Europa orientale

Ucraina

L’ Europa da occidente e dalle vie del nord, oltre i monti Carpazi e lungo il fiume Dnepr , ha incrociato la via slavica con quella baltica per procedere nei vasti territori della Russia che della sua originale cultura questa Ucraina è stata la culla medievale con la Kievskaja Rus’ e per primo ce lo racconta la Cronaca degli anni Passati del manoscritto nestoriano Pověsti vremęnĭnykh lět…c’era una strada che andava dal paese dei Varjaghi alla Grecia, mentre, dal paese dei Greci a quello dei Varjaghi, c’era una via per le barche lungo il Dnepr fino al Lovat’ e si entrava nel grande lago Il’men’. Da questo lago scaturisce il Volchov, che sfocia nel grande lago Nevo, di cui la foce è nel mare dei Varjaghi. Da questo mare si può andare fino a Roma, e da Roma, sempre per mare, fino a Car’grad Costantinopoli e da Car’grad si può andare al mare del Ponto , nel quale si getta il fiume Dnepr.”

Tra i Carpazi e il Dnper

Per la lunga via slavica che si venga dalla Polonia o poco a sud dall’ Ungheria attraverso il Szatmár per l’ ucraino Zakarpats’ka come l’ ho percorsa, si trovano quei monti Karpaty che gli antichi Daci chiamavano nella loro lingua Karpetes, per i romani i Sarmatici e Carpates, così come li nomina nella sua Geografia Il greco Tolomeo. Più tardi nella saga scandinava Hervarar al raccontare degli epici scontri tra gi asiatici Unni e i germanici Goti, si parla di questi montagne monti come Harvaða fjöllum, poi negli annali del regno magiaro d’ Ungheria del secolo tredicesimo vengono chiamati Tarczal, mentre nei testi latini europei sono Montes Nivium.

Seguendo il suo itinerario geologico la catena inizia a sollevarsi dal Danubio che scorre in Slovacchia, serpeggiando per millecinquecento chilometri stringendosi e allargandosi percorrendone poi altri cinquecento tra la Romania nelle alte terre di Transilvania e il massiccio dei Tatra ove domina il Gerlachovsky’ štít, avvolgendo la Transilvania e la Transcarpazia Rutenia, poi discende a sud tornando ad occidente ritrovando il Danubio a Orsova.

Segnano il lungo confine montuoso della via slavica, emergendo dalla pianura pannonica ad occidente, in Galizia e bassa danubiana rumena a meridione, poi il fiume li separa dalle vie balcaniche a sud con i monti Stara planina e a nord dalle vie delle Alpi dove solo sui monti Leitha le due catene si sfiorano, più oltre lungo il fiume Oder la vallata March divide i Carpazi dai monti dei giganti Krkonoše tra la Moravia e la limitrofa Slesia.

Si trovano i Carpazi Esterni occidentali divisi dagli orientali che di una parte si chiamano Beschidi Beskydy, gli Interni Karpati Karpatské planine della Serbia, procedendo in Romania con le Alpi transilvaniche dei i Bucegi, i Munţii Fagarasulu Făgăraş, i Parang e i Munţii Retezat, più a sud i rumeni occidentali, tra gli Apuseni e i monti di Poiana Ruscă, i Carpatii Maramureşului e i Carpatii de Curbură, nella regione di Braşov si dividono i meridionali e orientali e dal passo di Prislop si accede da sud ai Karpaty ucraini, ove si può arrivare anche dai Carpazi occidentali per i rilievi magiari e attraverso gli Északi-középhegység dei monti settentrionali d’ Ungheria.

Fin dall’ antichità il percorso del Dnepr è stato seguito per via fluviale e di terra come il più importante della via baltica al mar Nero che incrociava la via slavica proveniente dall’ ovest. Gli Sciti che popolavano quelle terre nell’ antichità lo definivano Grande Terra varu-stāna , Erodoto nelle sue geografiche Historìai lo cita come Borysthénēs e quando in Sarmatia giunsero le legioni romane dopo le guerre marcomanniche fu Borystenes, ma nella geografia latina si preferiva chiamarlo Danaper, nel medioevo ucraino della Rus’ di Kiev fu Slavutyč, poi mercanti e viaggiatori italiani sulla via slavica lo citavano come Nipro.

