Himalaya

Bhutan nel Regno del Drago

Il regno del Drago

Tra i paesi  dell’ Himalaya dai suggestivi territori, popoli e culture, il regno del Bhutan  si stende  tra il  Tibet  e le regioni indiane nord orientali fino al Sikkim , incastonato tra montagne e vallate, foreste e risaie, antiche città e villaggi, templi e monasteri, tradizioni secolari scandite da cerimonie ove la storia è armonica con la grandiosa natura che l’ha accolta. Rimasto a lungo isolato  fino al VII secolo d.C quando dal limitrofo  Tibet giunsero popolazioni  che poi vi  diffusero la cultura religiosa del  Buddismo e dall’ epoca  è iniziata la lunga storia del Bhutan noto come il Regno del Drago. Tradizione vuole che il diffusore del buddismo  fu primo sovrano del regno tibetano Songtsen Gampo nel VII secolo  con il governo dell’ autorità religiosa e regale, esercitando il potere attraverso i  Penlop che governavano i vari territori. Dal XIII secolo divenne vassallo dell’ impero cinese con la  dinastia  Yuan , diviso  poi tra signorie locali fino al XVII secolo quando da Ngawang Namgyal   fu riunificato assumendo l’ alto titolo  religioso di Zhabdrung,  come fondamento delle leggi morali e sociali emanò il codice del Tsa Yig e a lui si deve la divisione  tra il potere religioso del Je Khenpo  da quello  Deb Raja del sovrano  Druk Desi , con la prima delle dinastie dall’ epoca regnanti in Bhutan.  Nel 1627 i missionari gesuiti portoghesi CacellaCabral furono accolti a corte come i primi europei  e le  loro cronache raccontarono per prime quel regno chiuso ed isolato, poi in parte dominato dall’ ultima dinastia  Qing cinese  quando nel 1720  invase il vicino regno del  Tibet. Più tardi vi fu il tentativo britannico che iniziava la colonizzazione dell’India e nel 1864 il regno concesse alla colonia del British Raj  parte della regione meridionale in cambio di un protettorato, per tutto il XIX secol fu teatro di conflitti tra governatori locali, nel 1907 Ugyen Wangchuck  venne proclamato sovrano continuando il legame con  l’India mantenuto  dopo la sua indipedenza nel 1949, mentre con la rivoluzione in Cina il nuovo governo della Repubblica Popolare invase il Tibet, per proteggersi il Bhutan  accolse le guarnigioni indiane  lungo il confine e all’epoca risalgono le vie di collegamento stradali e i primi mezzi a motore. Nel decennio successivo il sovrano  Jigme Dorji iniziò l’apertura del paese, riformandone il regime feudale, venne abolita la secolare schiavitù del  Bhutan e la restrizione delle tradizioni tribali. Furono costruite nuove strade, ospedali e scuole,  oltre l’ adozione della  lingua Dzongkha come ufficiale,  per riunificare la cultura popolare  venne ripreso il  codice di comportamento del  Driglam namzha che tra l’ altro imponeva gli abiti tradizionali. Il potere reale fu affiancato da nuove istituzioni poi tradotte nell’ Assemblea Nazionale del  Bhutan  mantenendo il potere regale, nel 1972  salì al trono il figlio Jigme Singye, continuandone  il riformismo, nel 1988 proclamò l’obbligo a seguire le tradizioni buddiste tibetane del  Bhutan, mentre  la popolazione hindu di origine nepalese si ribellò in un conflitto con migliaia di profughi fuggiti in Nepal.  Il paese iniziò ad uscire dall’antico isolamento e si cominciò ad aprire il Bhutan per un limitato numero di visitatori con un rigido regolamento per l’ ottenimento dei Visa ed itinerari prestabiliti, salvo speciali permessi individuali, come quello che mi fu conferito per motivi di studio. Nel 2006 Jigme Singye lasciò il trono al figlio Jigme Khesar che indisse le prime elezioni dirette completando il passaggio  della democrazia in Bhutan, completata tre anni dopo con la proclamazione della Costituzione che sanciva l’ istituzione della monarchia costituzionale nel governo del Bhutan e, fondata sull’ agricoltura ed allevamento, è uscita dal suo isolamento  anche l’ economia del Bhutan, aprendo ad un controllato turismo responsabile  nella  salvaguardia culturale ed ambientale.

