Balcani

Slovenia

Nel territorio oltre le Alpi orientali iniziava quel percorso millenario che lo si può definire Via Slavica,giungendo da Aquileia ove convergevano la via Postumia attraverso la pianura padana dalla Gallia, la Romea lungo l’ Adriatico e la Claudia Augusta che oltre le Alpi per la Retia e le terre germaniche conduceva al Danubio.Da questa Noricum Mediterraneum essa procedeva per la regione danubiana del Noricum Ripense attraverso la Pannonia nelle terre magiare dell’ Ungheria fino al settentrione del limes Orientalis imperiale donde si stende l’Ucraina. Popolazioni celtiche da secoli vivevano in quel territorio e videro le prime migrazioni degli slavi da est quando anche qui giunsero le legioni di Roma nel duecentotrenta avanti l’era cristana rimanendo per settecento anni in questa parte meridionale Noricum Mediterraneum del Noricum governato da Procurator Augusti prima e da un legatus Augusti pro praetore dal secondo secolo ove era stanziata la legio II Italica a dominare le province di Norico e Pannonia ove fiorirono le città di Celeia Celje, Poetovio Ptuj, Nauportus Vrhnika e Emona Lubiana.Devastata da Attila nel quattrocentocinquanta violando da est i confini dell’Impero d’Occidente e poi rinata con l’ invasione degli Ostrogoti di Odoacre.Mentre le invasioni barbariche qui annientavano la maggior parte dei popoli romanizzati, pochi sfuggirono in terra italica, lasciando i territori delle Alpi orientali agli slavi Sloveni vassalli degli Avari che vi migrarono dalla Pannonia nel settimo secolo. Di essi narrano le cronache della Chiesa Metropolitana di Aquileia come aborriti pagani che andavano devastando la cristianità de’ popoli latini della regione, annientandone le diocesi Scarabantia, Aguntum Emona, Teurnia Celeia e Virunum Poetovio, avanzando poi nelle terre italiche ivi confinanti, più tardi respinti oltre i confini del Regno d’Italia di Teodorico al monte Tricorno Triglav. Dopo le guerre gotiche questi territori tornarono per breve alla romanità cristiana di Giustiniano I, ma poi di nuovo giunsero i barbari Avari e Slavi, infine invasi dai Longobardi così che all’Impero romano d’Oriente ne rimase solo ilmeridione parte dell’ Italia bizantina.QuAndo i Franchi di Carlo Magno presero il regno italico Longobardo gli slavi ne furono sudditi sottomessi e tutti convertiti al cristianesimo nel secolo nono,nel successivo sorse il ducato di Carentania poi diviso in Carniola e Stiria, infine quel popolo sloveno fu del reame Ottokar di Boemia.Sul campo di Marchfeld l’ armata di Ottokar ebbe sconfitta da quella del Sacro Romano Impero nel 1278 e poi la dinastia degli Asburgo fece sua Stiria, Carinzia e Carniola, ma a lungo contrastata dai nobili sloveni Celje fino al secolo quindicesimo per poi esser parte del loro impero nei cinquecento anni a venire.Mente la costa fu a lungo dominio della Repubblica di Venezia, molte furono le incursioni dei Turchi nei territori sloveni ove la gente andava a rifugiarsi nei fortalizi delle chiese Tabor e nei monasteri che poi s’ersero a difesa del cattolicesimo contro le rivolte dei protestanti. Tra il XIV e XV secolo l’Impero Ottomano tentò invano di prendere questo territorio che fu baluardo orientale della cristianità europea dalle sue città di Kamnik, Kranj, Škofja Loka fiorite nel duecento, Novo Mesto a metà del trecento e Celje nel quattrocento, che pure poi furono sconvolte dalle rivolte popolari seguitesi dal 1515 fino al secolo XVIII a testimoniare l’ antica fierezza degli slavi sloveni.Mantenendo vecchie tradizioni essi furono sempre legati all’antico idioma, con la traduzione della Bibbia di Primož Trubar e poi l’ estensione della grammatica Adam Bohorič nel cinquecento,la lingua slovena divenne ufficiale e veicolo dell’ identità poi sfociata nel risveglio nazionale sloveno di Valentin Vodnik alla fine del settecento.In epoca napoleonica ebbero breve vita quelle Province Illiriche con capitale Lubiana poi riprese dall’ Impero austro ungarico, ma fondamento della futura Slovenia dopo la lunga dominazione austriaca,la parentesi del Regno di Jugoslavia di serbi, dei croati e sloveni, il trentennio di appartenenza al Regno d’Italia dell’ Istria dopo la prima guerra mondiale e alla Iugoslavia diTito dopo la seconda che vide l’esodo istriano degli italiani di Capodistria. Lungo il confine italiano corre il Primorska dalle Alpi del Carso Kras alla frastagliata costa della penisola istriana dai rilievi coperti di boschi ove la prima città che si incontra è Koper Capodistria che rammenta l’antica dominazione veneziana nei vicoli del vecchi centro che portano al quartiere dei pescatori.Tra i riflessi blu dell’Adriatico e il verde dei boschi costieri si giunge alla medievale Izola e poi la vicina Piran che s’erge dalla scogliera sull’insenatura con le vecchie vie ove affacciano i gotici palazzi veneziani che conducono alla piazza intitolata al musicista barocco Tartini donde si procede tra le chiese, il Duomo e il monastero francescano.Procedendo lungo la costa si trova l’ asburgica Portorose che della vecchi atmosfera mitteleuropea poco conserva nella caotica frequentazione di massa turistica estiva e di tentatori lla fortuna nel Casinò.La natura si riprende il suo fascino alle grotte di San Canziano ‘kocjanske jame nei millenni scavate dal fiume Reka che va a riemergere oltre il confine vicino Monfalcone.A settentrione verso Gorizia s’ allunga il territorio carsico fino all’ Isonzo tra i monti Nero, Bainsizza, Tolmino, il tragico ricordo di Caporetto, e il Tricorno con il suo Parco del Monte Triglav suggestione delle Alpi Giulie dominato dalla splendida natura dell’Alta Carniola Gorenjska, Kranjska Gora il lago Bohinj e Bled con il monte dall’ antico castello che si specchia nel magnifico lago, meta di pellegrinaggi nel piccolo santuario della Madonna nell’ isoletta al suo centro ove scivolano sulle acque blu e turchesi barchette e cigni.A oriente della costa istriana l’ interna Carniola Notranjska si stende fratagliata di crepacci e caverne fino alle straordinarie grotte di Postumia Postonja che affondano per venticinque chilometri tra fantastici paesaggi cavernosi di anfratti e immense stanze naturali cesellate da stalattiti e stalagmiti. Delle suggestioni di Slovenia quella che più incanta è la capitale Ljubljana, Il mito racconta che vi transitarono sul fiume Ljubljanica gli Argonauti portando il Vello d’Oro, la storia che qui stava un villaggio su palafitte nella palude Ljubljansko barje, giunsero poi gli slavi venedi, la illirica Yapodi e i celtici dei Taurisci nel terzo secolo prima dell’ era cristiana. Duecento anni dopo i romani della Legio XV Apollinaris edificarono il castrum di Aemona che divenne città fiorente per cinque secoli fino alla devastazione degli Unni di Attila. Seguirono gli Ostrogoti e poi i Longobardi, mentre cominciavano ad immigrarvi gli Slavi Sloveni che ne fecero dominio fino alla conquista dei Franche nel secolo nono.All’ inizio del dodicesimo si menziona per la prima volta Luvigana, città divista tra il centro Stari trg, il quartiere della piazza Mestni trg e la nuova città Novi trg.Come il resto della Slovenia fu poi di OttocaroII di Boemia e quidi di RodolfoI d’Asburgo nel 1278 ribattezzata Laibach, rimanendo agli Asburgo per oltre sei secoli salvo la parentesi napoleonica, ricostruita barocca dopo il terremoto del 1511, lo fu di nuovo a seguito di quello del 1898 con i tanti edifici Liberty ed Art Nouveau che si fanno ammirare assieme ai tanti rimasti della sua storia millenaria.La città medievale andò così arricchendosi nella sua storia di quartieri, vie, palazzi, chiese e monasteri dal gotico, rinascimento, barocco e neoclassico che ne fanno uno scrigno d’ architettura, arte e suggestioni superbamente dominata dal castello Ljubljanski grad.Di qui la vista spazia magnifica sull’ antica città che sfuma nell’ampio verde dei Giardini Tivoli che dal centro ricco di storia si raggiungono per eleganti strade passando dall’austero parlamento, al vecchio mercato le contadine ternovcanka arrivano dal vicino villaggio di Ternovo coi carretti di ortaggi, mentre sul fiume i ponti si posano eleganti e lungo il Ljubljanica si rincorrono le atmosfere di antichi palazzi, facciate liberty,vecchie botteghe, mercatini e locali che alcuni ricordano asburgiche frequentazioni. Al centro si incrociano tre ponti Vodnik Tromostovje che d’ una parte accede alla piazza Cirillo e Metodio ove brilla la verde cupola della barocca cattetedrale San Nicola Stolnica svetega Nikolaja dall’ altra piazza Prešeren Prešernov Trg con la chiesa francescana dell’Annunciazione Frančiškanska cerkev e il monumento al poeta France Prešeren,sulla via di lato Slovenska resta l’ alto palazzo novecentesco Nebotičnik e le facciate liberty. A proseguire lasciando il fiume ne’ pressi l’ elegante municipiosi trova Piazza Mestni Trg con la fontana barocca ispirata alla romana Piazza Navona decorata e l’ obelisco sotto cui l’ italiano Francesco Robba nel settecento ha scolpito il simbolo dei tre fiumi di Carniola a completare le sue opere barocche che stanno statuarie in città, arricchendo la ricostruzione delle chiese rovinate da un terremoto nel 1511.Lasciando Ljubljana si incrocia la via che veniva dalle terre italiche procedendo tra i colli della Bassa Carniola Dolenjska e vecchi villaggi ove si trova il fiume Krka che sfiora il monastero di Sticna, poi la Bassa Stiria Stajerska che si stende asburgica ad est verso il confine Magiaro fino a Maribor dal vecchio porto sul fiume e le sue antiche mura difese da torri che accedono alla piazza Glavni trg. Poco distante l’ antica Ptuj, centro romano devastato da Unni e Goti nella loro avanzata in Europa, ove la lunga storia la ricordano i resti romani e i templi consacrati all’ orientale dio Mitra, chiese e monasteri medievali, palazzi gotici e rinascimentali, dominati dal suggestivo castello ultima protezione in terra slovena sull’antica Via Slavica che continuava ad oriente in Ungheria e verso la remota Ucraina.

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