Il fiume Dnepr scorre per duemilasuecento chilometri dalla Russia negli altopiani di Valdaj scendendo in Bielorussia passando per Smolensk e la città di Mahilëŭ per entrare in territorio ucraino ove si ingrossa con le acque degli affluenti Berezina teatro della storica battaglia napoleonica, il Pryp’jat’ e il fiume Inhulec’ da destra, il Sozh , il Samara e il Desna da sinistra. Attraversa la capitale Kiev, le città di Cherkasy nell’ omonimo oblast’ e il centro di Kremenčuk in quello di Poltava, Dnipropetrovs’k Dnipro dal grande porto e ad un centinaio di chilometri Nikopol adagiata sulla riva destra, Zaporizhia capoluogo del suo oblast’ e la più meridionale Kherson, fino a sfociare nel mar Nero Čorne more nei pressi di Odessa.

Da sempre navigato per traffici e commerci, vi hanno scavato il grande canale per legarlo al fiume Daugava Zapadnaja Dvina, il canale Oginsk con il Neman e il Bug-Dnepr con il Bug, mentre per ottocento chilometri è sbarrato da varie dighe vecchie e recenti che s’ allargano in laghi per irrigazione e l’ energia.

Oltre i Carpazi e lungo il fiume Dnepr scorre la storia ucraina, le migrazioni dei popoli slavi e i domini dei Cazari, le incontenibili incursioni dei Mongoli, i commerci da ovest sulla via slavica e la discesa dei Variaghi per le vie del nord, la creazione del potente stato medioevale Rus’ di Kiev, le contese tra i regni di Polonia e l’ espansione della Russia, i furibondi scontri con i Turchi e le lunghe guerre con il potente impero ottomano.

Le vicende della rivoluzione russa e la Ukrayins’ka Narodna Respublika socialista travolta dall’ occupazione nazista con gli orrori del Reichskommissariat Ukraine dominato dal terrore dei militari Einsatzgruppen e le squadre della morte Einsatzkommando tedeschi con il perverso supporto di reparti dell’ esercito rumeno e le sanguinarie bande fasciste della Guardia di Ferro, ma in gran parte affidato ai nazionalisti antisovietici e filonazisti organizzati nell’ esercito Ukrains’ka e l’ Ukraïns’ka Armija, i nazisti ucraini inquadrati nella Division der SS e i cosacchi Kosaken Korp.

Per capire ciò che accade in questo paese occorre anche ricordarne quel capitolo di barbarie che ha prodotto olocausto con lo sterminio nei campi di Syrets di Yanov Janowska e quello di Vapniarca nella vicina Moldavia, gli orrori delle centomila vittime a Kiev nell’ eccidio di Babij Jar e altrettante nel massacro di Odessa. Le migliaia sterminate a Kamianets Podilskyi e il resto di nefandezze operate dagli einstzgruppen squadroni della morte, l’ ordnungspolizei polizia ucraina e i criminali dell’ Ukrainische Hilfspolizei. Dopo la vittoriosa offensiva di Kiev giunse la liberazione dell’ armata rossa condotta del generale Zukov, che la fece ritornare Repubblica Sovietica fino alla sua dissoluzione.

La successiva storia vide la rinascita del nazionalismo con le presidenze di Leonid Kučma e la controversa di Viktor Juščenko, portando alla definita rivoluzione arancione con Julija Tymošenko al potere per qualche anno, poi anch’essa travolta dagli eventi e imprigionata .

Il successore Viktor Janukovyč e la sua politica di aggregazione alla Federazione russa di Vladimir Putin, provocò le manifestazioni Euromaidan per l’ adesione alla comunità europea, seguite dalla rivolta di Kiev e la nuova rivoluzione ucraina del 2014. Salito al potere Oleksandr Turčynov furono indette nuove elezioni con la Tymošenko liberata dopo anni di prigionia appoggiata dal partito filoccidentale Bat’kivščyna, ma vinta dall’ avversario Petro Porošenko.

Intanto il distacco dalla politica filorussa provocò la crisi in Crimea che ha portato al referendum divenendo uno stato della Federazione russa, alimentando le tensioni nelle altre regioni del sud est in un aspro confronto con il governo e l’ incalzare del nazionalismo ucraino, assieme alla lacerata popolazione in un lungo conflitto ideologico ed economico che ha portato alla situazione nel Donbas.