Natura e parchi

Il variegato e suggestivo territorio del Bhutan  è  disteso per la catena  Himalayana  sud orientale  dominato dalle  sue imponenti  montagne che si allungano ove si aprono ampie ed isolate  valli   verso fertili pianure,   si stagliano innevate in magnifici contrasti con il cielo blu e l’ocra che declina sulle valli smeraldo delle risaie nella regione centrale fino alle fitte foreste meridionali, suggestivi e diversi territori in parte protetti dai parchi del  Bhutan  e le riserve naturalistiche.  Distese  nella  varietà di ambienti e vegetazione,  popolati  dalla ricca fauna  del Bhutan con gran parte di specie endemiche. Oltre settecento di uccelli, molte rare e in via di estinzione, come varie di rapaci himalayani, aquile pescatrici, aironi di vario tipo, buceri, tragopani, variopinti trogoni, pappagalli testa rossa, gru collo nero ed altre. Novanta specie di mammiferi, tra  altre nelle  montagne settentrionali i cervi  wallichii diffusi fino alle vallate centrali assieme alla  più rara specie barashinga ,  negli stessi ambienti della specie himalayana  si trovano gli orsi bruni  arctos e quelli noti come orsi labiati notturni melursus , nelle foreste che scendono dalle montagne  i panda dal manto rosso. Tra le altre specie rare i camosci Takin  lungo le scogliere rocciose,  i  felinidi noti come gatti orsini binturong, più a valle i maiali pigmei selvatici hog e le lepri ispidi dell’Assam del genere  Caprolagus. Tra i predatoti himalayani  più diffusi i lupi tibetani e branchi di cani asiatici  qui noti come  Cuon, sempre tra le montagne splendidi esemplari dei rari   leopardi delle nevi  e i meno imponenti leopardi nebulosi della specie Neofelis, scendendo nelle foreste meridionali si trovano bufali asiatici lungo i fiumi, le paludi  e le radure assieme  ai rinoceronti unicorni, oltre i branchi dei grandi  elefanti indiani e le maestose temibili predatrici tigri reali  del Bengala . Nell’Himalaya orientale il parco di Jigme Dorji è la più grande area protetta estesa dalle foreste subtropicali , per la regione centrale  il parco del centenario  Wangchuck si stende ad ovest dal Jigme Dorji  e dal suo territorio orientale  fino alla riserva di Bumdeling, verso quello settentrionale il massiccio con la montagna dal picco  inviolato oltre i settemila  del Gangkar, tra i contrafforti montuosi,  boschi e le vallate si trovano specie rare e protette come l’orso muschiato himalayano, il leopardo delle nevi e la tigre reale del Bengala.  Nella regione centrale il parco  Singye  di Wangchuck  nella catena delle Montagne Nere, con le foreste ospitano varie specie di flora e fauna  endemica,  scendendo   nel territorio  centro meridionale la vecchia  riserva reale  del Manas  è divenuta il primo e parco nazionale che preserva migliaia di specie faunistiche e botaniche, molte rare e in estinzione altrove, dichiarata patrimonio naturalistico Unesco, continua nello stato dell’ Assam nell’ omonimo parco nazionale indiano  di  Manas e la riserva delle tigri bengalesi. Oltre l’ alto passo del  Thrumshing e il suo suggestivo territorio tra montagne e vallate si stende  Il parco di  Phrumsengla, anch’ esso dalla ricca fauna e piante rare, scendendo nelle foreste subtropicali si trovano quasi trecentocinquanta specie di uccelli.  Nel distretto di Haat verso l’estremità occidentale la  riserva maturale Toorsa di  Jigme Khesar, isolata e disabitata, per il territorio nord orientale lungo i confini tibetani a nord e ad est con quelli indiani la riserva di  Bumdeling oltre ad un centinaio di specie di mammiferi ospita le più rare come panda rosso, leopardo delle nevi e tigre del Bengala, varie di uccelli stanziali e migratori come la gru dal collo nero  sacra ai buddisti e dichiarata patrimonio naturalistico Unesco. Nella regione più orientale attraverso le vallate fino alle foreste si trova la riserva di  Sakteng in un territorio popolato da tribù nomadi isolate dove si è diffusa la leggenda dello Yeti e oltre alla fauna le piante fiorite lo trasformano in un magnifico ambiente multicolore a primavera. Nel territorio di Motithang   centro occidentale poco ad ovest di Thimpu si trova l’ omonima  riserva del Motithang, mentre le riserve e  più meridionali sono la piccola Khaling ribattezzata Jomotsangkha lungo il confine indiano e la  Phibsoo che ospita tigri, elefanti, cervi, gauri, cervi e buceri.

