo nella regione ove sorge Dubrovnik, la nobile città di Ragusa l’ adriatica perla che si lascia scoprire come inestimabile patrimonio. La ricordo splendida e solenne e la ritrovo devastata da orde ignave sciamanti tra tavoli sparsi nelle austere calli tra le insegne che invitano ad ingozzarsi a tutte le ore e orrendi souvenir accatastati sugli usci dei nobili palazzi. Occorre alzare lo sguardo da tanta cialtroneria per cercare ciò che era. Dubrovnik s’apre nel suggestivo stradun ove s’erge la samostan crkva del trecentesco monastero francescano di Brace, ne’ pressi la cinquecentesca Sv.Spasa consacrata a S.Salvatore e dal quartiere francescano s’allunga il centro su questa via sino alla torre Minceta. Da qui, dominando i monumenti e le varie chiese dell’antico centro, si va percorrendo le poderose mura tra la fortezza S.Giovanni e la rocca Loverijenac difronte il forte Bokar . Ne rimangono le immagini che raccontano la storia, le raffinate architetture, gli affascinati luoghi e le suggestioni dell’antica e nobile Repubblica dell’ antica Ragusa .

Montenegro

Dalla Croazia si scende in Montenegro dove la città Budva ha resistito agli assalti ottomani, terremoti, pestilenze, conflitti e guerre dopo il dominio veneto, le vicende della storia Jugoslava prima e dopo Tito per finire ingloriosamente anch’essa centro della speculazione edilizia per la devastata rivijera. Dalle montagne che la sovrastano al mare è un’orgia di edile speculazione, orrendi palazzi, casermoni, agglomerati che deturpano lo spirito oltre la natura che della suggestione che fu è ormai difficile figurare se non chi vi sia stato prima e ne conserva il ricordo. Quell’ antica città che arrivarci all’epoca della titina Jugoslavia appariva di antica suggestione a svelare calli sinuose tra splendide facciate e chiese, da quella di S.Trinita alla Sv.Ivan per S.Troica e poi tra ciò che resta delle fortezze per la cittadella da dove la vista spazia dall’alto a cercare quel che rimane delle antiche immagini. Parlarne al passato è tristemente doveroso giacchè anche qui Stari grad è devastata da locali rumorosi che si sono presi ogni angolo fin sulle porte di chiese e palazzi dell’ antico centro con lo sciamare di turisti affamati di fast food e ciarpame da souvenir. Sarà difficile salvarla e le spiagge di vecchia memoria fitte di bar, locali, discoteche e quanto può devastare secolari equilibri, le acque calme e cristalline dell’Adriatico sconvolte d’ogni genere di fragorosi natanti in un’orgia di basso e cialtrone consumismo che ha sconvolto anche qui ciò che era e che non sarà mai più. Di qui si va lungo la Budvanska rivijera per il vicino scoglio di Sv.Stefan, un antico centro suggestivo e silente trasformato in lussuoso complesso vacanziero esclusivo che lo si può vedere solo da lontano. Poco oltre si stendono le spiagge ghiaiose di Milocer addensate anch’esse di inquietanti localetti estivi che sparano consumismo ai voraci bagnanti fin al vecchio villaggio peschereccio di Przno che ripropone l’animato susseguirsi di bar, ristoranti, residences, discoteche e quanto serve a ben stravolgere anche qui ciò che era. La devastata Budvanska continua a Becici e il centro di Petrovac dalla lunga spiaggia davanti gli isolotti Katic e Nedjelja, nella patologica ansia del