Della tragica occupazione nazista e i suoi orrori sono eredi questi detti nazionalisti fascisti che comandano le piazze e i risuscitati nazisti ormai liberi di uccidere dato che ce ne sono anche al governo e quindi incontrastati imperversano con la benedizione della Nato e dell’ ipocrita unione europea , fino a celebrare patrioti di libertà le bande criminali del battaglione Azov attive nella guerra ad est nel Doneckij Donbass. Nell’ ipocrisia ideologica non sono da meno i ribelli filo russi ai quali sono accorsi altri fascisti ucraini ed europei ed è in questo contesto che si è scatenata la guerra combattuta senza tregua dall’ esercito e la guardia nazionale Nacional’na hvardija Ukraïny contro la milizia popolare Narodnoe opolčenie Donbassa della separatista Repubblica Popolare Doneck Doneckaja Narodnaja e le forze della Lugansk Luganskaja Narodnaja per unirsi nello stato federale della Nuova Russia.

Tra le migliaia di vittime di militari e civili ne hanno pagato gli inconsapevoli passeggeri dell’ aereo malese abbattuto mentre sorvolava l’ Hrabove, nonostante una ricerca di pace con il Protocollo di Minsk continua questa sordida guerra che sembra essere dimenticata

Lviv

Venendo dall’ Ungheria il territorio della L’vivs’ka che si stende nell’ ovest ucraino tra steppe pianeggianti e monti coperti da boschi lo si chiama oblast’ dall’ era Sovietica quando divenne una delle ventiquattro suddivisioni della socialista repubblica d’ Ucraina, spartito in venti provincie dei centinai rajon.

Questa regione occidentale apparteneva in gran parte alla Polonia nel voivodato Stanislawòw fino al 1939 e poi passate all’ oblast’ sovietico o Frankivs’ka con capoluogo Stanyslaviv che ha preso il nome di Ivano Frankivsk, vicino al confine polacco si trova Truskavec’, continuando la città di Sambir adagiata sul sul fiume Dniester, fondata in epoca staliniana nei pressi di un vasto giacimento di zolfo è Novy Rozdil, nel territorio ove scorre il fiume omonimo Stryj, il centro di Morsyn e la medievale Boryslav fiorita con la comunità ebraica e lo sfruttamento petrolifero dalla seconda metà dell’ottocento collegata al centro economico di Drohobych, infine il capoluogo Lviv L’vivščyna, l’ antica città di Leopoli .

Più dì ogni altro territorio tra l’ oriente europeo e la Russia, di qui è passata la storia sulle vie dalle Alpi ai Carpazi attraverso la via slavica le pianure danubiane e l’ Ungheria , dalla via baltica al mar Nero attraverso gli antichi domini lituani e la Polonia, dalle migrazioni di popoli alle conquiste, dai traffici e commerci, nel medioevo vi si sono succeduti i domini della Grande Moravia Veľká Morava e il potente Rus’ di Kiev e poi del principato Galizia Volinia il cui sovrano Andriy Yuriyevyc Andrea della dinastia Rjurikide nella regione di Rutenia Rossa Chervona Rus, fondò la città di Leopoli chiamata come suo figlio Lev .

Nel XVI secolo divenne parte Confederazione polacco lituana Obojga Narodów e poi l’ austroungarica Galizien und Lodomerien dalla fine del settecento al termine della prima guerra mondiale, tornando alla Polonia fino all’ inizio della seconda, quando divenne una Repubblica sovietica. Nell’ avanzata ad est del nazismo divenne Reichskommissariat Ukraine subendone gli orrori fino alla liberazione dell’ Armata Rossa per ritornare sovietica assieme al resto del paese.

Così che questo Oblast’ è il meno russificato dei territori ucraini per il dominio asburgico e la vecchia capitale Leopoli ne rimane simbolo con il suo Castello Alto Vysokyi Zamok che domina l’ antica città fortificata sulle sponde del fiume Poltva, fiorita nel medioevo di traffici e commerci sulla via baltica da nord e la slavica da ovest. Vi convivevano ucraini, russi, polacchi, slavi e la comunità ebraica finchè si scatenarono gli odi di razza e gli orrori della seconda guerra.