Trekking bhutanesi

Oltre ai suggestivi parchi suggestivi ambienti del Bhutan sono aperti a percorsi di varia durata ed impegno, con il più breve ed agevole del  Bumthang di tre giorni attraverso splendide vallate attraversate da fiumi trovando i templi e gompa, da  Punakha l’agevole percorso di  Samtengang anche nel periodo invernale in bassa quota come il  Nabji korphu di sei giorni, mentre  si raggiungono i sentieri di montagna per il  Punakha-trail di tredici giorni, nell’ omonima valle l’itinerario  del Gangtey che in nove giorni  attraversa suggestivi paesaggi, villaggi e monasteri. Da Paro il più impegnativo percorso Dagala per cinque giorni  tra laghi cristallini con la vista dei massicci himalayani, passando per il monastero di Taktsang e villaggi tradizionali fino a Thimphu, tornando a Paro per il passo di Dochula. Della stessa durata il sentiero del   Druk  raggiunge Punakha e Wangdue e attraverso il Bumthang in splendidi paesaggi, proseguendo nella Valle del Tang incontrando isolati villaggi tradizionali e dzong fino a Trongsa. Almeno una settimana per il più impegnativo percorso del Jumolhari  da Paro salendo attraverso paesaggi per il massiccio del Jomolhari,  proseguendo nel Bumthang fino a Wangdi. In una settimana l’itinerario del Merak-Sakteng nella remota regione orientale dal villaggio di Chaling fino a  Phongmay incontrando isolati villaggi, accampamenti nomadi e chorten ad alta quota,  in nove  giorni  il Salt-trek segue l’antica Via del Sale  da Samdrup Jongkhar attraverso splendide vallate terminando a Trashigang. Nel distretto di Thimphu nord occidentale il percorso del Soi-yaksa di una settimana sale attraverso la varietà di ambienti dominati dal maestoso Jomolhari sacro al buddismo tibetano.  Da Thimphu In nove giorni l’impegnativo itinerario del Dur con le sue sorgenti calde, sale attraverso i passi di Dochula e Pelela per Trongsa entrando nella valle di Bumthang, per antichi centri e il monastero di Kurjey,   seguendo il fiume Yoleng Chhu sale a Gorsume  e Gokthong e riscende  r a Punakha, per tornare oltre il passo di Dochula a Thimphu. L’itinerario del Rodung orientale di due settimane  parte da Trongsa e Jakar nel Bumthang, attraverso la regione centrale fino a quella orientale a Trashiyangtse, e villaggi torna a Samdrup Jongkhar. Partendo da Paro per dodici giorni  il Laya Gasa lungo il confine tibetano è uno dei più spettacolari da Drukgyel attraverso alte praterie dominate dal maestoso Jomolhari, i massicci del Jichu Drake e Tsherimgang ove si trova l’antico e remoto villaggio seminomade di Laya con cultura e tradizioni unici e da dove con una decina di giorni l’itinerario si può estendere con il  percorso detto Snowman che porta alle alte quote dell’Himalaya bhutanese.

Popoli del Bhutan

Nel IX secolo si completò la migrazione  del più diffuso  e dominante popolo dei  Ngalop  nella regione ove dall’ epoca convive con le varie popolazioni di analoga discendenza e stirpe dei  Bhotiya, i  distretti orientali sono antichi territori tradizionali degli Sharchop di stirpe indo tibetana, così come i Kheng nel territorio  centro meridionale, mentre più a sud i Lhotshampa di origine nepalese assieme ad altri di medesima stirpe praticano l’ induismo  in Bhutan. Nella regione sud occidentale si trovano villaggi con comunità dei  Lepcha che in gran parte popolano il limitrofo Sikkim convivendo con le altre popolazioni nella condivisione del  Buddismo  e il culto di divinità protettrici invocate con  formule esoteriche dai Lama che le trasmettono ai novizi nei monasteri, nella sua forma Yungdrung   integrata al buddismo  è in parte rimasto l’antico culto  politeista del  Bon dalle pratiche sciamaniche. Tra le varie popolazioni del  Bhutan,  nella regione orientale si trovano i  Monpa  diffusi nell’ Arunachal Pradesh indiano, di stessa stirpe i Layap vivono in piccole comunità di agricoltori ed allevatori isolate tra le montagne, come altre dalle origini comuni praticano la poliandria e, assieme al buddismo, l’antico culto con le pratiche sciamaniche del  Bön. Assieme  agli agricoltori induisti Lotshampa di origine nepalese nelle valli occidentali prima di essere in parte espulsi, di medesima stirpe sono le comunità dei Gurung  ma di religione e cultura buddista come  quelle dei  Tamang, mentre legate all’ animismo sciamanico  rimangono le comunità dei Kirati tra le montagne  himalayane. Come manifestazione dell’ identità nazionale è imposto a tutti il codice Driglam namzha per il comportamento nelle varie le attività  e ne regola anche l’ abbigliamento tradizionale,  per gli uomini la tunica colorata Gho con la cintura kera e la sciarpa di seta Kabney, i diversi colori e le decorazioni ne manifestano lo stato sociale, cosi come per la lunga  tunica femminile  Kira  agganciata con le due spille Koma  sopra la camicia  Wonju e la giacca  anch’ essa decorata dalle lunghe maniche  Toego.  Oltre ad una esigua  minoranze di cristiani nel sud discendenti dai convertiti da missionari portoghesi nel XVII secolo e ridotte comunità di  immigrati fedeli all’ Islam, per tutta la popolazione è dominante  la cultura e la tradizione buddista del  Bhutan come religione di stato che non ne  riconosce altre nel regno governato dal sovrano Druk Gyalpo nella tradizionale dualità del potere tibetano. Considerato come reincarnazione Zhabdrung del venerato gran maestro e lama fondatore del regno bhutanese n Ngawang_Namgyal,  mantenendone gran parte dei canoni religiosi iniziò la separazione  da quella tibetana con la propria cultura preservata da ogni influenza nel lungo isolamento del regno. Il  buddismo in Bhutan legato a quello tibetano in gran parte segue  la scuola  del  lignaggio Drukpa noto come del Cappello Rosso, emanazione della grande scuola  Kagyu,  con una minoranza che  segue quello dell’ altra scuola Nyingma, entrambe dalle  differenti liturgie e rituali della tibetana. L’organizzazione monastica affidata alla commissione statale del Dratshang_Lhentshog che, assieme ad altre istituzioni religiose, è guidata dal Je Khenpo , mentre il governo fino al secolo scorso era guidato dal  Druk_Desi, dal 2008 abolita assieme al regime teocratico, ma  mantenendo l’autorità regale.