devastante modernismo montenegrino anche quest’ameno luogo non poteva esser graziato dalla consueta sequenza di locali che s’inseguono fino a quella che era la solitaria baia sabbiosa di Lucice e la sua delicata pineta. Lasciando la compromessa suggestione della rivijera, si va cercando ciò che rimane d’una magnifica costa che s’allunga sinuosa nei monti Orjen con le Boka Kotorska che veneziani dominatori la menzionavano Boche de Càtaro incrociandoci rotte di commerci ed edificando porti, città, paesi e fortezze ad arricchirne la suggestione. Con magnifici volteggi s’ insinua profondo il fiordo di mare cristallino tra i rilievi calcarei ammantati di macchia e boschi negli splendidi contrasti blu e turchesi tra cielo e mare con le rocce candide il verde intenso degli Orjen. S’entra a nord dalla penisola Prevlaka che striscia sottile tra punta d’ Ostro e Oštri Rtič d’Arza, anch’essa minacciata dall’aggressiva speculazione. Attraverso canale di Kumbor dalla prima baia si va nella più vasta di Teodo, il passato incanto e i contrasti costieri che affliggono nostalgici, continuano da Tivat ove s’allunga la peninsola di Luštica che è altro magnifico lembo adriatico ormai consacrato ad approdo di yacht e lussuosi resorts nella bay. A proseguire si trova un po’ pace nel barocco monastero San Savina prossimo ad Herceg Novi che fu l’antica Castelnovo affacciata sulla sua baia e dominata dalla turca fortezza Kanli kula e la ricostruita Spanjola, s’arrampica tra i giardini profumatI sul colle verso la città vecchia stari grad soffocata dai consueti e devastanti tavoli, tendoni di bar e rivendite di chincaglierie consacrati dal comune agli sciami turistici che ci ronzano attorno. S’attraversa lo stretto delle catene verso la baia di Risano, poi oltre il villaggio Zelenika a sud nel magnifico golfo di Cattaro, mentre più all’interno s’aprono le due baie tra le pareti rocciose delle ove s’erge maestoso il monte Lovćen che domina l’antica Cattaro veneziana divenuta Kotor e la sua splendida baia. Al quattrocento a risale il veneto splendore di Cataro sulla rotta per i Balcani e l’ oriente prossimo, con poderose fortificazioni a proteggerla, che ancora s’ammirano come patrimonio. Dominata dalla possente fortezza che la racchiude nelle sue mura, si va cercandone la storia sfuggendo lo sguardo dallo sciamare di visitanti tra le orrende chincaglierie e deturpanti locali insinuati in ogni angolo di questo patrimonio compromesso anche qui dalle orde turistiche. Salendo tra le poderose fortificazioni che si arrampicano sulle falde del Lovcen per la rocca di dove la vista spazia su questo lembo adriatico. Scorrono le limmagini nell’ incanto delle Bocche che s’insinuano a magnifico fiordo, davanti lo Tjesnac Verige che incatena le insenature delle Kotorska nella baia di Teodo, se ne sta isolato l’antico villaggio di venete memorie Perasto che si lascia scoprire discreto lungo le case e nobili residenze affacciate sul piccolo porto di pescatori. La suggestione di Perast si spande davanti le due piccole isole nello specchio cristallino di Sveti Dorde dalla medievale abbazia tra i cipressi e la Gospa od Skjpela con il santuario consacrato alla Madonna dello scoglio, sospese nel tempo a raccontare quel che furono le paradisiache Bocche di Cattaro .