Nella regione ci vivevano duecentomila ebrei e molti vi trovarono rifugio dall’ ovest, all’ arrivo dell’ armata germanica si organizzarono gli einsatzgruppen germanici con rilevante ausilio dei fascisti locali poi inquadrati nella division SS ucraina che si scatenarono nella caccia ai comunisti e soprattutto pogrom sui giudei che in meno di un mese almeno quattromila vennero ammazzati nei modi vari, altri nel massacro dei professori ed intellettuali, poi per l’ uccisione di un collaborazionista il popolo becero si vendicò ammazzando altri duemila ebrei strappati al ghetto.

Il resto della popolazione giudaica venne in gran parte sterminata nel locale campo di Janowska, nelle deportazioni ad Auschwitz e gli altri polacchi tristemente noti. Quando l’ Armata Rossa entrò in città liberando il paese, ne trovò poco più di duecento sopravvissuti e della comunità ebraica ne rimane memoria la sinagoga Beis Aharon.

Della più antica Leopoli fondata dal principe Danylo Romanov nella metà del duecento, restano le rovine sopravvissute alla furia dei mongoli e il medioevo della città giunge dalla ricostruzione di Casimiro il Grande sovrano di Polonia un secolo dopo. Questo prezioso patrimonio culturale europeo racconta la sua storia nei luoghi più suggestivi, i musei, la varietà di architetture e gli edifici religiosi, monasteri, chiese e ciò che resta delle sinagoghe dell’ antica comunità ebraica travolta dall’ orrore dell’olocausto nazista.

Prima v’ era convivenza culturale e religiosa lo testimoniano la cattedrale dell’ eparchia Armena e il quattrocentesco monastero San Onofrio, la trecentesca Katedra Łacińska dell’ Assunta cattolica, vicino la tardo rinascimentale cappella di Boim. Davanti il cinquecentesco palazzo metropolitano la cattedrale Sobor sviatoho Yura consacrata a S.Giorgio della chiesa greco cattolica ucraina come la barocca chiesa con il suo monastero di San Bernardino, la seicentesca chiesa gesuita consacrata a Pietro e Paolo, dello stesso periodo e architettura l’altra chiesa e il convento dei Domenicani Dominikanskyi kostel, il monastero anch’ esso barocco dell’ ordine Carmelitani scalzi.

Il percorso nella storica convivenza continua con la cinquecentesca sinagoga Rosa d’Oro che fu modello di altri edifici ebraici ucraini e come molti di essi distrutta in gran parte dai nazisti, nel secolo successivo sorse la sinagoga di Luc’k anch’essa devastata, la Grande Periferica distrutta come la neoclassica Tempel incendiata e demolita. Mentre sono sopravvissute l’ ottocentesca Jakob Glanzer e la Tsori Gilead nota Beis Aharon V’Yisrael edificata negli anni venti del novecento.

La città vecchia dirama dalla centrale piazza trecentesca dell’animato mercato Ploshcha Rynok ove affacciano sontuosi palazzi tra rinascimento e barocco come il Korniakt e l’elegante settecentesco Lubomirski, simboli della ricchezza mercantile di quella città crocevia delle più importanti rotte commerciali dal Baltico e dall’ ovest.

L’ edificio più moderno è l’ ottocentesco municipio al centro della piazza, tutto il resto è sorto tra il sedicesimo e il diciottesimo secolo, mentre il gotico si fa ammirare nella Cattedrale di fine trecento, il rinascimento nella cappella Boim dalle ricche decorazioni in pietra.

La storia asburgica si mostra nei quartieri neoclassici settecenteschi del centro e quelli sorti nella zona occidentale tra austerità ottocentesca a liberty fin de siècle e novecento art nuveau, dal Teatro dell’ Opera Solomiya Krushelnytska al sontuoso palazzo Potocki residenza presidenziale, fino al vecchio arsenale militare e poi i vari musei come quello d’ Arte ucraina dalle preziose icone ai quadri più recenti, il Nazionale, il museo storico e il farmaceutico Apteka nel palazzo cinquecentesco che conserva antiche di attrezzature medicinali.