Tradizioni, cultura ed arte

La  tradizione del Buddismo è fondamento di gran parte delle manifestazioni nella cultura in Bhutan, le rappresentazioni dell’ arte è ispirata da quella del Tibet  fondata sul complesso modello circolare mistico del Mandala, assieme alle ricche e variegata forme artistiche nell’  iconografia con le rappresentazioni del Buddha e le varie divinità diffusa dalle raffigurazioni nei tradizionali dipinti tibetani  assieme alle rappresentazioni  Mandala per la meditazione su seta e cotone dei Thangka  . Nelle statue, affreschi e dipinti tra le più raffigurate sono le rappresentazioni dell’entità spirituale Dorje Shugden tantrica  nelle sue emanazioni, le divinità femminili Dakini e quelle dell’ illuminazione nella meditazione personale degli  Yidam , le rappresentazioni di  alcuni aspetti  degli Adibuddha o Buddha Cosmici, quelle dei  cinque  grandi della Saggezza  Tathaga in gran parte raffigurati da statue come è rappresentato Vairocana e il grande bodhisattva  della compassione Avalokitesvara. Simile a quella tibetana dai temi ispirati al buddismo  ma con stili propri l’ arte del Bhutan è definita come le  tredici arti e mestieri Zorig Chosum espressa nel raffinato artigianato in legno, carta, bronzo e altri metalli, tessitura,  scultura e pittura, i tradizionali e splendidi Thanka  su seta e cotone che rappresentano il pantheon buddista e percorsi di meditazione, originata nel monastero di Chimi , si è espressa nell’ arte popolare la simbologia esoterica nei dipinti fallici affrescati sulle pareti delle case nei villaggi per scacciare gli spiriti maligni. L’ architettura tradizionale si esprime magnificamente  negli Dzong dalle imponenti mura che racchiudono cortili con gli edifici,  alloggi monastici, templi e gompa decorati, dagli arredi sacri, dipinti e statue in gran parte sorti nel XVII secolo.

Dzong e monasteri

Il codice per i comportamenti e il tradizionale abbigliamento  Driglam Namzha regola anche i canoni  degli imponenti  edifici religiosi e amministrativi Dzong circondati da alte mura in pietra e mattoni dipinti di bianco e ocra rossa nella parte superiore a volte con grandi cerchi dorati.  Dai portali si accede ai cortili ove si trovano i templi, il monastero e gli edifici governativi dipinti di bianco, rosso e altri colori vivaci con le simbologie buddiste degli otto Ashtamangala di buon auspicio comuni all’ induismo così come  le svastiche che rappresentano il corso solare, mentre la raffinata arte del Bhutan si manifesta anche negli interni  finemente decorati da statue, affreschi e i sacri dipinti  Thangka. Davanti si tengono le  periodiche cerimonie nelle grandi feste religiose Tshechu celebrate annualmente riunendo le comunità negli  abiti tradizionali nell’ antica tradizione  Karuna  e invocando le divinità, mentre come un grande tanka dipinto viene dispiegato il Thongdrel raffigurante il venerato  Padmasambhava circondato da divinità, culminando  poi nelle suggestive danze Cham con le maschere che raffigurano varie entità e demoni accompagnate  dalla tradizionale musica del Bhutan. Culminano con le sette rappresentazioni dello Shabdrung, iniziando dalla Choo-Shey accompagnata da canti gioiosi, la Dranyen Cham da strumenti musicali che celebrano la diffusione della scuola Drukpa, la danza dei signori della cremazione Durdag, le otto manifestazioni di Guru Rimpoche è rappresentata dalla danza Guru Tshen Gye seguita da quella dei cappelli neri Sha-Na-Cam e infine la suggestiva danza dei demoni Tungam che rappresenta le divinità terrificanti. Gli Dzong come fortezze nel suggestivo stile tradizionale racchiudono templi e gompa con i loro monasteri in Bhutan diffusi tra le magnifiche vallate e spesso arroccati o sulla sommità di alti colli rocciosi e le montagne che le dominano. da cercare  tra le città, centri e villaggi dei venti Dzongkha  come sono noti i distretti del Bhutan.