Bosnia

Per chi c’è stato quand’era nella pacifica Jugoslavia che s’è disintegrata e ne ha conosciuti gli orrori della guerra, viaggiare Bosnia , che lo si attraversi dalla Croazia o dalla Serbia, sembra d’essere in un paese in transizione percorrendolo nella geografia e ambienti che ne hanno vista la storia. Sulle Vie balcaniche venendo dal Montenegro e la Croazia, s’entra nell’Erzegovina incontrando Ljubuški e poi l’ antica città di Trebinje, sulla riva sinistra della Neretva s’adagia il patrimonio nella cittadella mrdievale di Počitelj, procedendo ad est si trova Stolac con i suoi siti, oltre quella che sembra una pacifica ricostruzione. Dalla piccola Čitluk è facile trovare il santuario della controversa Međugorje. Passando per la medievale Blagaj si giunge all’ antica città ch’era di convivenza nella pacifica Jugoslavia, dagli orrori della guerra ne rimane patrimonio in questa Mostar da scoprire dallo Stari most che fu il ponte simbolo accanto la torre Tara da dove i ragazzi hanno ricomincaito a tuffarsi nella Neretva. La sua ricostruzione ha restituito identità a tutto ciò che lo circonda raccontandone la storia. Dal vicino ponte Kriva cuprija per le moschee e della passata convivenza rimangono altri edifici religiosi con le chiese cattoliche l’ortodossa saborna e l’ebraica sinagoga e poi seguendo la mappa della città si trovano altri luoghi tra i monumenti e le vecchie architetture, passando sui ponti, l ’animato bazaar e il vecchio bagno turco per le residenze ottomane tra la Biscevic, la Kajtaz e la seicentesca Muslibegovic, a contiuare la quattrocentesca Stjepan Kosaka i più recenti palazzi austroungarici. L’orgoglio dal vecchio cimitero partigiano si tramuta in tristezza nei recenti riempiti dalla guerra ove croci e mezzelune forse almeno qui riusciranno a trovare pace. Che si giunga dalla Croazia o dalla Serbia, di questa Bosnia si percorre la storia qui gli slavi divennero i bosnjaci convertiti all’ Islam nell’ espansione balcanica degli nella ottomani, ne fu provincia Sandzak e poi Eyalet dei domini turchi e Sarajevo venne fondata a metà del quattrocento da Isa Beg Isakovic e ingrandita da Gazi Husrev, come ne rimane testimonianza nell’antico quartiere di Bascarsija. Per chi l’ha conosciuta all’epoca la città che qualcuno dice torna a brillare, la si ricorda per il tragico assedio e nei libri di scuola per l’ attentato che ha scatenato la grande guerra. Il giovane Princip che al ponte Latino sparò in quell’ attentato che dicasi scintilla del grande massacro mondiale. Tornando qui nella controversa commemorazione del suo centenario, devo anche ricordare che sono passati vent’anni dal fine della guerra e l’allucinante assedio e così si va a rivisitarne i luoghi. Torna alla memoria la via dei cecchini che la chiamavano snajperska aleja le tremende immagini dei massacri di Markale e la strage del mercato, se n’è fatto anche un museo e poi si va sotto il monte Igman, che molti ne conservano la memoria delle olimpiadi invernali ove qui rimangono solo rovine. Nel quartiere di Butmir e sulla Donji Kotorac s’apre e sprofonda a collegare la città quell’ angusta galleria a monumento di forza e spirito così che per tutti rimane Il tunnel. Dalla fortezza medievale di Bijela Tabija che la domina, sui percorsi nel centro storico per il vecchio quartiere sempre animatissimo della Baščaršija tra l’antico caravanserraglio Morica Han e la fonte sebilj, con la Muslihudin cekreja che s’erge dal baazar. Questo affascinante quartiere è il centro di dove s’irradia la città la tra le architetture delle moschee, dal memoriale di Vjecna Vatra percorrendo il lungo viale di memoria asburgica, si trova la moschea della Ferhadija. La si chiama moschea dell’ Imperatore la