Kyev

La madre delle Russie sorta al fine del secolo quinto frequentata da mercanti Varjagi scandinavi di stirpe Norrena come crocevia tra le vie del nord e quella baltica a settentrione, la slavica ad ovest e i domini bizantini ad oriente, all’ epoca citata dallo storico Jordanes come Danaprstadr.

Quei Variaghi giunti qui su una delle rotte del nord tracciate dai Vikinghi ai quali appartenevano li chiamavano Rus’ navigatori e fecero della città la culla del medievale regno Rus‘di Kyev che fin dal nono secolo ha esteso i sui territori tra i popoli slavi dell’est, lasciando le sue preziose testimonianze nell’ antico centro Kyiv oltre il viale Volodymyrska.

Della sua grandezza lo ricorda ciò che si lascia ammirare percorrendone la storia, Kiev è una città da scoprire in tutte le sue zone urbane adagiate sui colli tra giardini e parchi ove si aprono i quartieri legati tra loro da strade e viali che accedono alle piazze, nel fascino dei suoi luoghi e la varietà di architetture, dove da secoli si pratica il culto dalle varie chiese e le sontuose cattedrali alle sopravvissute sinagoghe, il resto della storia lo raccontano i musei .

Delle poderose mura che la cingevano nell’ XI secolo rimane la Porta d’ Oro Zoloti Vorota e vi si passa per accedere al del grande Santuario Nazionale ove si trova il monastero Kyrylivs’kyi dedicato a San Cirillo fondato da Vsevolod II nel dodicesimo secolo e in gran parte rinnovato in barocco come la sua chiesa, così come la Andriyivs’ka Tserkva consacrata a Sant’ Andrea.

Su tutto si erge come prezioso patrimonio sotto le tredici cupole la cattedrale Sofiiskyi sobor consacrata a Santa Sofia edificata sul modello di quella sorta a a Velikij Novgorod voluta a metà del XI secolo da Jaroslav I così diversa dall’ architettura bizantina classica per le cinque navate ed altrettante absidi sotto tredici cupole e gallerie sui tre lati. Era custodia sepolcrale di sovrani del potente Kievskaja Rus’, scrigno di preziosi affreschi e raffinati mosaici che suggestionano pellegrini e visitatori da un millennio nell’ austera atmosfera illuminata da raggi diretti su quei colori antichi.

Fu violata da saccheggio della soldataglia di Andrej Bogoljubskij principe di Vladimir Suzdal’ nel 1169 e poi dai mongoli settant’anni dopo, così obliata fino alla fine del sedicesimo secolo, quando risorse la chiesa ucraina greco cattolica di rito ortodosso bizantino e poi nel seicento il metropolita Piotr Mohyla ne volle gran rifacimento così che il barocco andò a cesellare gli esterni mentre rimase il magnifico interno bizantino, ha gli ultimi maneggi settecenteschi del reggente Ivan Mazepa di stirpe cosacca.

La Chiesa delle Decime Desjatynna Cerkva è stata la prima edificata in pietra nel X secolo da Vladimir I, dell’ undicesimo il tempio della Dormizione, poco oltre sulla riva destra del fiume splendono le cupole dorate del monastero San Michele Mykhaylivs’kyi zolotoverkhyi, dall’altra parte le cupole smeraldo de monastero Vydubychi Vydubyts’kyi sorto nel XI secolo, nei pressi il Motronynskyi convento della Trinità .

Lo splendido medioevo bizantino si lascia con la seicentesca chiesa barocca di San Nicola Mykola Prytysko dalle verdi cupole, l’ ottocentesca e maestosa cattedrale Volodymyrsky consacrata a San Vladimiro per celebrare i nove secoli dalla conversione al cristianesimo.

I ceselli del Palazzo Imperiale Mariyinsky progettato dall’ italiano Barlolomeo Rastrelli come la chiesa di Sant’ Andrea, inseguendo il settecento nel quartiere con i palazzi e l’ Accademia Kyiv Mohyla, Il Liberty nella Casa delle Chimere Budynok z khymeramy sede presidenziale.

Dall’ incanto del centro scende la lunga e suggestiva via Andriyivskyy per giungere all’antico quartiere di Podil ove i mercanti s’incontravano nella piazza dei Contratti Kontraktova ploshcha, da una parte in un palazzotto accoglie il museo con le allucinazioni nucleari di Černobyl’, dall’ altra il porto fluviale.