Da Phuntsholing a Paro

Nel distretto di Chukha sud occidentale giunge l’ unica via di accesso dalla  città indiana di Jaigaon oltre  confine con il Bengala occidentale ove si trova Phuntsholing che si è estesa  più simile alla limitrofa indiana da dove si entra attraverso la porta del Bhutan, mantenendo lo stile tradizionale come alcuni altri edifici  sorti recentemente. Non distante si trova il  parco con il tempio di Zangto Pelri  per rappresentare il paradiso di Guru Rimpoche con statue e decorazioni nello stile stile tradizionale  così come il venerato monastero di  Karbandi , oltre l’animato mercato di Phuntsholing ai piedi di un colle che domina la città  si erge il tempio di Rinchending.  Più a nord per la sua ampia valle si stende  l’ occidentale  Dzongkha di Paro, secolare transito di migrazioni, commerci e cultura con il limitrofo Tibet , parte dei  territori settentrionali tra montagne e vallate popolato da fauna endemica è protetto dal grande parco nazionale di Jigme Dorji esteso nei limitrofi distretti. Al centro della valle ne prende nome la storica città di Paro, poco distante in una profonda valle l’ aeroporto internazionale di  Gnam Thang  era l’unico del paese  collegato con i  piccoli aerei  della linea  DrukAir e ne ricordo all’ epoca  l’impegnativo ma suggestivo volo da Calcutta attraverso le vallate dominate dalle alte montagne.  Paro e il suo territorio  conserva edifici e templi nello stile  tradizionale affacciati sulle le vecchie vie animate da baazar, poco fuori si trova il  tempio di  Kyichu edificato nel VII secolo, visitato nel successivo dal Guru Rinpoche diffusore del buddismo e venerato come Padmasambhava che secondo la tradizione vi tenne parte dei suoi tesori spirituali. Oltre un ponte coperto si trova il maestoso dzong di  Rinpung dall’antico monastero,  come  la fortezza sui gioielli il Rinpung venne fondato nel XV secolo e ricostruito fortificato nel 1644. Davanti si tengono le grandi  e suggestive cerimonie con le danze mascherate del  Tsechu, all’interno oltre al monastero si trovano gli appartamenti del re Gyalpo, i  quattro santuari, il grande tempio delle Otto Manifestazioni, lo stupa di Sandalo, le cappella del Lama e quelle consacrate ai Buddha Amitaba e Akṣobhya oltre al venerato Avalokiteśvara dagli undici volti. Continuando nella valle è noto come la  Tana della tigre per la sua magnifica posizione  arroccato nella scogliera il maestoso monastero di Taktsang che si raggiunge in un suggestivo e mistico percorso,  dalle facciate bianche decorate e tetti dorati, quattro templi principali e diversi edifici collegati da scale nella roccia con terrazze dalla splendida vista sulla vallata. L’interno sontuoso sotto la cupola placcata in oro e luci soffuse che illuminano le statue dorate,  nella sala dei Mille Buddha scolpita nella roccia, si erge una grande statua che raffigura la tigre cheper la leggenda scelse il luogo ove costruire il monastero, sotto otto grotte, la Tholu Phuk ove Padmasmabhava è entrato con la tigre, mentre nella  Pel Phuk i monaci devono meditare  per tre anni.

La valle di Haa

Verso il confine con il Sikkim  a sud, attraverso il territorio protetto dalla riserva naturale Jigme Khesar di Toorsa popolata da fauna endemica, si stende il  più occidentale distretto di Haa,   tra i suoi villaggi tradizionali  ne prende nome la  suggestiva valle di Haa che racchiude  luoghi sacri  e antiche leggende,  nel centrale gewog di  Uesu sulla rupe del cristallo sacro arroccato nella scogliera il tempio di Shelkardrak, oltre il sacro colle Miri Phünsum  i templi nero e bianco dei Karpo e Nagpo edificati nel VII secolo, più in alto alla fine del XVIII secolo risale il Takchu Goemba noto come il gompa di Haa. Continuando per la regione occidentale si trova il monastero di Jangtsa_Dumtseg edificato nella prima metà del XV secolo dal lama Thangtong Gyalpo noto come il venerato Chakzampa, dalla struttura a Mandala con i piani corrispondenti ai diversi livelli di iniziazione, riccamente decorato. Sui colli settentrionali nella valle di Thimphu il monastero di  Tango appare nella suggestiva struttura bianca con gli edifici circostanti e la torre centrale a tre piani costruita nel XVIII secolo,  fu residenza del venerabile Pajo Drujom Zhipo e i suoi la discendenti lo ampliarono e arricchirono con preziosi arredi, statue, affreschi e dipinti. Il venerato Ngawang Namgyel nel XVII secolo meditava nelle vicine grotte e quando il Bhutan fu invaso dai tibetani tradizione vuole che la sua meditazione li fece sconfiggere, così il tempio fu a lui consacrato e la statua di Avalokiteshvara in legno di sandalo ne divenne la venerata reliquia, poco distante sempre a Ngawang Namgyal si deve la fondazione del monastero di Chagri, centro di meditazione del lignaggio lamaista dei Drukpa meridionali.