cinquecentesca Careva dzamija e dello stesso periodo quella Gazi huserev bey nota come Begova Dzamija con sontuosi edifici dalle raffinate decorazioni e l’ antica biblioteca riaperta. Considerata monumento nazionale è la moschea edificata da Ali Pasha sorta anch’essa nel sedicesimo secolo nei canoni classici ottomani, allontanandosi si va al seicentesco monastero di Sinanova Tekija del mistico ordine Mevlevi della setta dervish e nel quartiere Marijin dvor la ricostruito edificio di Magribija. Appare moderna la grande moschea di Krali Fahd finanziata dal wahabismo saudit , cosi’ come la masjid Istiqlal, entrambe centri della Sarajevo musulmana che qualcuno comincia a chiamare eurabia. A testimoniare la forse perduta tolleranza le chiese cattoliche e a Bistrik emerge la cattedrale del Sacro Cuore novecentesca come la vicina neogotica Padovanskod accanto il convento francescano.Tra le chiese cortodosse lungo la Grge Martica s’ ergono le immagini dell’ ottocentesca Rodenjia Presvete Bogotodic la più antica è la vecchia chiesa ortodossa sulla Mustafa baseskija. Dell’ ebraismo si trovano le sinagoghe dell’ antica comunità fondata dai sefarditi nei quartieri Kortidzo e l’animato Velika Avija. I profughi dalle persecuzioni di Spagna portarono il trecentesco Haggadah, prezioso manoscritto miniato del Pesach, tra le più antiche haggadoth degli ebrei sefarditi che s’ammira nel Museo Nazionale sulla Zmaja od Bosne con la sua preziosa collezione di arte . Attraversata dal Miljacka è anche la città dei ponti, il più antico è quello il romano rimasto di Rimski nel suggestivo Ilidza, diversi sono ottomani come il ponte di Kozija all’inizio della suggestiva miljacka su una delle antiche vie per Costantinopoli, il cinquecentesco Seher Cehaja collega la Bascarsija al quartiere di Alifakovac dello stesso periodo at Plandiste sul Bosna. Dall’ ottocentesco Drvenija austroungarico al nuovo davanti la Naciolna Biblioteka bombardata durante l’ assedio, infine il latinska cuprija , quel ponte Latino sul fiume Miljacka teatro dell’attentato a richiudere i percorsi in questa città. Prima di riprendere la via balcanica ci raccontiamo tempi andati e disastri recenti di questa Bosnia con il giornalista e amico Faruk Caluk che pure si commuove a consegnare nella biblioteca dell’ istituto italiano il poema “Fuochi di Bivacchi a Travnik”che dedicò a questo paese martoriato mio padre Eldo poco prima di andarsene proprio venti anni fa. “Di nuvole si muore sulla spinta del vento/ un tempo/verso l’abisso si cade/ di nuvole più che di pietre siamo vissuti/ odiando amando Il nostro vicino/Siamo redenti in un legno/si quercia

Macedonia

Da ovest la via balcanica veniva dal Montenegro attraversando l’ Albania e da est dalla Serbia o la Bulgaria ove sta questo piccolo e non molto frequentato paese con la sua antica popolazione dalla storia millenaria, subito colpisce ad entrarvi è l’ambiente. Dai monti della Šar planina che s’allunga nella Sar serba, al sud da Bitola si va per il monte Baba con la riserva del parco nazionale Pelister , mentre il patrimonio culturale dell’antica città di Ocrida affaccia sul suo splendido lago di qui a procedere nel territorio ove s’apre la riserva Korita del parco Galicica e quindi la regione lacustre di Prespa con il suo parco. Ad est sotto i monti Osogovovska presso la pittoresca Kratovo si trova l’ antica Kuklica, procedendo per gli affascinanti percorsi spirituali attraverso l’ arte cristiana macedone, da Tetovo si trova il monastero di Lesok bombardato dai ribelli albanesi musulmani, non distante da Skopje si va tra le suggestive immagini delle gole di Matka percorrendone il kanjon fino al lago Matka ove affaccia il monastero Sv.Nikola e più oltre Sv.Andreja dai