Le sinagoghe di Brodskij, la cosìdetta caraita , quella Galitska e la grande Corale sono memoria della comunità ebraica che dal X secolo è fiorita la divenendo una delle più numerose europee a fine ottocento, subirono tre violenti pogrom com’ era d’ uso da quelle parti per far scaricare su di loro al popolo becero miserie frustrazioni. Durante l’ occupazione nazista del Reichkommissariat Ukraine si sono scatenate le einsatzgruppen con i collaborazionisti fascisti ucraini Ukrayins’kykh Nationalistiv seguaci del criminale Stepan Bandera, vi era una delle più numerose comunità ebraiche europee e quei centomila scomparvero in orrendo eccidio con il massacro di Babij Jar.

Sembravano consegnate alla storia più cupa quelle vicende, ma dall’ indipendenza dopo lo sgretolamento sovietico i nazisti ucraini si sono moltiplicati come ratti assieme ai sedicenti nazionalisti e così il governo di Groysman ha emanato la disgustosa legge che ha equiparato la barbarie nazista al comunismo che l’ ha liberata. L’ architettura socialista si impone nella la metropolitana Darnica, l’ Arco dell’ Amicizia Arka Druzhby Narodiv, la colossale Statua della Madre Patria Rodina Mat s’ che innalza sul Dnepr e attorno il museo della grande guerra patriottica che celebra la vittoria sul nazismo.

A continuare l’ arteria Chreščatyk con i suoi edifici e la piazza Indipendenza del vasto e centrale Maidan e il periodo staliniano si vede nel Verkhovna Rada che accoglie il Parlamento. Sull’ interminabile viale Khreshchatyk fino al vecchio mercato Besarabsky, da qui per una decina di chilometri scende la via per Pechersk ove dalla metà dell’ anno mille fluiscono pellegrini d’ ogni parte del mondo ortodosso al Monastero delle grotte di Kyivan Kyevo Pečers’ka Lavratra dalle cupole che brillano d’oro sulle chiese cesellate a nicchie dipinte dominate dalla cattedrale della Dormizione Uspiènskii Sobor e la Torre campanaria Velika Lavrs’ka dzvinycja.

Sciamano pellegrinanti di austera fede ortodossa e fin fuori dalle chiese colme alle messe tanti chini ascoltando sermoni tuonanti da pope e monaci officianti. Tutto il monastero è un intrigo di sacralità, chiese, cappelle, luoghi monastici, le chiese dell’ Accesso della Madre di Dio al Tempio consacrata al fondatore e quella al suo discepolo Barlaam .

La leggenda vuole che il fondatore Antonio assieme a Teodosio hanno scavato le Grotte vicine Blyžni pečery che s’attorcigliano in cunicoli tetri di grotte ove risposano inquietanti le mummie dei monaci e settantanove sepolcri.

Tra la calca umida e soffocante di pellegrini si cercano le tombe del leggendario difensore della fede ortodossa Il’ja Muromec qui portato dagli angeli, il martire Kukša, l’asceta principe Nikolaj Černigov, il monaco Agapito depositario di scienze mediche, il pio Sperydon, Grigorij e Alipij maestri d’icone bizantine e Nestor il sapiente monaco cronista. Qui l’ igumeno santificato storico Nestor dell’ XI secolo si deve il testo della monumentale Cronaca degli anni passati Se Povesti vremęnĭnykh lět, questo prezioso Manoscritto Nestoriano è la primaria fonte che ci ha raccontato il Rus’ di Kiev.

Crimea

Che Giasone con i suoi Argonauti sia giunto nella remota Colchide Kolkhís sul Ponto Eusino del mar Nero a cercare il leggendario Vello d’Oro lo racconta il mito, certo è che queste terre erano note ai Greci come Khersònesos, vi fondarono le colonie di Pantikàpaion e la più orientale Phanagoria, ad ovest sulla costa Tyras alla foce del Dnestr e sull’ estuario del fiume Bug Hypanis la fiorente Olbia Pontica che ha lasciato un vasto sito archeologico nei pressi di Očakiv .