Thimphu

Nella regione centro occidentale con la sua valle da un piccolo centro si è estesa la città di  Thimphu che conserva il suo patrimonio culturale con i vari edifici e templi, per i quartieri centro meridionali sul colle Doeboom Lam si erge il candido stupa di  Thimphu edificato nel 1974 nel classico stile tibetano dalla guglia dorata e gli interni finemente decorati. Oltre i quartieri settentrionali  si trova il monastero di  Dechen Phodrang, da un’altura che domina la capitale si erge il monastero di Phajoding fondato nel XIII secolo dal lama Shigpo che fu tra i primi diffusori del buddismo,  andato quasi in rovina è mantenuto da monaci  per conservare quel che rimaneva dell’antico splendore. Poco distante su un’altro colle lo dzong di Simtokha fu edificato nel 1629 per sottomettere un demone che insidiava i viaggiatori da un lama dell’ alto lignaggio Zhabdrung. Al centro del cortile una torre centrale Utse a dodici lati contiene una grande statua del venerato protettore Mahakala, all’interno statue e dipinti di vari Buddha, divinità, le Otto manifestazioni del Guru Rimpoche, i bodhisattva Jampelyang e Shakya Gyalpo. Sempre nei pressi di Thimphu lo dzong di Tashichho venne edificato all’inizio del XIII e ricostruito  nella prima metà del XVII, poi danneggiato da un terremoto nel 1897 per essere di nuovo ricostruito, in autunno davanti si riuniscono fedeli e pellegrini per le suggestive cerimonie nel Tsechu di  Thimpu nei costumi tradizionali e le rituali danze Cham mascherate.

Punakha

Nello  Dzongkha  di Punakha Il distretto centrale  prende nome dalla storica città di Punakha a lungo capitale, conserva anch’ essa edifici e templi sulle vie del centro, il maestoso Pungtang Dechen Photrang della  Beatitudine si erge come una fortezza  edificato nel 1638, meglio noto come il sontuoso dzong di Punakha. Con lo splendido panorama verso le montagne alla confluenza dei fiumi Pho Chhu e Mo Chhu cinto da mura, con la centro una torre su sei piani, tra tre cortili ove in uno si trovano  un candido stupa, un’ altro le residenze monastiche e il terzo interno il sepolcro del venerato fondatore  Ngawang Namgyal, gli altri edifici e sale da preghiera decorate con centinaia di immagini sacre, statue e  thangka. A marzo per sei giorni si celebrano le grandi  e suggestive cerimonie del  Dromche nei costumi tradizionali  con le danze rituali mascherate Cham, che ricordo come le più suggestive tra i sacri cerimoniali Tsechu negli altri santuari. Dalla città per la splendida valle di Punakha lungo i fiumi Pho e Mo Chu il territorio è modellato  dalle coltivazioni di pregiato  riso rosso e bianco distese tra i villaggi con al centro quello di Ritsha dalle case tradizionali tra  giardini, orti e frutteti, salendo per le colline di Dompala si trova l’altro  villaggio di Limbukha sempre nel suggestivo ambiente tra le risaie. Continuando per la limitrofa valle di Khamsum su un colle dalle splendide viste sulle montagne si erge il  chorten  Namgyal edificato  per la pace e l’armonia nello stile tradizionale dai tetti dorati con gli interni finemente decorati, dalla sponda destra  del Mo Chhu su una roccia Il tempio  di Nyingpo edificato a metà del XVIII secolo sempre nello stile e decorazioni tradizionali  come il monastero  di Talo sorto alla fine del XVII secolo con Il lhakhang dalla forma di torre  utse  circondato  dagli altri edifici e  le terrazze che scendono lungo il colle con un piccolo  chorten  bianco e su un crinale che domina le valli di Punakha  e  Toebesa si trova  il monastero femminile  Sangchhen-dorji  dal candido stupa centrale. Nel territorio di Lobesa, venne edificato il maestoso tempio di Chimi  alla fine del XV secolo e ad est si trova  il tempio con il monastero di Yonphula, con ricchi arredi interni e dipinti, ogni anno vi viene celebrato il cerimoniale del Yonphu Choedpa.