magnifici affreschi, procedendo nel Kicevo si trova il monastero Precista e ad est vicino Strumica s’erge il complesso monastico di Veljusa. V’era un antico centro dei Dardani, ove sorse la Scupi nella provincia di Mesia, crocevia strategico e fiorente di commerci assieme all’altra città di Stobi. Qualcuno ha definito città bastarda la più recente di Skopje, sulla Curciska si trova il Muzej che racconta la storia, a continuare sulla Krusvevska sta il palazzo Daut pashin, sulla Makedonska Ulica il Memorial della monsaca Agnes Gonxha Bojaxhiu nota Madre Teresa umile ed illustre figlia della città. Nella sua grandeur il caudillo Gruevski s’è inventato il rinascimento che ha stravolto la città e ne ha riempito il centro di fantasiose statue, tra tutte il controverso monumento di Alessandro e poi si va tra gli altri spesso kitsch che sarebbero attrazioni di questa città. Le due anime di Skopje sono divise dall’ architettura e dal quattrocentesco ponte di pietra di Kamen s’accede alla città antica e le sue moschee passando per il bazaar attorno sontuosa e più grande e di Mustafa Pasha, il quartiere si spande nell’ ottomano carsija degli Albanesi. Di qui s’allunga la Samoilova ove si trova la chiesa ortodossa di Sv.Spas e all’opposto la fortezza poderosa di Skopsko , poco a est della la cinquecentesca chiesa dell’ Ascensione. Lasciata la capitale si procede nel territorio attraversato dal fiume vardarac che fu l’ottomano Vardar verso la meridionale regione della Pelagonia e nella suggestiva zona del Pelister con il suo parco ove l’ambiente naturale s’arricchisce da secoli delle chiese e i monasteri di Pelister, giungendo al villaggio di Bukovo con il monastero della Trasfigurazione e poco oltre a krstoar quello di S.Cristoforo , prima di giungere alla vecchia Monastir che ora è la città di Bitola. Sorta ne’ pressi dell’antica Eraclea Lincestide fondata nel quarto secolo da Filippo II, fiorì nell’impero di suo figlio Alessandro e poi con i successori nell ’Ellenismo fino all’ età romana attraversata dalla via Egnatia, così si presenta come scrigno d’ arte antica dai magnifici mosaici e quel che resta della splendida zeusi. A seguire la cultura ne rimangono i luoghi che la raccontano con i suoi percorsi. Da lì nella suggestiva regione ove i laghi di Pespa emergono tra le aspre montagne sui confini con l’ Albania e la Grecia , popolata dagli slavi musulmani torbeshi che li si trovano tra villaggi sperduti da dove partono i sentieri per l’Albania, una suggestiva visita dei laghi che s’allungano in territorio greco da una parte e in quello albanese dall’altra, zona dominata dall’esuberante natura del suo parco. Lungo lo splendido lago di Ohrid, passando per Struga con il vicino villaggio di Vevchani, si giunge all’antica Ocrida, vero gioiello di arte medievale con i luoghi e le chiese che ne fanno patrimonio. Si lascia scoprire attraverso la storia e la cultura salendo per l’ anfiteatro romano e di qui sul colle ove si erge la fortezza medievale di Samuil dalla splendida vista sul lago e la città, poi nei sentieri tra i boschi per i resti archeologici dove è sorta Plaosnik e il vicino monastero di Sv Klimenti Pantelejmon. Poco oltre sul lago si erge la splendida Sv Jovan Kaneo , tornando si trova la cattedrale di Sveti Sofija dai suggestivi dipinti e splendidamente affrescata, poco oltre la Sveti Kliment nota come chiesa di Bogorodice Perivlepte, che ospita una galleria dalle magnifiche icone. A continuare lungo il suggestivo museo dell’ acqua per il sito neolitico nella baia delle ossa sulla costa Gradiste, si giunge al monastero di Sveti Naum consacrato a Naum di Ocrida centro della cristianità macedone dalle suggestive immagini che splendono sulle acque cristalline .

