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Sahara esplorazioni romane

Oltre i limes africanus

Dopo la terza delle guerre puniche, con la fine di Cartagine sorsero i regni berberi di Mauretania e di Numidia, ma l’incontenibile espansione del romano impero con le augustee campagne stabilì infine il limes africano e ne fece le province di quell’ Africa proconsularis ove fiorirono le regioni di Numidia e di Mauretania e tali rimasero dal I al VI secolo.

Dalla settentrionale Africa romana ai limiti del Sahara l’ immensa regione splende di antichi insediamenti punici e della romanizzazione ciò che furono i centri che hanno lasciato i loro siti sulle vie del nord africano. Avamposto sul limes verso l’ immenso Sahara era l ‘oasi sperduta di Gadames dall’ antico centro che i Tuareg chiamano Tidamensi, di qui affrontavano il deserto per una delle carovaniere attraversando poi il Sahel fino al Niger , di dove altri popoli conoscevano le rotte per l’ oceano remoto.

A sud dei limes africani fin dalla metà del II secolo a.C. iniziarono i conflitti con le tribù sahariane dei Garamanti che controllavano i secolari traffici sulle carovaniere dall’ antico Sahara attraverso il Sahel fino al fiume Niger e le altre rotte che portavano ai territori sulle coste atlantiche di quello che poi i primi viaggiatori arabi chiamarono “Paese dei Neri” Bilad as’ Sudan. I commerci delle province romane erano compromessi da questi Garamantes così che come accadeva dappertutto ai limes romani iniziarono le spedizioni contro quel bellicoso popolo nomade e con esse s’ avventurarono nelle profondità del deserto.

Cornelio Balbo

Tra i vari itinerari romani che ho ripercorso il primo fu compiuto da Lucio Cornelio Balbo nel 19 a.C. parti’ da Sabrata con migliaia di legionari della Legio III Augusta passando per Ghadames e poi a sud dell’oasi di Biskra per oltre cinquecento chilometri fino all’ hammada al- Hamra verso il Tanezrouft procedendo nello wadi Shatii e il centro di Awbari attraverso il teritorio dei Garamanti ne prese la capitale Garama e l’ oasi di Rapsa nel Tadrat Acacus e quindi le altre nel vicino Tassili.

Secondo Plinio scese ad Abalessa e di lì a sud trovò dei fiumi per cui Lhote pensò probabile che avesse seguito quell’ antica pista dei carri che aveva dedotto dalla scoperta dei dipinti rupestri attraverso il desolato Tanezrouft e l’ adrar des Iforhas giungendo a Gao Tilemisi sul Niger che la popolazione antenata dei Songhai lo chiamava “grande fiume” Isabari.

Le spedizioni a sud del limes Tripolitanus continuarono con Settimio Flacco nel 70 d.C. e di Giulio Materno sedici anni più tardi, che penetrarono nelle profondità del deserto, ma senza far capire dove arrivarono .Le ricerche di Henri Lhote scoprirono che le spedizioni dai centri nordafricani romani tra i territori dell’ Algeria e la vicina Libia seguirono l’antica pista sulla Via dei carri attraverso il deserto del Sahara fino al fiume Niger.

, confortato da Plinio che elencando i luoghi dell’ itinerario di Cornelio Balbo cita Alasi, l’antica Abalessa verso i monti dell’Ahaggar dove sono stati rinvenuti stampi di monete raffiguranti Costantino in una fortificazione. Cita anche Balsa, trascrizione del nome in lingua tamachek tuareg di Ilezy, i rinvenimenti romani di Abalessa sono molto posteriori all’epoca della spedizione, ma le rovine sono simili ad una fortificazione romana precedente.

La spedizione di Cornelio Balbo aveva raggiunto il Niger attraversando l’ intero Sahara oltre il Sahel sull’ antica pista carovaniera dei carri aperta mille anni prima che partiva dalla Libia nel golfo della Sirte, passava per Cydamus nell’ oasi di Ghadames, proseguiva per l’ Algeria attraverso l’ Ahaggar per il centro di Abalessa da dove attraversava il Tanezrouft e l’ Adrar des Iforhas giungendo nel Mali a Tilemisi Gao dove scorre il Niger.