La valle Phobjikha

Continuando per lo Dzongkha di  Wangdue Phodrang, si incontrano fedeli e pellegrini per il lago di Adha Tsho

da dove  si apre  la vasta e suggestiva valle del  Phobjikha, nel territorio centrale dominato  dalla catena  delle montagne Nere  himalayana  che si stende nella regione tra le più ricche e varie  flora e fauna e oltre al magnifico  ambiente naturale, tra centri e villaggi si trova anche il suo  patrimonio culturale. Nell’ omonimo villaggio dal XVII secolo Sorge il monastero di Gangteng con il santuario su quattro piani da dove diramano gli altri edifici dalle candite pareti e le finestre colorate circondati dalle  ruote di preghiera. La parte superiore in legno dipinto  e intagliato con raffigurazioni religiose, il resto con le divinità protettrici, all’interno arredi sacri, dipinti, statue del guru Rinpoche e varie  divinità. Quando  dall’ altopiano tibetano giungono le  Gru dal collo nero sacre ai buddisti a novembre  vengono celebrate nelle cerimonie del Tshechu  con i monaci e fedeli nei costumi tradizionali che culminano  nelle  suggestive danze rituali  Cham. Poco distante a nord  est meno sontuoso si erge sulla scogliera  il tempio di  Kumbu sorto nel XVII secolo come residenza  della divinità Ma Sripa Gyalmo protettrice nell’ antica tradizione Bonpo e verso il territorio  occidentale della valle l’ altro e più antico  Lhakhang di Damchen.

Bumthang

Nel  distretto centro settentrionale di Bumthang  disteso  per la sua valle , oltre agli antichi centri tradizionali, si trovano alcuni dei più affascinanti dzong, il monastero di  Kurjey su un colle che domina l ‘ omonima cittadina edificato XVI secolo, lo dzong di Jakar ospita alcune antiche reliquie e una statua del Buddha Sakyamuni del VII secolo, mentre il pavimento in legno è intarsiato con turchese e altre pietre preziose. Non distante al VII secolo risale la prima fondazione del lhakhang di  Jambay , tradizione vuole che il sovrano tibetano Songtsen Gyampo  lo fece edificare assieme ad un altro centinaio  in un solo giorno sul corpo di gigantesco demone per rinchiuderlo tra il Tibet e il Bhutan.  Continuando per la valle del   Bumthang , oltre il sacro lago ardente Membar Tsho, fondato nel XIII secolo si trova il monastero della roccia alta a  Thowadra su un antico eremo dove meditò Padmasambhava, sovrastanti la rocca e la sorgente sacra di Gelongma Pelmo con il trono di pietra di Guru Rinpoche, frequentato da pellegrinaggi e luogo di meditazione. Nei pressi della cittadina di Chamkhar il grande monastero di Tamzhing  fu edificato nel 1501  come altri nella regione dal venerato maestro Pema_Lingpa della scuola Nyingma dagli interni finemente decorati con statue e dipinti, qui  il maestro elaborò le particolari danze sacre per le suggestive celebrazioni del  Tshechu.  Poco distante sulla riva sinistra del fiume Chamkhar il monastero di Kenchogsum  edificato nel VII secolo dal sovrano tibetano Trisong Detsen, un’altra tradizione vuole che sia uno dei templi fondato dall’altro re Songtsen Gampo con il suo  Lhakhang dei Tre Gioielli. All’interno le statue decorate di Vairocana e Avalokiteshvara più antiche, oltre quelle dei grandi maestri Nyingmapa , sulle pareti affrescate i dipinti del XVIII secolo. Tra i rilievi della valle di Trang su una parete rocciosa il suggestivo monastero di Kunzangdrak anch’esso legato a Pema Lingpa e ne contiene le reliquie tra gli arredi, statue, affreschi e dipinti. Sulla riva del fiume Tang Chuu vicino il villaggio di Misethang si trova il Tang Rimochen, con il tempio sorto ove Padmasambhava  rimase in meditazione con Yeshe Tsogyal sua discepola e consorte spirituale assieme all’altra sua consorte celeste  Mandarava  che vi lasciarono le loro venerate  impronte. Sulla parete rocciosa dietro al tempio  il sepolcro della figlia del sovrano tibetano Thisongdetsen regnante nell’VIII secolo, assieme alle preziose Chiavi mistiche del futuro, ad est nella valle il monastero di Lhodrak Karchu  edificato recentemente per preservare la cultura tibetana.