Nelle colonie greche con le varie città del Ponto transitarono scambi di merci da occidente con il dominio dei Sarmati , nella monumentale Bibliotheca Historica racconta Diodoro Siculo che a metà del IV secolo da esse sorse il regno Bosforo Cimmerio, che divenne l’ ellenistico Regno del Ponto fiorendo a lungo e infine preso dai romani nella provincia Bithynia et Pontus e poi divenuta la Crimea Taurica. Fu travolta dai Goti e devastato dagli Unni, divenne protettorato dell’ impero bizantino, passaggio di popoli slavi che avanzavano da est e molti si stabilirono nella regione, vi giungeva l’estremo meridionale della via slavica incrociando i traffici dell’ ovest con i bulgari e i caucasici cazari a nord e con i popoli centroasiatici ad est per poi tornare ad occidente attraverso la Romania e la pannonica Ungheria.

Vi giunsero numerose comunità ebraiche dalla Khazaria , fu per poco controllata dal granducato limitrofo di Lituania e il regno di Polonia . Mentre a sud est sopravviveva il piccolo bizantino Principato di Teodoro alleato del Regno di Trebisonda fino al quattrocento, tra il XIII e il XV secolo sorsero le colonie genovesi d’ oltremare nella Gazaria crimea sul mar Nero, la più potente Caffa con il porto di Feodosia, sull’ antica Panticapaeum greca fiorì la Vosoporo a Kerč, la città di Soldaia a Sudak con la sua poderosa fortezza , erano legate tra loro Chersòn Chersonesus a Sebastopoli, la ricca Cembalo a Balaklava , i centri commerciali di Alupka, Caulit nell’ odierna Jalta e Lusta ad Alušta.

Le colonie genovesi sopravvissero all’ incontenibile avanzata dell’ Orda d’Oro che qui fondò il Khanato Qırım Hanlığı dei Tatari dal secolo tredicesimo fino all’avanzata degli ottomani nel quattrocento guidati da Gedik Ahmet. Ne fecero Khanato Haçi-Bey turco per oltre duecento anni quando fu sconfitto nella guerra con la crescente potenza della Russia zarista alla fine del settecento.

Divenne governatorato della Tauride con capitale Sinferopoli nella penisola Krymsky pivostriv di Crimea dall’ antica e lunga storia, mentre Sebastopoli con il grande porto da allora ha accolto la potente flotta russa Černomorskij e a quell’ epoca Jalta cominciò a divenire la più elegante della regione, tanto accogliente che i più potenti degli alleati ci si spartirono il mondo nella conferenza alla fine della seconda guerra mondiale inaugurando quella cosìddetta fredda.

Al dominio russo zarista si deve la fondazione della nuova Odessa sorta sulla vecchia fortezza turca Yeni Dünya e in breve fu il maggior porto sul Černoe More come qui si chiama il mar Nero, gran centro di commerci divenne ricca ed elegante poi invano contesa nella guerra a metà dell’ ottocento tra l’ impero zarista e la coalizione europea alleata con gli ottomani. Quando divampò la Rivoluzione russa la popolazione dei Tatari creò la Repubblica Popolare di Crimea che, mentre sopravviveva l’ indipendentista Repubblica Ucraina , ebbe breve vita sconfitta dai rivoltosi anarchici della Machnovščina.

Subito dopo fu proclamata la Socialističeskaya Repubblica Tauride Sovietica, poi la penisola fu invasa dai nazisti dopo la furibonda battaglia di crimea e l’ eroica resistenza sovietica nell’ assedio di Sebastopoli divenendo parte del Reichskommissariat Ukraine e i suoi orrori culminati nel massacro di Odessa con centomila ebrei fucilati, ammazzati in vari modi e bruciati vivi.

Odessa

Nel territorio di Odessa v’era la colonia greca di Tyras alla foce dell’ omonimo fiume fin dal VI secolo poi presa nella Mesia romana, vi sorse la bizantina Bilhorod Dnistrovskyi sull’ estuario del Dniester e la fortezza Akkerman, fu nei domini dei nomadi Kipchaki turchi divenuti sedentari come Cumani e poi tra le colonie genovesi del mar Nero, a metà del quattrocento era nell’ ottomano Khanato di Crimea e vi rimase per tre secoli fino alla guerra con l’ impero russo che ne prese possesso.