Valerio Festo

Ancora Plinio ci racconta che nel 70 d.C. il legato della Legio III Augusta si avventurò nel territorio dei Garamanti seguendo la prima parte della via di Balbo, ma non menziona i fiumi trovati pertanto avrebbe percorso un altro itinerario dal Tassili per il plateau Djado traversando il Tènèrè oltre il massiccio dell’ Air fino all’ oasi di Arlit e quindi la zona ove poi sorse Agadez, continuando nel la pianura di Gadoufaoua ove si è scoperto un vasto giacimento di fossili dinosauri ouranosaurus nigerensis e Jobaria tiguidensis.

Procedendo a sud la spedizione di Valerio Festo giunse a quel flumen Dasibari trovato da Cornelio Balbo chiamato Girin nella mappatura delle imperiali vie romane nota come cartografia della Tabula PeutingerianaHoc Flumen quidam Grin vocant, alii Nilum ricorrente; dicitur enim sub terra Etyopium in Nylum ire Lacum“, i Tuareg lo chiamano ” fiume dei fiumi” Gber-n-igheren o Ngher, latinizzato in Girin da cui poi Niger. La sua identificazione con il Nilo nelle varie spedizioni romane e nella Tabula è all’origine di quel mistero che gli esploratori andarono poi cercando per secoli.

Settimio Flacco e Giulio Materno

Claudius Tolomeo nella sua Geografia individua una terra rhinos e un Hippos lacum oltre il Sahara e a sud del Sahel che sarebbe il lago noto come Ciad alimentato dai fiumi Chari e Komadugu Yobe un tempo vastissimo e ormai ridotto a paludi con isolotti sabbiosi che si inseguono negli acquitrini ma ancora popolato da coccodrilli e ippopotami e sulle sponde villaggi di pescatori che convivono con allevatori nomadi in attesa che l’antico lago scompaia nella sabbia del deserto che avanza inesorabilmente.

Marino di Tiro che isipirò Tolomeo racconta che Settimio Flacco partì nel 76 d.C.dalla libica Leptis Magna in Libia per i territori dei Garamantes fino alla regione della capitale Germa e di lì in tre mesi a sud superando il Tibesti, probabilmente seguendo l’ itinerario che passa per Aouzou e quella che doveva essere un oasi a Bardai arrivando all’ odierna Faya Largeau da dove si traversa la depressione di Bodèlè per raggiungere la Terram Aethiopiae del Ciad ove era quel lago Hippos lacum.

Una decina di anni dopo anche Julius Materno partì da Leptis passando da Ghadames e forse Sebha per attraversare il Fezzan raggiungendo Germa da dove assieme al sovrano di quel popolo viaggiò per quattro mesi passando nell’ oasi di Cufra proseguendo in Ciad per attraversare l’ altopiano di Ennedi fino all’ odierna Fada e quindi la suggestiva oasi tra le gole di Archei da dove avrebbe continuato per la pianura di Abèchè giungendo ai fiumi Bahr Salamat e Bahr Aouk, poco distanti il Chari e il Komadugu Yobe che alimentano il lago poi chiamato Ciad nella regione di Agisymba descritta come terra rhinos ubi aethiopes vivit da Marino di Tiro e Claudio Tolomeo .

Dalla prima via dei carri e quelle attraverso l’ antico Sahara tracciate nel primo millennio avanti, si sono aperte durante i secoli tutte le altre, carovaniere del deserto che incrociavano l’ Algeria e il territorio della Libia per l’arido Sahel fino al fiume Niger , quelle che raggiungevano il Ciad, e la via dell’ ovest , la lungo la Mauritania fino al remoto Senegal, le rotte saheliane fino all’ Oceanoe poi il resto dell’ Africa.

Ho cercato di seguire gli itinerari che fin dall’ epoca sono stati percorsi da esploratori, avventurieri e viaggiatori e con essi sento di condividere tra storia e leggenda il fascino profondo che solo le traversate del deserto sanno avvolgere chi le compie.

©Paolo del Papa Viaggiatori ed esploratori. Vol. Africa : spedizioni romane

Photo gallery: Africa North West

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