Serbia

Anche in Serbia si percorre la la storia per la sua geografia che ora s’incastra tra Croazia e Montenegro ad ovest, l’ Ungheria a settentrione, a sud la Macedonia, a est la Bulgaria e la Romania di dove passava la via slavica. Un tempo accedeva all’ Adriatico attraverso il Montenegro che s’è reso indipendente, ma navigando sul Danubio s’arriva al mar Nero, sicchè è terra di fiumi con il maestoso Dunav Danubio che l’attraversa per seicento chilometri dai confini con l’ Ungheria fino a quelli con la Romania, mentre l’impetuoso Drina scorre dal Montenegro e dal suo simbolico ponte innalzato da Sokollu Pasha presso Višegrad, raccontato nell’ epico Na Drini Cuprija, epico di Ivo Andrić. Venendo dal nord della Croazia s’entra nella regione di Vojvodina ove sorge Novi Sad dalle suggestive immagini della cittadella di Petrovaradinska si scende nella città per un percorso culturale da piazza Slobode, tra le eleganti vie zmaj jovina e la dunavska per l’ asburgico liberty della Vojvodanska , tra le chiese e l’ architettura religiosa, dall’ebraica Sinagoga alla cattolica Marijinog e l’ortodossa cattedrale velikomucenika. Da Novi Sad a sud attraverso il Bačka si va nel suggestivo territorio del vasto parco con la foresta di Fruška Gora ove sorsero magnifici monasteri tra il quattrocento e il settecento, ne rimangono sedici, molti furono danneggiati dai criminali bombardamenti della Nato nella stupida guerra del Kosovo. Sulle pendici del monte vicino Irig, si trova il monastero splendido di Krusedol immerso nel suo parco, fondato nel cinquecento. Tra i più suggestivi il restaurato di Staro Hopovo con la chiesa Sv.Panteleimon e Sveti Nicholas, più oltre di Grgeteg consacrato alle reliquie di sv.Nikolaj, di qui nell’affascinante fruskogorski per il monastero di Beocin, quindi Jazak . Tra la cittadina di Sisatovac e il centro Divos si trova quello femminile di Petkovica con la chiesa sv. Petke, dal non lontano Sisatovac si va a Rakovac, mentre nella pittoresca valle Šumadija sulla riva del Rakovica se ne sta il complesso di Rakovica. Ne’ pressi dell’antico centro Vrdnik si trova Velika o Mala Remeta, quindi quello di Vrdnik noto come Ravanica, procendo ad ovest nella zona di Vrdnika si trova il monastero femminile di Privina glava e la sua chiesa affrescata. Attraverso la Centralna Srbjia si trova il territorio che chiamano Valle dei re ove si trova il monastero di Studenica nei pressi di Kraljevo, per la sua storia e importanza culturale, l’intero complesso del monastero è altro splendido patrimonio dai magnifici affreschi. Continuando nel distretto di Zlatibor si trova Mileševa ove sorge Il convento duecentesco di Mileševa , che ancora incanta con le sue immagini. Qui furono traslate le spoglie di Sveti sSava e questo monastero divenne centro di pellegrinaggio legato al culto del santo tra i più importanti dell’ ortodossia serba. In magnifica posizione sorgono Ovčar e Kablar, nella regioneVelika Morava nel trecento furono edificati i monasteri all’apice dell’ arte e la particolare architettura morava. Il superbo monastero quattrocentesco di Manasija fortificato da mura è altro magnifico esempio dell’ arte morava che ne fa protetto patrimonio. Tra i suggestivi monti Kucaj si trova il monastir trecentesco di Ravanica e nella zona di Krusevac ciò che resta di Kalenić , poco a sud il Naupara. La medievale chiesa di Lazarica si considera tra le migliori dello stile Moravska, fondata dal beato principe Lazar morto nell’epica battaglia della Piana dei Merli contro gli ottomani. Sulla via transromanica che giungeva dal resto d’ Europa presso Kraljevo s’ammira il duecentesco monastero di Žiča, procedendo nel Raska si trova quello duecentesco di