All’ epoca risale la fondazione della nuova Odessa che già contava una comunità di Italiani e tale era il napoletano suddito spagnolo Josè de Ribas al servizio dell’ imperatrice Caterina II Ekaterina II Alekseevna che ne fu l’artefice con l’ architetto Francesco Boffo progettata così come ci appare.

Città mirabilmente raccontata da Isaak Babel‘ nei suoi Racconti, la vecchia Odessa la si vede nelle eleganze neoclassiche lungo il viale Primorsky, come il palazzo Vorontsov e quello Potocki con il museo d’Arte e gli altri che ospitano i vari musei come il ricco muzej archeologico e quello ebraico.

Percorrendo la via Tchaikovsry si trova il sontuoso Teatro lirico e dell’ Opera , sulla via Hretska si recitano i classici nel teatro Russo , per l’ elegante Deribasivska i giardini Shevchenko ove s’ innalza la colonna di Alexander, quelli del parco e del Palais Royal.

La religiosità ortodossa si manifesta nelle dodici chiese i nove austeri monasteri e le maestose sei cattedrali, nella Soborka della centrale piazza Sobornaya dalla fine del settecento sorge la Cattedrale della Trasfigurazione Preobrazhenskij, dello stesso periodo e simile architettura la Troitskij sobor consacrata alla Trinità, a metà del secolo successivo fu edificata la cattedrale dedicata all’ Assunzione di Maria svjato uspenskij Katedralnyj che contiene la venerata icona della Madonna di Kasperovka.

Percorrendo il grande viale alberato di dove si scende verso il porto per la scalinata celebrata dal capolavoro cinematografico di Sergej Ėjzenštejn La corazzata Potëmkin, avvenne qui il massacro del popolo inerme dalle truppe zariste nel 1905 e dal vicino porto la leggendaria Potemkin Tavričeski tirò le sue cannonate di rivolta sulla città inaugurando la prima epopea della grande Rivoluzione russa.

Città martoriata ed eroica contro la conquista e il sanguinari giogo nazista culminato nel massacro di ebrei ad opera degli alleati militari rumeni e i connazionali volontari, in parte vendicati dai partigiani sovietici sortendo in furibondi scontri dalle gallerie sotterranee di Nerubayske.

Lasciando Odessa a nord ovest sull’ ansa Tovtry formata del fiume Smotrych , s’incrociano i confini ucraini con la Moldavia e la Romania, dal secolo undicesimo su un’ isola a picco sorge il castello di Kamianets Podilsky ove s’ accede dal ponte protetto da poderosa fortezza.

Tra gli antichi vicoli della città si va alla piazza del mercato nel quartiere armeno ove affacciano il monastero domenicano sotto il campanile decorato e più su il quattrocentesco palazzo del comune.

Del secolo successivo è la chiesa della Trinità e la cattedrale, violate dai turchi che ne fecero moschea nel seicento innalzandovi un minareto, ripresa dai polacchi vi posero l’ aurea statua della Madonna che d’ allora veglia sulla riacquisita cristianità.

La memoria del vecchio quartiere ebraico che vide la comunità travolta dal pogrom durante la rivolta cosacca di Khmelnytsky contro il domino della Confederazione polacco lituana a metà del XVII secolo e poi sterminata dal massacro di oltre venticinquemila ebrei operato dai nazisti e i loro degni alleati volontari ucraini.

Più a sud altro percorso per la via slavica che riportava ad occidente lungo la costa verso il delta del Danubio Zapovidnyk Dunajs’ki. Dall’ antica Izmaìl, che fu la greca Lycovrisse nell’ antichità e la genovese Licovrissi nel medioevo, si entra in Moldavia traversandone la breve la striscia passando per Boudjak e lungo il magnifico ambiente naturale in Romania per la città di Tulcea dove si stende il suggestivo delta di quello che qui chiamano Dunarii .

Da questo mare si può andare dalla Rus’ alla Bulgaria e raggiungere a oriente il territorio dei Semiti, e andare lungo la Dvina fino al paese dei Varjaghi, e dal paese dei Varjaghi fino a Roma, e da Roma fino ai possedimenti dei discendenti di Cam.” (Povèsti vremęnĭnykh lět)

Photo gallery: Ucraina | Slavic road | Via slavica

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