Lhuntse e Mongar

Il nord orientale distretto del Lhuntse è tra i più remoti e dal magnifico ambiente ove vi si estende  Il vasto Centennial National Park di Wangchuck e all’ estremità nord orientale nell’omonima valle la riserva di  Bumdeling tra laghi e foreste popolate da una ricca fauna e una gran varietà di uccelli. Dal paesaggio spettacolare, con scogliere che  dominano le suggestive gole percorse da fiumi, foreste e villaggi tradizionali, ove quello di Dungkar  è celebrato come luogo originario della  dinastia regnate Wangchucked, ospita i suggestivi dzong, templi, santuari e centri di pellegrinaggi del Lhuentse. Si annunciano con la grande statua del venerato Padmasambhava di Takila e qui  si trovavano  i leggendari e mistici otto dzong di Singye  nel mito trasformati ed incastonati tra le rocce dal Guru Rinpoche e celebrati nel vicino monastero. Da un piccolo tempio rovina è stato restaurato il gompa di Yodra nello stile e decorazioni originarie,  alla fine di una stretta valle seguendo il corso del fiume  Kuri Chhu   sulla  sponda orientale dalle roccesi erge lo dzong di  Lhuntse fondato nel XVI secolo poi restaurato con cinque templi e altri due in basso. Continuando lungo il fiume si trova  il tempio di  Kidlung e con un brave percorso  oltre un ponte sospeso il tempio Nagtshang di Thimyul con il candido stupa edificato il secolo scorso, nell’ omonimo villaggio al  XVII secolo risale la prima fondazione dello dzong di  Jangchubling  poi ampliato come lo si trova. Dalle più ridotte dimensioni quello di Khowchung edificato nel 1505  che conserva le  ricche decorazioni, oltre l’ alto piccolo tempio di  Karphu su un colle come centro di pellegrinaggi sorge  lhakhang di Gonpakarp  del XIX secolo dal simile stile e decorazioni tradizionali  del lhakhang di Garmey nel centro di Tungkhar,   per una scogliera con dipinti sacri si trova il venerato monastero di  Rinchen Bumpa ove tra  ottobre e marzo dopo il raccolto i pellegrini  salgono e vi  rimangono una settimana in preghiera. Dal Lhuntse  attraverso il parco nazionale di  Phrumsengla tra montagne e foreste popolate da fauna endemica, si sale per l’ alto passo Thrumshing e tra spettacolari scenari si scende nel distretto centro orientale del Mongar che prende nome dalla sua città  dominata da un colle  con lo dzong di  Mongar ove giungono fedeli e pellegrini  per le grandi  e suggestive cerimonie del  Sipa-Chi-Doe e Damsi Torma di Mongar. Verso il villaggio di Thidangbi si trovano I resti dell’ antico dzong di Zhongar, in quello  di Gortsom si celebrano con gli antichi riti Bon e buddisti le cerimonie dell’ Iha  per la fertilità e i raccolti, dal villaggio di Serzhong un percorso sale  alla sacra grotta di  Aja Ney tra i leggendari e venerati luoghi di Guru Rinpoche ove giungono pellegrini in una mistica atmosfera. Continuando su un colle che domina il corso del  fiume Drangmechu e la sua valle lo dzong di  Trashigang fu edificato nel 1659 come fortezza a difesa delle incursioni tibetane, non distante tra le lussureggianti risaie  al VIII secolo risale la fondazione  del tempio Gom kora ampliato nei successivi  su due piani dagli interni decorati ed affrescati tra arredi sacri statue con sale che  custodiscono preziose reliquie

Trashigang

Dal Mongar a nord  est si entra   distretto di Trashiyangtse ove si incrociano i confini indiano e tibetano dal territorio in parte protetto dalla riserva naturale di Bumdeling con all’ interno come capoluogo del distretto si trova la cittadina  di  Trashi Yangtse da dove seguendo il corso del fiume Chu Kulong tra i lussureggianti rilievi  emerge il candido stupa nel chorten di Kora edificato nel XVIII secolo sul luogo ove fu sottomesso un demone.  Oltre il centro di Duksum passando per villaggi tradizionali tra campi e risaie si scende a sud  nel limitrofo distretto di  Trashigang,  percorso dalle antiche vie che collegavano  l’ Assam indiano e il Tibet, verso l’ India vi scorre  il  fiume Drangme Chhu  come è qui noto il  Manas attraverso un suggestivo territorio in parte protetto dal reale parco nazionale del Manas dalla ricca fauna endemica. Su una scogliera che domina la valle  a difesa delle incursioni tibetane nel 1659 venne edificato lo dzong di Trashigang con il suo monastero dai templi che diramano dal  santuario Goengkhang consacrato  alle  divinità protettrici  riccamente decorato. Divenuto centro per l’amministrazione della regione vi si è estesa la  città di  Trashigang che conserva edifici in stile tradizionale, da est vi giunge la lunga via della Lateral Road che percorre l’ intero Bhutan meridionale da Phuentsholing. Attraverso il territorio  ove si stende la riserva di  Sakteng, si scende per l’ estremità sud orientale nello  Dzongkha di Samdrup Jongkhar lungo il confine meridionale con l’Assam indiano ove  il distretto prende nome dalla città di Samdrup Jongkhar. Edificato recentemente come fortezza ma nello stile tradizionale vi si trova l’ omonimo dzong che ospita  gli uffici amministrativi, nel centro su tre piani si erge Il tempio di  Zangdopelri  come  dimora celeste di Guru Rinpoche con il suo nuovo monastero e sempre sul confine  il territorio è protetto dalla riserva di  Jomotsangkha distesa tra le foreste con una ricca fauna. La regione orientale  era parte della storica provincia del Kurmaed ove si incrociavano le vie tra la Cina e  l’ India a sud attraverso l’ Assam e il  Bengala nord occidentale indiano giunge nella città di Darjeeling da dove risalendo per le montagne si continua per la regione del Sikkim, mentre tornando  a nord  nel  Trashiyangtse dal confine  con il suo suggestivo territorio e antica cultura si apre il  Tibet.


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