Sopocani, magnificamente edificato e dall’ interno superbamente affrescato, altro patrimonio tra i vari della Serbia . Verso la Macedonia si erge il monastero di Prohor Pčinjski e più oltre il territorio d Kosovo dalla complessa storia aveva un’anima nei suoi monasteri che vivono una situazione drammatica in mano a quelli che erano i separatisti tanto protetti dalla Nato , in anni di violenze contro cristiani e la popolazione serba . Un grande patrimonio con i monasteri ora a rischio con profanazioni continue e barricati, vagamente difesi e in cerca di protezione di quelli che rimangono da distruzioni sono protetti e amministrati dall’ unmik. Nel martoriato Kosovo vicino Peć sorge il monastero medievale di Visoki Decani con la sua chiesa di grande rilievo storico, oltre che culturale ed artistico, altro patrimonio per i suoi affreschi e i vari dipinti, anch’esso minacciato e assediato. Poco distante v’era la paleocristiana Sopinae con il magnifico convento Pec. Continuando a Gračanica vicino Pristina il trecentesco monastero di Gracanica, anch’esso un patrimonio. Verso Mitrovica si trova il convento di Banjska, di grande interesse il complesso ebanjska dell’antico monastero è anch’esso visitabile con il Kosovo Force , così come a Prizren la chiesa di Ljevis. Poco distante quello che era il monastero trecentesco consacrato agli arcangeli di Sv.Arhandeli .

L’antico cuore di Belgrado è nello spazio verde del Kalemegdan che fu Fcastrum della Legio IIII di dove sorse Singidunum e ne’ secoli possente cittadella con la porta che accede ai luoghi da scoprire con la loro storia . Sulla Gracanicka s’entra nel quartiere antico di Kosančićev Venac e sul colle s’ erge la cattedrale di Sv. Arhangela Mihail. Di qui s’apre la vecchia Stari Grad dove iniziare altro percorso nella storia, poco distante per la Kolarceva si trova piazza di Terazije che l’ elegante via di Knez Mihailova collega al parco e per la Sremska si va a Novi Beograd. Da Terazije e piazza Slavija sulla lunga kralja milana, s’erge il Beograđanka, verso Vracar si trova Il più grande tempio dell’ ortodossia serba nella maestosa cattedrale di Sv.Save. Poi storia continua verso il periferico Savski Venac sul colle di Dedinje nel quartiere Topčider e s’arriva a Kuća Cveka ove riposano le spoglie del maresciallo Tito da molti qui onorato che ne rimane simbolo della perduta Jugoslavia. Lasciando Belgrado nel territorio si trova la fortezza quattrocentesca di Smederevo e di quella che era la possente cittadella rimangono i suggestivi resti, ad est a Kostolac si va a ritroso nella storia con il sito romano di Viminacium. Continuando per la regione centrale s’apre la valle di Morava trovando lo splendido monastero ortodosso di Manasija, più ad ovest la città che fu l’ amtica Kragujevac. Verso la Macedonia l’ottomana Vranje e ad est lungo i monti Stara Planina si trova il centro di Pirot. Nel distretto omonimo sul fiume Nisava la meridionale Niš, antico centro ove nacque fu Costantino I. Poco distante dalla città e le terme di Niska Banja si trovano i resti della città antica di Mediana ove sorgeva la splendida villa imperiale circondata da ricche residenze, terme e molti edifici e se ne ammira ci ciò che rimane nel sito archeologico. Di questa qNis la storia della città è racchiusa nella sua cittadella di Niskatvrdjava con la porta principale sul Nisava, mentre dalla settentrionale s’entrava venendo da Belgrado e dall’altra Stambol s’andava a Costantinopoli, Nel parco della cittadella dall’antico lapidarium romano si percorrono i secoli nei suoi monumenti. E’ in questa zona che incrociavano le vie balcaniche a legare l’ Europa alle remote vie dell’Asia.

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